"Che stai guardando?"
Regina la stava fissando da almeno un minuto e mezzo. Un tempo infinitamente lungo, soprattutto dopo un boccale di birra scura doppio malto, non filtrata. Soprattutto con quello sguardo, decisamente troppo penetrante per farla sentire a suo agio. Non che Regina l'avesse mai fatta sentire a suo agio. Non in senso negativo, solo... c'era sempre un sottofondo di tensione che Emma non era mai riuscita a spiegarsi.

"Te." rispose l'altra semplicemente. "Vuoi parlarne?" chiese bevendo un sorso del suo drink.

Le sopracciglia di Emma scattarono verso l'alto.
"Credevo fossimo qui proprio per non parlarne, ma per bere." obiettò fissandola, leggermente stordita dalla domanda.

"Ti ho solo chiesto se ne avevi voglia... " replicò il Sindaco sollevando le spalle.

La Salvatrice bevve un sorso di birra per temporeggiare mentre osservava di sottecchi la mora. Riappoggiò il boccale sul bancone scuro, più della birra, meno degli occhi di Regina. L'aveva sempre affascinata quanto fossero capaci di cambiare tonalità, dal marrone più scuro, quasi nero, al nocciola, a seconda del suo umore. Era anche grazie a questo che riusciva sempre, o quasi, a capire come si sentisse la donna. Ricordava, per esempio, che durante i primi mesi, anzi, il primo anno, erano quasi sempre scuri. Solo di tanto in tanto li aveva visti schiarirsi per stupore, o per la fiducia che aveva riposto in lei, o per Henry. In quel momento erano di un imperscrutabile sfumatura di marrone scuro. Emma lo avrebbe chiamato mogano, ma la verità era che non aveva idea di che colore fosse il mogano.
"No. Non voglio parlarne. Mai più. È un capitolo chiuso." rispose infine, continuando a guardarla. Bevve un altro sorso di quella birra fredda e densa, leggermente amara.

Regina cercò di studiare i suoi occhi verdi, ma la bionda cercava di evitare il suo sguardo. I suoi occhi l'avevano sempre scrutata in profondità, quasi se le leggessero dentro. Emma le leggeva dentro; l'aveva sempre fatto. Sospirò.
" Mi dispiace...Credevo ci tenesse davvero a te..." sussurrò.

Gli occhi della Salvatrice dardeggiarono verso di lei.
"Cosa non ti è chiaro in 'mai più'?" brontolò con un'occhiataccia. "Se n'è andato. Fine della storia. Tutto quello che c'è stato prima non conta più."

"Va bene..." rispose la mora, ordinando un altro martini. Ne bevve un sorso, socchiudendo gli occhi. Si leccò le labbra, per poi prendere l'oliva e portarla alla bocca. Le diede un morso.

Emma annuì, soddisfatta. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era la pietà di Regina. Bevve ancora birra, guardandola con la coda dell'occhio mentre beveva il suo drink come se fosse... be', l'immagine che le venne in mente la fece arrossire. Si nascose dietro al boccale.

Regina finì il suo terzo drink, e ne ordinò un quarto: sapeva che quella sera Henry sarebbe rimasto con David, quindi non doveva preoccuparsi di bere troppo. Emma la osservò con stupore consumare un drink dopo l'altro. Okay, Regina poteva anche essere abituata a bere, ma quattro martini... Si domandò se la serata sarebbe finita con lei che portava a casa sua madre e Regina, mezze svenute per l'alcol, mentre lei alla fine era l'unica solamente un po' brilla. A tal proposito... Spostò lo sguardo alle spalle di Regina: Mary Margaret dormiva beatamente con la guancia appoggiata al bancone, il bicchiere ancora mezzo pieno stretto tra le dita e la bocca semiaperta. Le sfuggì una specie di risata dal naso.

