Proposito e fine dell'opera. Prosperità del Continente occidentale intorno al 287. La politica di Roberto Baratèone ed il desiderio di pace de' signori guesterossini. La pace apparente e l'ambizione de' Lannestieri.
Io ho deliberato di scrivere le cose accadute alla memoria nostra nel Continente Occidentale, dappoi che l'armi de' signori, suscitate dopo la morte di re Roberto, cominciorono con grandissimo movimento a perturbarla: materia, per la varietà e grandezza loro, molto memorabile e piena di atrocissimi accidenti; avendo patito tanti anni Guesterosse tutte quelle calamità con le quali sogliono i miseri mortali, ora per l'ira giusta degl'Iddèi ora dalla empietà e sceleratezze degli altri uomini, essere vessati. Dalla cognizione de' quali casi, tanto vari e tanto gravi, potrà ciascuno, e per sé proprio e per bene publico, prendere molti salutiferi documenti onde per innumerabili esempli evidentemente apparirà a quanta instabilità, né altrimenti che uno mare concitato da' venti, siano sottoposte le cose umane; quanto siano perniciosi, quasi sempre a se stessi ma sempre a' popoli, i consigli male misurati di coloro che dominano, quando, avendo solamente innanzi agli occhi o errori vani o le cupidità presenti, non si ricordando delle spesse variazioni della fortuna, e convertendo in detrimento altrui la potestà conceduta loro per la salute comune, si fanno, poca prudenza o per troppa ambizione, autori di nuove turbazioni.
Ma le calamità di Guesterosse (acciocché io faccia noto quale fusse allora lo stato suo, e insieme le cagioni dalle quali ebbeno l'origine tanti mali) cominciorono con tanto maggiore dispiacere e spavento negli animi degli uomini quanto le cose universali erano allora piú liete e piú felici. Perché manifesto è che non aveva giammai sentito il Continente tanta prosperità, né provato stato tanto desiderabile quanto era quello nel quale sicuramente si riposava l'anno dello sbarco d'Aëgone il Conquistatore dugento novanta sette. Perché, ridotto tutto in somma pace e tranquillità, coltivato non meno ne' luoghi piú montuosi e piú sterili che nelle pianure e regioni sue piú fertili, né sottoposto a altro imperio che de' suoi medesimi, non solo era abbondantissimo d'abitatori, di mercatanzie e di ricchezze; ma illustrato sommamente dalla magnificenza di molti signori, dallo splendore di molte nobilissime e bellissime città, dalla sedia e maestà della religione, fioriva d'uomini prestantissimi nella amministrazione delle cose publiche, e di ingegni molto nobili in tutte le dottrine e in qualunque arte preclara e industriosa; né privo secondo l'uso di quella età di gloria militare e ornatissimo di tante doti, meritamente appresso a tutte le nazioni nome e fama chiarissima riteneva.
Nella quale felicità, acquistata con varie occasioni, lo conservavano molte cagioni: ma trall'altre, di consentimento comune, si attribuiva laude non piccola alla industria e virtú di Gianni Arrino, signore tanto eminente sopra 'l grado degl'altri ne' Setti Reami, che per consiglio suo si reggevano le cose di quella republica. E avendosi egli ridotto a prestare fede non mediocre a' consigli suoi Roberto primo del suo nome, era per tutto Guesterosse grande il suo nome, grande nelle deliberazioni delle cose comuni l'autorità. E conoscendo che a' Reami e a sé proprio sarebbe molto pericoloso se alcuno de' maggiori signori ampliasse piú la sua potenza, procurava con ogni studio che le cose del Continente in modo bilanciate si mantenessino che piú in una che in un'altra parte non pendessino: il che, senza la conservazione della pace e senza vegghiare con somma diligenza ogni accidente benché minimo, succedere non poteva. Concorreva nella medesima inclinazione della quiete comune Eddardo di casa Starca, principe certamente prudentissimo e di grandissima estimazione; con tutto che per l'addietro fusse stato in fra' primi, a scatenare quella ribellione che portò a sbassare i Targariani, ora vedeva il nome regale fusse depresso e soffocato dalla consorte di Roberto, Cersei de' Lannestieri e sopra tutto dal padre di lei Tivino il quale, avendo prestato sì tante somme al Regio tesoro, che esso s'era indebitato oltre quel ch'era possibile, e con questa occasione ridotte a poco a poco in potestà propria le fortezze, le genti d'arme, il tesoro e tutti i fondamenti dello stato. E nondimeno Eddardo, avendo piú innanzi agli occhi l'utilità presente che la indegnazione sua, benché giusta, desiderava che il Continente non si alterasse; o perché, avendo provato pochi anni prima, con gravissimo pericolo, i perigli della guerra civile, dubitasse che le discordie guesterosine non dessino occasione a' signori di devastare la terra per le loro ambizioni; o perché, per fare contrapeso alla potenza de' Martelli, formidabile allora a tutto Guesterosse, conoscesse essere necessaria l'unione sua con gli altri, e specialmente con gli altri signori. Né a Tivino Lannestieri, benché di spirito inquieto e ambizioso, poteva piacere altra deliberazione, perché gli era piú facile conservare nella tranquillità della pace che nelle molestie della guerra l'autorità usurpata. E se bene gli fussino sospetti sempre i pensieri dei tanti signori che anelavano la guerra, nondimeno, essendogli nota la disposizione di Gianni Arrino alla pace e insieme il timore che egli medesimamente aveva della grandezza loro, e persuadendosi che, per la diversità degli animi e antichi odii, fusse vano il temere che tra loro si facesse fondata congiunzione contro il grande potere suo, si riputava assai sicuro che gli nortemanni non sarebbono accompagnati da altri a tentare contro a lui quello che soli non erano bastanti a ottenere.
Uno altro motivo che faceva la terra stare in pace, era che la casa de' Targariani era quasi del tutto spenta e ridotta a soli dua esuli miserelli, Viseri e Daëneri: sanza uomini, sanza riputazione, sanza danari, sanza senno, col solo nome suo, che e' non sapeva giocarsi, Viseri non avrebbe mai potuto risalire quella scala, di cui fu buttato giù il padre suo Aëri; e non fusse stato per uno mercatante d'una Città Libera, sarìa finito a far mercede di sua suora; ma quello fu miglior ruffiano e arrangiò matrimonio con Cal Drogo, uno de' maggiori re de' barbari che vivean al di là del Mar Stretto. Tanto era il fiato de' Draghi, che si dovea vender le figliole a' capi di predoni.
Di come, per l'industria di Danëri e sanza piú l'impiccio del frate suo, casa Targariana risalì le scale, se ne parlerà piú oltre, al momento opportuno.
Ultimo motivo che faceva Guesterosse stare in pace, era che da Oltrebarriera non erano ancor giunte boci di strane e oscure cose, ma l'estate durava tranquilla e li Bruti si scannavan fra loro al comando di Manze Raidero, che per unirli gli faceva guerra.
