UNO
Oggi l'universo ce l'aveva con lui, lo aveva capito appena alzato dal letto. Il cellulare aveva squillato strappandolo dal mondo dei sogni con troppa irruenza, aveva allungato la mano per rispondere urtando la lampada da lettura in ottone e vetro temperato verde che si era infranta sul pavimento. A quel punto era sceso dal letto imprecando contro la mala sorte in cerca di qualcosa per raccogliere i frantumi, era riuscito a fare pochi metri fuori dalla stanza quando il cellulare aveva ripreso a squillare e lui, ancora mezzo addormentato era tornato sui suoi passi per rispondere senza ricordarsi dei vetri sparsi a terra.
Kate Beckett dall'altro capo del telefono udì qualcosa di molto simile ad un ululato, seguito da un 'pronto' pronunciato con malcelato fastidio.
"Castle? Tutto ok? Ho interrotto qualcosa?" al secondo tentativo di chiamata le venne un tono un po' troppo allarmato per i suoi gusti, quindi sterzò repentinamente verso le punte di sarcasmo con le quali rintuzzava spesso il suo ormai abituale interlocutore
"Spiritosa detective! Diciamo che mi sono alzato dal letto col piede sbagliato…" rispose ormai avvezzo alla punta di ironia con cui era stato salutato
"Uh capisco, beh se ti interessa abbiamo un omicidio" aveva bisogno di chiedergli se gli interessasse? No, sapeva benissimo che lui si sarebbe fiondato, ma il modo in cui si erano separati prima dell'estate ancora le faceva male, ci erano volute veramente le parola di Esposito per aprirle gli occhi? Di nuovo no, lui aveva solo detto ad alta voce quello che lei già sapeva da tempo e che non voleva raccontarsi, ci aveva provato alla fine, stava per aprirsi e lui se ne era andato con Gina. Era sparito per ripresentarsi come nulla fosse in pieno autunno, eh no! non puoi fare a disfare a piacimento caro Richard Castle. Era seccata con lui, non aveva tempo per i suoi giochini, ed era altrettanto irritata con se stessa perché quei mesi gli era mancato tanto, troppo, lei non aveva bisogno di nessuno, bastava a se stessa e aveva le relazioni che voleva, ma senza Castle non era lo stesso.
"Ma certo che mi interessa, dimmi dove e ti raggiungo" rispose lui velocemente con quel tono entusiasta nella voce che la metteva sempre di buon umore
"No stavolta passo io a prenderti, è fuori città, preparati ad una gita nella foresta…e copriti che dicono abbia già nevicato da quelle parti"
"Uhh Beckett ti preoccupi per me?" non resistette a provocarla era più forte di lui
"No Castle, detesto gli uomini che frignano al primo raffreddore, allora tra venti minuti sono da te"
"Psè, non crederai che io sia di quella categoria detective, io sono invulnerabile ai microbi, mi hai mai visto con un raffreddore? Magia della mia prestanza fisica!"
Rick Castle aveva chiuso la telefonata con il primo sorriso della giornata, forse l'universo non ce l'aveva con lui dopotutto, gli stava concedendo di passare un'altra giornata con la sua Musa, e stavolta isolati nei boschi, sarebbe stata una bella avventura, niente vicoli puzzolenti o magazzini abbandonati pieni di topi, ma sentieri, alberi, ruscelli. Per qualche motivo al suo ritorno in città l'avevano accolto con freddezza, aveva fatto qualcosa di sbagliato? Se lo aveva fatto non se ne era accorto, aveva ripercorso mille volte quel periodo, l'aveva invitata negli Hamptons, in amicizia, lei stava con Demming, avevano progettato altro e lui si era ritrovato a braccetto con Gina senza neanche accorgersene, uno degli errori più grandi degli ultimi tempi, era tutto finito prima di iniziare. Aveva l'impressione di doverle dimostrare che era un uomo molto più affidabile di quanto sembrasse o lei ritenesse. Zoppicò fino al bagno lanciando ancora qualche imprecazione a caso, per medicarsi il taglio e prepararsi più velocemente possibile.
