Standard disclaimers: Ahimè, non vanto alcun diritto su Gundam Wing e i suoi personaggi. Posso invece assumermi piena responsabilità circa il contenuto di quanto segue. 

Introduzione dell'autrice: Salve a tutti. Sono lieta di presentarvi una breve interruzione dal mio lavoro principale (che stimo riuscirò a finire entro il secolo prossimo) che, spero, vi terrà una piacevole compagnia per le prossime settimane. Non chiedetemi perchè ho scelto proprio Quatre e Dorothy come protagonisti, perchè non lo so neppure io. Forse è solo perchè, mio malgrado, sono sempre la pecora nera di ogni ambiente che frequento e un'amante incorreggibile di tutti i personaggi secondari. Fatto sta che il risultato è questo.

Posso annunciarvi fin da ora che questo racconto l'ho concluso e che, dopo questo antefatto, seguiranno altre cinque parti ed un epilogo, che pubblicherò con scadenza settimanale. Questo perchè sono buona, e non voglio costringervi a leggere troppo in fretta... *Affila una coppia di sciabole e carica una doppietta a pallini*... Scherzi a parte, sarò felicissima di conoscere passo passo le vostre opinioni su questo pezzo che, in fondo, è la mia vera seconda fiction. Auguro a tutti una piacevole lettura e, a me, un meritato(?) riposo.

Dedica: Inizialmente volevo dedicare questo racconto unicamente ad Ivana, a Tonka, a Tomislav, a Dinko e ad Angela, simpatici ospiti e personaggi involontari di un'avventura virtuale, ma alla fine ho deciso che avrei affidato anche ad altri il compito di custodire le mie leggere fantasie.

Per questo rivolgo i miei più sinceri auguri a voi, miei cari lettori, e a tutti coloro che hanno cercato l'amore senza averlo ancora trovato e a coloro che lo hanno trovato, senza averlo cercato.

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La più nobile delle debolezze

By Darkwing

Antefatto

"E' appena arrivato un pacco per lei, signor Winner." La cortese voce della segretaria personale del presidente della Winner Corporation si fece udire attraverso l'intercom.

"Un pacco? Sa dirmi chi è il mittente, signora Bates?" Quatre aggrottò le sopracciglia ed alzò lo sguardo dalla montagna di scartoffie che ingombravano la scrivania, appartenuta a suo padre. Nonostante ogni giorno si vedesse recapitare una corrispondenza fittissima, non gli accadeva spesso di ricevere dei pacchi.

L'anziana donna balbettò, leggermente a disagio. "Non lo so, signore. E' un pacco assolutamente anonimo, ma è piuttosto pesante...A giudicare dall'imballaggio sembra che venga direttamente dalla Terra. Vuole che glielo porti?"

"Non si disturbi. Se è pesante vengo a prenderlo io."

"Ma, signore..."

Quatre chiuse la comunicazione e non lasciò il tempo di ribattere alla donna che, a parte i soliti formali 'signor Winner di qua e signor Winner di là', lo trattava né meglio né peggio di un nipotino prediletto. A Quatre non piaceva affatto quando la gente cercava di viziarlo. Si alzò, aprì le pesanti porte di mogano del suo ufficio e si diresse verso la segretaria, che era ancora intenta a parlare con lui attraverso l'interfono.

"Sono qui, signora Bates. E...No, prima che cominci scusarsi per l'interruzione, non mi ha affatto disturbato. Avevo bisogno di una piccola pausa in realtà. Semmai devo ringraziarla." Disse, sorridendole con lo sguardo ed alzando le mani, per sedare sul nascere il collaudato fiume di scuse della donna.

"Ma..."

"Niente ma! Lei lavora fin troppo, signora Bates, e poi non la pago per farmi da facchino."

La donna sospirò ed abbassò lo sguardo. "Lo so, ma quello che volevo dire è che è il mio lavoro, e non è mia abitudine tirarmi indietro solo perché ogni tanto capita qualche fuori programma." D'un tratto la voce le si incrinò leggermente. "Ricordo di aver passato al lavoro intere nottate insieme al signor Winner...Quando era ancora qui...Aveva sempre bisogno di me. Era capace di chiamarmi a qualunque ora...Ma io lo facevo volentieri...Io lo faccio volentieri."

Quatre ingoiò a stento il groppo alla gola. C'era così tanto dolore nella voce della donna che dovette ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per impedirsi di lasciarsene soverchiare. Le si accostò e le posò dolcemente una mano sulla spalla, sorridendole con tristezza.

"La sua devozione nei riguardi di mio padre mi ricorda quanta strada debba ancora percorrere prima di pensare di eguagliarlo. Sono fortunato ad avere lei al mio fianco in questo momento, signora Bates. Credo di avere molto da imparare da lei. Per questo deve sapere che poco fa non intendevo rubarle il lavoro. In realtà...Ero solo curioso da morire!" Terminò, con un sorrisetto imbarazzato.

"Oh! Ma signor Winner!" Dietro gli occhialetti a mezzaluna, gli occhi della donna persero la sfumatura lucida delle lacrime trattenute e si spalancarono, scandalizzati. "Interrompere un lavoro importante per una curiosità infantile!"

