* Standard disclaimers: Di Gundam Wing posseggo solo le fantasie che ha creato dentro di me. Non traggo alcun profitto da tutto questo se non il piacere di condividere con gli amici il mio mondo di sogni, perciò non prendetevela con me se mi sono permessa la libertà di giocare con dei personaggi che non mi appartengono.
* Introduzione dell'autore: Buongiorno a tutti coloro che stanno leggendo (o buonanotte... non so che ora sia a casa vostra in questo momento) e tanto per cominciare...GRAZIE per essere qui. Se non siete già morti di noia, permettetemi di mettere le mai avanti circa quanto segue.
E' la prima volta che scrivo qualcosa di mio, e cioè qualcosa che non mi sia stato ordinato di fare da quelle onnipotenti creature misteriose che noi mortali chiamiamo professori, perciò non solo è la prima fanfiction che oso mettere su carta, ma la prima missione in assoluto che vede impegnati sul campo, me e il mio PC in veste di macchina da scrivere.
Non so cosa ne sia venuto fuori, questo dovete dirmelo voi (hey, non fate quella faccia...lo so che è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, no? ^_~).
Tanto per non buttarvi in mezzo all'oceano senza salvagente, vi preannuncio che, come suggerisce il titolo, si tratta del Capitolo Zero alla serie animata e mostra dal punto di vista di una "vecchia" conoscenza ("vecchia" di nome e di fatto) alcuni aspetti del preludio alle avventure dei nostri eroi.
Vabbè...ho blaterato abbastanza...se vi ho incuriosito un pochino, ecco qui il parto della mia mente deviata, altrimenti...*spallucce*...pazienza, io ci ho provato.
Salutoni a tutti!! ^___^
Capitolo Zero
by Darkwing
Parte prima: Il circolo della storia
La Terra. Un perfetto, silenzioso e maestoso gioiello verde-azzurro sospeso su un tappeto vivente di velluto nero, trapunto di stelle.
Appariva così vista dallo spazio, a tutti coloro che vi abitavano. Tuttavia, solo da poco meno di due secoli, gli uomini potevano guardare liberamente da un punto di vista tanto privilegiato il mondo da cui aveva avuto origine la loro specie. Prima della costruzione delle colonie spaziali orbitanti, solo pochi esploratori e coraggiosi pionieri avevano vantato una simile prospettiva. Era stato solo grazie al loro spirito di sacrificio ed alla loro determinazione, se ora milioni di persone potevano vivere una vita normale in quelle meraviglie tecnologiche che erano le città orbitanti.
La sfida costante che impegnava gli abitanti delle colonie nella lotta sfibrante contro le forze della natura aveva temprato duramente il popolo dello spazio. Tra le loro fila erano nati uomini e donne di straordinario valore che erano stati in grado di costruire dal nulla un'itera civiltà. Tuttavia il coraggio e la dedizione degli spaziali non erano stati sufficienti a difendere le loro isole orbitanti il triste giorno in cui lo spietato cerchio della storia aveva stretto gli uomini nello spazio in una morsa inflessibile.
Un anziano uomo dai lunghi capelli candidi, il cui corpo un tempo vigoroso era ormai curvato dagli anni e dalle numerose operazioni che aveva subito, sospirò e posò una mano robotica contro il vetro della sala panoramica. Era come se con quel gesto fosse stato in grado di toccare il pianeta da cui provenivano tutte le gioie ed i dolori degli spaziali.
'Vista da qui non sembra tanto pericolosa...', pensò amaramente.
Poi volse i visori computerizzati che facevano le veci dei suoi occhi verso la passeggiata. La sua mente ancora lucida e razionale fece rapidamente un calcolo e valutò che circa il venti percento degli abitanti di L1 indossava un'uniforme militare. Erano tutti militari federali, mandati dal governo terrestre per tenere sotto controllo i coloni. Un sorriso sardonico gli avvizzì la pelle rugosa sotto i baffi immacolati, al pesiero di quanto la realtà spesso avesse un macabro senso dell'umorismo.
Secoli prima, quel luogo sospeso nel nulla era stato individuato dall'insigne matematico da cui L1 prendeva il nome, come uno dei punti di equilibrio tra le forze gravitazionali che legavano la terra al sole, alla luna e agli altri corpi celesti del sistema solare. Si trattava di un'oasi di pace che le leggi della fisica avevano silenziosamente messo a disposizione degli uomini, consentendo loro di renderlo fulcro di grandiosi progetti. I figli degeneri della Terra però avevano profanato quel dono della natura portandovi strumenti di morte e distruzione e così, un luogo di pace, dove tutte le forze conorrevano verso la quete, era diventato il teatro che avrebbe visto nascere il più terrificante conflitto mai avvenuto nella storia dell'umanità.
