Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma di J. K. Rowling e di tutti gli aventi diritto. Io non ci guadagno nulla. Le situazioni qui riprodotte non sono esistenti, tuttavia essendoci chiari riferimenti a rapporti omosessuali fra due persone, se la cosa vi infastidisce non leggete. Non mi riterrò responsabile di nessun danno provocato dalla lettura delle mie fanfiction.
Note dell'autrice: questa oneshot è ispirata ad una canzone dei REM, "Endgame". Non è una songfic, anche perché la traccia è solo strumentale, però ho voluto darle lo stesso titolo perché è nata proprio grazie a quella musica, ed alla stupenda voce di Micheal Stipe che la accompagna.
ENDGAME
In
ogni stanza si poteva ancora sentire il profumo intenso del
bagnoschiuma al muschio bianco usato da Hermione prima di uscire per
il suo appuntamento con Victor Krum, e dal poster dei cannoni di
Chudley appeso alla porta della stanza che divideva con Ron, Harry
poteva vedere il portiere ammiccargli, mentre qualche giocatore qua e
là salutava con la mano.
Il ragazzo sorrise pacato, e si
alzò mollemente dal suo letto, dove era seduto da quando anche
Ron se ne era andato, lasciando nella casa quella sensazione di vuoto
opprimente che Harry non aveva mai sopportato.
Sarebbe volentieri
andato con lui, sapeva bene quanto fosse doloroso per l'amico
andare al cimitero a trovarla, ma lui stesso non era ancora riuscito
a perdonarsi per quello che le aveva fatto. L'averla lasciata alla
fine del sesto anno, senza impedirle di farsi ammazzare per lui. ma
soprattutto, l'averle detto chiaramente di non amarla il giorno
prima che succedesse. Se fosse potuto tornare indietro, probabilmente
l'avrebbe baciata appassionatamente e le avrebbe chiesto di
sposarlo, solo per vedere il suo sorriso; ma ciò non era
possibile. E forse, era meglio così.
Forse avrebbe potuto
ancora fare in tempo a raggiungere Ron davanti a quella tomba
candida, per salutarli ancora prima di andare. Non sapeva come
sarebbe finita.
Gli sarebbe piaciuto ridere e scherzare assieme
ancora un'ultima volta, ma né Ron né Hermione
dovevano sapere. Doveva andare da solo, era tutto ciò che gli
restava da fare per poter finalmente dimenticare, e lasciarsi tutto
il resto alle spalle.
Si fece una doccia fredda, prima di uscire
di casa, e si tolse quella stupida fedina che ancora si ostinava a
tenere al dito. Non voleva che lui la vedesse.
Quando bussò
all'enorme portone di legno antico, non fu un elfo domestico ad
aprire, ma il padrone di casa.
- A cosa devo la tua visita,
Potter?
Biascicò cercando di mantenere un tono di voce
neutrale.
Harry non rispose, e l'altro continuò con un
freddo
- Prego, accomodati pure.
Richiusa la porta alle loro
spalle, Harry finalmente parlò.
- E così sei
rimasto solo, eh Malfoy?
Il biondo lo guardò indifferente.
- Non dovrebbe interessarti più, oramai… o sbaglio?
-
Infatti non mi interessa.
Rispose tagliente il moro. E troppo in
fretta, perché potesse essere credibile.
Draco non tentò
nemmeno di ribattere e si limitò a fare un cenno con la testa
verso un corridoio alla sua sinistra.
- Sai dov'è il
salone, non serve che io ti faccia strada. Arrivo fra un minuto.
Harry annuì, ed andò avanti, chiudendo il suo cuore
alle miriadi di ricordi che stavano riaffiorando in lui.
- Non mi
hai ancora detto perché sei qui.
Lo colse di sorpresa la
voce di Draco Malfoy, subito dopo che si fu seduto su una poltroncina
di velluto rosso, che dava le spalle all'ingresso.
- Me lo
dirai, o dobbiamo ancora giocare a rincorrerci?
Harry scosse la
testa, con un'espressione che tentava di essere serena, ma riusciva
ad essere solo intrisa di un'amara rassegnazione.
- Non potrei
più farlo. Non dopo Ginny.
- Non l'ho uccisa io. E
neppure tu, mi sembra.
Harry abbassò lo sguardo,
rivolgendolo alle proprie ginocchia.
