Non possiedo niente e nessuno, e il mio nome non sarà mai nei credits finali. Detto questo...buona visione?

IL LUNGO INVERNO - Clear

La mia vita. Un video

Il mio cibo. Immagini

Il mio ossigeno. Parole

None Filmmaker

Un tardo pomeriggio di ottobre. Una zona residenziale di una città della costa orientale. Un elegante edificio neoclassicheggiante. Un salone riscaldato da ebano e antiche sete orientali. L'uomo in tre pezzi "fumo di acciaieria" udì la porta chiudersi dietro di sé e con passo sicuro si diresse verso il divano. Poco più che un materasso ricoperto da diversi strati di cuscini. Piume di un qualche uccello in via di estinzione, sicuramente. Gli ultimi raggi di sole giocavano con le gocce di cristallo del lampadario e tracciavano arabeschi sul piano del tavolino. Accavallate le gambe con noncuranza, inseguiva l'intrecciarsi delle linee, le braccia abbandonate lungo lo schienale ricamato. Qualcosa. Un diverso colore delle tende. Erano…ambra, la volta precedente. In lontananza, il fruscio degli alberi accarezzati dal vento. L'uomo chiuse gli occhi, sospirando profondamente. Una figura silenziosa si stagliava dietro di lui, dove un attimo prima erano solo tappeti e discreto profumo di lavanda.

"Li. E' un piacere."

"E' sempre un piacere averla nella mia umile dimora. Raramente accoglie qualcuno che ne sappia apprezzare le dolcezze"

"Vedo che la sua piccola famiglia è cresciuta"

"Uhm…"

L'uomo sollevò un piccolo oggetto d'argento dalla credenza. Luigi XV, probabilmente.

"Qualcosina che ho trovato nell'ultimo viaggio. Riposava in un magazzino abbandonato. Avrebbe dovuto tenere compagnia alla signora del Taj Mahal, ma padrona e cucciolo sono stati lontani tanto tempo che non credo si offenderà" sorrise Li, rivelando la sagoma elefantina dell'oggetto "una storia affascinante. L'ha mai sentita?"

"Non credo"

"Allora, se permette, gliela racconterò io" l'uomo, dai tratti orientali, si avvicinò al tavolino "nella grande India, prima che gli inglesi insegnassero il polo e la caccia ai thugs, un maraja governava in pace e giustizia un ricco territorio. Possedeva elefanti e tesori, e gli dei gli erano favorevoli. Ma il suo karma l'aveva predestinato alla solitudine. L'amatissima sposa morì dopo solo pochi mesi di delizie, senza regalargli un erede. L'India è un paese di contraddizioni, di monumenti e slums, di templi e caste. Il maraja fece costruire un palazzo per la sua signora. Un palazzo di marmo e oro che potesse essere ammirato anche dalle sorgenti del fiume sacro, e dove lei potesse attendere il passaggio successivo della ruota della vita"

"Il Taj Mahal" sussurrò l'uomo in abito scuro, accettando la tazza di tè alla menta che, davanti a lui, Li aveva versato.

"Esatto. Un luogo sacro, prima di divenire una cartolina per turisti"

"Affascinante" commentò l'ospite, seguendo con la punta delle dita la decorazione in rilievo della tazza.

Li intanto si era rialzato. "La signora non si offenderà" ripeteva come un mantra, posando il piccolo elefante di nuovo al suo posto. "Ecco" concluse, con un'ultima carezza.

"Un'altra tazza? E' una miscela speciale"

"Ha abbandonato il suo Darjeeling?"

"Mai. Un amico me ne ha regalata una piccola selezione, e volevo condividerla con un intenditore"

"Ottima, anche se personalmente prediligo le cinesi"

"Sì. Qualcosa che non posso rinnegare del mio Paese" sospirò Li, lo sguardo perso nel vuoto.

"Ad ogni modo, cos'ha per me? Pensavo che il prossimo incontro fosse previsto tra due mesi"

"Qualcosa che le potrebbe interessare" una strana penombra riempiva la stanza: le delicate dita della sera parevano divenute artigli "il vento porta una nuova voce, in questo tempo che apre le porte del grande freddo"

Graffi di pallore ferivano ora il volto svuotato dell'uomo in tre pezzi.

"Dannazione"

Aprii con cautela la porta anonima che nascondeva al mondo esterno quella piccola realtà oscura.

0900 EST

DAY 1

JAG HEADQUARTERS

FALLS CHURCH VIRGINIA

"Scusi signore? Credo di non aver capito."

"Ha capito benissimo, comandante"

Sino a quel momento, la riunione mattutina era filata liscia. Fino a quel momento. L'ammiraglio si maledisse per essersi lasciato adescare un'altra volta, ma raccolse le forze e si preparò ad affrontare le domande. E a fornire le poche risposte concordate "per quanto mi possa dispiacere, tra meno di due giorni il mio ufficio verrà di nuovo immobilizzato e trasformato in set cinematografico"

"Ma..."

"Mi lasci almeno finire, colonnello" replicò stizzito "il dipartimento della difesa, in cerca di fondi e ritorno d'immagine, ha indetto un concorso per giovani cineasti. Come sapete al Congresso si sta discutendo il rifinanziamento della campagna in Iraq. E non tira proprio aria favorevole, se devo essere franco. Quindi, il miglior soggetto riguardante le forze armate giunto alla giuria, ha ottenuto il budget, le locations e gli attori per la produzione. Bene. Quello che vi sta distribuendo Tiner è il soggetto. La location sarà il JAG. E voi siete tutti scritturati. Alle 1100 saranno qui i registi per i provini. Rendetevi disponibili"

"Signore..."

"E' un ordine. Al lavoro"

L'ammiraglio si alzò e con passo marziale si diresse verso il proprio ufficio, lasciando, nella sala riunioni, un molto perplesso gruppo di avvocati militari.

Una fitta coltre di fumo impediva di scorgere il soffitto, mentre la tenue luce bluastra attirava l'attenzione verso l'estremità più lontana del locale.

1100 EST

JAG HEADQUARTERS

FALLS CHURCH VIRGINIA

"Bene, ragazzi. Questo è il quartier generale del JAG, io sono il tenente Simms, e sino alla fine delle riprese potrete rivolgervi a me per qualsiasi dubbio o richiesta. So che vi siete meritati questa possibilità, quindi tutti saremo ben felici di venire incontro alle vostre richieste. Cercate solo, se possibile, di non intralciare il normale svolgimento del lavoro"

Dall'ufficio, Harm e Bud, curiosi, videro entrare nel bullpen quelli che sembravano decisamente tre studenti di cinema di un'università qualsiasi della California.

"Ma come fa tua moglie ad essere sempre così...sorridente? Cosa mangia la mattina? Zucchero concentrato?"

"Ehm...signore..." cominciò un imbarazzato tenente Roberts.

"Lo voglio anch'io" commentò tra sé il comandante "andiamo, prima che sia troppo tardi"

Silenziosamente, i due si alzarono e cominciarono a indossare cappello e giacca, sperando di fuggire inosservati.

"Dove credete di andare?"

