Blizzard in New York – Jack Frost Tale
1°parte
Chestnuts roasting on an open fire,
Jack Frost nipping at your noise
"The Christmas Song"
Nevicava, da ore, fitto, incessante contro ogni previsione, avevano detto che sarebbe stato l'anno senza blizzard, New York risparmiata, e avevano sbagliato alla grande!
Aveva sempre amato la neve, lo faceva tornare un bambino, uhm, Beckett avrebbe detto che si comportava sempre come un bambino, non avrebbe avuto certo bisogno della neve per esserlo!
Sorrise a quel pensiero, sorrideva ad ogni pensiero di lei, da quando le era piombata alla festa per l'ultimo libro di Derrik Storm mostrandogli il distintivo di detective della omicidi, con fare molto professionale. Eppure lui avrebbe giurato che avesse usato quel grande badge dorato quasi per proteggersi da lui, e continuava a farlo, anche se erano passati mesi, da quel primo incredibile incontro. O almeno così era stato per lui, folgorante, ecco forse era l'espressione che calzava di più.
"nevica"
"uh, cos'è la fiera dell'ovvio?"
L'aveva raggiunta sul luogo di un delitto, come faceva sempre ormai, portandole un caffè latte scremato con due spruzzate di vaniglia senza zucchero, il suo preferito, ma quella mattina non sembrava essere riuscito a strapparle neanche l'accenno di un sorriso, anzi si era beccato una stoccata non appena aveva aperto bocca, ma lui non era tipo da farsi demoralizzare per così poco
"non l'avevano previsto, quindi una bellissima sorpresa, come quando da bambini ci si svegliava trovando tutto imbiancato, quasi una magia"
"quando crescerai Castle, nevicate così bloccano il traffico, cali di tensione elettrica, gente che impazzisce saccheggiando i supermercati, altro che 'magia'"
"ok, recepito il messaggio, oggi non è aria, cosa abbiamo qui?"
"maschio, massimo vent'anni, colpito al cuore con un oggetto ehm particolare, niente documenti, né soldi" Ryan snocciolò velocemente tutto quello che avevano raccolto fino a quel momento
"aspetta, definisci 'oggetto particolare'" gli erano bastate quelle parole per sentire il formicolio dell'eccitazione, sapeva che non era rispettoso per la vittima, ma lui non poteva farci nulla, quando le morti erano bizzarre, la sua mente era capace di partorire gli scenari più fantastici e impensati, ma del resto quello era il suo vero mestiere, inventava storie per campare
"guarda tu stesso"
Rick s'inchinò alla stessa altezza di Lanie che era ancora inginocchiata accanto al cadavere e stava inserendo alcuni indizi in una bustina, mentre una plastica copriva l'oggetto conficcato nel torace
"ehm, Lanie, posso…"
"sì Castle, ma non ti eccitare troppo ok?" Lanie tolse la plastica, scoprendo la parte finale un oggetto dalla forma approssimativamente conica e trasparente, Rick lo osservò qualche secondo, poi dovette trattenere un sussulto
"lo hanno ucciso con una stalattite di ghiaccio! Davvero? ma qui intorno non ce ne sono" si era alzato guardandosi attorno, non c'erano ghiaccioli pendenti da balconi o terrazzi, niente, era troppo presto perché si fossero già formate, normalmente lo fanno con gli sbalzi termici, quando la neve inizia a sciogliersi e poi si ghiaccia per il repentino calo della temperatura, lì c'era solo tanta neve appena caduta
"focus Castle, ci sarà una spiegazione logica, Lanie puoi darci una finestra per collocare la morte?"
"approssimativamente ucciso tra le cinque e le sette di questa mattina"
"uhm strano" Castle guardava con insistenza l'area attorno al corpo
"cosa?"