- Si io l'avessi protetta…
se l'avessi amata veramente, forse adesso sarebbe ancora viva.
Un
tempo il serpeverde avrebbe fatto una battuta tagliente
sull'incondizionata fiducia nell'amore del grifondoro,. Ma loro
non erano più un serpeverde e un grifondoro, e Draco
sapeva cosa Harry
intendesse.
- Ad ogni modo, il tempo dei giochi è finito,
ormai.
Il moro alzò lo sguardo, e chiese serio
- E
quello che c'è stato tra di noi? Anche quello è stato
un gioco?
Draco scosse la testa, e si sistemò i capelli
con una mano, facendo sì che la fedina che portava
sull'anulare, uguale a quella di Harry, fosse perfettamente
visibile.
Harry non poté dirsi sicuro di sapere quanto
volontario fosse stato quel gesto, ed aveva ancora gli occhi fissi
sul dito di Draco, quando questi aveva ricominciato a parlare.
-
No. Ma, dopotutto, dopo la morte di Silente quasi niente lo è
più stato.
Harry sembrò rilassarsi, ed accavallando
le gambe, si rivolse nuovamente al biondo.
- So che lui
è ancora vivo, e
che si nasconde da qualche parte…
- Non ti darò
quest'informazione, Potter.
- Se fossi stato un auror, avrei
potuto estorcertela con la forza.
E se Harry non avesse amato
Draco, se non avesse continuato a provare qualcosa per lui, lo
sarebbe diventato, un auror. Ma dopo essersi messi insieme aveva
rifiutato l'offerta perché non voleva, non poteva combattere
contro i mangiamorte ed amare uno di loro.
Entrambi sapevano
tutto ciò, e troppe parole inespresse aleggiavano tra di loro
appesantendo l'atmosfera, e rendendo la tensione quasi palpabile.
- Ma non lo sei, Potter.
Si risolse infine a dire Draco.
-
In effetti, però, non sono venuto qui per questo. So che è
innocuo, orami. Ho distrutto quasi tutti gli horcrux, ed anno dopo
anno il decadimento fisico, i nostri continui scontri, e la vecchiaia
hanno fatto il resto.
- Quindi?
- Ho detto di aver distrutto
quasi tutti gli horcrux. Tutti tranne uno. Sai, Voldemort riconduceva
la creazione di ogni horcrux ad una morte importante, e quando uccise
i miei genitori, ne creò uno involontariamente. Esattamente,
quando trasferì dentro di me una parte di sé.
Draco
lo guardava sempre più confuso.
Harry si alzò, e si
avvicinò verso di lui. il biondo si alzò a sua volta,
mentre il moro gli consegnava un pugnale.
- Ho sempre desiderato
morire tra le tue braccia.
Draco gli cinse la vita con un
braccio, e portò l'altro dietro la sua schiena, sfiorandola
con l'arma.
- Che cosa vuoi che faccia, Potter? Che ti dica
quanto ti ho amato, quanto ancora ti amo? O che scoppi a piangere ai
tuoi piedi, confessandoti che non posso farlo?
Gli soffiò
sulle labbra.
Harry lo strinse al collo, e lo avvicinò di
più a sé.
- Uccidimi e basta.
Draco eliminò
le distanze fra loro, e lo baciò intensamente, richiamando
momenti che nessuno di loro due era riuscito a dimenticare.
Poi
lo allontanò da sé bruscamente.
- Il tappeto è
nuovo, e le macchie di sangue sono difficili da eliminare. Vedi di
farti passare queste manie suicide.
Disse secco Draco, senza mai
distogliere lo sguardo da Harry, mentre gli restituiva il pugnale.
-
Ora vattene. E non farti più vedere.
Detto ciò,
voltò le spalle al moro, ed uscì dalla stanza.
Quest'ultimo, per qualche motivo che nemmeno lui riusciva a
spiegarsi, non riuscì ad impedirsi di sorridere.
Quando
uscì da quella casa, l'aria gli sembrò più
fresca ed il prato più verde.
Mise una mano in tasca, e
percepì uno strano calore nel rimettersi quell'anello.
Voldemort era troppo debole, e poteva aspettare per la sua morte.
Ma nonostante questo, ora Harry sapeva esattamente cosa voleva
fare.
