A/N questa storia parte dopo la fine del capitolo 50 e l'inizio del capitolo 51, solo una parte del capitolo 51. Vorrei avvertire tutti che in questa storia ci sarà molta angst , ci saranno violenze, possono anche esserci scene di torture e molto altro a venire quindi chi non se la sente a leggere queste cose e meglio saltare la storia.

Disclaimer: Viewfinder e i personaggi appartengono aYamane Ayano.

Un grazie special a Lilith_Holmes che mi ha fatto da beta per questo capitolo.

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Si erano finalmente addormentati.

Dopo la giornata pesante che avevano attraversato, un po' di riposo era necessario.

Il sonno era giunto dopo aver fatto, per la prima volta, l'amore in modo dolce e lento, così da poter dare al compagno quello di cui aveva bisogno in quel momento, cioè il conforto che ricevevano l'un l'altro mentre si dedicavano alla danza più antica che esiste al mondo . Entrambi dormivano abbracciati, ora, Akihito con la testa appoggiata alla spalla di Asami.

Dopo un paio d'ore, Akihito si svegliò di soprassalto: aveva sognato Sudou che uccideva Asami. Alzò la testa e guardò l'uomo che dormiva ancora pacificamente, con una mano spostò i capelli che gli cadevano sulla fronte, poi si appoggiò con la fronte sul suo petto. Questo movimento fece svegliare Asami, che aprì gli occhi.

Quando Akihito se ne accorse, chiese: "Scusa, ti ho svegliato? ", ma non aspettò che Asami rispondesse alla sua domanda e continuò "ho la gola secca, andrò a prendere qualcosa da bere e tu puoi tornare a dormire. Torno subito".

Quando Akihito fu in cucina ripensò al suo strano sogno. Cosa voleva dire tutto quello?

Era stanco, non riusciva più a sopportare tutta quella storia. Era stanco di essere rapito, era stanco di essere drogato, era stanco di tutte quelle paure che quegli episodi gli avevano lasciato. Da quando aveva incontrato Asami quegli episodi capitavano spesso. L'ultimo, che era capitato con Feilong, l'aveva costretto a trasferirsi a casa di Asami.

Si era trasferito a casa di Asami dopo l'episodio dello stalker di Momohara Ai a fine giugno ed erano appena passati i primi giorni di dicembre.

Akihito stava ancora pensando allo strano sogno quando sentì un paio di braccia cingergli i fianchi.

Non appena il ragazzo sentì che qualcuno lo stava toccando si irrigidì e lasciò cadere il bicchiere a terra, che si frantumò.

Il rumore del bicchiere che andava in pezzi fece scattare Akihito dalla paura, stava per girarsi per vedere chi lo stava abbracciando, quando venne fermato dalla voce di Asami. "Fermo, Akihito. Sei senza scarpe e il pavimento è cosparso di vetri".

Dopo Asami lo prese in braccio e lo portò fuori dalla cucina. Il ragazzo era ancora talmente scosso che neanche protestò. L'uomo lo mise seduto sul divano e andrò a ripulire il casino in cucina.

Quando tornò in salotto, trovò Akihito con le braccia che circondavano le sue gambe come per trovare protezione.

"Akihito" lo chiamò con dolcezza e senza toccarlo per evitare che si spaventasse nuovamente "cos'è successo? Perché sei così spaventato? Hai avuto un incubo, prima? ".

"Io non lo so… forse è perché non mi aspettavo che tu saresti venuto in cucina. Io ho paura, Asami. Non voglio passare il resto delle mie notti piene di incubi com'è successo dopo l'incidente di Hong Kong. Ho sognato Sudou che ti uccideva, perché se non può averti lui allora non posso nemmeno io. Mi aveva già avvisato che io ti avrei portato solo guai quando mi aveva chiesto di scegliere fra me e la tua carriera e si era preso la chiave di casa" disse Akihito, non accorgendosi che nel suo racconto confuso aveva rivelato ad Asami la verità sulla perdita della chiave.

Asami, mentre Akihito parlava, si era avvicinato al mobiletto del bar e aveva versato dello scotch in due bicchieri, dopo s'era andato a sedere sul divano accanto al ragazzo. Gli diede uno dei bicchieri, che Akihito prese con gratitudine.

"Ascolta, Akihito, tu non devi temere per me. Non mi succederà niente. Vedrai che, tra qualche giorno, non penseremo più a tutta questa storia e la nostra vita potrà continuare come ha sempre fatto" disse Asami. Il ragazzo lo guardò, come a dire che non ne era convinto quanto lui. Allora Asami prese il bicchiere dalle mani di Akihito e lo posò assieme al suo sul tavolinetto che era lì vicino, poi prese il ragazzo e se lo fece sedere in grembo, tenendolo stretto al petto. Dopo un po', Akihito era sul punto di addormentarsi fra le braccia di Asami, così quest'ultimo gli propose di tornare a letto, poiché erano entrambi stanchi.