L'opportunità di fuga era appena stata bloccata. Nella forma, piuttosto divertita, del colonnello dei marines Sarah Mackenzie.

"Ehm...Mac...sai quell'indagine..."

"No, non so quale indagine. Perché non mi rinfresca la memoria, comandante?" con il miglior tono da controinterrogatorio, Mac entrò nell'ufficio e si avvicinò ad Harm sino a minacciare deliberatamente il suo spazio personale. A quel punto, il sicurodisé-aviatore-divenutoavvocato, cominciò ad arretrare verso la sicurezza della propria scrivania.

"Maac!"

"Con una "a" sola, Harm. E l'unica indagine che ti compete, per quel che ricordo, è la ricerca di un gobbo e di un trovarobe. Ora, se non vuoi gettarci tutti tra le braccia amorevoli dell'ammiraglio, ti consiglio...VI consiglio" continuò gettando un'occhiata di fuoco anche al tenente, impegnato nel tentativo di mimetizzarsi con la parete "di seguirmi nel bullpen. Subito. Prima finiamo con questa buffonata, e prima torniamo ai sani, vecchi art. 32"

Detto questo, Mac eseguì una perfetta rotazione su se stessa e si avviò verso Harriet, scuotendo la testa.

Di malavoglia, scambiandosi occhiate rassegnate, Harm e Bud posarono tutto e la seguirono.

"Bene, vedo che lei, comandante, non si smentisce mai" ringhiò l'ammiraglio, al centro della piccola folla "ora che ci sono tutti, ragazzi, vi affido i miei sottoposti. Fate in modo che non si montino troppo la testa. Sarò nel mio ufficio" e si rifugiò di nuovo dietro una porta ben chiusa e una solida scrivania di quercia. Le passate esperienze non gli avevano lasciato un buon ricordo del mondo dello spettacolo.

Harriet riprese il comando della situazione e cominciò a presentare i vari ufficiali alla "troupe".

"Ecco, questi sono tutti i membri del JAG. Non sapendo di cosa abbiate bisogno per il film, ve li presento tutti. Nel caso fossero necessari spazi per i provini o ulteriori "performance", non esitate a chiedere" poi si rivolse ai colleghi "Signori. Questi sono i nostri nuovi superiori" sorrise "Jake Griffith, Melanie Godard e Steven Coppola"

"E no, non sono un parente di Francis Ford. Purtroppo" sbottò quest'ultimo, con un riflesso quasi automatico "l'ho detto veramente ad alta voce?"

Silenzio imbarazzato fu l'unica risposta.

Un liquido senso di pericolo cominciò a scorrermi nelle vene. Brutto segno, l'istinto non mi aveva mai tradito.

1400 EST

KITCHENETTE

JAG HEADQUARTERS

FALLS CHURCH VIRGINIA

"Allora, quando hai intenzione di gettare la spugna e implorare il patteggiamento?"

"Perché dovrei?" rispose piccato Harm.

"Perché il marinaio Foer è colpevole come un bambino con le mani nel barattolo della marmellata?"

"No, signora! Cioè...mi perdoni, signora...signor colonnello, cioè...quello che voglio dire..."

"Respira, Bud. Stai diventando blu"

"Certo signora, sì signora...quello che voglio dire è che l'imputato non è considerato tale sino al verdetto finale, secondo la sentenza 112 del 1965 della corte suprema, signora"

"Vedi Mac? Lo dice anche la corte suprema" disse il comandante, agitando il cucchiaino nell'aria.

"Ok. Definiamolo pure non colpevole..."

Entrando nella cucina e dirigendosi deciso verso il bricco del caffè, Sturgis sussurrò a Harriet "E' iniziato da molto?"

"No, non si è perso niente, signore" rispose con voce altrettanto bassa il guardiamarina, porgendogli un altro bricco "questo è appena fatto"

"Grazie" accettò Sturgis con un cenno veloce. Versatosene una tazza, si sistemò accanto alla donna e si apprestò a godere lo spettacolo in prima fila.

"...comunque sia, il marinaio Foer è stato trovato alle due del mattino, completamente ubriaco, davanti ad un locale" riprese Mac.

"E l'ultima volta che ho controllato, questo non era considerato un crimine"

"Certamente, comandante. Il fatto è che, una volta ordinatogli di tornare in caserma per poter essere presente all'alzabandiera, lui ha risposto, e cito testualmente "l'unica bandiera che vedo la mattina è quella che ho appeso in bagno, e da allora non soffro più di stitichezza". A parer mio questo assomiglia stranamente al vilipendio. E l'ultima volta che ho controllato, era un crimine"

"Bud, potresti spiegare al colonnello..."

I tre ragazzi entrarono con cautela nel locale angusto. Secondo l'impiegato in portineria avrebbero probabilmente trovato lì la maggior parte degli ufficiali, a quell'ora.

"Ehm...scusate...signori..." cominciò Melanie, subito interrotta da Harm.

"Per favore, lasciamo da parte gradi e signori...a meno che non vogliate il saluto ogni volta, visto che tecnicamente siete i nostri nuovi "superiori"..." disse, facendo arrossire violentemente la ragazza e ridacchiare gli altri due "chiamatemi Harm. Loro sono Mac, Harriet, Bud e Sturgis"

"Melanie"

"Jake"

"Steven"

"Meglio, no?" sorrise il comandante, facendo arrossire ancora di più Melanie.

"Harm, smettila di metterla in imbarazzo" lo rimproverò Mac, prima di rivolgersi alla ragazza "perdonalo. Crede che il sorriso e un paio di ali d'oro bastino per ottenere tutto ciò che vuole, ma in fondo è un bravo ragazzo"

"Oh, grazie Mamma" commentò lui, con una smorfia ed un'espressione mortalmente offesa "e quando l'avresti capito?"

"Quando TU hai scoperto che non funzionava con tutte. Soprattutto la sottoscritta"

"Tanto era tempo sprecato!"

"Comandante!" sibilò minacciosamente Mac.

I ragazzi si scambiarono un'occhiata d'intesa e presero la parola prima che la situazione si deteriorasse ulteriormente.

"Ehm...Harm...Mac..."

Ad un tratto i due si resero conto di essere circondati da facce imbarazzate, e scoppiarono a ridere.

"Ecco a voi il Mackenzie-Rabb Show..." cominciò il comandante con una punta di sarcasmo, subito rimpiazzata dalla risata cristallina della collega "...ovvero come ancora una volta Harm è riuscito a dire la frase sbagliata al momento sbagliato!"

"Devi concedermelo, non è da tutti!" E regalò alla folla un maldestro inchino.

"Questo è sicuro..."

"Cena per farmi per perdonare?"

Tra gli sguardi sbigottiti, l'unica risposta di Mac fu un guardingo "Harm..."

"Sì, lo so. Niente polpettone di carne senza carne"

Roteando gli occhi, i due trascinarono di nuovo l'intero gruppo nelle risate.

Harriet, appena ripresasi, si rivolse a Melanie, incuriosita.

"Dopo questa parentesi che spero non vi abbia fatto cambiare idea, ragazzi, dite. Avevate qualcosa da chiedere? Pensavo che non vi avremmo visto almeno fino a domani"

"Ehm...in effetti sì. Ma se disturbiamo, possiamo tornare dopo" prese la parola Jake.

