Intro

I'm writing this in English because it is the main language in the F.F. community and I'd feel like a rude intruder if I didn't leave at least a English intro: this is a story about what happened after the return on Mars, mainly from Charley's point of view. Just to be clear, in this story the 2006 reboot is kinda canon, but in my mind the characters and the relationships were the ones established in 1996 (the boys are buff, Throttle has a black harley, Vinnie is not a wimp). Plus, I wasn't into drama and angst, so the story was pretty much cartoon-like, mostly K+ rated and as much coherent with the original characterizations as I could. At some point there is a little of innuendo within the canon couples, Vin/Charley or Throttle/Carbine, but nothing major.
Right, and this fic is long. Like, VERY long. Sorry.
With all my old fan love: "Postcards from Mars"


Giorno 0

La cosa divertente era che non si era nemmeno fermata a pensare. Aveva seguito il suo istinto e agito di conseguenza: senza nessuna incertezza aveva recuperato la sua moto e attraversato il trasportatore insieme ai suoi ragazzi. Un flash abbagliante, una leggera vertigine, una strana sensazione di pressione lungo la spina dorsale e la sua vita era stravolta per sempre.
Niente di più con se di quanto non indossasse in quel momento e di quello che era rimasto nel compartimento della sella.
Per quanto ne sapeva non sarebbe più tornata a casa. Non per molto, molto, molto tempo almeno.
Ma si sentiva bene, si sentiva leggera. Alleggerita del peso di una separazione che avrebbe cambiato tutto. Di nuovo. Un'altra volta avrebbe dovuto riabituarsi alla sua vita diventata un pochino più solitaria e monotona, ad una routine fatta solo di lavoro e di ormai disarmante normalità.
Quella separazione però non era avvenuta e di contro lei ora si trovava all'improvviso lontano da tutto ciò che conosceva, senza una casa, senza un lavoro, senza una carta d'identità. Niente, nemmeno dei soldi, quanto meno non soldi di una valuta che le permettesse di farci qualcosa, o un telefonino. Ok, ad essere onesta non c'era un ripetitore nel raggio di milioni di chilometri – letteralmente... 400 milioni, se voleva essere precisa a riguardo-, quindi, anche se l'avesse avuto con sé, infondo non avrebbe fatto poi molta differenza, ma ciò non cambiava il fatto che al momento la ragazza fosse assolutamente, terribilmente, assurdamente priva di qualsiasi certezza materiale. Non aveva nulla ed era serena.
L'orizzonte dinnanzi a lei era vasto e nel cielo due piccole masse opalescenti, due sfere perfette, riflettevano sempre più debolmente la luce del sole. Il primo pensiero di Charlene fu che ai tempi delle superiori avrebbe dovuto studiare un po' meglio astronomia perché al momento non riusciva a ricordare i nomi delle due lune che lentamente stavano tramontando.
Su Marte era l'alba.

Prime ore

Dopo quei primi, concitati momenti tutto era diventato, se possibile, ancora più caotico.
Il segnale del trasportatore li aveva depositati a circa settecento chilometri dal punto concordato da Stoker con le truppe di terra al momento della loro partenza.
Non che ciò fosse una grande sorpresa, infondo la macchina non era stata usata da più di dieci anni: per quanto la geniale meccanica avesse fatto del suo meglio per ricalibrarla al momento dell'inserimento delle coordinate, troppi erano i fattori geomagnetici e le interferenze spaziali per lei solo ipotizzabili. Segretamente Charlene era addirittura un pochino sorpresa che l'algoritmo di materializzazione non li avesse sparpagliati su un territorio delle dimensioni del Kansas e magari anche con qualche "pezzo del puzzle" in meno.
Per fortuna però questo non era successo e, Dio grazie, non si ritrovava nella condizione di dover spiegare a Vinnie perché, che so, la sua adorata coda fosse in cima al monte Olimpo o, magari, perché la moto di Modo fosse diventata improvvisamente dannatamente simile ad un cubo di Rubrik.
In ogni caso quell'ulteriore viaggio di rientro non previsto, lungo sentieri non tracciati e terreni aspri e irregolari, si era presto dimostrato letale per la sua moto terrestre. Certo, era un ottimo veicolo, ma era stata progettata per dolci, uniformi strade asfaltate, non certo per l'out-road, il pietrisco, ripide pendenze e rocce affilate come rasoi. Se dopo appena due ore di marcia la ruota posteriore non si fosse squarciata, la ragazza si sarebbe comunque trovata poco dopo appiedata per via della corona di trasmissione.
Charlene aveva quindi dovuto abbandonare il suo veicolo e percorrere i successivi cinquantacinque chilometri su quello di Vinnie. Nulla di nuovo in effetti. L'unica cosa che l'aveva davvero scocciata era l'essere stata costretta a lasciare la sua moto nel punto dove, agonizzante, questa si era fermata. Cioè nel nulla più totale.