Con un sospiro amaro il vecchio colono pensò che le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche avevano sì cambiato la vita degli uomini, ma ne avevano lasciata intatta l'essenza.
'La storia continua inesorabilmente a ripetersi sempre simile a se stessa fin dalla notte dei tempi,' riflettè. 'Una nazione diviene forte, potente e popolosa tanto da potersi permettere di investire le proprie risorse nell'esplorazione e nella fondazione di colonie e stati satelliti, ma quando questi diventano economicamente forti e cominciano a rivaleggiare con il paese madre...l'uomo è capace di percorrere sempre e solo la stessa strada.
Il fantasma della guerra torna inesorabilmente a sedurre gli animi degli uomini, e coloro che la temono e si oppongono al conflitto vengono messi a tacere; oppure perdono le speranze e si convincono che sia l'unica alternativa possibile. Odio, pregiudizi e inganni, abilmente orchestrati dai mezzi di comunicazione di massa nelle mani di pochi potenti, alimentano le paure e, più o meno consapevolmente, contribuiscono a scavare le profonde fratture necessarie per dividere i popoli. La paura e l'innato istinto di sopravvivenza giustificano la distruzione e la sofferenza che segue dietro uno sbiadito stendardo di giustizia. Allora la lotta e il sangue si circondano di un'aura sacra che solo gli uomini ciechi e sordi al richiamo dei loro cuori non vedono e non vogliono infrangere.
Io sono uno di quegli uomini'. Confessò a se stesso.
Nell'anno 180 dell'era spaziale però, non si combatteva più come ai tempi di Atene e Sparta e delle città stato medio-orientali, né come durante la guerra di indipendenza tra l'antica Inghilterra e le Americhe. No, se l'essere umano si era evoluto fino a creare meravigliose opere di ingegno in grado di dominare la natura, le menti degli scienziati e degli ingegneri della nuova era non avevano dimenticato di sviluppare strumenti di morte altrettanto sofisticati e di gran lunga più terribili e micidiali di quelli antichi.
Un moto di rabbia percorse le membra del vecchio al ricordo della prima invasione di cui era stato testimone, e suo malgrado protagonista, quindici anni prima. Aveva vissuto quella triste vicenda fin dall'inizio.
Era stato presente quando, durante un comizio, era stato assassinato Heero Yuy, il leader pacifista che con il suo carisma aveva unito le colonie spaziali e si era fatto promotore del processo di indipendenza dalla Federazione Terrestre. Il cecchino che aveva ucciso il popolare diplomatico era sfuggito alla cattura scomparendo nel nulla, ma si vociferava che dietro l'attentato ci fossero i membri di quell'organizzazione, intestina alla Federazione, che si faceva chiamare OZ.
L'Organizzazione dello Zodiaco era una lobby politica che, con il tempo e con il solido sostegno economico di poche facoltose famiglie, aveva abilmente accresciuto il proprio potere sulla Terra e che, nonostante non rappresentasse alcuna nazione, era riuscita ad inserire i propri membri ad ogni livello della scala gerarchica politica e militare.
Gli Specials, il braccio armato di OZ, erano diventati il corpo d'elite dell'esercito federale ed erano stati loro ad invadere le colonie dopo l'attentato che era costato la vita di Yuy, con il pretesto di garantire ordine e sicurezza ai cittadini dello spazio.
Coloro che si erano opposti e avevano lottato contro gli invasori erano stati barbaramente uccisi per le strade delle città. Lo spietato massacro dei coloni che inutilmente avevano combattuto un nemico enormemente più forte e organizzato era stato giustificato dalle autorità terrestri come un mezzo triste ma necessario per sradicare definitivamente le frange di terroristi ribelli che si opponevano al 'proficuo' processo di unificazione della Terra e dello spazio. Ormai prive di una guida politica valida e senza alcuna possibilità di resistenza, le colonie erano state piegate, la loro alleanza sciolta ed erano state soggiogate alla Terra da una ferrea legge marziale.