"Tranquilli, non è niente di fondamentale per la sicurezza nazionale" lo interruppe Mac "Harm stava solo tentando di rimandare l'inevitabile con un po' di giochetti legali, come al solito"

"Ma…"

"Ssst" lo azzittì "non interromperlo. Non vedi che sta parlando?" una scrollata di spalle e uno sguardo sconfitto diedero a Steven la libertà di continuare. Inutile discutere con un marine. Inutile discutere con Mac, punto.

"Abbiamo distribuito le parti e volevamo consegnarvi i copioni"

"Ehi! Che velocità!"

"Altro che la signorina Peterson!" il commento guadagnò a Bud un occhiata di fuoco, ma la moglie riuscì a salvare la situazione in tempo "Diteci, diteci! Sto morendo dalla curiosità!"

"Ecco... Sarà un film un po'...sperimentale...quindi vi verranno recapitate ogni sera le scene per il giorno dopo. Ok?"

"Non c'è problema. Di solito l'ammiraglio ci lascia tempi anche più stretti!"

"Bene. La vicenda comincia nel 1942, a Londra. Tu, Harm, sarai un pilota della marina americana..."

Al sospiro di Mac, Jake si affrettò ad aggiungere, onestamente "Abbiamo cercato di attenerci il più possibile alla realtà, così non avrai problemi ad immedesimarti con il personaggio"

"Il problema è che Harm tende ad immedesimarsi un po' troppo, nel personaggio del pilota sciovinista!"

"Ad ogni modo, il pilota appartiene all'OSS, l'Office of the Strategic Service, ed è a Londra per collaborare all'Operazione Benson, cercando informazioni sulle postazioni dei tedeschi oltremanica.Una sera si reca in un locale dove dovrebbe incontrare il suo informatore. O meglio, informatrice. Tu, Mac..."

"Wow! E chi sarei, un ufficiale tedesco doppiogiochista?"

"Ehm...cioè…doppiogiochista di sicuro, ma…praticamente…non c'erano donne tra i militari, a quel tempo" la deluse subito Melanie "praticamente, il tuo personaggio è quello della cantante del locale. Cioè…una specie di spia, che poi seduce il pilota…"

Nel silenzio generale, Mac riuscì solo ad esalare "Scusa?"

"In un momento di "debolezza", praticamente, lei riesce a carpirgli informazioni importanti sui piani degli alleati, e poi scompare. Cioè...ce l'ha suggerito il nostro consulente storico"

"Che sarebbe?" sbottò acido Harm.

"Io" Rispose una voce, subito seguita da un ben noto, impeccabile, tre pezzi "e prima che lo chiediate, L'OSS era il primo embrione di quella che nel '47 è diventata la CIA"

"WEBB?"

Sbigottiti, Harm e Mac non si resero nemmeno conto di aver gridato in contemporanea.

"Piuttosto affollato, qua dentro"

"Salve, signor Webb" lo salutò Steven, incuriosito "vi conoscete?"

"No"

"Sì"

"Avrei dovuto immaginarlo..." sospirò Mac.

"Cosa ci fai qui?" la seguì, aggressivo, il collega.

"Il consulente, cos'altro?!" rispose la spia, con un'espressione angelica.

"Il signor Webb è uno storico dell'università di Georgetown. Ha curato personalmente tutto il contesto del soggetto."

"Ti sei lanciato anche nella fantascienza, vedo"

"Avete lavorato insieme?" chiese incuriosito Steven, domandandosi che tipo di rapporto potesse instaurarsi tra uno storico e un ufficio di avvocati militari.

"Purtroppo…" cominciò Harm, subito interrotto dalla spia "Purtroppo mai abbastanza. Ma quando c'è bisogno, so di essere sempre la loro prima, e unica, scelta"

"La dura realtà…"

"In fondo, non sono poi in molti, a scegliere Storia della Marina"

Webb sfruttò la conseguente ondata di risate per attrarre l'attenzione dei due ufficiali più anziani.

"Mac, Rabb, potrei parlarvi un attimo?"

"Assolutamente" fu la risposta aspra che ricevette, mentre già si dirigeva, senza invito, verso l'ufficio.

Con discrezione mi sedetti ad uno dei tavolini, con le spalle al muro. Una direzione in meno da sorvegliare.

1430 EST

HARM'S OFFICE

JAG HEADQUARTERS

"Allora, Webb?"

"Allora cosa, Rabb?"

"Intanto potresti alzarti dalla mia poltrona?"

L'agente, dopo essersi autoinvitato nel suo ufficio, si era anche sistemato comodamente dietro la sua scrivania.

"La mamma non ti ha spiegato che bisogna sempre offrire il meglio agli ospiti?"

"Offrire, appunto. E sull'ospite avrei qualche dubbio"

Il violento sbattere della porta comunicò loro che un marine piuttosto contrariato era appena entrato nella conversazione. "Allora, Webb?"

"Adesso vi rubate anche le frasi? Sareste una grande coppia, sapete?"

"WEBB?!" si alzarono due voci minacciose, subito sedate dalla sua espressione.

"E' questo che il pubblico vuole"

"E quando saresti diventato un sociologo, o storico, per quel che mi riguarda?"

"Anche perché la tua divisa standard non è proprio la felpa di Georgetown"

"CIA, o l'arte di arrangiarsi" scrollò le spalle Webb, curiosando tra le suppellettili del proprietario della scrivania "bella foto, Rabb" continuò in tono ironico osservando la foto di qualche mese prima "Iraq?"

"Afghanistan" tagliò corto il comandante, afferrando la cornice e riposizionandola sulla scrivania con maniacale precisione "ora, ti dispiacerebbe spiegare a noi poveri mortali cosa hanno a che fare i servizi segreti con...tutto questo?" concluse con un gesto eloquente.

"Pensavo ti piacesse fare la primadonna, dopo lo spot della Peterson"

"Non me lo ricordare..."

"Quindi?" insistette Mac "Se devo spogliarmi voglio saperne il motivo. E deve essere maledettamente buono, Webb!"

Harm si immobilizzò, fulminato dal significato di quella frase. Non sapeva se sentirsi più compiaciuto o terrorizzato, di fronte al marine furente.

"No, no, no" corse ai ripari l'agente, distruggendo tutte le sue fantasie "con un po' di fortuna, non ci sarà bisogno di arrivare a tanto"

Inarcando un sopracciglio, Mac sillabò, trattenendo a stento l'irritazione "Conoscendo la fortuna delle tue operazioni, mi sento già più tranquilla"

"Ehm"

"Abbi almeno la decenza di abbassare lo sguardo. Allora? Cosa dobbiamo fare stavolta io e Harm?" l'espressione dei due uomini la portò ad aggiungere un frustrato "a parte l'ovvio, a questo punto"

"Semplice. Abbiamo scoperto che qualcuno fa uscire informazioni riservate da questo ufficio..."

"DAL JAG?!"

"Sì, proprio da qui"

"Che tipo di informazioni?"

