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"metti giù le mani, Castle"
La lingua inciampò più di una volta su quella semplice frase di protesta, l'ennesima in pochi minuti, a nessuna delle quali lui aveva risposto, dato che la sua 'passeggera' si assopiva quasi subito dopo aver proferito parola, stavolta però era riuscita a puntellarsi col braccio sulla sua spalla e lo guardava torva
"No Beckett, ti st o" non riuscì a trattenere una lieve inflessione di biasimo, che date le circostanze ci stava tutta, ci sarebbero stati tempo e modo di affrontare la questione, ma di certo non erano quelli. Sospirò mentre cercava la posizione più consona alla situazione, toccare… senza 'toccare', lambire appena zone off limits che aveva immaginato infinite volte di sfiorare, salvo poi ritrovare la sua fantasia invasa da una canna enorme di pistola, minacciosa come certi sguardi che la sua padrona sovente gli elargiva senza remore.
"Pensi che io abbia bevuto troppo vero? ma ti dimostrerò che non è così, fammi scendere!" premette di nuovo con la mano sulla spalla del suo mezzo di trasporto umano, ma la poca padronanza delle sue membra, per qualche secondo, trasformò quella spinta in una sorta di energica carezza che fece innalzare la temperatura del sangue di Castle, intento più che mai a tenere saldi tutti i freni inibitori, non aveva toccato un goccio d'alcool, lui, eppure iniziava a sentirsi brillo quanto lei e questo non andava per niente bene!
"Beckett… non ti reggi in pie… ok come vuoi tu" cedette alla fine, ma solo perché se si fosse agitata ancora un po' lui non avrebbe davvero più risposto di sé, la lasciò scendere.
Lei sorrise soddisfatta di sé, tentò una giravolta per trovare la direzione giusta e al primo passo ebbe la netta sensazione che la terra ondeggiasse pericolosamente sotto ai suoi piedi. Lui la riprese al volo, i tacchi che portava sempre con grande disinvoltura, erano diventati ostili protesi disobbedienti.
In realtà erano le sue gambe a non obbedirle più e forse anche la testa, che girava vorticosamente facendole vedere a tratti non due, ma quattro bellissimi occhi blu che la seguivano senza mai scollarsi da lei, divertiti e preoccupati nel medesimo tempo
Quella presa repentina non gli consentì di dosare la forza, ne mise troppa, le braccia strinsero più del dovuto spingendola verso di lui, i visi si trovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro, e nessuno dei due parve voler far qualcosa per allontanarsi.
Una frazione di secondi e alla pulsione di baciarla Castle riuscì ad opporre una forza pari e contraria, no, non così non era in sé, non avrebbe mai approfittato della sua condizione del tutto alterata
La nobile frase gli morì nel cervello, o meglio, venne investita da un'onda di endorfine molto simile ad uno tsunami, lui odiava gli tsunami, eppure quello specifico devastante moto ondoso lo aveva catturato, si ritrovò a rispondere ad un bacio deciso e conturbante, che gli lasciò l'unica opzione possibile, rispondere e sperare che non finisse mai.
E invece terminò all'improvviso, quando l'alcool la ebbe vinta del tutto, la testa di Beckett scivolò lenta verso la sua spalla e lì rimase, profondamente addormentata. Castle dovette prendersi qualche secondo prima di capire quello che era successo, decise che era meglio non chiederselo e darsi delle priorità: uno portarla a casa, due… due… al due ci avrebbe pensato una volta raggiunto l'uno
il tragitto fino alla macchina fu breve ma costellato da frammenti di un colloquio astruso che iniziò con la voce impastata di Beckett
"sai di buono Castle, lo sai"
Trattenne il respiro, era il primo complimento che gli faceva da quando si erano incontrati, lo raccolse pur sapendo che quelle parole probabilmente erano frutto solo della componente etilica nel corpo della sua partner e che sarebbe sfumato via, evaporato insieme all'alcool, ma nessuno gli aveva mai detto che sapeva di buono
"no, non lo sapevo"
"di biscotto" Kate increspò la fronte a sottolineare la serietà di quell'affermazione
"di… biscotto…?" lui represse un sorriso, Kate ubriaca era divertente e molto sexy, sì, anche quello
"ma sei pericoloso, io devo starti lontana il più… il più… come si dice… possibile, ecco, il più possibile, pericoloso, sì" la rughetta ora è più incisa ed era sparita l'espressione di beatitudine con cui aveva espresso le considerazioni sul sapore di Castle
"io non sono pericoloso" lui continuava a chiedersi quanto di quel discorso avesse fondamento
"invece sì, perché dovevi rimanere di carta! Così è tutto… tutto…"
"di carta? Tutto cosa? Beckett che intendi dire?" forse non voleva dire nulla, vaneggiava in preda ai fumi dell'alcool, oppure no, come si dice in vino veritas
"uhm sì sai di biscotto appena sfornato" ecco che ricominciava la giostra nonsense
"Ok, siamo arrivati. Beckett?" rimase a guardarle il viso disteso seminascosto, affondato sul suo petto, dormiva, di nuovo, l'adagiò sul sedile pregando che nel tragitto si riprendesse quanto bastava per salire in casa sulle sue gambe, altrimenti non osava neanche pensare a quello che sarebbe potuto accadere