"non è ricoperto di neve, dovrebbe esserlo saranno almeno tre o quattro ore che nevica senza sosta"
"quindi, devono averlo scaricato qui da poco" Beckett aveva proseguito un ragionamento iniziato da lui, lo facevano spesso, gli altri si erano sempre chiesti se ne avessero contezza
"ma non ci sono segni sulla neve, a parte i nostri" lui continuò
"cosa vuoi dire Castle che è volato fin qui?" ora lo sguardo era quello scettico, che accompagnava spesso le sue congetture un po' astruse
"l'hai detto tu non io, magari è un angelo caduto, oppure un mago a cui è andato storto un numero di dislocazione" snocciolò le sue ipotesi cercando una spalla in Ryan che spesso lo sosteneva nei suoi voli pindarici
"ma puoi fare il serio per una volta, c'è un uomo assassinato qui"
"ok scusa, però comunque le tracce non ci sono… ma cosa ha questa mattina?" si chinò verso Ryan che era al suo fianco, intento a scrivere qualcosa sul suo taccuino, il detective gli lanciò un'occhiata di rimprovero "dovresti saperlo Castle, potevi almeno dirglielo di persona, no?"
"cosa?" non aveva la minima idea di cosa si riferisse Ryan, doveva aver combinato qualche guaio senza essersene reso conto, come quando era finito sul giornale per una presunta relazione con lei?
Rabbrividì al solo pensiero, no, non al pensiero di avere una relazione con lei, quello era un suo sogno, l'aveva anche inserito in cima alla sua bucket list, no il brivido di terrore era dovuto alla reazione di lei, era convinto che prima o poi gli avrebbe sparato, anche se altre volte avrebbe giurato di aver intravisto qualcosa di più simile al desiderio di baciarlo. Aveva la curiosità elevata all'ennesima potenza, ma dovette tenersela per sé, perché Esposito li interruppe arrivando dal fondo del vicolo
"ehi guardate qui! Passate di lato, dove non c'è la neve, lì sotto la tettoia!"
Arrivarono in fila indiana nel punto segnato da Espo
"e questo cosa diavolo è?" chiese Ryan guardando l'aggetto semisepolto dalla neve
"ho capito, oddio, ma dai!" Rick si era portato le mani alla bocca per l'eccitazione
"cerca di limitare la tua euforia Castle…" altra occhiataccia
"ma sì, felpa grigio azzurra, capelli bianchi anche se giovane, qui c'è il bastone di legno ricurvo, so chi è la vittima!"
"beh illuminaci" aveva anche messo le mani sui fianchi, Beckett era in assetto di guerra
"è Jack Frost!" ottenne lo sguardo sconcertato di tutti e quattro i suoi amici
"non potete non sapere chi è, lo spiritello dell'inverno…"
"Tutti sanno chi è Jack Frost, Castle, come sanno che è una leggenda!" aveva alzato gli occhi al cielo, per l'ennesima volta quella mattina
"sì, ma il bastone, i capelli, non ci sono impronte e soprattutto ha nevicato contro ogni previsione!" per lui filava tutto con una logica inoppugnabile, che Beckett smontò pezzo per pezzo, o quasi
"il bastone, lì c'è una pila di bastoni simili – indicò il retro di un negozio di ferramenta – i capelli, argentati ora vanno di moda, le impronte, non siamo in grado di dire che non ci fossero impronte ma la scena è stata contaminata da chi ha trovato il cadavere e Lanie, non appena sarà in laboratorio, potrà spiegarci molte altre cose che ora appaiono così 'magiche' Castle"
Si girò su sé stessa dirigendosi verso l'auto senza aggiungere altro.
Quella mattina era intrattabile, lo sapeva anche lei, ma non poteva farci niente, la sera prima, a chiusura di una riunione operativa Montgomery si era avvicinato al terzetto di detective annunciando che quel fine settimana erano invitati al party di presentazione del nuovo libro di Castle, quello ispirato a Beckett. In realtà Montgomery lo stava dicendo ai Bro, pensando che Castle lo avesse già comunicato a Beckett, ma non era così. Lei non ne sapeva niente.
Si era arrabbiata e molto, il solito superficiale egocentrico, magari aveva pensato che fosse del tutto secondario dirle del party, ma diamine, era lei la protagonista, cioè no, non lei, insomma Nikki era ispirata a lei. Lo aveva fatto di nuovo, come quando si era 'dimenticato' di darle la prima bozza! Perché si comportava così, ogni volta che lei abbassava anche solo un pochino le sue difese, lui faceva qualcosa di così stupido e superficiale da farle innalzare muri ancora più spessi.
