Avviso: Salve a tutti! Io sono HiyokoVen e sono qui per presentarvi questa stupenda fanfiction che ho tradotto dall'inglese per coloro che non lo masticano bene. La fanfiction non mi appartiene. È stata scritta dalla bravissima Moonsign!
Se invece conoscete l'inglese, vi consiglio di leggerla in lingua originale. Non ve ne pentirete!
Il link per la fanfiction originale è: s/3378356/1/Casting-Moonshadows

Detto ciò, vi auguro una buona lettura!

Casting Moonshadows

Capitolo 1

Sangue e Ombre della Luna

Avviso (originale): J.K. Rowling possiede tutto il mondo di Harry Potter e i suoi personaggi meravigliosi. Io non posseggo nulla se non la storia che ho inventato e qualche personaggio originale.

Riassunto: Solo e isolato dai tuoi amici, Remus prega all'ombra della luna per un amico che possa capirlo. Incredulo, vede il suo desiderio realizzarsi non solo una volta, ma tre volte dai suoi ex nemici, i Malandrini.

I'm being followed by a moonshadow,

moonshadow, moonshadow

Leaping and hopping on a moonshadow,

moonshadow, moonshadow

And if I ever lose my eyes,

If my colours all run dry,

Yes, if I ever lose my eyes,

Hey... I won't have to cry no more

(Cat Stevens)

Sono seguito dall'ombra della luna,

l'ombra della luna, l'ombra della luna

Saltando e balzando sull'ombra della luna,

l'ombra della luna, l'ombra della luna

E anche se mai perdessi i miei occhi,

Se tutti i colori si spegnessero,

Hey... Non dovrò piangere più

REMUS:

Remus aveva sempre pensato ai suoi ricordi come frammenti di fotografie appoggiati su una mensola. Molti erano stati messi alla luce del sole e si erano sbiaditi col tempo. Qualche volta i colori svanivano, lasciando soltanto un vago senso del tempo; i contorni di un ricordo che era cambiato un po', rivisitandolo. Qualche volta erano i margini a cambiare così che i colori rimanevano chiare, vivide macchie – un forte senso del tempo, ma senza dettagli.

Altri erano sistemati nel buio, sovrastati dalle ombre. Erano quei ricordi – quelli che si vogliono dimenticare – che non perdevano il loro colore o la loro potenza nel tempo.

Per Remus, il ricordo-ombra più vivido era il ricordo di Quella Notte. Quella Notte ebbe ripercussioni che mandarono vibrazioni che echeggiarono e cambiarono gli eventi per il resto della sua vita. Quel ricordo – quello che più voleva che svanisse e cambiasse – era quello che sarebbe per sempre rimasto con lui nei dettagli più vividi.

""""""""""""""""""""""""""""""""

Quello che Remus ricordò sempre di sua madre, dopo che le altre memorie furono svanite e diventate noiose, era il suo amore per il chiaro di luna. Pozionista del farmacista locale, il suo lavoro spesso le richiedeva di avventurarsi fuori nella notte per cercare ingredienti. In quelle notti, quando il cielo era chiaro e la luna si affacciava tutta piena e satura di luce, lei si insinuava nella stanza di Remus senza preoccuparsi di accendere le luci. Avvolgendogli il mantello sul pigiama e infilandogli i piedini nelle scarpe, gli prendeva la mano e lo portava fuori dalla casa, attraverso il cancelletto del giardino e dentro il folto bosco che si apriva sul loro cottage.

Mentre lavorava, Serena Lupin cantava canzoni Babbane della sua infanzia mentre Remus saltellava allegramente al suo fianco, unendosi con la sua alta vocina infantile, e guardando la sua ombra creata dalla luce della luna che tremolava e balzava in mezzo alle ombre più scure degli alberi.

Remus sapeva che la magia esisteva – era cresciuto in una famiglia magica dopotutto – ma la vista dell'ombra blu-argentea e il suono costante della voce di sua madre sembravano tessere un diverso tipo di magia nella foresta. Era meno certa, ma più tangibile. Elettrica e selvaggia e allo stesso tempo sicura e privata.

Il padre di Remus non si unì mai alle loro avventure. Quelle notti illuminate dalla luna erano una cosa che apparteneva a loro due e nessuno aveva il permesso di introdurvisi.

Remus, essendo allora troppo piccolo, non aveva realizzato quanto suo padre risentisse del fatto che la sua selvaggia, imprevedibile moglie amasse suo figlio come non aveva mai amato nessun altro al mondo. John Lupin venerava il suolo sul quale lei camminava e Serena, in cambio, lo considerava con affettuosa tolleranza.

E quindi lui guardava cupamente dalla finestra della camera da letto le due piccole figure danzare mano nella mano nella foresta, e ascoltava le canzoni Babbane affievolirsi mentre loro camminavano sempre più lontane.

"Memory, all alone in the moonlight, has the moon lost her memory? She is smiling alone..."
("Memoria, tutta sola nella luce della luna, la luna ha perso la memoria? Sta sorridendo sola...")