Tempo dopo, quando Modo l'aveva riaccompagnata sul posto, ovviamente la sua moto non c'era più. Un ratto o, più probabilmente, un predatore delle sabbie l'aveva evidentemente trovata e quindi immediatamente "requisita". Era assurdo pensare che in uno dei più vasti deserti da lei concepibili, dei ladruncoli fossero stati in grado di trovare l'unico oggetto di valore lasciato incustodito… e per quanto poi? Un paio di giorni? Era quasi divertente. Quasi. Un po' meno divertente era realizzare che due anni di progettazione, lavoro e messa a punto per quel gioiellino di meccanica fossero finiti al vento: quel giorno, per la prima volta in anni, Charlene aveva imprecato veemente.
Comunque il lato positivo di tutta la faccenda era stato che nel giro di una settimana, principalmente grazie alle insistenze dei ragazzi, le era stata temporaneamente affidata una moto militare standard con la promessa che, di lì a poco, avrebbe potuto fare richiesta ufficiale per una moto "avanzata". Una vera moto ad intelligenza artificiale progressiva e con sistema di riconoscimento esclusivo. In altre parole la moto che lei aveva sognato dal momento in cui aveva messo le mani su quelle dei tre topi.
Quella sua nuova vita, aveva contemplato Charlene mentre nella sua testa stava già apportando modifiche e migliorie a quella sua moto, era iniziata con il piede giusto.
Ma questo, come dicevamo, sarebbe avvenuto molto dopo.

Raggiungere il primo, più vicino avamposto marziano era stata però tutta un'altra cosa. Il gruppo, composto dal trio di motociclisti, la ragazza terrestre e il generale Carbine, era arrivato al complesso militare stravolto, polveroso e pronto a dormire per i successivi cento anni.
Ma, soprattutto, era arrivato inatteso.
Era l'unica spiegazione possibile visto che i due soldati che li avevano accolti all'entrata avevano dato loro un benvenuto alquanto poco miliare: a nessuna di quelle giovani reclute sembrava importare molto del protocollo al momento. A nessuno dei due sembrava importare molto di nulla in effetti, visto che erano entrambi ubriachi marci e a malapena in grado di reggersi in piedi.
Apparentemente a seguito della vittoria riportata solo poche ore prime e, di fatto, con la sconfitta del nemico sulla Terra e su Marte, tutti i responsabili delle comunicazioni avevano avuto l'ordine di mettersi al lavoro e ripristinare il network di trasmissioni; la notizia della liberazione dalla presa dell'esercito Catatoniano si era diffusa alla velocità della luce. Il pianeta era finalmente uscito da un incubo e non aveva nessuna intenzione di tornare subito a dormire: avrebbe festeggiato fino alla fine dei tempi. O almeno fino alla fine delle scorte di alcolici.
Carbine poteva capire e, in qualche misura, approvare, ma dopo gli scontri sulla Terra, il salvataggio di Stoker e sua figlia, l'esecuzione di un piano che per miracolo aveva portato alla sconfitta dell'esercito Catatoniano, ma, soprattutto, dopo una corsa in moto di ore che aveva messo alla prova i fondoschiena di tutti loro, la giovane, autoritaria generalessa non aveva più nessuna energia residua per gestire anche degli idioti.
Quindi aveva sospirato, si era massaggiata brevemente le tempie, si era identificata snocciolando una lunga, intimidente lista di titoli e, senza troppi complimenti, aveva comunicato loro in poche, ma estremamente chiare parole, dove avrebbero trascorso i successivi tre giorni se fosse stata lei a decidere quale sanzione applicare, ma non lo era e i ragazzini dovevano presentarsi ai loro superiori pronti per l'applicazione del regolamento di disciplina militare. "Alla lettera" aveva tenuto a precisare per poi aggiungere "e ora ditemi dove diavolo sono le brandine e toglietevi dai piedi". I due soldati avevano avuto il buon gusto di impallidire.
Da lì in poi le cose erano andate più lisce: una serie di altri militari erano intervenuti cercando di ripristinare un minimo d'ordine e il gruppo di eroi era stato scortato nelle camerate degli ufficiali.
A Carbine era stata data una stanza a parte, una camera che lei aveva accettato con gratitudine per essere poi raggiunta da Throttle alcuni minuti dopo. Dove il compagno avesse trovato le energie per quel gesto tentativamente romantico, lei non era riuscita a capirlo, ma gli aveva comunque aperto la porta e, insieme, si erano accoccolati nel minuscolo letto, per dormire finalmente stretti l'una all'altro.
Charlene, Vinnie e Modo erano invece crollati nella stanza accanto. Lei su un letto con coperte tanto inamidate da sembrare fatte di carta, gli altri due in tre brandine (Modo aveva reclamato anche quella lasciata vuota da Throttle) che a malapena reggevano il loro peso.
Tutti in seguito avrebbero ricordato quella come la migliore dormita di tutta la loro vita: la cacofonia di grugniti, russamenti e occasionali sbuffii da apnea (provate voi a dormire schiacciati dal vostro fidanzato che, nel sonno, rotola su di voi) che si levò dall'avamposto nelle successive ore spaventò ogni creatura vivente nel raggio di due chilometri.