Regina seguì lo sguardo di Emma. Non riuscì a trattenere una risata alla vista di Mary Margaret addormentata sul bancone.
"Non avrei dovuto invitare tua madre..." disse voltando nuovamente la testa verso la bionda.

Emma scosse la testa ridendo piano, quanto il suo cuore spezzato le permetteva di fare. I suoi occhi ritornarono in quelli di Regina.
"Perché no? Si è divertita..."

"Ha bevuto appena un bicchierino e guardala... è crollata come una bambina..." disse ridendo. " Credevo sarebbe stato divertente...L'ultima volta che sono uscita è stata con..." si bloccò lasciando la frase a metà.

Emma la guardò fissa.
"Robin?" chiese piano, delicata.

"No... Con le mie vecchie amiche..." rispose la mora finendo nuovamente il drink.

"Oh." commentò la bionda, corrucciandosi. Riportò lo sguardo sulla birra. Per 'vecchie amiche' Regina poteva intendere solamente Malefica, Ursula e Crudelia, che lei sapesse. Rabbrividì al pensiero di quest'ultima. Sentì il suo cuore indurirsi appena al ricordo. Ancora non riusciva a credere di aver ucciso una persona.

"Scusa... non volevo riportare alla luce vecchie ferite... E che non ho molte amiche. Con loro mi sono divertita quella sera, anche se erano pazze..."

Emma sgranò gli occhi. Per fortuna non aveva fatto in tempo a bere altra birra, o le sarebbe andata di traverso.
"Divertita?! Avete dato fuoco ad una macchina!" esclamò.

"Ma non è morto nessuno... " replicò la mora con un sorriso malizioso mentre poggiava le labbra sul bicchiere. Emma trattenne un sorriso e scosse la testa. Bevve prima di risponderle.
"Dimmi che altro avete fatto. Sono curiosa di sapere come si divertono le cattive ragazze." la esortò indicandola con il boccale, ormai quasi vuoto.

"Sei sicura di volerlo sapere Miss Swan? Non vorrei che poi tu debba arrestarmi..."

Emma strinse appena le palpebre.
"Confessa. Ho il registratore acceso." sorrise.

Le labbra di Regina si tesero in un minuscolo sorriso.
"Abbiamo rubato la macchina dello sceriffo, come ben sai e le abbiamo dato fuoco...Poi siamo andate con la macchina di Crudelia alla ferrovia e abbiamo aspettato il treno sui binari...per vedere chi sarebbe stata la prima a usare la magia per salvarci. E poi abbiamo bevuto...abbiamo bevuto tanto..."

Emma la guardò come se si fosse bevuta il cervello.
"Che diavolo c'è di divertente nell'aspettare che un treno ti investa?!"

"L'adrenalina... è eccitante..." rispose l'altra mordendosi il labbro inferiore. La Salvatrice inarcò le sopracciglia, più confusa che altro.
"Se lo dici tu..."

"Non ti eccitava rubare? "

"No." rispose decisa la bionda. "Lo facevo per necessità. Mi spaventava a morte. E..." fissò il bicchiere, facendo scivolare la punta dell'indice intorno al bordo, lo sguardo perso in vecchie emozioni. "... a volte, speravo mi beccassero. Almeno..." si strinse nelle spalle. "...sai, in prigione mangi tutti i giorni, e hai un letto, comunque."

L'espressione divertita sul viso di Regina svanì all'istante.
"Mi dispiace..." sussurrò " Per me è l'unico modo per provare qualcosa di forte...L'adrenalina che ti scorre nelle vene, la paura... E poi sfogare tutta l'eccitazione che ti rimane..." disse perdendosi tra i suoi pensieri

Emma rialzò lo sguardo su di lei e rimase a fissarla in silenzio con gli occhi spalancati, incapace di comprendere cosa le avesse appena detto veramente. Il Sindaco fece apparire degli shot e ne mandò giù due. Emma continuò a fissarla, incantata.

Regina la guardò.
"Che c'è? Ho delle necessità anch'io..."

