BENEATH THE CLOAK
Non bisognava guardarsi indietro, lo sapeva, glielo avevano detto in molti. Dietro ci sono gli spettri del passato che attendono il loro momento per tormentare. Il passato era come una tempesta che riaffiora per travolgere. E cosi lui non guardava mai al passato. Ma poteva guardare avanti? Poteva volgere il suo sguardo verso quella vita triste e disperata? Non c'era alcuna via da percorrere. Solo morte, il bianco arto del signore oscuro che gettava la sua ombra su tutto. E lui ne era la mano.
Solo due occhi in quell'oscurità scintillavano come una piccola luce lontana, gli occhi di colei che aveva pronunciato il suo nome tremante, scandendo le sillabe tremule nel vuoto del silenzio:
-Severus-
-Capitolo Uno –
UN POSTO VUOTO
Non bisognava guardarsi indietro, lo sapeva, glielo avevano detto in molti. Dietro ci sono gli spettri del passato che attendono il loro momento per tormentare. Il passato era come una tempesta che riaffiora per travolgere. E cosi lui non guardava mai al passato. Ma poteva guardare avanti? Poteva volgere il suo sguardo verso quella vita triste e disperata? Non c'era alcuna via da percorrere. Solo morte, il bianco arto del signore oscuro che gettava la sua ombra su tutto. E lui ne era la mano.
Solo due occhi in quell'oscurità scintillavano come una piccola luce lontana, gli occhi di colei che aveva pronunciato il suo nome tremante, scandendo le sillabe tremule nel vuoto del silenzio:
-Severus-
-Capitolo Uno –
I portoni si aprirono magicamente e le candele che galleggiavano nel vuoto illuminarono i volti spauriti di una folla di bambini che avanzava frettolosa, il capo chino per celare la timidezza ai compagni che li osservavano seduti ai lunghi tavoli. Il giovane Albus Severus Pottes non poté fare altro che seguire la mandria, lanciando un'occhiata al fratello maggiore che parlava sottovoce con un gruppo di amici, perso in un mondo a lui familiare. La tavola degli insegnanti si apriva al suo sguardo come un mondo misterioso e pieno di possibili futuri, ne percorse la superficie per incontrare i volti che gli erano famigliari e quelli che invece erano ancora ignoti. Riconobbe l'amico di famiglia Neville e la professoressa McGranitt, sempre presente nei racconti del padre. Poi lanciò un'occhiata a George Weasley, nuova recluta nel corpo insegnante. Il posto al centro, quello riservato al preside, era vuoto.
Avanzò sugli stretti scalini lucenti incontrando la figura del cappello parlante che stava intonando la canzone di inizio anno muovendo l'insieme di stoffe che ne formavano l'intelaiatura.
La McGranitt disse qualcosa e il rumore si spense, come se una folata di vento l'avesse spazzato via in un solo istante.
Si poteva quasi udire il battere delle ginocchia tremanti dei nuovi allievi mentre i nomi di ognuno venivano pronunciati dalla bocca sottile della professoressa di trasfigurazione, i cui capelli grigi erano ancora raccolti in una crocchia stretta, così come era apparsa nei racconti che l'avevano resa celebre tra i figli di coloro che un tempo avevano dimorato nel castello.
Albus attese con pazienza il suo turno osservando il fratello sillabargli una frase con un gesto enfatico:
– Finisci a Grifondoro o ti uccido -.
Al, cosi lo chiamavano tutti, fece un cenno con la testa e trasse un profondo respiro mentre prendeva posto sotto il cappello. L'oggetto magico non ponderò a lungo la sua decisione, agitò le falde e strillò a gran voce il nome della casata del leone, invitando il ragazzo a raggiungere i suoi compagni al tavolo dei Grifondoro.
-Bravo Fratellino, dirò a papà che non sei una delusione come credevo- urlò suo fratello, dandogli una pacca sulla schiena e spingendolo involontariamente contro la panca di legno. Al si sfiorò le ginocchia nel punto colpito, poi prese posto mentre il silenzio calava nuovamente nella sala, mentre la professoressa McGranitt faceva segno a tutti di tacere.
- Oh, chiedo scusa- disse rivolgendosi ad alcuni ragazzi che la osservavano confusi –Temo di avervi omesso-
Avvicinò alla pergamena le grosse lenti rotonde, poi chiamò a gran voce un ragazzo biondissimo dall'aria altera:
-Scorpius Malfoy-
Il giovane fece qualche passo e prese posto sotto il cappello, tutti osservarono l'oggetto magico sussurrare quelle parole che ogni studente si era portato nel cuore per tutta la vita, nel bene e nel male e infine videro il fanciullo sollevarsi in un sorriso trionfante mentre si recava orgoglioso nella casata del serpente.