"Le più richieste sul mercato. Quelle sulle indagini internazionali. Terrorismo e commercio illegale di armi. Da quando avete iniziato a collaborare con la CIA in questo campo, siete diventati...un obiettivo gustoso"

"Ti spiacerebbe evitare di parlare di noi come di quarti di manzo semoventi? E poi, credevo che l'agenzia operasse solo fuori dal Paese"

"Il compratore...diciamo che ha trovato una soluzione abitativa ottimale, per quanto riguarda questo..."

"Cosa vuol dire?"

"Un'ambasciata", sussurrò Harm, annuendo.

"Fortunatamente si tratta di un "uomo d'affari ragionevole", e per una buona offerta ci ha rivenduto tutto, ma abbiamo colto l'occasione del film - o meglio, abbiamo manipolato un po' il concorso - per infiltrare qualcuno dei nostri nella troupe. Il soggetto suonava...familiare, data la situazione. Quello che dovrete fare è cercare di arrivare alla fine delle riprese senza perdere la ragione, mentre i miei ragazzi individuano la talpa e la fanno "sparire" senza troppo scalpore"

"Tutto qui?"

"Spiacente, Rabb. Stavolta non puoi giocare a fare Superman. E ora, se volete scusarmi..."

Con un movimento fluido di anni di allenamento, Clayton Webb uscì dall'ufficio e sparì in pochi secondi. Come se non fosse mai stato lì.

Silenzio. Due paia di occhi. Un pensiero.

"Harm. No. Conosco quello sguardo. No. Per quanto voglia evitare tutto questo. No"

"Cosa, Mac?" chiese con finta innocenza il comandante.

"Ci stanno lavorando già loro"

"Due menti in più non possono nuocere"

"Perché mi dai già per scontata?"

"Non mi sembra che tu stia cercando di andartene"

Mac non rispose. Si limitò a seguire i passi di Webb e ad uscire dall'ufficio, senza voltarsi indietro. "Stasera a casa mia?"

E seppe di doversi preparare al peggio.

Guardandomi intorno, notai che il club era ancora quasi vuoto. Probabilmente ancora presto, per l'ora di punta. Nonostante i recenti bombardamenti, ero convinto che quello fosse uno dei posti più frequentati della città, appena calava il coprifuoco sulla morsa di ghiaccio del nuovo 1943. Quello e il teatro di Lady Henderson.

1900 EST

HARM'S APARTMENT

NORTH OF UNION STATION

L'orologio sulla scrivania fischiettava il settimo trillo, quando il lieve colpo alla porta lo rimproverò ancora una volta. Harm infilò velocemente una t-shirt e scese a piedi nudi i pochi gradini che conducevano alla "zona giorno". L'ampio spazio era soffuso di luce e musica jazz, e le ultime spoglie di una settimana di serate di lavoro - pizza d'asporto, cucina pechinese surgelata e raccolta degli ultimi cinquant'anni di sentenze della Corte Suprema - erano state fatte accuratamente sparire. Spuntati anche gli ultimi punti dalla lista mentale, il comandante si avvicinò finalmente alla soglia, dove il bussare si era fatto ora insistente.

"Arrivo!"

"Apri! Sono qui!"

"So sempre dove sei" rispose con voce calda, socchiudendo la porta.

"Non è che sai sempre anche dov'è il mio ombrello, per caso? Sta diluviando" commentò Mac, liberandosi con un brivido dell'impermeabile "siamo un po' in ritardo sulla tabella di marcia?" gli chiese dopo una rapida occhiata, sgusciando all'interno.

"Uhm…non direi…cosa te lo fa pensare?"

"Sono indecisa: i capelli bagnati o il fatto che non indossi quei guanti da forno…cos'erano? Granchi?"

"Aragoste"

"Mmm…comunque l'odore è buono, te lo concedo"

"Sì…dev'essere il dopobarba" disse Harm, con espressione noncurante.

"Intendevo la cena…asparagi e…" cercando di intravedere il bancone della cucina oltre la sua spalla "...salmone?"

"Mangerai male, ma sai riconoscere un buon piatto!"

"Sìì…ma non sperare di convincermi ad aiutarti con un po' di nouvelle cuisine"

"Bé, per quello contavo sul mio personale fascino…"

"Come siamo sicuri di noi, stasera!"

"…e sulla tua curiosità" concluse Harm. Ad un suo gesto, Mac appoggiò ad una sedia l'impermeabile con cui aveva giocherellato sino ad allora, e lo raggiunse al bancone della cucina.

"Se vuoi dell'acqua, ce n'è una bottiglia in frigo. Ormai dovrebbe essere abbastanza fresca" offrì lui mentre controllava la doratura del pesce.

"Non c'era bisogno di tutto questo dispiegamento di forze. Sarebbe bastata una pizza"

"Una promessa è una promessa. E comunque, chi ti dice che non arrivi tutto da "Chez Pierre", il nuovo, autentico, unico take-away francese di Washington D.C?"

"Mmmm….questione interessante…ci penserò, avvocato…"

"Sì, ma dopo cena. E' pronto!" esclamò il comandante, estraendo dal forno la teglia e poggiandola in fretta sul piano cottura.

"Posso darti una mano?" chiese volenterosa Mac, pur non sapendo assolutamente dove mettere le mani, in cucina.

"Solo sederti a tavola. La cena è servita"

Solo dopo che furono rimaste unicamente le memorie, di un salmone perbene "Veramente ottimo. Lo ammetto, devo rivalutare il pesce…" la conversazione giunse al motivo primo dell'incontro "...ma prima che ti lanci nell'ennesima lezione su cibo salutare, perché non mi dici cosa hai intenzione di fare?"

"Cos'ho intenzione di fare?"

"Sì. Per la talpa. A questo punto, non ti riconoscerei, se non avessi già una pista…o un'ispirazione, come la chiami tu"

"Aaahh…quello. Per cominciare" disse, alzandosi e dirigendosi verso il fornello, dove il caffè ormai bolliva allegramente "pensi che dovremmo dirlo all'ammiraglio?"

"Ora non ti riconosco davvero!" continuò Mac, seguendolo e prendendo due tazze dal ripiano in alto di un armadietto "Non saprei. Probabilmente ha le mani legate, ma già lo immagino: braccia incrociate, coltello tra i denti "è il mio maledetto ufficio, dannazione. E se c'è una maledetta spia che fruga nei miei maledetti cestini…"

"...lo voglio maledettamente sapere"

Mac, davanti all'imitazione di Harm, quasi si soffocò con il caffè, ma due pacche assestate la riportarono tra i vivi, ancora ridacchiante.

"Con qualche aggettivo in meno, ma il concetto è quello…a proposito…"

"Già controllato. Dopo la sfuriata di Galindez, il cestino dei documenti riservati è sempre rimasto sotto stretta sorveglianza, nell'ufficio di Tiner"

"Così salta la pista numero uno"

"Dimmi che esiste una pista numero due, ti prego"

"Mi sottovaluti, colonnello"

"Quindi?"

"Ti va se spostiamo tutto in un posto un po' più comodo?" chiese allora Harm, prendendo le due tazze che, dopo la piccola crisi respiratoria, sostavano sul piano di lavoro, e dirigendosi verso il divano.

