Prologue

'A year with you'

One Direction Fanfic -


Definisci felicità in cinque parole. sorrise Isabel, passando alcuni cd all'amica.

Felicità: io, Londra, domani, un, anno. rispose, inserendo i cd nella valigia, e Isabel scoppiò a ridere.

Sono così felice che il tuo sogno si stia avverando. disse, lasciandosi andare sul letto, sospirando pesantemente.

Sorrise, chiudendo finalmente la valigia, che per quasi tre ore l'aveva fatta dannare, era andata in panico nell'esatto momento in cui si era accorta che non sapeva cosa metterci dentro.

Vestiti. Quali vestiti? Quelli pesanti, o quelli leggeri?, o entrambi?, magari tutto l'armadio, e se poi non ci stava?. Tutte domande stupide ora che ci pensava, menomale che Isabel si era offerta di aiutarla, o sarebbe rimasta vuota, e cinque minuti prima di partire, si sarebbe decisa a metterci dentro qualcosa, che non le sarebbe nemmeno servito, solo quello che le capitava tra le mani.

Hai già visto l'appartamento dove starai? le chiese Isabel, stringendo il cuscino più vicino, pronta ad addormentarsi.

Ho solo visto qualche foto su internet, ma la scuola mi garantisce che è sicuro, e le coinquiline sono davvero simpatiche. rispose Camila, mettendo a posto tutto quello che aveva deciso di lasciare a casa, chiudendo le ante dell'armadio, dopo averci buttato dentro il resto de vestiti, e cercando di far sembrare la sua stanza decente, almeno finché sarebbe stata via.

In quel momento, sentirono qualcuno bussare, e poco dopo Amanda, la madre di Camila entrò nella stanza.

Ragazze, è pronto in tavola. disse, prima di uscire nuovamente.

Andiamo. sbadigliò Isabel, stiracchiandosi e uscendo dalla stanza.

Camila la seguì divertita, Isabel non era affatto cambiata, era la stessa ragazzina che quando appoggiava la testa su qualcosa di morbido, ci si addormentava in pochi secondi.

Forse quello le sarebbe mancato, ma che diceva, era ovvio che le sarebbe mancato, la sua migliore amica le sarebbe sicuramente mancata, ma, infondo cos'era un anno, niente per un'amicizia come la loro, ed era sicura che sarebbe passato velocemente.

Prese due fette di pizza e le mise su un piatto, si servì un bicchiere di coca-cola, e seguì sua madre e Isabel in salotto.

Mentre mangiavano decisero di guardare un film drammatico, che di drammatico non aveva niente e sembrava più una commedia fatta male, una penosa commedia.

Ragazze non fate tardi. le raccomando Amanda, prima di andare a dormire.

Va bene. le sorrise teneramente Camila.

Si señora. ridacchiò Isabel, in perfetto spagnolo, essendo anche lei messicana, poco prima che sua madre chiudesse la porta della sua stanza.

Era quello uno dei motivi per cui erano diventate amiche, entrambe erano messicane,entrambe erano straniere, era stato quello ad unirle.

Sono passati sette anni, e niente è cambiato tra di loro, sono sempre le stesse, solo un po' più alte e sviluppate, bé alte, Isabel era alta, un metro e sessantacinque, mentre lei, era solo un metro e cinquantasette, niente di spettacolare, ed era una delle tante cose che non le piaceva di se.

Vieni, ti faccio la ceretta. disse tutto un tratto Isabel, alzandosi in piedi e dirigendosi in cucina, lasciando i piatti nel lavandino.

Cosa? chiese Camila, presa in contro piede.

Quello che hai capito, la c-e-r-e-t-t-a. le rispose Isabel, scandendo bene l'ultima parola, avvicinandosi e prendendo l'amica per mano, trascinandola in bagno.

Non voglio farla. protestò Camila, fermandosi sulla soglia del bagno, aggrappandosi allo stipite della porta, per non farsi trascinare dall'amica.

Oh, andiamo. si lamentò la ragazza davanti a lei, Non vorrai arrivare a Londra con le gambe pelose. continuò, cercando di convincerla, senza avere alcun risultato.

Nessuno mi vedrà le gambe a Londra. anche Camila cercava di convincerla a lasciar stare, perché non le era mai piaciuta la ceretta, non sopportava il dolore.

E poi, chi si fa la ceretta alle nove e mezza di notte. protestò nuovamente, ma Isabel sembrava convinta a non lasciarla andare.

Se non sbaglio, avrai un ballo il tuo primo giorno di scuola, per festeggiare il tuo arrivo. sorrise furba la ragazza, andando a rovistare nell'armadietto del bagno.

Questa volta non riuscì a risponderle, aveva ragione, e suo malgrado, si sarebbe sottoposta a quella tortura.

Vado a mettermi il pigiama. disse sconfitta prima di uscire dal bagno e dirigersi verso la sua camera.

Non cercare di scappare Te la faccio anche se dormi. l'avvertì la ragazza, e Camila non riscì a trattenere un sorriso.

Fai veloce, e non farmi male. la incalzò Camila, allungando verso l'amica la gamba nuda.

Stai tranquilla, non farà male. ridacchiò Isabel, prendendo il rullo e iniziando a spalmare la cera sulla gamba.

Certo come no. mormorò contrariata, mentre l'amica prendeva una striscia di stoffa bianca e la strofinava sulla sua pelle, deglutì preparandosi al dolore, ma Isabel non era intenzionata a tirare la stoffa.

Cami. la richiamò, e la ragazza sollevò lo sguardo.

Ti piace il rosso? chiese l'altra sorridendo.

Cosa? chiese non capendo, spostando tutta la sua concentrazione verso l'amica, e fu in quel momento, che Isabel tirò la stoffa.

Ahi! urlò per il dolore, incenerendo con lo sguardo l'amica, che rideva divertita.

Quella sarebbe stata una lunga nottata.


Questa storia non e' mia, bensi' di una mia amica, Maria Fernanda, potete leggere altre storia in italiano qui.

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By:_Mafesitha_

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