Lo percepiva come un pericolo per la sua stabilità, mentale, emotiva e ahimè sentimentale. In un recesso molto, molto profondo del suo io, lei sapeva benissimo che se lo avesse fatto entrare anche solo con un piede al di là delle sue difese, lui l'avrebbe devastata, come un fiume in piena. No non era quello che cercava, non era quello che voleva nella sua vita, ordinata, controllata, seria, perché faceva un mestiere difficile.
Ma c'era un altro motivo che la rendeva così irritabile, più sottile, al punto che fino a quando non le uscirono quelle parole dalla bocca, non se ne era resa conto neanche lei.
Se lo era ritrovato dietro, l'aveva seguita all'auto, pensando di tornare con lei al distretto, come sempre, e lei non ne aveva potuto fare a meno, c'era una domanda che la tormentava e non solo da quella sera "ok Castle, spiegami!" era stata brusca, molto più di quello che avrebbe voluto, in realtà
"d'accordo, ti spiego… cosa?" era buffo quando aveva quell'espressione semi terrorizzata in volto, sembrava lo fosse veramente, lei sapeva che era tutto un gioco di atteggiamenti, o no?
"perché continui a seguirmi come un'ombra Castle, il libro lo hai terminato settimane fa!"
Ecco, qual era il problema, era lei quella spaventata dalle implicazioni di quella domanda, o meglio da quelle che potevano essere le possibili risposte
"oh, capisco, sono così fastidioso?"
"non rispondere con un'altra domanda, Castle, ti annoi a stare a casa? Non possiamo farti sempre da balia, le tue ricerche saranno belle che finite!" in realtà avrebbe voluto dirgli che era felice che lui fosse ancora lì, che rendeva il suo lavoro un po' più leggero, ma uscirono frasi completamente diverse e schermanti
Aveva smesso di seguirla per fare ricerche dalla seconda settimana, il resto, quei mesi spesi quasi quotidianamente al distretto, con lei, erano stati una scelta, più o meno cosciente, aveva bisogno di lei, come faceva a spiegarle il grado di infatuazione che uno scrittore può raggiungere per la sua Musa? Come poteva confessarle che probabilmente, e inaspettatamente, si stava innamorando di lei?
"uhm, sì hai ragione Beckett, sai era diventata una divertente abitudine per un ricco annoiato come me… oggi ero venuto soprattutto per invitarti al party di sabato per il lancio di Nikky Heat, in realtà sei l'ospite d'onore e so quanto detesti queste cose mondane, ma ci terrei veramente che venissi, anche perché… probabilmente saranno i miei ultimi giorni a New York… ho avuto un'offerta, che ancora non ho accettato, perché pensavo… insomma spero che tu venga sabato"
Aveva riversato quel fiume di parole quasi ininterrotto per evitare che lei capisse, non voleva fare la figura del cretino, era chiaro che lei non lo volesse attorno, o no?
Perché quando ebbe finito di parlare vide quella rughetta che si disegnava al centro della fronte quando c'era qualcosa che non andava, sicuramente non si aspettava quel discorso, era evidente, soprattutto la parte finale. E neanche lui, non sapeva neanche perché lo aveva detto proprio a lei e proprio in quel momento, non lo sapeva ancora a nessuno, non aveva deciso nulla, aveva pensato che così lei si sarebbe rasserenata, non sarebbero stato neanche più nella stessa città, per un bel po', non era quello che gli diceva sempre, che era insopportabile? invece l'aveva turbata.
Una cosa era certa, Kate Beckett era un mistero che non avrebbe mai risolto!
"ok, allora… ci vediamo… sabato?" la salutò alzando il bicchiere di caffè ormai freddo che ancora teneva in mano e si allontanò in cerca di un taxi
Kate rimase qualche secondo di troppo a guardarlo andare via, la voce di Lanie la riportò sulla terra "cosa è successo perché il tuo scrittore preferito se ne va? Cosa hai combinato?"
"perché dovrebbe essere colpa mia? Magari aveva da fare, no?"
Lanie rispose con un'occhiata delle sue, l'amica capitolò immediatamente "se ne va via da New York"
"ho, quindi finalmente ti lascerà in pace, dovresti essere contenta, non facevi altro che lamentarti…" il tono sarcastico la diceva lunga su quello che Lanie aveva capito riguardo a quei due
"no!, sì sì, cero, infatti… non ne potevo più" la rughetta non sfuggì neanche a Lanie che alzò gli occhi al cielo mentre salivano in auto