"Non sarò io a lamentarmi" commentò Mac, slacciando i cinturini delle scarpe e accovacciandosi con la sicurezza dell'abitudine all'estremità destra del divano, mentre il compagno le si accomodava accanto, allungando le gambe sul tavolino. Come in sincrono, i due portarono le tazze alle labbra e sorseggiarono per qualche attimo il liquido caldo, in confortevole silenzio.

Inutile soffiare per raffreddare la superficie - o così aveva appurato Mac in anni di esperimenti -anche se fosse stato bollente, era un espediente che non aveva mai funzionato. Qualsiasi impetuosità avesse impresso al soffio, qualsiasi angolo di inclinazione avesse scelto, il caffè sarebbe risultato comunque ustionante, e lei avrebbe perso l'uso delle papille gustative per la giornata successiva. Forse era per quello che lo beveva così forte. A lei pareva appena vagamente aromatico...

"Esterno"

Strappata alle proprie elucubrazioni-espresso, Mac riuscì solo a gorgogliare un "Eh?" di sorpresa.

"L'unica ipotesi che riesco ad accettare è che la nostra talpa sia un esterno. Un ufficiale in prestito, un impiegato part-time richiesto temporaneamente da qualche altro ufficio che ha colto l'occasione per arrotondare lo stipendio statale"

"Impossibile"

"Perché?"

"Ci vorrebbe troppo tempo, per riuscire ad accedere alle informazioni e alle password prima della fine di un contratto a termine"

"Bé, fine delle spiegazioni piacevoli"

"Deve essere un interno"

"Ma chi? E dove?"

"Non voglio immaginarlo.E'...è orribile"

"Domani dobbiamo chiedere a Bud una lista del personale. Dobbiamo sapere vita morte e miracoli di ogni singolo addetto alle pulizie del JAG. Anzi, lo chiamo subito" esclamò deciso il comandante, scattando in piedi e afferrando il cordless che riposava sul tavolo.

"Harm...ma non sono informazioni riservate?"

"Bud saprà qualche trucchetto...ecco" facendole cenno con una mano di tacere, appena udì la voce assonnata dall'altra parte del ricevitore "Bud! Pronto? Scusa l'ora, so che AJ non vi lascia dormire...sì...capisco...non, niente di grave...solo, ci chiedevamo...sì, il colonnello è qui con me...potresti farci un favore? E' abbastanza urgente...per domani mattina...mi servirebbe una lista del personale che ha lavorato al JAG negli ultimi..." sollevando uno sguardo interrogativo verso Mac, in cerca di conferma "..sei mesi? Sì...tutti i fascicoli personali? Bud, mi leggi nel pensiero! Allora...posso contare su di te? Grazie ancora...e saluta Harriet e il piccolo AJ da parte mia...ci vediamo domani."

Una cameriera silenziosa mi fece scivolare davanti una pinta di birra e sparì, dopo aver ricevuto i miei spiccioli. Non ero in divisa, e avrei destato troppi sospetti portandomi dietro un portafogli più pasciuto.

1000 EST

DAY 5

"THE LONG WINTER" SET

JAG HEADQUARTERS

FALLS CHURCH VIRGINIA

"Avete imparato tutti le vostre battute? Possiamo cominciare? Allora tutti con me..."

"MERDA, MERDA, MERDA!"

Harriet si sentì arrossire. Non che fosse un pudica educanda, ma non sapeva se l'ammiraglio avrebbe apprezzato. Ma in fondo i rituali scaramantici in marina potevano andare anche oltre! Era il primo giorno di riprese, e, data la rara giornata di non-pioggia (il sole sarebbe stato una pretesa eccessiva, per la Virginia, in novembre), il set era stato allestito all'esterno. Erano previsti pochi passaggi di collegamento, e le prove per la scena del salvataggio del capitano. Per cominciare a entrare nei ruoli e abituarsi al tipo di lavoro. Sino ad ora, era andato tutto secondo i piani. Insieme a Tiner, si era occupata, la sera prima, della distribuzione dei copioni per la giornata. Non comprendeva molto questa faccenda del film sperimentale: da buon responsabile amministrativo, preferiva avere tutto calcolato e registrato, ma si fidava dei ragazzi. Erano loro gli esperti! Dirigendosi verso di loro con un vassoio di brioches e tazze di caffè fumante, si fermò un attimo a discutere gli ultimi particolari con gli addetti alla sicurezza.

Quasi non se ne rese conto, quando il peso del vassoio fu delicatamente sollevato dalle sue mani.

"Ehi! Piano, tenente, o saremo costretti a vederla andare in maternità prima del tempo!"

"Oh, grazie signore. Non si preoccupi, signore. Stavo solo..."

"Rendendo tutto perfetto, lo so, Harriet"

Ammutolita dal complimento, il tenente Simms non riuscì a fare altro che annuire, al sorriso mattutino del comandante.

"Dove va portato questo?"

"Cosa, signore?"

"Il vassoio"

All'occhiata perplessa, Harriet riprese vita e normale ritmo di elocuzione. Cioè troppo veloce anche per un gruppo di avvocati come il loro.

"Sì, signore. Il vassoio, signore. Me lo lasci, signore. Lo stavo giusto portando ai ragazzi..."

"Ragazzi?"

"I registi, signore. La prego, me lo lasci. Tra un attimo avrò finito. Vuole anche lei del caffè, signore? Le serve qualche documento? Lo so, dovevo farle avere quel dossier sui furti di cancelleria, mi spiace, signore, provvedo subito..."

"Calma, calma, Harriet. Inspira. Espira. Ancora. Ottimo. Considera il vassoio già al suo posto. I "ragazzi" devono essere affamati, se li stai facendo correre dall'alba come credo. Ora siediti e prendi una brioche. Nessuno si offenderà, e il tuo bambino ne ha bisogno"

Harm giocò attentamente la carta della maternità. Sapeva che quello era l'unico argomento per ricondurre il sovreccitato tenente alla ragione.

"Ma, signore..."

"Niente ma. E' un ordine. E sul set non sono "signore", ma solo il capitano...come si chiama?"

"Mcbride, sign...scusi!"

"Grazie. E' già molto meglio! Per oggi, il tuo unico dovere sarà quello di riposarti e continuare a ripetermi come si chiama quel benedetto capitano, ok? So a memoria codici interi, ma quel nome proprio non riesco ad afferrarlo. Ora, se vuole scusarmi, madame, il nuovo cameriere avrebbe delle consegne da fare" dopo qualche passo, però, Harm si voltò di scatto "Harriet?"

"Sì, capitano Mcbride?"

"Ah, sì. Un'altra cosa. Per caso hai visto il colonnello?"

"No, capitano Mcbride"

"Adesso non esagerare, però" disse, con una smorfia "se la vedi, potresti riferire che devo parlarle di una cosa?"

"E' per il patteggiamento?"

"Anche tu? L'ho detto e lo ripeto. Il mio cliente è innocente. Se la vedi...sono ad arrotondare lo stipendio con il catering, ok?"