Il trambusto con cui aveva iniziato la giornata gli aveva lasciato in regalo un cerchio alla testa fastidiosissimo, eppure la sera prima non aveva bevuto, a dire il vero era andato a letto piuttosto presto per i suoi standard, ma la stanchezza lo aveva assalito quasi all'improvviso e lui aveva deciso di assecondarla ficcandosi sotto le coperte in 'orario da casa di cura', così lo aveva preso in giro Martha vedendolo ciondolare verso la sua stanza, in realtà gli aveva anche fatto notare che non aveva affatto una bella cera forse anche lui era incappato in quella che i giornali degli ultimi giorni dipingevano come una delle più feroci epidemie di influenza che avessero mai colpito New York. Ma lui aveva liquidato il tutto con un "naaaa, io non mi ammalo mai, figuriamoci, sono solo stanco".
Il problema era che si sentiva ancora stanco, o meglio era più come se fosse stato investito da un tir, ma per nulla al mondo avrebbe rinunciato ad un'indagine con Kate Beckett. Riuscì a raggiungere il chiosco-bar che aveva vicino casa prima che arrivasse Beckett, si fece trovare ad aspettarla con due caldissimi caffè fumanti che lei sembrò apprezzare molto più del solito, probabilmente a causa del freddo pungente che era calato su New York quasi all'improvviso.
Si accomodò sul lato passeggero e le porse il caffè ricevendo in cambio un'occhiata che non seppe decifrare subito, "ehi Castle hai un aspetto orrendo questa mattina" rimase interdetto non gli sembrava di stare così male quando si era guardato allo specchio del bagno "oh grazie, detective, anche tu sei stupenda oggi" la buttò sullo scherzo cercando di guardarsi nello specchietto retrovisore, effettivamente non aveva proprio una bella cera, la mamma ha sempre ragione, decise di cambiare argomento
"Allora cosa ci porta così lontano dalla città, è strano che dobbiate intervenire voi del 12° per un omicidio avvenuto in una contea"
"hai ragione Castle, ma questa epidemia di influenza anticipata sta decimando il personale e nel Bear Mountain Park sono tutti malati, dallo sceriffo, al vice fino alla segretaria, insomma siamo subentrati in emergenza, dovremmo trovare il medico della contea sul posto, la vittima è stata trovata lungo un sentiero vicino all'Hessian Lake"
Il viaggio fu piuttosto lungo e Beckett si era preparata psicologicamente ad essere investita dall'allegra loquacità dello scrittore, cosa che, con sua somma sorpresa non avvenne. Dopo qualche domanda sul caso e alcune battute Castle si era ammutolito e poi, addirittura, le era sembrato anche si fosse assopito. Lo controllò con la coda dell'occhio due o tre volte, lo vide combattere con il sonno, la testa che pendeva in avanti per poi rialzarsi improvvisamente.
"non oso immaginare cosa tu abbia combinato questa notte Castle, sembri distrutto" lo incalzò mentre parcheggiava l'auto in un piazzale di sosta del Parco. "hai ragione detective, ma non credo che vorresti saperlo davvero" le rispose con un'occhiata sarcastica, non avrebbe mai e poi mai ammesso che si sentiva uno straccio e che sarebbe volentieri tornato sotto le coperte come un vecchietto, non dopo che si era auto elogiato come novello Ironman al telefono per fare colpo su di lei.
Scesero dall'auto dirigendosi verso una zona recintata da nastro giallo, ad attenderli c'era soltanto un uomo di mezz'età bardato come un esploratore polare appoggiato al furgone della Morgue.
Ci fu un breve scambio di convenevoli durante il quale appresero che il loro interlocutore, Dr. John Mitchell, era l'unico Pubblico Ufficiale rimasto sano in tutto l'ufficio dello sceriffo, che la vittima era stata uccisa da una fucilata in pieno petto, l'aveva trovata la mattina presto un cacciatore che passava lungo il sentiero. Castle si chiese cosa si cacciasse in pieno inverno da quelle parti, e probabilmente si fece la domanda ad alta voce, perché fu subito rimbeccato dal dottore con una lunga spiegazione floro-faunistica circa le specie autoctone della zona e il fatto che fosse ovvio che in quel periodo non fosse consentita la caccia. Fino a quel momento non avevano ancora visto bene il viso del dr. Mitchell che era parzialmente coperto da una grossa sciarpa, ma quando la scostò dal volto, apparve una mascherina antibatterica, allo sguardo interdetto dei due poliziotti di città spiegò seccato che quello era l'unico motivo per cui non si era ancora ammalato "non come lei sig. Castle! Si vede lontano un miglio che si è preso l'influenza! Mi stia lontano la prego!"