Emma riuscì finalmente a sbattere le palpebre. Arrossì, imbarazzata da quella confidenza del tutto inaspettata, che ancora non aveva del tutto compreso, comunque. Non che avesse la minima intenzione di sapere la verità.
Bevve, finendo la birra. Ne ordinò un'altra mentre decideva che no, per niente al mondo sarebbe tornata a casa anche solo lontanamente sobria quella sera.

La mora sorrise, divertita.
"È scioccata, Miss Swan?" chiese abbassando il tono della voce, facendola vibrare.

Emma non le rispose. Si limitò a lanciarle un'occhiataccia mentre afferrava il boccale nuovo e ne trangugiava metà del contenuto.

"Vuole arrestarmi sceriffo?" chiese ancora con voce maliziosa.

"E per cosa?" replicò la Salvatrice, appoggiando il bicchiere sul bancone. "Ubriachezza molesta?"

"Sono molesta? Tu non hai idea di cosa io sia capace di fare..." rispose l'altra puntando i gli occhi scuri nei suoi.

Per la prima volta in cinque anni, Regina spaventò Emma.
"'Gina, forse hai bevuto un po' troppo..." disse, tra un lieve timore e l'imbarazzo per quello sguardo. Si allungò sul bancone per toglierle il bicchiere prima che facesse danni.

"'Gina'?" chiese il Sindaco alzando un sopracciglio per poi far apparire una bottiglia di tequila " Credi di potermi fare smettere di bere?" continuò divertita versandosi un bicchiere di sdraiata sul bancone, Emma la guardò storto.
"Lo dico per te."

"Fammi divertire..." sussurrò l'altra bevendo.

Emma spalancò gli occhi.
"Ma non ero io quella che doveva distrarsi?!" sbottò, incredula.

"Visto che non vuoi..." Regina si strinse nelle spalle "… tanto vale che tu faccia divertire me..." disse per poi alzarsi e iniziare a ballare

Ancora allungata sul bancone, Emma la guardò alzarsi, bloccata dalla sorpresa. Prima di tutto, Regina sembrava essersi completamente aperta con lei, ed era una novità. Secondo, stava ballando. Regina Mills, il Sindaco di Storybrooke, l'ex Regina Cattiva, la donna più controllata del mondo, stava ballando in un pub. Non poté fare altro che rimanere immobile a fissarla con gli occhi sgranati mentre la donna la fissava continuando a muoversi lentamente e in maniera sensuale. E proprio per il modo in cui ballava, i suoi occhi aprirono ancora di più, tanto che ad un certo punto dovette distogliere lo sguardo, imbarazzata. Dio, sembrava che stesse flirtando con lei. Bevve quasi tutta la birra mentre arrossiva a quell'idea. Non era la prima volta che aveva quell'impressione.

La mora sorrise e si avvicinò a lei; le prese la mano e la trascinò a ballare con lei.
"Lasciati andare..."

Emma si ritrovò quasi faccia a terra, visto che Regina l'aveva praticamente tirata giù dallo sgabello a forza. Con un poco elegante movimento riuscì a non cadere, ma si ritrovò praticamente addosso alla mora. Imbarazzata, si staccò subito.
"Non so ballare, Regina..." protestò. Lo pensava veramente, soprattutto dopo aver visto lei ballare.

"A chi vuoi che importi..." rispose la mora ridendo "Non c'è nessuno qui..." continuò, riprendendo a muoversi vicino a lei.

Emma lanciò un'occhiata veloce a sua madre, che tuttavia ancora dormiva della grossa sul bancone. Riportò lo sguardo spaventato su Regina.
"Ci sei tu..." mormorò.

"Io non ti giudico. Non l'ho mai fatto..." le sussurrò all'orecchio.