"Sì, capitano Mcbride"

E con un ultimo sorriso, il comandante si voltò graziosamente e raggiunse il piccolo gruppo della troupe, cominciando a lanciare brioches e distribuire tazze.

Mi trovavo bene in quell'oscurità. Non che fossi un tipo "dark and dangerous". Amavo troppo il sole e il vento, amavo il volo. Ma a volte un uomo deve cedere ai compromessi. E quello sembrava uno dei migliori compromessi possibili, considerata la situazione. Sempre meglio che farsi paracadutare in territorio tedesco per chiedere informazioni ai passanti. Dovevo ancora scoprire chi ringraziare per l'idea geniale, pensai massaggiandomi la spalla. Sotto il tessuto, i segni del proiettile erano ancora vividi. Troppo vividi, per il mio modesto parere.

1823 EST

MAC'S OFFICE

JAG HEADQUARTERS

FALLS CHURCH VIRGINIA

"Secondo il verdetto del caso Brown vs Virginia, se l'oggetto del vilipendio non è materialmente presente, l'illecito non sussiste"

"Sì, ma il tuo cliente è un marinaio, e secondo il codice di giustizia militare il suo potrebbe essere considerato un atteggiamento di cattivo esempio, oltre che il principio di un comportamento irrispettoso verso un ufficiale"

Harm e Mac uscivano in quella dall'ascensore, dopo la giornata di riprese, quando vennero intercettati da un sovreccitato Bud, che apparentemente li stava aspettando da parecchio.

"Ma una bandiera non è un superiore. Ed era in licenza e ubriaco!"

"Non è una scusa accettabile. Salve Bud! Che c'è?"

"Non puoi veramente chiedere dai tre ai sette anni di carcere"

"Signore. Signora. Ho i documenti che…"

"Oggi una battuta, domani rifiuterà di obbedire agli ordini in combattimento, che ne sappiamo? Grazie Bud"

"No, signora. Non capisce. Quelli sono…"

"Maac! Mmm...sembra che qualcuno ci abbia preceduto" annunciò Harm, dal proprio punto di vista privilegiato, mentre si avvicinavano alla porta. Senza porre troppa attenzione al tenente, prese i fascicoli che questi gli porgeva e se li sistemò sotto braccio insieme a cappello e costume di scena, e seguì il colonnello nel proprio ufficio.

"Ma…signore…" gemette Bud, alle loro spalle.

Stavolta, Webb aveva deciso di farsi trovare sprofondato dietro la scrivania di Mac, alla fine della giornata di riprese.

"Fa sempre come se fossi a casa tua, Webb!" lo salutò il colonnello, il cui unico desiderio sarebbe stato quello di raggomitolarsi e chiudere il mondo fuori dall'ufficio.

"Non mi avevi detto che aspettavi ospiti, Mac. Non ti avrei trattenuto così a lungo" fu il commento sarcastico di Harm, appena entrato nella piccola stanza.

In quel momento Mac era stanca, molto stanca, e non credeva di poter reggere nemmeno le piccole gelosie del partner, che in altro tempo e luogo avrebbe registrato con piacere.

Trattenendo a stento l'irritazione e il bisogno di acido acetilsalicilico per un mal di testa minacciosamente in crescita, riuscì a sibilare un "Bambini, basta. Vediamo di fare in fretta", prima di lasciarsi andare pesantemente contro l'armadio.

"Mac, stai bene?" disse subito Harm, avvicinandosi con espressione preoccupata. Ancora più irritante.

"No. Non sto bene. Voglio solo andare a casa, farmi un bagno e dimenticare il mondo sotto le coperte fino a domani mattina, ok?"

"Ma..."

"E' tutto a posto. Non ho la peste. E' solo che il mal di testa mi sta uccidendo. Quindi, se il signor Webb volesse illuminarci sul motivo della sua presenza e liberarci in fretta della suddetta..."

"Ok ok. Non volevo disturbarvi. Solo, pensavo potessero interessarvi gli ultimi aggiornamenti"

"Sì..." sospirò Mac "scusate lo sfogo. Stai facendo già più del tuo dovere, Webb, tenendoci informati. E' solo che sono veramente molto stanca" concluse implorando contemporaneamente con lo sguardo il comandante di fianco a lei.

"Non ti preoccupare. sarò breve. In realtà, non c'è molto da dire. Per il momento, abbiamo scoperto solo che il nostro uomo lavora in amministrazione. Se non altro, siamo sicuri che non è nel vostro ufficio. Ma dovremo comunque andare avanti con il piano."

"Quale piano?"

"Il film" sorrise l'agente della CIA.

"Ti stai divertendo un mondo, vero?" commentò Harm, ancora non totalmente tranquillizzato dalle rassicurazioni della collega.

"Chi? Io? Assolutamente no. E' un'operazione come un'altra. Anche se sto scoprendo cose molto interessanti, frugando nelle vostre scrivanie. Tipo questa foto" proseguì, sollevando una cornice sino ad allora nascosta nel cassetto "non trovi, Rabb, che assomigli tremendamente a quella nel tuo ufficio?"

Non sapevo ancora chi avrei dovuto incontrare. Era un contatto degli inglesi, ma chi? Nel profondo, continuavo a sperare che fosse lei. Ma sapevo che era impossibile. Tornai per un attimo a quei giorni d'estate, sotto il cielo grigio e blu della Bretagna. Lei mi aveva trovato, sanguinante, e nel delirio l'avevo scambiata per un angelo. Era stata mandata dal cielo, in un certo senso. Peccato si trattasse della RAF, e non del destino. E lei non aveva perso tempo a farmelo notare.

Nonostante la voce calda e ricca, l'approccio era stato a dir poco diretto. Uno straccio imbevuto di disinfettante e una mano per rimettermi in piedi, e via verso una baracca sperduta chissà dove. Florence Nightingale, chi?! Due mesi, avevamo trascorso insieme, e di lei conoscevo solo le origini francesi e...il gancio sinistro. Mai sognare di abbracciare una donna, quando si condivide la branda con un'agente del controspionaggio!

1000 EST

DAY 12

"THE LONG WINTER" SET

JAG HEADQUARTERS

FALLS CHURCH VIRGINIA

"Ok, gente. Finora ci siamo divertiti un po', ma ora fa sul serio" Jake era stato nominato sul campo Sergente Istruttore, dopo le urla e le minacce dei giorni precedenti. Nessuno sembrava prendersela, comunque: pareva una cosa abbastanza normale, tra gli addetti ai lavori.

"Rilassati, Jake!" sibilò Melanie, la neo-eletta Pacificatrice "Non sei Scorsese!"

"Ehm...forse mi sono fatto prendere un po' la mano"

"Solo un po'"

"Ma no, Jake" lo sostenne una voce inaspettata "in fondo siamo militari. Proviamo un piacere perverso a ricevere ordini. E' un po' come tornare al campo di addestramento"

"Ah sì?" lo stuzzicò un'altra voce, femminile "e dimmi, Harm soldato speciale, quando avresti passato un tale inferno, ad Annapolis? Quando perdevi a rugby e ti toccava pagare da bere?"

