Un caloroso benvenuto a tutti!! ^-^
Questa è la mia prima fic e la posterò sia in inglese sia in italiano. Spero che piacerà a qualcuno. È una Tyki/Lavi.
Disclaimer: tutti i personaggi di DGM appartengono a Hoshino-sensei, ma penso che questo sia abbastanza ovvio. Il titolo è tratto da un libro di Orhan Pamuk.
Attenzione: questa fic è una Yaoi, cioè rapporti omosessuali. Se non vi piace, è molto semplice, vi basta non leggere e tornare indietro con l'apposito pulsante.
IL CASTELLO BIANCO
Prologo
XIII secolo. Venezia era ormai pronta a diventare la più potente e ricca fra tutte le Repubbliche Marinare.
La sua flotta di navi da guerra non aveva ancora perso una battaglia ed il suo impero commerciale si estendeva a tutto il Mediterraneo Orientale, cominciando addirittura a farsi largo tra le rotte Occidentali delle sue rivali, soprattutto Genova.
Il suo dominio sulle acque orientali era incontrastato. O quasi: gli attacchi delle navi pirata saracene stavano diventando sempre più frequenti da quando era iniziata l'espansione dei territori mussulmani con la conquista di Gerusalemme da parte di Saladino ed i loro obbiettivi erano principalmente le navi mercantili, in gran parte quelle veneziane che fendevano le acque del Mediterraneo.
Ma queste inezie, seppur fastidiose, non riuscivano a sminuire la potenza di Venezia. La sua ricca e prosperosa città era il centro d'incontro fra Oriente ed Occidente, fra Europa Settentrionale ed i Paesi del Mediterraneo, persino fra il mondo arabo e quello cristiano. Infatti, pur rimanendo fedele al Papato, Venezia raccoglieva ormai la più vasta collezione di religioni e culture diverse dell'epoca.
Era una città in cui era facile fare fortuna, ed ancora più facile perderla. Una città in cui potevi trovare merci e persone provenienti da tutto il mondo.
Ma Venezia era più di ogni altra cosa un porto, da cui poter partire per un viaggio capace di cambiare per sempre la vita di una persona.
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Respirava a fatica e la spada nella sua mano pareva pesare come un macigno, mentre si preparava ad affrontare il prossimo avversario. Bestemmiò sottovoce: non era riuscito a schivare del tutto il suo colpo di spada e la stoccata lo aveva preso di striscio sulla fronte. Ora i suoi brillanti occhi verdi erano offuscati da un velo di sangue, il cui colore rivaleggiava e si confondeva con quello dei suoi capelli, che rendeva difficile vedere chiaramente. Lui, però, non aveva sbagliato il colpo. Il suo avversario giaceva morto sul ponte, gli occhi aperti in un'espressione stupita.
Questo non significava certo che fosse al sicuro: quando ti trovi su una nave in mezzo al mare, attaccata dai pirati saraceni ed in procinto di affondare, l'aggettivo 'sicuro' diventa totalmente fuori luogo.
Altri due pirati si avvicinarono rapidamente per attaccarlo in coppia. Lui però non era uno spadaccino alla prime armi, nonostante la sua giovane età. Parò il fendente del primo avversario, riuscendo a sbilanciarlo quanto bastava per tenerlo impegnato mentre schivava la stoccata del secondo. Dopodichè passò al contrattacco. Riuscì a ferirne uno alla coscia e, quando l'altro lo caricò, lo colpì in pieno petto, facendolo cadere scompostamente a terra.
Improvvisamente sentì un leggero rumore alle proprie spalle. Si girò di scatto, appena in tempo per intercettare un colpo di scimitarra diretto verso al sua testa. La sua spada risuonò rumorosamente contro quella avversaria. Cominciò un gioco di parate e affondi, che si concluse abbastanza rapidamente, una veloce finta da parte del rosso ed il pirata si ritrovò con la mano artigliata alla pancia per tamponare una profonda ferita.
Nonostante questo, quando alzò gli occhi per incontrare quelli verdi del ragazzo, sorrise.
Il rosso si accorse solo allora che il pirata che aveva precedentemente ferito alla gamba era ancora in piedi e lo stava attaccando. Si mosse rapidamente per evitare il colpo, ma non lo fu abbastanza.
La punta della spada lo colpì in pieno viso, in corrispondenza dell'occhio destro. Il dolore che saettò rapidamente attraverso il suo cranio fu intenso, ma il ragazzo cercò di non farsi distrarre.
Parò il secondo attacco, la sua spada scivolò al di sotto dell'altra raggiungendo il braccio dell'uomo che la impugnava. Questi cacciò un grido di dolore e lasciò la presa. Subito il ragazzo ne approfittò e lo finì con una rapida stoccata.
Quattro cadaveri giacevano ora intorno a lui e gli altri pirati che stavano sopraggiungendo lo guardavano con un misto di sospetto e ammirazione. Egli sapeva benissimo che non avrebbe potuto combattere ancora a lungo, soprattutto se i nemici attaccavano in gruppo. Il resto della nave era in fiamme, le merci che questa trasportava venivano trasferite su quella dei pirati ed i cadaveri dei membri dell'equipaggio venivano buttati a mare.
Nonostante questo sorrise: probabilmente sarebbe morto, ma non gli avrebbe certo dato la soddisfazione di arrendersi senza lottare e pregare per la propria vita. Il suo carattere non glielo avvenne mai permesso.
Rafforzò la presa sulla sua lama e guardò spavaldo i nemici che gli si paravano di fronte, sfidandoli con lo sguardo. Dopo una leggera esitazione, essi attaccarono in gruppo, le scimitarre alzate per colpirlo.
Schivò un paio di fendenti e ne parò un terzo, riuscendo anche a mettere a segno qualche buon colpo. Ma poi un avversario approfittò dell'angolo cieco che aveva alla sua destra dopo la ferita che aveva ricevuto e gli sferrò un violento colpo alla testa con l'impugnatura della lama.
Prima di perdere i sensi riuscì solo a pensare che non avrebbe più rivisto Venezia e tutte le persone che aspettavano il suo ritorno.
Lo so che questo capitolo è molto corto, ma è solo il prologo. Spero di riuscire a finire e postare al più presto il prossimo.
Qualsiasi commento è più che benvenuto. ^_^