Emma rabbrividì. Nonostante avrebbe potuto ribattere facilmente ricordandole quante volte l'avesse giudicata sia come madre che come persona in passato, preferì tacere. Non voleva rovinare quella serata che era davvero l'unica parte decente della giornata. Per di più, avrebbe solo finito per darle ragione su tutto e autocommiserarsi per i suoi errori e, be', per se stessa, in generale. No, non era proprio il caso, soprattutto con l'alcol nelle vene. Quindi decise di darsi una svegliata e si mise a ballare, di colpo, senza più esitare.

La mora sorrise, ballò vicino a lei senza mai smettere di guardarla negli occhi. Emma fuggì il suo sguardo più volte. Era troppo intenso, Regina era troppo vicina.
"Stai meglio?" le chiese la mora dopo poco.

Il suo cuore batteva impazzito, molto più veloce della musica. Annuì, continuando a ballare.

"Dovremmo riportare tua madre a casa..." disse ad un tratto sfiorandole il braccio.

Le venne la pelle d'oca a quel contatto. Rabbrividì e guardò istintivamente in direzione del bancone. Mary Margaret non si era mossa di un millimetro. Si strinse nelle spalle.
"Naaa..." commentò mentre riportava lo sguardo sulla mora. Le sorrise apertamente. " Sta alla grande."

Regina rise.
"Vuoi diventare anche tu una cattiva ragazza Swan?"

Emma rise e scosse il capo, divertita.
"No, no... già fatto, grazie. Preferirei evitare le giacche pitonate in futuro."

"Devo dire che non mi dispiacevi come Oscuro." replicò la mora ballando più vicino a lei. Emma aggrottò la fronte, stupita, di nuovo.
"Ma se mi hai trattata malissimo?!"

"Avevi spezzato il cuore di nostro figlio..." replicò tranquillamente la donna, lanciandole tuttavia una leggera occhiataccia.

La bionda abbassò di colpo lo sguardo e smise di ballare. Tornò verso il bancone e riprese in mano il boccale, vuotandolo in un lungo sorso.

La mora si avvicinò a lei.
"Non è peggio di quello che ho fatto io... e hai rimediato." cercò di tranquillizzarla.

Emma sbatté il bicchiere vuoto sul bancone, facendo risuonare lo spesso vetro contro il legno.
"Non ho affatto rimediato..." borbottò.

"Sì invece: stanno insieme, hai risolto le cose tra loro..."

Emma scosse piano la testa mentre con un cenno ordinava da bere.
"Ma non tra me ed Henry..."

"Henry ti vuole bene e ti ha perdonato."

Lo Sceriffo scosse di nuovo il capo. Si aggrappò alla pinta che il barista le posizionò davanti al viso, le spalle curve.
"No, non sarà mai più lo stesso... Ho rovinato tutto con lui.."

Regina le prese il viso tra le mani per farsi guardare.
"Henry ti vuole bene e non hai rovinato niente. Ha perdonato me e ho fatto cose peggiori, lo sai bene." disse con un pizzico di tristezza nella voce

Emma spalancò gli occhi: di colpo si era ritrovata il viso di Regina a pochi centimetri di distanza dal suo, le sue mani su di esso, bollenti. Per qualche istante si dimenticò di respirare.

Regina continuò a guardarla negli occhi poi fece scivolare le mani dal suo viso.
"Dovremmo tornare a casa."

Emma si limitò ad annuire, gli occhi ancora spalancati.

"Dobbiamo portare tua madre a casa" ripeté Regina facendo un cenno verso Snow. Emma si schiarì la voce mentre annuiva di nuovo.
"Sì, ecco..." disse, un attimo prima di muovere la mano destra in aria: una nube argentata volteggiò attorno alla figura della madre, facendola svanire. Riabbassò la mano poi lanciando un'occhiata a Regina. "... fatto."

La donna sorrise.
"Vedo che hai imparato bene.. Allora ti lascio tornare a casa..." rispose con un lieve sorriso sul viso.