L'anziano uomo scosse la testa. Dopo quindici anni L1 era ancora in stato d'assedio e anche se il sangue non scorreva più per le strade, c'erano ancora delle profonde cicatrici che deturpavano la struttura stessa della colonia, e molti palazzi non erano stati più ricostruiti.
Se ancora avesse avuto gli occhi, li avrebbe chiusi per potersi dimenticare anche solo per un istante della realtà che lo circondava, ma non poteva. Il suo corpo, come quello della colonia, portava impresso il marchio indelebile della guerra, e il passato non poteva essere dimenticato. Dopo tutto quel tempo ancora aveva degli incubi sul giorno in cui quel Leo aveva fatto irruzione nell'istituto di ricerca in cui lavorava come ingegnere. Un solo uomo, al comando di quella micidiale macchina antropomorfa corazzata, di uso comune tra i reparti di fanteria spaziale della Federazione Terrestre, era stato in grado di distruggere l'intera struttura. Lui si era trovato troppo vicino all'esplosione di un serbatoio di carburante e aveva perso un braccio, l'uso di una gamba e gli occhi. Tuttavia era sopravvissuto anche grazie all'aiuto di alcuni colleghi che erano scampati all'attacco e gli avevano prestato soccorso. Era stato allora che aveva giurato vendetta.
Era un vecchio scienziato, non un uomo d'azione, ma questo non era un motivo valido per sottovalutarlo. In gran segreto, d'accordo con alcuni colleghi, aveva lavorato per quindici anni ad un progetto che avrebbe dato alle colonie una possibilità di riscatto ed ognuno di loro aveva messo a punto un'arma come mai nessuna ne era stata concepita prima. Era stato difficile mantenere il segreto e procurarsi i materiali necessari, ma alla fine era riuscito nell'intento; aveva costruito il mobile suit più potente e versatile che fosse mai esistito - il Gundam XXXG-01W Wing - e aveva addestrato personalmente il pilota che lo avrebbe condotto in missione sulla Terra. Era poco più di un ragazzo, ma grazie a lui era diventato un guerriero perfetto e una efficiente macchina di distruzione.
In quel momento squillò il suo comunicatore da polso e sul piccolo schermo a cristalli liquidi comparve il volto di un giovane uomo.
"Siamo pronti, dottor J."
L'anziano ingegnere riconobbe la voce distaccata e professionale del suo pilota ancor prima di vedere chi fosse, ed annuì in segno di risposta. Osservò compiaciuto il volto impassibile del ragazzo e i suoi occhi blu, taglienti e determinati, seminascosti dietro le ciocche scure e perennemente ribelli che gli ricadevano sul viso.
Lo scienziato si concesse un breve sorriso, sapendo che i folti baffi bianchi lo avrebbero nascosto. Quando aveva individuato quel giovanotto come potenziale pilota era ancora un bambino, ma aveva già negli occhi quella scintilla che vi ardeva ora; si era rivelato un allievo dotato ed intelligente, e grazie all'addestramento durissimo a cui lo aveva sottoposto aveva incrementato a dismisura la sua forza fisica, la sua velocità di reazione e soprattutto il suo controllo emotivo. Niente a questo punto lo avrebbe sottratto alla missione che gli aveva affidato. Niente eccetto la morte.
"Sto arrivando." Rispose asciutto.
Immediatamente il dispositivo si spense ed il dottor J si incamminò verso il laboratorio con tutta la velocità che gli consentiva la sua protesi meccanica. Sospirò. Finalmente era arrivato il momento che aveva aspettato tanto a lungo.
Aggrottò le sopracciglia pensieroso. 'Chissà se anche gli altri sono pronti?'
Per la prima volta dopo quindici anni sentì la morsa dell'ansia impadronirsi del suo stomaco, ma ricacciò in fretta la sgradevole sensazione. Non era il momento di comportarsi da sentimentale...era il momento di agire.
TBC...
AN: Cavolo, se siete arrivati fino a qui, già meritate una medaglia!!
Non ho idea se tutto questo sia una schifezza o meriti un minimo di considerazione. Fino ad ora ho raccolto soltanto il parere di poche persone a me particolarmente vicine (grazie a Nicola, a Stefania e un abbraccio speciale ai miei genitori...Siete i migliori!). Ma mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensano altri amici che hanno gli stessi miei interessi.
Non abbiate paura di esporre le vostre opinioni vi prego. Nel bene e nel male per me sono preziose, e...*incrocia le dita dietro la schiena* ^___^ prometto solennemente che non morderò nessuno!