Dopo questo rito la donna si spostò al centro della stanza, avvolta nel mantello e riparata dall'enorme cappello a punta che ricordava le raffigurazioni che i babbani usavano fare delle streghe. Prese posto sul leggio e Al la osservò fare il suo discorso di benvenuto, pensando alla figura ormai mitica di Albus Silente, resa con tanta precisione dai racconti che suo padre ne aveva fatto parlandogli della guerra. Lui stesso portava ancora il nome del preside di cui aveva visto il volto solo in libri e in articoli di giornale.
La professoressa si sgranchì la voce:
-Cari studenti. Benvenuti e bentornati a Hogwarts. Prima di dare inizio al banchetto, temo che dovrete aspettare la fine del mio noiosissimo quanto fondamentale discorso. In verità, essendo io a disporre dell'entrata delle pietanze, temo che non avrete poi molta scelta. Per prima cosa voglio un applauso per il professor George Weasley, che quest'anno darà prova delle sue splendidi capacità di incantesimi sostituendo l'anziano Vitious nella sua cattedra- seguì un breve applauso mentre l'uomo dai capelli rossi si inchinava in un saluto, poi la donna riprese a parlare.
-E questa è invece la professoressa Astoria Greengrass, nuova docente di Difesa Contro Le Arti Oscura-
Tacque qualche momento pensierosa, poi indicò la sedia vuota del preside.
-Purtroppo il preside in questi mesi non si potrà unire a noi. Si trova in una complicata situazione amministrativa fuori dalla scuola e si raccomanda di augurarvi un buon soggiorno e di occuparmi io stessa della vostra sistemazione-
Il giovane Al stava osservando l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure: i capelli biondi incorniciavano un viso sottile e severo e negli occhi azzurri brillava lo stesso sguardo che si poteva intravedere nel giovane Malfoy. Il corpo era fasciato da un indumento da mago elegante che, nonostante la larghezza, lasciava intravedere le forme sottili delle donna.
Qualcuno sbuffò al fianco del nuovo Grifondoro:
– Al solito. Il preside è assente ormai da tre anni. Sono stato in punizione più volte di tutti gli studenti che ci sono in questa scuola e giuro, parola di grifone, che non ho mai visto neanche per sbaglio il nuovo preside-
James annuì:
– Be' questo ci crea molti meno problemi! La McGranitt, ha una memoria labile, si avvicina alla pensione, povera donna. Con tutte quelle che ha visto nella guerra non c'è da sorprendersi che sia invecchiata così in fretta-
La McGrannit stava tornando in quel momento al suo posto dopo aver fornito alcune delle regole fondamentali dell'istituto di magia e stregoneria. Sorrise e allargò le braccia facendo apparire il banchetto e dando inizio alla cena.
Al osservò di nuovo il posto vuoto del preside chiedendosi quale segreto si celasse dietro quell'assenza, poi la voce di un compagno lo colse alle spalle.
– Già interessato al mistero del preside?-
- E' un mistero?-
Il ragazzo alzò le spalle:
- Uff, ci sono centinaia di storie sul preside. Qualcuno dice che non esiste e che sia la McGrannit a comandare, ma pare che il ruolo di preside fosse toccato proprio a lei originariamente e che abbia deciso di abbandonarlo per continuare a insegnare. Il suo posto è stato preso da un uomo…strano-
Un ragazzo si avvicinò sorridendo e prese posto vicino ad Al:
-Qualcuno deve pur averlo visto in faccia no?-
-Nessuno. Pare che si celi dietro una maschera terribile-
-Ma cosa dici, nessuno lo hai mai visto!-
Una giovane si sporse trionfante:
-Dicono che si tratti di Silente tornato dall'aldilà, e che si nasconde per non mostrare il suo corpo putrefatto-
Alcuni dei presenti distolsero lo sguardo disgustati lasciando cadere il cibo nel piatto.
-E' un ex mangia morte che preferisce nascondersi per non essere arrestato- aggiunse un altro annuendo vigorosamente per dare credito alla sua teoria.
Al ascoltò tutte quelle storie osservando i volti che lo circondavano. Era a casa, ormai, seduto al tavolo con quelle persone sconosciute con cui presto avrebbe condiviso la sua nuova vita, e per un attimo si rese conto di stare bene, di essere felice, e ringraziò la vita per la magia che gli stava donando. Un giovane lo prese per le spalle, deciso ad esporgli l'ultima e più stravagante delle tesi:
-Il preside è in realtà un grande pozionista, che nel preparare la polisucco ha ingerito i peli del suo cane, tramutandosi per sempre in un orrenda bestia-
Al gli sorrise e annuì, nulla importava in quel momento. Afferrò il cibo e se lo portò alla bocca, poi lanciò un ultimo sguardo alla sedia vuota del preside. Qualsiasi mistero si nascondesse dietro a quella strana assenza, era contento di aver l'occasione di affrontarlo.