"No!" esclamò di colpo la bionda, per poi pentirsi immediatamente dell'urgenza che la sua voce aveva tradito. Arrossì appena, ma riportò gli occhi in quelli di Regina. "Non... non lasciarmi sola." mormorò poi, quasi una confessione.

La mora spalancò gli occhi a quella richiesta.
"Vuoi...venire a casa mia per un ultimo bicchiere?" chiese quasi in un sussurro, il sopracciglio sinistro lievemente inarcato.

Emma annuì un po' troppo velocemente, troppe volte.
"Sì." sussurrò

Regina sorrise e allungò una mano per stringere la sua. Si smaterializzarono in una nube viola e si ritrovarono nel salotto di casa Mills in pochi istanti.

Emma sbatté le palpebre un paio di volte, scacciando il lieve stordimento del teletrasporto e inspirando il mix di profumi che assalirono le sue narici: dallo strano, dolce e aspro odore della magia di Regina, un odore che non avrebbe mai saputo descrivere, a quello di pulito e mele fresche della sua casa, a quello di birra e alcool che Emma stessa emanava. Abbassò lo sguardo sulla sua mano sinistra, quella che Regina stava ancora stringendo.

Notando lo sguardo di Emma, Regina staccò frettolosamente la sua mano dalla sua e fece qualche passo indietro per mettere distanza tra di loro. Lo Sceriffo emise un piccolo sospiro, le sue spalle si incurvarono appena.
"Non mi offrirai del sidro spero..." tentò di scherzare.

La mora le lanciò un'occhiata.
"Il mio sidro è ottimo." replicò. Emma alzò le mani in un preventivo segno di resa.
"Non sto dicendo il contrario, solo che è troppo leggero e io ho bisogno di una percentuale di alcol moooolto più alta."

"Non mi sembra sia tanto leggero... visto che l'ultima volta hai distrutto l'insegna della città..." replicò nuovamente per poi avvicinarsi alla vetrinetta dei liquori.

La bionda alzò gli occhi al cielo.
"C'era quel cazzo di lupo..."

"Non ci sono lupi a Storybrooke."

Emma si limitò a lanciarle un'occhiataccia.

"Cosa vuoi bere allora? E non dirmi del rum..."

Emma rise nervosamente
"No no, niente rum... bourbon?"

Regina annuì e verso due bicchieri. Si avvicinò poi a lei e gliene porse uno. Emma inarcò le sopracciglia.
"Non credevo ce l'avessi davvero..." borbottò. "...la prossima volta dico cherry..."

Regina rise leggermente.
"Non c'è niente che non abbia..." disse guardandola negli occhi

Emma deglutì. Prese il bicchiere, indugiando con le dita sulle sue. Regina leccò le labbra, improvvisamente secche, senza mai distogliere lo sguardo da quelli della bionda. Lo Sceriffo prese il bicchiere e, senza mai muovere gli occhi dai suoi, bevve il contenuto in un sorso. Il Sindaco si sedette sul divano e bevve socchiudendo leggermente gli occhi.

La Salvatrice le voltò le spalle per riempirsi il bicchiere di nuovo. Iniziava a sentirsi la testa leggera.

Regina usò la magia per riempire nuovamente il suo.
" Per fortuna Henry rimane dai tuo genitori…" commentò per poi bere nuovamente. La bionda tornò verso di lei con il bicchiere pieno. Le si sedette accanto sul divano.
"Sì. Non gli farebbe bene vedere entrambe le sue madri ubriache." commentò.

"Direi di no." rispose per poi iniziare a ridere. Emma rise con lei, e bevve un sorso di bourbon.

"Sei abbastanza ubriaca da dirmi quello che è successo con il tuo pirata?"

Il sorriso svanì dal volto di Emma.
"È scappato, okay?" rispose bruscamente. "Ha preso le sue cose e se ne è andato. Ed è meglio così."

"Non avrebbe dovuto farlo. Non doveva farlo a te..."

"Dovevo aspettarmelo, tutto qua."

"È un pirata..." replicò Regina, per poi bere ancora.