"Fly me to the moon and let me play among the stars! Let me see what spring is like on Jupiter and Mars..."
("Vola con me sulla luna e lasciami giocare tra le stelle! Lasciami vedere com'è la primavera su Giove e Marte...")

"What a marvelous night for a moondance, with the stars up above in your eyes..."

("Che notte meravigliosa per la danza della luna, con le stelle in alto nei tuoi occhi...")

E più spesso, quando loro emergevano nuovamente dalla foresta, le mani serrate, gli occhi lucenti, ridendo di gioia e magia selvaggia quando la madre di Remus lo prendeva in braccio e lo faceva girare in aria sopra la testa:

"I'm being followed by a moonshadow! Moonshadow, moonshadow! Leaping and hopping on a moonshadow, moonshadow moonshadow!
And if I ever loose my hands, loose my plough, loose my lands. Yes, if I ever loose my hands, hey – I won't have to work no more...
"

("Sono seguito dall'ombra della luna! L'ombra della luna, l'ombra della luna! Balzando e saltando sull'ombra della luna, l'ombra della luna, l'ombra della luna!

E se mai perdessi le mie mani, perdessi il mio aratro, perdessi le mie terre. Sì, se mai perdessi le mie mani, hey - Non dovrò più lavorare...")

""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""

Forse non era neanche una sorpresa, allora, che nella notte in cui John Lupin tornò a casa dal lavoro al Ministero con la notizia che un lupo mannaro, Fenrir Greyback, era scappato dal reparto di sicurezza per i pazzi criminali al San Mungo, Remus si fosse rivolto alla luce della luna per un conforto.

In Quella Notte – la notte in cui tutto cambiò in un moto di violenza e sangue e ombra lunare, Remus strisciò fuori dal letto sui suoi piccoli piedini tremanti per un incubo e scese giù alla sala e verso la stanza dei suoi genitori in cerca di sua madre perché lo confortasse. Si fermò quando sentì che litigavano. Non aveva mai sentito i suoi genitori litigare prima d'ora. Suo padre odiava far arrabbiare sua madre e lei di solito era troppo persa nel suo mondo per prestare abbastanza attenzione ad una discussione perché diventasse davvero accesa.

Remus si avvicinò alla porta e premette l'orecchio contro il legno.

"...Non puoi andarci adesso. Neanche per gli ingredienti. Chi lo sa dov'è?" John stava dicendo. "Posso ordinarteli da lavoro."

"Ma mi piace prendere i miei ingredienti," Serena protestò, la voce implorante, "È la ragione per la quale sono diventata una pozionista, innanzitutto! Quanto vi ci vorrà per catturarlo?"

"Non lo so!" John sbottò. "Se avessimo saputo dove diavolo si nasconde, non credi che l'avremmo già preso? Ce l'ha con me per averlo messo lì, perché io sono quello che l'ha catturato. Vuole vendicarsi su di me ed è completamente pazzo. Pensi che potrei continuare a vivere se ti attaccasse per arrivare a me?"

"Non è giusto!"

"Non mi importa! Tu non andrai là fuori, Serena, e questo è quanto!"

Remus si allontanò, con una strana sensazione nello stomaco che gli diede come l'impressione di essere malato. Non capì di cosa stavano parlando e non si permise di interromperli. Come tornò indietro nella sala verso la sua stanza, passò davanti alla finestra della sala. La luna piena era sospesa nel cielo, vicina e grande, e gettava un brillante raggio di luce quadrato attraverso il vetro a imbiancare il pavimento di legno.

Remus sentì un improvviso moto di desiderio verso le canzoni Babbane e le ombre della luna. Aveva bisogno di sentire quella fredda luce argentea sulla sua testa, che lo aiutasse a dimenticare il suono della rabbia dei suoi genitori e il contorcersi del suo stomaco.

Scese le scale e si tese sulla punta dei piedi per raggiungere la maniglia della porta del retro. La aprì il più silenziosamente possibile e sgattaiolò nel giardino dietro la casa. Non era stupido, e sapeva di non dover andare nella foresta da solo, così si accontentò di trascinarsi nell'erba fitta e fredda del loro prato, mormorando piano tra sé e sé; "I'm being followed by a moonshadow, moonshadow moonshadow. And if I ever loose my legs, I won't moan and I won't beg. Yes if I ever loose my legs. Hey – I won't have to walk no more..." ("Sono seguito dall'ombra della luna, l'ombra della luna, l'ombra della luna. E se mai perdessi le mie gambe, non mi lamenterei e non supplicherei. Sì, se mai perdessi le mie gambe... Hey – Non dovrò più camminare...")

Si sdraiò nell'erba folta e guardò la luna. A parte sua madre, la luna piena era la cosa più carina che avesse mai visto. Sembrava così solida – come se non ci fosse modo che riuscisse a stare su nel cielo senza neanche una corda, e la sua luce pallida sembrava venire da un altro mondo. Sotto il suo sguardo tutto tondo, Remus sentì l'ultimo strascico di paura dissolversi e svanire.