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La mattina seguente, Asami decise di parlare con Akihito per avere dei chiarimenti.

"Akihito, cosa volevi dire stanotte quando hai detto che Sudou ti ha chiesto di scegliere fra me e il tuo lavoro? " domandò.

Il ragazzo lo guardò senza sapere cosa dire, era talmente sconvolto da tutto quello che era successo che si era lasciato scappare che era stata colpa di Sudou se quei tre giorni non era tornato a casa.

"Akihito, ti prego di rispondere alla mia domanda. Se non mi rispondi tu, allora avrò le mie rispose da Sudou stesso" disse Asami, in un tono che lasciava intendere chiaramente che, in un modo o nell'altro, lui avrebbe avuto le risposte che cercava.

Il ragazzo sospirò e iniziò a raccontare di quel giorno, del fatto che lui doveva fare uno scoop su un ragazzo dello spettacolo che era stato arrestato e poi rilasciato su cauzione e che quel ragazzo, in qualche modo, era coinvolto con Sudou e che quindi, per caso, si era ritrovato ad attraversare la strada di Sudou.

"In quei giorni ero confuso e non riuscivo a capire cosa tu provavi per me. Non mi ero reso conto di essermi innamorato di te e la cosa mi mandava in tilt. Mi ero perso nei miei pensieri, al punto che non ho realizzato che gli uomini di Sudou si erano accorti di me. Mi hanno picchiato e mi hanno detto che io stavo creando troppi problemi al loro capo, poi credo di essere svenuto perché quando ho ripreso conoscenza Sudou era inginocchiato vicino a me e mi chiedeva se avessi bisogno di andare all'ospedale perché, a quanto pare, i suoi uomini c'erano andati un po' pesanti" sospirò nuovamente e continuò "mi fece capire che per te ero solamente un giocattolo e aveva fra le mani la chiave che tu mi avevi dato e mi ha chiesto di scegliere fra te e il mio lavoro e… e io non sapevo cosa fare, mi sono alzato e me ne sono andato" concluse.

"Tu hai preferito il tuo lavoro a me, perché un bastardo approfittatore come Sudou ti ha fatto credere che eri solo il mio giocattolo e perché non comprendevi i miei sentimenti verso di te. È giusto, Akihito? ", il ragazzo annuì semplicemente, non aveva il coraggio di dire altro.

"Ascolta, Akihito, a parer tuo tutto quello che ho fatto, per salvarti o proteggerti, l'avrei mai fatto se tu fossi stato davvero un giocattolo? Ho rischiato la mia vita con Feilong per proteggerti, secondo te avrei messo la mia vita in pericolo se fossi stato solo un giocattolo? ".

"Mi dispiace, Asami, mi dispiace… non avevo capito fino a che punto ti eri spinto per salvarmi e proteggermi… solo ieri sono venuto a conoscenza di quelli che erano i tuoi sentimenti nei miei confronti… è stato Sudou a farmeli comprendere: diceva di odiarmi perché io era riuscito dove lui non aveva potuto, cioè ad avere il tuo affetto perché se tu non avessi provato qualcosa per me, non

saresti venuto ad Hong Kong per salvarmi" mormorò Akihito, con gli occhi pieni li lacrime che gli bagnavano il viso cadendo dai suoi occhi. Asami si avvicinò ad Akihito e lo tirò in uno stretto abbraccio. Gli disse di calmarsi, che tutto sarebbe andato a posto e che da quel momento in poi sarebbe stato meglio esporsi i propri dubbi e discuterne, altrimenti le cose fra loro non avrebbero mai funzionato, anche perché la loro relazione non era iniziata nel migliore dei modi e quindi avrebbero dovuto essere il più sinceri possibili.

Dopo un po' di esitazione Akihito raccontò ad Asami dell'episodio accaduto con Sakazaki. In un primo momento Asami si infuriò, ma comprese che Akihito l'aveva fatto perché era insicuro e voleva dimostrargli che lui era in grado di aiutarlo usando il suo lavoro.

Dopo il chiarimento, entrambi gli amanti, più rilassati e tranquilli, si prepararono per andare al lavoro, ignari che qualcuno stava tramando nell'ombra e che di lì a poco tutto il loro mondo sarebbe crollato e che solo momenti bui erano all'orizzonte.