"È un coglione." Ribatté Emma prima di scolarsi il bourbon. "Io ci ho provato."

"Perchè? Perchè ci hai provato? Lo ami davvero?" chiese quasi con rabbia.

Emma si voltò verso di lei, stupita da quella reazione.
"Perchè... perchè sono un'idiota!" sbottò di colpo anche lei. "Ecco perchè!"

"Lo so che sei un'idiota ed era ora che l'ammettessi." commentò la mora.

"Grazie tante..." borbottò alzandosi per andare a riempirsi ancora il bicchiere. Barcollò leggermente.
"Non è alla tua altezza." continuò Regina, bevendo.

"Non è più importante." ribatté l'altra mentre prendeva la bottiglia e la portava al divano. Si attaccò direttamente a quella.

"Che eleganza." commentò sarcasticamente la mora. Emma scoppiò a ridere mentre riabbassava la bottiglia. Si mise una mano sulla bocca per non sputare tutto.
"Mi hai quasi fatta morire affogata nel bourbon!" esclamò quando riuscì finalmente a deglutire.

Il Sindaco finse un sospiro di rassegnazione.
"Non riuscirò mai ad ucciderti..." rispose ridendo. Si tolse le scarpe e sollevò le gambe sul divano per poi piegarle accostando i polpacci alle cosce.

Emma la guardò, sconvolta.
"Ti sei... tolta le scarpe?!" esclamò, fingendosi più scioccata di quanto non fosse con un'espressione drammatica in viso.

"Che c'è di strano?" chiese senza capire il suo stupore.

"C'è di strano che senza tacchi ti avrò vista sì e no due volte, e senza scarpe mai! Credevo quasi che ci dormissi!"

Regina colse l'occasione al volo.
"Non mi hai mai vista perché non hai mai visto la mia camera da letto…" rispose ridacchiò, imbarazzata.
"E chi te lo dice? Magari mi sono introdotta in casa tua mentre non c'eri..."

"Non sei stata invitata da me però…"

Emma le sorrise.
"Come se questo potesse mai succedere."

Regina si sporse verso di lei.
"Vorresti visitare la mia camera da letto Miss Swan?" sussurrò vicino al suo viso.

Emma scoppiò a ridere, divertita e, allo stesso tempo, imbarazzata. Non riusciva a capire se Regina stese dicendo sul serio o la stesse prendendo in giro.
"Almeno quanto tu vuoi visitare la mia..." rispose, per non rispondere.

La mora la guardò sorridendo per poi allontanarsi da lei ed alzarsi dal divano.
"In questo caso...buonanotte."
Emma aggrottò la fronte. Non era esattamente lucida. Sicuramente, non lo era abbastanza da capire Regina. Rimase per qualche secondo in un alcolico stato di choc, poi scattò in piedi.
"Hey! E la nostra serata?" chiese a voce alta.

"Credevo non la volessi." rispose semplicemente l'altra donna. "Non vuoi parlare, non vuoi ballare...Non vuoi giocare..."

Di nuovo, la bionda rimase in silenzio per qualche istante, la bocca socchiusa. Batté più volte le palpebre.
"Ma... credevo stessi scherzando..." protestò debolmente, confusa.

Regina la squadrò con un lungo sguardo critico, poi diede una scrollata di spalle.

"Pensavo solo fossi più divertente..." commentò.

In qualche modo, quelle parole colpirono Emma in profondità. Le sue spalle si incurvarono, e dovette risedersi, come se le fosse mancata di colpo la terra da sotto i piedi.
"Oh." disse soltanto, gli occhi bassi.

Regina sospirò e si avvicinò a lei.
"Swan non fare quella faccia...abbiamo modi diversi per divertirci..." disse accennando un sorriso.

Emma rialzò lo sguardo di colpo.
"Ah.. Ah sì?"

"Sì...molto diversi..." sorrise.