Kate guardò prima il medico poi Castle con fare interrogativo, Rick le rispose con un alzata di spalle nel tentativo di negare, Mitchell proseguì la sua diagnosi imperterrito "scommetto che si è sentito prima stanco senza motivo, poi gran mal di testa, ed ora caro sig. Castle le si alzerà la temperatura e come avrà letto sui giornali, forti dolori alle ossa, febbre molto alta ed estremamente tenace da smaltire, le conviene tornarsene a casa prima possibile se non vuole finire in ospedale come tutti quelli che hanno reso sottogamba quest'epidemia pensando si tratti della solita influenza stagionale"
Castle non voleva ammettere che il dottore avesse ragione, cercò di farfugliare qualche spiegazione ma fu messo a tacere da Beckett che interruppe il siparietto tra i due cercando di ottenere qualche informazione in più sulla vittima.
Scoprirono dai documenti che si trattava di Cody Morris, una guida del luogo, poi si fecero dare l'indirizzo del cacciatore che aveva trovato il corpo. Viveva con il fratello in una baita lungo il lago, non molto lontano da lì. Lasciarono il dr. Mitchell alle sue incombenze da medico legale e risalirono in macchina. Il tragitto fu breve e nessuno dei due disse una parola, lui iniziava a sentirsi esattamente come aveva pronosticato l'arguto dottore, lei sembrava vagamente spazientita.
Non appena l'auto si fermò Beckett si girò di scatto verso Castle, sì era seccata "allora Richard Castle, primo, potevi anche dirmi che non stavi bene non è obbligatorio seguirmi fino ai confini del mondo, secondo: se mi attacchi l'influenza ti sparo, io non mi posso ammalare!" Rick tentò di ribattere tra un punto e l'altro della scaletta accusatoria della sua compagna ma non riuscì a dire una parola "e terzo: rimani in macchina, da quello che vedo bisogna fare quel sentiero per qualche centinaio di metri fin al lago, e dato che somigli più ad uno zombi, rimani qui col motore acceso così poi non devo portarti in ospedale!"
"Ma Kate vai da sola, senza copertura" tentò, non le piaceva vederla agire da sola, sapeva che era assolutamente in grado difendersi, ma quella donna gli scatenava un istinto di protezione più forte di ogni ragionevolezza. Solo che per qualche motivo, in quel momento, era anche molto arrabbiata con lui "perché tu saresti la mia copertura Castle?" lui non ribatté, si lasciò cadere pesantemente sul poggiatesta e rimase a guardarla allontanarsi verso la baita.
Mentre si addentrava per lo stretto sentiero cercò di dare ordine ai suoi pensieri e soprattutto di rinchiudere le sue emozioni nel recesso più profondo, aveva un lavoro da fare e invece di pensare ai testimoni da interrogare il suo cervello le mandava segnali contrastanti sul suo compagno di viaggio, ma cosa diavolo gli passava per il cervello, se fosse stata lei in quelle condizioni se ne sarebbe stata a casa sua, sotto le coperte e addio mondo, lui no, cosa doveva dimostrare? Diavolo Castle un delitto nel mezzo della foresta in uno dei giorni più freddi a memoria d'uomo, se stavi male che sei venuto a fare! Scosse la testa, si stava davvero preoccupando per lui? Ma cosa le stava succedendo? Focus Kate, interroghiamo questo tipo e poi lo riporti al loft! Bene ora parlava da sola, perfetto!
Più si avvicinava alla baita dei fratelli Connor più il suo istinto le lanciava segnali di avvertimento, l'area sembrava in stato di abbandono per quanto fosse poco curata, ma cartelli contro gli estranei avvertivano di non avventurarsi oltre i confini della proprietà a rischio di essere sparati. Due grossi cani legati alla catena iniziarono ad abbaiare tirando come forsennati nel tentativo di avventarsi sull'intrusa. Kate controllò di avere la pistola ben posizionata, tolse la sicura ma la lasciò nella fondina, prese il distintivo e lo alzò verso una finestra da cui aveva visto un movimento, evidentemente la stavano osservando già da un po', era meglio chiarire subito chi fosse
"Polizia, sono il detective Kate Beckett del 12° distretto, avrei bisogno di farvi qualche domanda sul signor Morris" vide chiaramente del movimento all'interno della baita ma non arrivò alcuna risposta, continuò "dalla contea mi hanno detto che avete trovato voi il corpo, ho solo bisogno di sapere qualche particolare in più!"