Il silenzio fu rotto da un fruscìo proveniente dalla siepe al margine del giardino. Remus si sedette e si girò a fissarla, il cuore che gli batteva all'impazzata. Tutto d'un tratto non era più così sicuro che avrebbe dovuto essere là fuori tutto solo. Chi sapeva quali terribili creature venivano fuori nella notte quando sua madre non era lì a mandarle via?

Pietrificato dalla paura, fissò con forza il cespuglio che aveva frusciato, e saltò quando si mosse di nuovo. Improvvisamente, due sfere identiche di un luminoso giallo-oro apparvero nell'ombra accanto al cespuglio. Fu un momento prima che Remus realizzasse che erano occhi.

Spronato a muoversi dal suo stesso terrore, Remus saltò in piedi e si girò per correre indietro verso il cottage, veloce quanto le sue piccole gambe gli permettevano. Desiderò più di qualsiasi altra cosa che non si fosse allontanato così tanto nel loro lungo giardino. Si sentì un rumore sordo quando la creatura saltò dalla copertura della siepe e cominciò a inseguirlo. Poteva sentire i tonfi ritmici crescere pian piano che si avvicinava. Guardò oltre la sua spalla.

La vista lo fece incespicare, inciampare, e rovinare a terra. La creatura era enorme – un lupo, gridò la sua mente, gettandogli immagini dei mostri nelle favole che sua madre gli leggeva la sera. Gridò quando quello gli salì addosso, schiacciandogli il petto e togliendogli il fiato. Il dolore arrivò incandescente e frastagliato lungo tutto il suo corpo.

"REMUS!"

Sentì il peso sparire nel momento in cui il lupo fu sollevato dal suo petto e volò nell'aria per cadere qualche metro più in là. Ansimando e singhiozzando, Remus girò la testa per vedere una figura con vaporosi capelli fulvi piazzarsi tra lui e il lupo. Sua madre sollevò nuovamente la bacchetta, ma non fu abbastanza veloce. Il lupo rotolò e saltò di nuovo, stavolta atterrando su Serena e ancorandola al suolo.

"Mamma..." Remus voleva gridare quella parola, ma poteva a malapena respirare per via del dolore, figurarsi parlare. Guardò paralizzato e colpito dall'orrore quei denti bianchi insanguinati lanciarsi sul suo collo e strapparlo, ancora e ancora.

"Oh Dio! SERENA!"

Per la seconda volta quella notte, il lupo venne lanciato in aria. Stavolta Remus vide suo padre lì in piedi, nei suoi pantaloni del pigiama. Anche se la sua vista era sfocata dal dolore e dalla perdita di sangue, notò che John Lupin stava tra sua moglie e il lupo, lasciando il figlio scoperto ad un altro possibile attacco.

Un fascio di luce verde si lanciò dalla bacchetta di John verso il lupo che riuscì a saltare fuori dalla traiettoria in tempo. Esitò un momento, ma quando John alzò di nuovo la bacchetta, si girò e balzò indietro nella foresta. John lo inseguì, il suo corpo che crepitava di magia ed ira.

Remus si girò di nuovo per guardare sua madre. Era coperta di sangue. Non aveva mai visto così tanto sangue. Sembrava denso e nero alla luce della luna. Si rotolò sullo stomaco e il dolore lo attraversò. Gemette piano.

"Re...mus?"

La sua voce era debolissima. Non aveva mai sentito la sua voce debole prima d'ora.

"Rem...mus, bambino... mio?"

Le sue parole erano rotte dai brividi. Remus fece uso di tutta la sua forza per spingersi verso di lei. Il dolore era così terribile che sembrava una parte di lui completamente a sé stante. Dopo quello che gli sembrò un secolo, la raggiunse e la guardò in basso. Con orrore vide ossa, tendini e muscoli, strappati e sanguinanti nella sua gola.

"Vivi R...Remus." Serena riuscì a dire. "Me lo prometti? Non... lasciare che ti t-trasformino in un m-mostro come lui. Il l-lupo non ti ha cambiato. Dillo, Remus!"

"Il l-lupo non mi ha ca-cambiato." Remus ripetè in lacrime, incapace di guardare i suoi occhi, ma solo lo squarcio nel suo collo.

"B-Bravo ragazzo. R-Ric-c-cordatelo."

Stava diventando sfocata. Remus pensò che stesse dicendo qualcos'altro, ma non potè sentire cosa. Nella sua testa risuonava un fischio costante che la rendeva troppo pesante per il suo collo. Cadde pesantemente in avanti nell'erba impregnata di sangue, accanto alla spalla di sua madre e si sentì risucchiare nell'incoscienza.

Le canzoni citate (in ordine) e i loro artisti:

Moonshadows – Cat Stevens, Memory – Andrew Lloyd Webber, Fly Me To The Moon – Scritta da Bart Howard nel 1954 e originariamente suonata da Kaye Ballard, Moondance – Van Morrison.