Emma aggrottò la fronte: non capiva dove Regina volesse arrivare.
"Tipo?"

"Tu sei una brava ragazza... io...lo sai. Quindi i nostri interessi sono diversi..." spiegò accentuando l'ultima parola.

Dapprima, la bionda rimase in silenzio, gli occhi sgranati, un'espressione basita sul viso. Poi la sua mente ricominciò a lavorare e una grassa risata fuoriuscì dalle sua labbra sottili.
"Mi prendi per il culo 'Gina?"

"Lingua, Sceriffo." la riprese il Sindaco "E perché dovrei prenderti in giro?"

Emma rise ancora, e ci volle un po' prima che riuscisse ad articolare una frase compiuta.
"Una brava ragazza? Sul serio?! Sono stata in prigione, Regina!"

"Sì ma non intendo quello..." ripeté guardandola negli occhi.

Un'espressione di confusione totale si dipinse sul volto della Salvatrice.
"E cosa allora?" chiese, ingenua.

Regina scosse la testa ridendo.
"Nulla..." afferrò il bicchiere e mandò giù il liquido che conteneva

Emma la guardò stranita, quindi si riavvicinò al tavolo e riprese in mano il bicchiere, imitandola. Non smise mai di guardarla.

"Si è fatto tardi, forse dovresti tornare a casa…" sussurrò guardandola negli occhi. Emma ricambiò il suo sguardo.
"Mi stai cacciando?" le chiese sorridendo.

"Non la vedrei in questo modo." rispose la mora. Lo Sceriffo inarcò le sopracciglia.
"E come la vedresti?"

"Come il fatto che è tardi. Avevo organizzato la serata per farti distrarre e per parlare...Credo di aver raggiunto il mio scopo."

Emma rimase in silenzio per un lungo momento. La guardò, ancora negli occhi. Posò di nuovo il bicchiere e si avvicinò a lei, fermandosi a meno di un passo di distanza dal sindaco.
"Regina..." disse piano, guardando ancora quegli occhi castani.

la mora dovette sollevare la testa per guardare negli occhi la bionda, visto che senza tacchi era più bassa di lei, anche se odiava ammetterlo.
"Dimmi Emma..." mormorò.

Emma dischiuse le labbra di nuovo, un movimento lento, esitante mentre gli occhi grigi scivolavano sulle forme morbide di quelle di Regina. Sbatté le palpebre dalle lunghe ciglia, riportando lo sguardo alle sfumature brunite delle iridi del sindaco. Si sporse in avanti, piegandosi appena per posare le labbra sulla guancia destra di lei in un bacio breve, il contatto appena accennato.
"Grazie." sussurrò prima di ritrarsi velocemente e superarla per uscire dalla stanza.

Regina rimase immobile, il suo cuore si fermò al contatto delle labbra di Emma sulla sua guancia. Socchiuse gli occhi. Le labbra della bionda erano morbide e delicate. Si riprese soltanto quando la donna si allontanò dal lei e corse via. Cercò di fermarla.
"Emma!"

Le spalle rivolte verso la donna, la Salvatrice si fermò. Rimase girata, ma voltò leggermente la testa all'indietro, verso di lei, in attesa.

La mora si bloccò. L'aveva fermata, ma per dirle cosa esattamente?
"Io...Non devi ringraziarmi..." balbettò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Fece un passo verso di lei "... siamo...amiche...più o meno."

Emma la osservò. Guardò i suoi occhi che si aprivano un po' di più, l'imbarazzo nella sua voce, le dita che muovevano la ciocca di capelli ricci. Li guardò ancora, quei capelli che aveva sempre visto in ordine, che mai aveva sospettato essere così mossi. Sentì le sue parole quasi in ritardo, distratta dai suoi pensieri liberati dall'alcol.
"Ehm, sì..." balbettò anche lei abbassando appena lo sguardo per un istante. "...ma nessuno mi aveva mai portata fuori a bere. Non così." ammise guardando ora suoi occhi, ora le sue labbra, poi a terra.