Finalmente si aprì una finestra e uno dei due fratelli Connor si decise a dire qualcosa "ho già detto tutto a quelli della contea detective! Non ho altro da dire se ne vada!" Kate insistette " ho solo bisogno di sapere a che ora ha trovato il corpo, se mi conferma di aver sentito lo sparo, come ha dichiarato questa mattina…." L'uomo la fissava dalla finestra con un aria indecifrabile, stava forse sforzandosi di ricordare? Poi secco "erano le 6 del mattino, era buio e sì, uno sparo, forse due non ricordo?" Kate prese la risposta come un inizio di collaborazione e tentò ancora "grazie signor Connor, un'ultima cosa, conosceva la vittima il signor Morris? Era in qualche rapporto con lei?"
Non riuscì a finire la frase, venne investita da un dolore sordo alla nuca e cadde pesantemente sul terreno misto di fango e neve. Prima di perdere del tutto conoscenza riuscì a registrare brani di una conversazione tra i suoi assalitori
"diavolo Johs ma che cavolo hai fatto! L'avevo quasi mandata via!"
"ss-scusa Dirk, ss-cc-usa io io ho pensato, ha de-detto che lo conoscevi, aveva capito…"
"non aveva capito nulla! Cretino! Stava solo chiedendo!"
"e ora fratello? Che fa-facciamo?"
"dobbiamo sbarazzarcene Johs e in fretta hai colpito un poliziotto! ma…deve sembrare un incidente, andiamo a prendere la barca da Tim, dai portala nel capanno e legala"
"ss-sei un gge-nio Dirk"
Castle aveva iniziato ad avere i brividi nonostante avesse messo il riscaldamento al massimo, si ricordò di essersi scaricato un app di quelle che registrano, battito, temperatura e tutta un'altra serie di parametri che si era chiesto se avesse mai usato, ma era cool quindi…
Attivò l'orologio smart che si era regalato da poco e dopo qualche secondo ebbe la conferma che il dottore aveva avuto ragione, sul display brillava 38.5 con tendenza a salire, poi la scritta beffarda 'vai a letto!' Chiuse gli occhi che bruciavano e cercò un po' di sollievo, almeno non avrebbe frignato per un raffreddore, stava male seriamente, cavolo! Si sentiva irrequieto, non riusciva a capire se avesse perso la cognizione del tempo o effettivamente Kate ci stava mettendo troppo. C'era qualcosa che gli frullava in testa da quando avevano visto il corpo della vittima, qualcosa che non gli tornava, ma certo! Morris era una guida del parco e il dottore aveva detto che non c'era nulla di strano che si trovasse in quella zona, glissando sul fatto che fosse vestito da 'cittadino' invece che con l'equipaggiamento che ci sia spetterebbe in quel frangente. Cosa ci faceva una guida vestita da città nel bel mezzo della foresta con un buco nel petto? Ok poteva essere un tipo strambo, o essere stato attirato lì, ma non era solo il vestito elegante che emergeva dal fango e la neve, fango-neve-fango…le scarpe! Le scarpe avrebbero dovuto essere completamente infangate e bagnate dalla neve, e invece erano pulite! Non lo avevano ucciso lì, questo era certo, allora perché il cacciatore ha detto di aver sentito uno sparo? Stava mentendo ed ora Kate era con lui, anzi con loro, due contro una, se avevano qualcosa da nascondere poteva essere in pericolo!
Si precipitò fuori dell'auto, iniziò a correre lungo il sentiero ma dovette rallentare quasi subito, il corpo non aveva nessuna intenzione di collaborare, si maledisse perché se avesse giocato meno al supereroe Kate sarebbe andata con qualcuno di più affidabile, e solo qualche minuto prima era stata abbastanza chiara su quello che pensava di lui come copertura da sano, figuriamoci in quelle circostanze.
