Prologo

Eri seduta sul nudo e freddo pavimento, in una celletta semibuia e polverosa. Solo una piccola lampadina traballante illuminava la stanza. Ti alzasti per sgranchirti le gambe. Per fortuna eri ben vestita. Da una finestrella sulla porta riuscivi a vedere delle guardie attente che controllavano il corridoio. Da quando eri stata rapita, avevi visto sempre e solo guardie, vestite tutte uguali, camminare avanti e indietro per il corridoio. Stavi per distogliere per l'ennesima volta lo sguardo, quando sentisti dei passi "nuovi" che catturarono la tua attenzione, li sentivi come famigliari. E non avevi torto: Discoball stava attraversando con stile il corridoio. Si, proprio lui, Discoball, colui che ti aveva rapito. Prevedibilmente, avanzò fino alla tua cella e ti disse: "Hey, ragazzina, ci decidiamo o no?"

Tu lo guardasti fisso negli occhi. "Certo che no. Non pagherebbero mai il riscatto."

"E perchè no? In fondo sei la loro bella figliola...?" Era l'ennesima volta che Discoball ti parlava del riscatto. Ma tu puntavi ad altro.

"Fidati, non lo pagheranno mai. Piuttosto..."

"Vuoi pagarmi tu, il riscatto?" Chiese stupito Discoball.

"Dove li ho secondo te i soldi? No, non intendo pagare il riscatto. Ho una proposta. Per te." Dicesti tu, come a prenderlo in giro.

"Parla, ragazzina." Ti disse lui con fare minaccioso.

"Voglio unirmi al Team Miror B."

"Ah! Ma non farmi ridere! Una ragazzina come te?" Discoball scoppiò a ridere.

"Si, una ragazzina come me. Non te lo pago il riscatto, quindi approfittane." Dicesti tu con aria di sfida.

"Mmmh..." ci pensò un po' su. "E la tua famiglia?"

"Quelli? Non lo accetterebbero mai. Devo sparire dalla faccia della terra. Nessuno deve sapere che proprio io mi sono unita al Team."

"Da cosa stai scappando?"

"Non ti interessa. Lasciami entrare nel Team."

"E perchè? Cosa cerchi?"

"Potere. Il potere dei pokemon ombra. E vendetta." Dicesti con una certa luce negli occhi.

"Vendetta contro chi?"

"Anche questo non ti interessa." Discoball faceva troppe domande.

"Se insisti così tanto... ti farò entrare. Bada di non fare passi falsi... se no ti sbatterò fuori e diventerai lo zimbello della tua famiglia." Ti minacciò lui, senza molto successo.

"Non ti deluderò."

Chiese a una guardia le chiavi eti fece uscire dalla cella. Ti guardó un po' meglio.

"Cavolo, avresti bisogno di una bella doccia con stile."

"Sono dentro a quella cella da giorni. Cosa credi?" di nuovo lo prendesti in giro.

"Muoviti a fare la doccia, dobbiamo parlare di cose serie. Innanzitutto devi cambiare nome. Pensa, non so nemmeno come ti chiami!"

"Fidati, non ti interessa."

"Mah, con te sembra sempre che io sia un menefreghista. Decidi un nome decente poi vieni a riferirmelo." Ti scortò personalmente nei suoi appartamenti. "Questo è il bagno. Non senti? C'è musica nell'aria! [note musicali]"

In effetti per tutto l'appartamento risuonava della musica.Fece qualche passo di danza e una piroetta, poi iniziò ad avviarsi verso la sua camera. "Quando hai finito, vieni da me." Si allontanò ballando a ritmo di musica.