"Dimenticavo che voi marines considerate il lavoro sporco una vostra prerogativa. Rotolarsi nel fango e strisciare sotto il filo spinato come veri uomini. Semper fi, colonnello"

"Uh uh. Qualcuno è sceso dalla parte sbagliata del letto, stamattina? O è perché hai finalmente capito che ho il verdetto di colpevolezza nelle mie mani?"

"Ehi, calma voi due" esclamò Steven, la Mente Pratica del trio "conservate le energie per le riprese"

Facile a dirsi, ma entrambi erano particolarmente tesi proprio a causa del film. Avevano portato a termine ogni tipo di missione sotto copertura, ma non erano attori di professione, e l'intera situazione si stava dimostrando piuttosto imbarazzante.

Tutta la troupe si era ormai radunata attorno a loro, pronta a ricevere le disposizioni per la giornata, e il piccolo battibecco fu subito accantonato. Il tempo sembrava ancora clemente, così si era deciso di concludere con le scene all'aperto, a dispetto del piano di lavoro predefinito.

E questo, in parole povere, implicava la scena 4. La scena dell'addio sulla Loira.

"Bene. Ci siete tutti? Quello che giriamo stamattina è uno dei punti nevralgici della sceneggiatura. Come sapete, abbiamo lasciato il capitano McBride e la misteriosa salvatrice nella baracca sul fiume. Lì trascorrono due mesi, senza scoprire molto l'una dell'altro, ma costruendo una specie di legame, in quella "parentesi di pace ai margini dei campi di battaglia". Ci siete fin qui?"

"Sì, Jake!" lo rimbrottò Steven, roteando gli occhi. "a volte mi sembri la prof di scienze del liceo"

Appena le risate si attenuarono, Jake riprese la parola, silenziosamente grato che l'amico avesse contribuito ad allentare un po' la tensione.

"Dicevo. Dopo due mesi, le ferite del capitano sono ormai rimarginate, e i due sono costretti a separarsi, proprio lì, in riva al fiume, prima di tornare ai rispettivi doveri. Dovrebbe essere il momento romantico del film" continuò facendo un occhiolino a Melanie, che probabilmente aveva dovuto lottare duramente, per ottenenerlo "con il tramonto e tutto. Ad ogni modo, McBride e la donna misteriosa non riescono ad esprimere a parole ciò che provano, qualsiasi cosa sia, e cercano di comunicare i propri sentimenti e pensieri con un bacio un po'...goffo, per mancanza di un termine migliore. Ma questo non basta. L'occasione è persa e le loro strade si dividono"

Harm e Mac erano rimasti in silenzio durante tutta la spiegazione, sempre più pallidi: un conto era accettare razionalmente la situazione, un altro era trovarcisi invischiati e di fronte a tutto l'ufficio, che sicuramente ne avrebbe riso in eterno. Ma era il loro dovere, così reinstallarono la facciata da combattimento e si accinsero a seguire le istruzioni, fingendo di non notare le occhiate incuriosite.

"Steven, tu come al solito ti occuperai delle inquadrature. Cos'hai?"

"Pensavo di lasciare una telecamera su loro due tutto il tempo, di usare la seconda per i primi piani e la terza per carrellare un po' sul paesaggio"

"Sempre il primo della classe"

"Modestamente"

"Tu, Melanie, segui le loro interpretazioni, vero?"

"Essendo praticamente l'unica ad aver studiato recitazione, qui dentro...e tu, caro Jake, cosa dovresti fare? Cioè, non è rimasto molto..."

"Grido "Ciak. Azione", no?"

"Aahhh" sorrisero annuendo gli altri due. Formavano una bella squadra, e quella piccola routine della distribuzione dei ruoli, anche se perfettamente superflua, era ormai divenuta il loro rito propiziatorio.

"Ok. Harm. Mac. Con me" scattò Melanie, conducendoli a qualche metro dal gruppo per rinfrescare le battute.

Pochi minuti dopo, le telecamere erano in posizione e la troupe si era finalmente calmata, pronta a cominciare.

"Ehm...posso fare una domanda?" si alzò esitante la voce di Harriet "so che è stupido, ma mi chiedevo...se la scena si svolge alla sera, perché la state girando adesso?"

"Aggiungiamo dopo il tramonto con il computer"

"Ma...quindi anche il fiume..."

Melanie le lanciò un'occhiata comprensiva, mentre Jake riportava l'attenzione sul ciak ed esclamava, secco.

"Pronti? "Il lungo inverno" Scena 4/1. Motore. Azione"

Pronti non era decisamente la parola adatta. Harm e Mac si voltarono l'uno verso l'altra. Si fissarono in silenzio per un lungo momento. E scoppiarono a ridere convulsamente.

Senza lasciarsi scoraggiare, Jake fermò le riprese, indicò qualcosa a Steven e fece riposizionare tutti, prima di riaccomodarsi sulla sedia di tela e urlare di nuovo.

""Il lungo inverno" Scena 4/2. Motore. Azione"

Ancora un lungo silenzio. Questa volta Harm riuscì a non guardare Mac negli occhi e a mascherare la propria espressione. "Bé..."

"STOOOP"

Stupiti e un po' scossi, i due si volsero verso Jake.

"No, no e no. Melanie, spiegalo tu, per favore"

"Certo" accorse premurosa la ragazza, con fare materno "Harm, so che è imbarazzante, ma…praticamente…devi guardare Mac mentre parli. Cioè…abbiamo una telecamera dietro Mac che ti inquadra, e se non vediamo la tua espressione non serve a nulla riprendere"

"Scusatemi. Non sapevo..."

"Non preoccuparti, non è un problema. Cioè, con il digitale non sprechiamo neanche pellicola, e voi non siete professionisti. E' comprensibile. E per quanto riguarda te, Mac, cerca di non ridacchiare, se riesci. Cioè…Si vede"

Questa volta, fu Harm a fissarla ironicamente: non capitava tutti i giorni, di vedere arrossire un marine.

"Ci siamo?"

Al richiamo, sempre assolutamente imperturbabile, di Jake, Harm, Mac e la troupe riguadagnarono le posizioni precedenti.

"Ok? "Il lungo inverno" Scena 4/3. Motore. Azione."

Silenzio. Sguardo.

"Bé..."

"Allora"

"Sembra che dobbiamo salutarci"

"Addio"

"Addio"

"STOOOOOOOOOOPPPPPPPPPPPPPP"

Ora quasi spaventati, i due aspiranti attori si voltarono immediatamente verso Jake, mentre Harm portava un braccio attorno alla vita di Mac con istinto protettivo.

Che non sfuggì al resto dei presenti.

"Siete meccanici. Siete finti. Non è la poesia di Natale, è un dialogo!"

"Aspetta Jake" s'intromise Melanie, temendo che il suo sfogo deteriorasse ulteriormente la situazione "Mac. Harm. State andando bene. Cioè…Nessuno pretende da voi un'interpretazione da Oscar. quello che Jake sta cercando di dirvi è che...uff...come faccio a spiegarvelo senza tirare in ballo Stanislavskji? Quello che Jake sta cercando di dire...è che...praticamente…dovreste mettere in quello che dite un po' di voi stessi"

"..."