Arrivò davanti alla baita nel momento stesso in cui due moto si allontanavano a tutta birra lungo una strada secondaria che si inoltrava nel bosco. Pensò che i fratelli Connor stessero scappando e chiaramente Beckett non era con loro. Cercò traccia di Kate girandosi in tutte le direzioni, poi iniziò a chiamarla sempre più ad alta voce, nulla. Il cuore gli batteva forte, troppo forte, si stava agitando, non riusciva a pensare che le avessero fatto del male mentre lui se ne stava seduto al calduccio in auto. Salì sul ballatoio della baita, stava per entrare, quando notò dei segni di trascinamento che finivano davanti ad un capanno degli attrezzi adiacente. Ridiscese immediatamente, dovette reggersi al mancorrente mezzo rotto, si sentiva sempre peggio, rischiava di essere il protagonista del più breve tentativo di salvataggio della storia, altro che cavalleria. Arrivò alla porta, sprangata ovviamente, chiamò di nuovo, non ebbe risposta, cercò qualcosa con cui fare leva lì intorno, trovò un bastone abbastanza robusto, sperò reggesse, prese fiato e spinse con tutta la sua forza. Entrò nel capanno cadendo in avanti per la spinta, era buio all'interno e ci mise un po' ad abituare gli occhi, alla fine la vide, in un angolo, le mani e i piedi legati, l'idea di trovarla morta quasi lo paralizzò per qualche secondo, poi si avvicinò cercando segni che fosse ancora viva, respirava grazie a dio, le prese il volto e la girò delicatamente verso di lui, le dita percepirono il bernoccolo dietro la testa, sperò non avesse qualche commozione la scosse lievemente e per un attimo sembrò rispondere alle sollecitazioni, poi di nuovo nulla. La sciolse dai legacci che le avevano già ferito i polsi, cercò di scuoterla e finalmente ottenne una reazione "hai le mai gelate Castle" aprì finalmente gli occhi trovando quelli di lui, molto preoccupati e provati. All'improvviso si ricordò di quello che aveva sentito, volevano metterla su una barca, "dobbiamo andarcene da qui in fretta Castle, stanno tornando, sono andati da un loro amico a prendere una barca penso volessero farmi sparire" tentò di alzarsi ma il dolore alla nuca la rimise a sedere, Castle la prese quasi al volo avvolgendola con un braccio per impedirla di cadere, in quell'abbraccio lei percepì chiaramente qualcosa che non andava "mio dio Castle ma sei caldissimo", cercò di guardarlo meglio in volto per capire come stesse, lui cercò di buttarla sullo scherzo " e te ne accorgi solo oggi detective, sono un uomo molto caldo", sorrisero, aiutandosi l'un l'altro ad alzarsi. Uscirono dal capanno, aveva iniziato a nevicare, stavano tornando verso il sentiero quando sentirono un arma caricarsi alle loro spalle "dove credete di andare voi due, alzate le mani o vi buco la testa!" Rick e Kate si guardarono, i fratelli Connor avevano la prerogativa di essere molto silenziosi, nessuno dei due si era accorto del loro arrivo. Dopo qualche minuto si ritrovarono entrambi nel capanno, le mani legate, nella semioscurità. Li avevano sistemati seduti uno di fronte all'altra, riuscivano a malapena a vedersi. "Come hai capito che ero nei guai?" fu lei a rompere il silenzio, lui rispose dopo qualche secondo "le scarpe della vittima, pulite, il corpo è stato portato li, i Connor non potevano aver sentito lo sparo, perché è avvenuto altrove, stavano mentendo, ho capito che eri in pericolo…"