Regina sorrise.
"E come ti portano a bere di solito?"

"Eh eh..." ridacchiò la bionda, imbarazzata. "Non..." esitò, ma il suo sguardo tornò ai suoi occhi. "... non mi ci portano e basta." rispose infine, sincera.

"Potremmo rifarlo." propose la mora facendo un passo verso di lei "Magari senza tua madre ..."

"Sì!" rispose di getto lei, troppo velocemente. Arrossì, ma tentò un sorriso tirato dall'imbarazzo, le gote rosee.

Regina sorrise.
"Riesci a guidare?" chiese con un velo di preoccupazione nella voce.

"Ehm..." Emma si guardò alle spalle come se qualcuno, dietro di lei, potesse darle la risposta. Nel frattempo cercò di ricordarsi perché avrebbe dovuto dire sì mentre tutto di lei le urlava di dire no. Era abbastanza ubriaca da farsi stracciare la patente ma, d'altro canto, lo sceriffo era lei. Si voltò di nuovo verso Regina. "... credo di sì..." rispose, incerta.

Regina la guardò in silenzio per qualche secondo, come se stesse esitando.
"Se vuoi puoi restare qui..." mormorò "Non vorrei mai che ti capitasse qualcosa. Henry non me lo perdonerebbe mai." si affrettò ad aggiungere.

Emma la fissò per qualche istante con la bocca semiaperta. La richiuse infine, e annuì lentamente, poi scosse la testa.
"Non... non lo so, insomma, non voglio disturbarti..."

"Non disturbi... sono sola. Lo sai." abbassò lo sguardo.

"Okay!" esclamò subito lei, sorridendole poi con imbarazzo, le labbra premute tra loro. "Ma domani ti offro la cena." aggiunse poi istintivamente, senza pensarci. Il suo cuore accelerò di colpo appena si rese conto di quello che le aveva appena detto.

La mora arrossì.
"Solo se non cucini tu, non voglio morire avvelenata." rispose con un sorriso. "Vieni, ti mostro la stanza degli ospiti." continuò per poi iniziare a salire le scale.

Emma sbatté le palpebre un paio di volte, stupita: Regina era arrossita davvero? Il rimorso la assalì subito: sapeva che non avrebbe mai dovuto dire una cosa del genere. Non aveva fatto altro che metterla in imbarazzo.
"Grazie." borbottò seguendola, lo sguardo basso, la mente persa nelle sue elucubrazioni.

Regina si fermò davanti ad un porta e l'aprì.
"Le lenzuola sono pulite e ti porterò un pigiama.."

Emma sbirciò dentro alla stanza, poi appoggiò la schiena allo stipite e guardò la mora con aria lievemente preoccupata.
"Non volevo metterti in imbarazzo, prima..."

"Non l'hai fatto. Ci vuole ben altro per imbarazzarmi Swan." rispose con un sorriso per poi sparire nella porta accanto. Emma la guardò andarsene con un sorriso sul volto. Entrò nella stanza poi, lasciando la porta aperta. Regina tornò dopo qualche secondo con un pigiama di seta in mano.
"Ecco... Se hai bisogno sono nella camera accanto." disse poggiando l'indumento sul letto. Emma si voltò e si avvicinò ad esso, osservandolo con aria divertita.
"Seta?" chiese, guardando lei ora.

Regina aggrottò la fronte.
"Non crederai che indossi canotte e pantaloncini come te?"

La bionda scoppiò a ridere.
"Io non indosso pantaloncini!"

Regina inspiegabilmente arrossì e abbassò lo sguardo.
"Buonanotte Emma."

Lo Scerriffo la guardò col sorriso ancora sul volto.
"Buonanotte Regina. E... grazie."

La mora le sorrise e uscì dalla stanza. Si rinchiuse nella sua e si poggiò alla porta alle sue spalle. Che diavolo stava facendo?