"Non mi sono fatta capire. Dunque...dovete pensare alla vostra vita, ok? Cercate di ricordare quando avete dovuto dire addio ad una persona cui tenevate molto, che amavate, anche. Cioè, vi sarà capitato, no?" a sua insaputa, le menti dei due ufficiali correvano a altri ricordi, altri addii "cercate di ricordare cosa avete provato. Praticamente, cercate di rivivere quei sentimenti, quelle sensazioni, mentre ripetete le vostre battute. Non dovete arrivare a soffrire, non c'è bisogno. Solo, pensateci, ok?" soddisfatta dei vaghi cenni di risposta, Melanie tornò al suo posto ai margini del set e consigliò a Jake di inserire la parte del narratore, per aiutare tutti a visualizzare il momento.

"Ma non avevamo detto che ci sarebbe stato bisogno di me solo in sede di doppiaggio?" chiese una voce preoccupata.

"Sturgis?!" esclamò incredulo Harm "TU, saresti il narratore?!"

"Sì" rispose un po' offeso il comandante "si dia il caso che abbia una "voce da documentarista"..." e proseguendo, in tono più incerto "anche se non so ancora se considerarlo un complimento o un insulto"

"Sì, Sturgis" proseguì Melanie dopo un ultimo scambio con Jake "ma ora ci servi solo per aiutarli nell'interpretazione" facendo un cenno verso Harm e Mac "cioè, non registriamo nulla in questo momento. Potrai ripetere tutto con calma più avanti, quando prepareremo l'audio da unire alle riprese montate"

"Ok" sospirò Sturgis, accomodandosi su una sedia con il copione "se proprio devo..."

Solo chi veramente lo conosceva, avrebbe notato, vedendolo seduto con la schiena innaturalmente rigida e i pugni serrati attorno alle pagine spiegazzate, la tensione che cercava di mascherare con inutile sarcasmo.

Steven spostò qualche proiettore, raddrizzò una telecamera e fece segno che si poteva riprendere.

"Speriamo in bene" sussurrò Jake ""Il lungo inverno" Scena 4/4. Motore. Azione"

"Silenzio. In quel momento che precede il tramonto, quando si può sentire il frusciare del vento e il pigro mormorio del fiume, due figure si stagliavano sulla riva, scure contro la lama rosata che sfuggiva alle nubi incombenti. Le loro ombre si allungavano e inseguivano, nel veloce declino del sole. Silenzio misurava lo spazio tra loro, rendendo ancora più pesanti le parole, i pensieri che entrambi avrebbero voluto condividere" recitò Sturgis, con voce insolitamente calda.

"Bé..."

"Allora"

"Uno stormo di rondini percorse lentamente il cielo plumbeo, piccoli punti irrequieti, alla ricerca di un luogo da chiamare casa. Tra gli alti steli d'erba, lucidi di pioggia, i grilli intonavano la loro malinconica melodia, annunciando stelle che quella sera non si sarebbero destate, lassù sopra il cielo"

"Sembra che dobbiamo salutarci"

"Due sguardi si incontrarono, cautamente. Vi si poteva leggere tristezza, vi si poteva leggere dolore, vi si poteva leggere meraviglia, e forse anche..."

"Addio"

"Addio"

"Posso...posso abbracciarti?" sorrise mestamente il capitano, ricordando il piccolo fraintendimento dei primi giorni di convivenza.

La donna non rispose, ma gli intrecciò quasi con disperazione le braccia attorno al collo, mentre una lacrima gelida le scavava la pelle.

"Ci sono tante cose che vorrei dirti, ma non trovo le parole"

"Lo so. Lo so"

Nascosto alla sua vista, anche il capitano aveva gli occhi offuscati. Non voleva lasciarla andare. Non così. Si liberò dell'abbraccio abbastanza da poterle scorgere il viso, e farle capire in un qualche modo che anche lui provava quelle stesse emozioni.

"Con il pollice" riprese Sturgis a quel punto "asciugò le lacrime che le rigavano gli zigomi. Con le labbra, sentì le gocce salate, amare, che le avevano inaridito gli angoli della bocca. Con il cuore, entrambi dimenticarono, anche solo per un attimo, il fiume, la guerra e il mondo"

"STOP! STOP! EHI, HO DETTO STOOOP"

Scossi, strappati all'onda dei ricordi, Harm e Mac si allontanarono a malincuore di qualche centimetro. Il necessario per poter ricominciare a respirare. Era sogno, realtà, una vita passata, un'ottima interpretazione? Erano davvero loro?

"Buona la quarta. Questa la teniamo. Facciamo un pausa"

Fine della magia.

"Mac?" chiese Harm, evitando di incontrarne gli occhi.

"Sì?" rispose brevemente lei, con voce fragile.

"Potresti...potresti venire con me, solo un attimo, per favore?"

"Certo, ma..." poi, leggendo il silenzioso monito nei gesti del collega, lo seguì verso una panchina all'altra estremità del giardino.

Dopo qualche minuto, i due erano seduti sulla fredda lastra di granito chiaro. Mac cercò di celare, senza successo, un brivido. Novembre si faceva sentire. Il vento del nord aveva tinto rapidamente le foglie degli aceri che ora strappava quasi con rabbia. Riusciva a udirne i lamenti. Lamenti? Mac, a disagio, iniziò automaticamente a lisciare le pieghe dell'uniforme, ricordando solo allora di indossare ancora la consunta gonna scura che costituiva il suo costume di scena. Quella, e un foulard impolverato che si affrettò a snodare, tentando inutilmente di ravviare i capelli. Fu Harm a spezzare il poco confortevole silenzio, un attimo dopo. Da non si sa dove, aveva fatto comparire una cartelletta lucida.

"Ehm" si schiarì la gola, strappando bruscamente Mac alle proprie riflessioni "ricordi i fascicoli che mi ha dato ieri Bud?"

"Sì, ma..."

"Erano le schede del personale del JAG. All'inizio non me ne ero reso conto...è riuscito a sbloccare tutti i documenti riservati e a selezionare le persone sospettabili"

"Povero Bud. Deve averci lavorato tutta la notte!"

"Già" rispose lui con una punta di senso di colpa "come noi stasera, comunque"

"Eh?!"

"Sai quante sono i candidati?"

"Fammi indovinare. Tutti tranne me, te, l'ammiraglio, Sturgis e i Roberts?"

"No. Bud ha scartato anche l'ammiraglio Morris, Tiner e Galindez"

"Aah"

"Che fanno..." contando velocemente i nominativi sulla lista davanti a lui "più o meno 320 persone"

"Cosa?! Ma davvero lavora così tanta gente, in questo posto?"

"Anch'io ero sorpreso. Però non dovremo controllare tutti. Stamattina ho depennato quelli che materialmente non hanno mai avuto accesso a informazioni di quel tipo. Se il cestino di Tiner è sempre rimasto al suo posto, ovviamente"

"Ovviamente. Quindi?"

"Quindi ci restano solo 83 vite da sezionare"

"Wow. Ci vorrà davvero tutta la notte"

"Ti stai tirando indietro?" chiese Harm con un sorriso di sfida.

"Mai"

FINE PRIMO TEMPO

20