"beh grazie" rispose sinceramente ma ottenne una reazione che non si aspettava "risparmiami il sarcasmo in questo momento, so benissimo di non essere in grado di farti da copertura e quello che è successo oggi lo dimostra abbondantemente" il tono era duro ma affaticato, Kate cercò di spiegarsi, non aveva capito quanto le parole dette prima in macchina avessero colpito "no Castle io, non volevo essere sarcastica" lui rispose con un mugugno. "Dobbiamo fare qualcosa o questi ci ammazzeranno, ci hanno tolto i telefoni ed hanno la mia pistola, dannazione" Beckett cercava di allentare i nodi, riuscì ad alzarsi in piedi vagò tra gli scaffali in cerca di qualche oggetto tagliente senza troppa fortuna, possibile che in capanno degli 'attrezzi' non ci fosse nulla di tagliente? Rick al contrario non si era più mosso dopo qualche tentativo di allentare le corde "Ho un'idea" lo sentì quasi sospirare, si avvicinò a lui e lo vide con gli occhi chiusi, la testa appoggiata all'indietro sulla grezza parete di legno, "sono qui Castle, dimmi", lui non rispose, "Castle, ehi" gli toccò il viso "stai bruciando" ora era anche seriamente preoccupata, lui aprì gli occhi quando sentì le sue dita fredde poggiarsi sulla fronte "il mio orologio, possiamo mandare un messaggio con quello" lei lo guardò interrogativa "stai delirando Castle, non si possono…" lui alzò le mani legate verso di lei "smart watch, se non hanno spento il telefono credo possiamo farcela", fece ricadere pesantemente le mani in grembo. Lei cercò di armeggiare con l'orologio, trovò l'opzione dei messaggi digitò la loro posizione, il nome dei loro rapitori e inviò l'sms sia a Ryan che ad Esposito. Attesero con il fiato sospeso, dopo qualche secondo l'orologio trillò, sullo schermo lampeggiava "ricevuto". Kate si lasciò cadere seduta accanto a Castle "sai, credo di amare il tuo lato nerd Castle" - davvero aveva messo 'amare' e 'Castle' nella stessa frase?! Dovevano uscire da quella situazione che evidentemente le stava dando alla testa - lui di contro quasi non reagì, lo vide accennare un sorriso poi si sforzò "che fai Beckett flirti con me proprio ora che non ho neanche la forza di respirare" la vide alzarsi quasi di scatto, pensò di avere esagerato di nuovo, ultimamente gli sembrava di muoversi su un campo minato con lei, gli arrivavano segnali così contrastanti che a volte pensava di aver perso il senno. Kate invece voleva solo trovare un modo veloce per uscire di lì, il capanno era freddissimo, era pomeriggio inoltrato, non aveva idea di quanto tempo avessero, quanto tempo avesse Rick in quelle condizioni "anche se Espo e Ryan ora sanno dove siamo, ci metteranno quasi due ore ad arrivare, è troppo tempo Castle, non abbiamo questo lusso". Dopo qualche minuto tornò a sedersi avvilita, una volta a fianco dello scrittore si rese conto che aveva il corpo scosso da forti brividi, cercò di farlo stendere con la testa sulle sue gambe per farlo stare più comodo, lui si fece guidare. "S-scusami" riuscì a dire a stento, "per cosa?" "se s-siamo in qu-esto cas-s-ino, hai r-ragione, non s-sono in grado di g-guardarti le s-spalle, se ne us-sciamo vivi, smet-terò di starti sempre intorno" un brivido più forte lo scosse impedendogli di proseguire. Kate avrebbe voluto abbracciarlo per scacciare via i brividi, ma le mani legate glielo impedivano, lo aveva spinto lei a pensare in quel modo, quando la verità era che da quando lavorava insieme a lui, non solo i casi erano diventati più leggeri da affrontare, anche la vita e lei in realtà non avrebbe voluto nessun altro partner. Stava per dirglielo quando sentì le voci dei fratelli Connor arrivare attenuate dall'esterno "b-bene ora s-sono due la barca è t-troppo picc-cola", "si ma li hai visti i documenti solo lei è un poliziotto, lui no", "c-cosa c-c-cambia?", "cambia molto, lei deve sparire nel lago, lui…ora ci penso"
Le porte del capanno si spalancarono, i due uomini entrarono con le armi in pugno intimando ai loro ostaggi di alzarsi "ehi D-dirk, ma q-questo è cotto!" Josh diede un calcetto a Castle che scivolò inerme sul pavimento. Kate cercò di opporsi ma i due uomini erano troppo forti, la sollevarono quasi di peso sentì un forte odore di cloroformio, mentre perdeva i sensi udì uno dei due fratelli ordinare all'altro di scaricare Castle nei boschi, conciato com'era sarebbe morto nel giro di poche ore, poi svenne.
