Inseguire un sogno, afferrare il destino
Disclaimer
I personaggi del manga/anime "Captain Tsubasa" sono di proprietà del mangaka Yoichi Takahashi e della Shueisha Inc., così come, nel caso di citazioni e riferimenti a personaggi o manga/anime diversi, gli stessi appartengono ai propri relativi autori e case editrici, e non vengono utilizzati a scopo di lucro o in violazione dei diritti di Copyright.
I personaggi 'originali' sono stati in parte ispirati da, e pertanto caratterizzati su, persone realmente esistenti, che hanno vissuto, o vivono tuttora, vite vere nel mondo reale. Attinenze e somiglianze con nomi, luoghi, cose, persone sono quindi da considerarsi un evento puramente casuale, oppure, più probabilmente, soltanto diretta conseguenza di esperienze personali provate da persone diverse in circostanze verosimilmente analoghe. Nessuna persona reale vivente è comunque stata qui descritta o citata in maniera esplicita o identificabile, al massimo sono stati tracciati alcuni elementi peculiari, poi inseriti tra le caratteristiche dei personaggi, oppure distribuiti fra essi.
Prologo
Agosto 1979: Parigi, Gare du Nord
Nel tipico caos della stazione, quel frenetico via vai di gente che arriva o parte, che si lascia o si ritrova, su una panchina al binario, due figure sedute colpivano, piuttosto, per l'innaturale immobilità; come quegli attori di strada capaci di rimanere nella stessa posizione, così perfetta, che si stenta a credere possano essere davvero persone vive. Un giovane uomo, poco più che adolescente, il cui aspetto non avrebbe potuto passare inosservato neanche volendo, e una bambina, così rannicchiata su se stessa, che anzi sembrava, più di ogni altra cosa, desiderare di poter essere invisibile.
Avevano aspettato fino all'ultimo per andare a sedersi nello scompartimento, come se, nel frattempo, potesse succedere qualcosa che impedisse la partenza. Il fischio del capotreno mise fine all'attesa ed entrambi si riscossero, infine coscienti dell'inevitabile, poiché adesso sarebbe stato il treno a muoversi per loro.
Agosto 1984: Nankatsu – Yokohama
– Come va la gamba? – gli chiese. – Ormai non mi fa più male. – Mikami gli porse un asciugamano stabilendo che per oggi l'allenamento era terminato, dato che non aveva ancora recuperato pienamente dall'infortunio, poi si sedette accanto a lui sulla panca; gli piacevano questi momenti in cui non erano solo allenatore e portiere ma anche due amici. Oggi, però, aveva una strana espressione sul volto teso, quasi grigio; guardava assente davanti a sé e sembrava assorto nei suoi pensieri. – Il prossimo anno andrai alla scuola media… – iniziò dopo un breve silenzio.
– Già. Sarebbe bello se potessi continuare qui, alla Shutetsu. Tsubasa frequenterà sicuramente la Nankatsu e ci saremmo inevitabilmente scontrati di nuovo sul campo da calcio; così avremmo potuto anche rinnovare la nostra sfida… – Il ragazzo parlava in fretta per tentare di celare la frustrazione; suo padre non si era nemmeno degnato di informarlo dei suoi progetti, tanto, qualsiasi essi fossero, non avrebbero comunque tenuto conto delle sue eventuali preferenze. Tatsuo adesso lo fissava, serio; poi si era schiarito la voce a disagio – Genzō, non potrò più essere il tuo allenatore. –
Erano giorni, ormai, che rimuginava; chi lo descriveva sempre come un ragazzo solare e spensierato avrebbe dovuto vedere la sua faccia in quel momento: cerea e tirata come quella di un fantasma, oppure, di qualcuno che si appresta a vederlo. Era già stata scioccante la notizia che lei voleva prenderlo con sé dopo undici anni di totale assenza, ma il peggio era arrivato quando il padre gli aveva comunicato che questa volta si sarebbe trasferito da solo. Per un istante aveva pensato che volesse separarsi da lui perché aveva sempre rappresentato un ostacolo alla sua realizzazione artistica, ma poi aveva subito scacciato via quei pensieri assurdi; suo padre lo amava, e le sue motivazioni erano state tremendamente logiche e giuste.
Col cuore stretto in una morsa, aveva visto dolorose lacrime di colpa solcare quel volto solitamente sereno e rassicurante e, non tollerando di poter essere la causa della sua sofferenza, aveva quindi deciso di accettare quell'amara decisione. Sua madre era esattamente come l'aveva sempre immaginata, ma Tarō si rese conto che restare con lei non era quello che desiderava veramente.
Premesse
L'età dei protagonisti è stata presunta ipotizzando il 1973 come anno di nascita dei personaggi principali e, per quelli cui l'autore non ha dato un'indicazione specifica, dedotta approssimativamente dai disegni o dalla narrazione. Gli eventi, pertanto, sono ambientati tra la metà e la fine degli anni ottanta e seguono fedelmente quelli del manga durante la sua pubblicazione, tranne quei pochi casi in cui ho apportato delle variazioni temporali per rendere più scorrevole lo svolgimento della storia, che, tuttavia, non hanno cambiato il loro significato originario.
L'unica, sostanzialmente rilevante, difformità rispetto al manga riguarda la famiglia di Wakabayashi, avendolo reso figlio unico. L'autore, almeno finora, non ha fornito ulteriori dettagli e, al contrario di altri personaggi, non si è mai soffermato a raccontare eventi del passato che abbiano influito su carattere e personalità; perciò, approfittando di questa totale mancanza, gli ho "costruito attorno" un inedito nucleo familiare cercando, al contempo, di raccontare un background che potesse risultare adeguato e non stereotipato.
I riferimenti ad alcuni personaggi e/o gruppi musicali o, ancora, a specifiche canzoni, sono stati volontariamente "spostati" dal loro reale periodo di appartenenza (tendenzialmente gli anni novanta) a quello in cui si svolge la storia, perché, avendo fatto da sfondo a un momento preciso del mio vissuto personale, ho voluto semplicemente che lo fossero ugualmente in essa; inevitabilmente ne conseguono molte inesattezze e incongruenze temporali.
Alcuni tra i personaggi originali (così come quelli inventati dall'autore), sono stati ispirati da persone famose viventi il cui nome è stato totalmente o parzialmente cambiato, oppure interagiscono con i miei protagonisti mantenendo il proprio nome reale/d'arte. Circostanze e riferimenti, comunque, pur essendo basati su fatti veri, sono da ritenersi totalmente inventati e fittizi, il loro utilizzo nella storia non è da ritenersi offensivo o diffamatorio e non ha alcuno scopo diverso da quello narrativo.