Quatre si strinse nelle spalle. "Beh, potrebbe anche essere una questione rilevante, e poi quanto al lavoro...E' vero che questa storia con la Iron Trans è una faccenda delicata, ma temo di non avere le qualifiche necessarie per occuparmi di quel contratto. Avrei bisogno di un legale di fiducia che sappia di darmi delle opinioni oggettive. Io sono più che altro un tecnico e sono sicuro che prima o poi finirò per farmi fregare."

La signora Bates assunse nuovamente un atteggiamento professionale e agguantò il ricevitore del vid-com. "Le chiamo immediatamente il signor Teodorakis..."

"Lasci perdere. Gli ho parlato stamattina, ma ha ragione anche lui. Siamo pieni di lavoro fino alle orecchie e lui sta già seguendo quella proposta che abbiamo in sospeso con la Mars Mining Enterprise. Non può occuparsi di un altro caso."

La donna si morse un labbro e lasciò cadere la mano sul vid-com, assumendo un'aria meditabonda. "Un bel problema allora."

Quatre le rispose con un sorriso fiducioso e la frase che probabilmente tutti i Winner portavano impressa nel codice genetico. "Non si preoccupi. Basterà rimboccarsi le maniche per trovare una soluzione. Ma adesso...Quel pacco?"

"Ah, già! Il pacco! Eccolo qui."

Una scatola di cartone delle dimensioni di una cassetta degli attrezzi era posato ad un'estremità della grande scrivania a ferro di cavallo, e non aspettava altro che essere aperta.

Quatre la studiò un istante e la sollevò alla ricerca di un indizio che potesse rivelarne il contenuto, ma a parte il peso non riuscì a ricavarne gran che.

"Bene. Non ci resta che aprirla, allora." Afferrò un tagliacarte e si accinse a disfarsi dei nastri adesivi, quando una pesante manona abbronzata gli calò sulla spalla e lo tirò violentemente indietro.

"Rashid! Ma sei impazzito?" Quatre ammiccò, riacquisendo l'equilibrio e riconoscendo contemporaneamente l'identità del proprio assalitore. "Ma che fai?"

L'imponente capo della sicurezza non lo degnò di uno sguardo e focalizzò tutta la propria attenzione alla scatola, guardandola con tutto il sospetto che avrebbe dedicato ad una bomba ad orologeria. "Cos'è questa cosa? Perché non è passata da me prima di arrivare qui?" Ruggì, rivolgendosi alla signora Bates.

La donna balbettò a disagio. "E'...E' arrivata poco fa, con un corriere..."

"Avreste dovuto avvertirmi."

Quatre intervenne, cercando di smorzare l'aura di tensione che Rashid aveva gettato su tutti loro con quello sguardo truce. "Andiamo Rashid. Non è successo nulla. Vedi?"

Quatre prese in mano la scatola e la scosse leggermente, ma fu costretto a lasciarla ricadere immediatamente sul tavolo perché Rashid gli saltò letteralmente addosso, buttandolo a terra e facendogli scudo da una fantomatica esplosione.

Quando, dopo una manciata di gelidi secondi di terrore, la signora Bates emerse da sotto il tavolo sotto il quale si era nascosta, vide Quatre che si dibatteva sotto la considerevole mole del capo della sicurezza e cercava invano di liberarsi. Se a quel punto non fosse stata spaventata a morte, sarebbe scoppiata a ridere.

Proprio allora Quatre stava gridando per farsi ascoltare dalla sua iperprotettiva guardia del corpo. "Rashid! Basta, per carità! Ma non ti sembra di esagerare?"

"E' sottovalutando le minacce che si corrono i reali pericoli! Resta giù!"

"Ma quali pericoli? E' solo un pacco! Magari hanno scordato di mettere il mittente, tutto qui."

"O magari lo hanno fatto apposta. Quegli eco-terroristi da strapazzo non si fermano davanti a niente!"

Quatre sospirò rassegnato. "D'accordo, ci hanno fatto saltare in aria un deposito di fertilizzante perché credevano che fosse una fabbrica di armi chimiche, ma è successo mesi fa! Mi sembra chiaro che si sia trattato di un errore commesso da qualche esaltato." Poi, notando lo sguardo cocciuto del suo interlocutore e quello terrorizzato della segretaria, tirò un lungo sospiro e buttò in aria le mani esasperato. "E va bene! Aprilo tu."

Finalmente libero, riuscì ad alzarsi in piedi. La signora Bates lo raggiunse in fretta e si nascose prontamente dietro le sue spalle. "Pensa che sia opera di qualche terrorista?" Gli disse, sussurrandogli in un orecchio come se, parlando un po' più forte, avesse potuto risvegliare il terribile mostro nascosto nella scatola. Quatre non le rispose e invece si limitò ad osservare le mosse caute di Rashid.

Nonostante le mani grandi e callose, questi riuscì ad aprire l'involucro con una delicatezza non comune. Infine, dopo averne osservato il contenuto, estrasse un biglietto che era al suo interno ed iniziò a leggerlo in silenzio. Ad un tratto aggrottò le sopracciglia.

"Allora?" Chiesero all'unisono Quatre e la signora Bates; un velo di apprensione nella loro voce.

Rashid aveva un'espressione seria come piombo quando si volse a guardarli. "E' definitivamente un terrorista." Disse.

"Cosa?" Quatre sgranò gli occhi allibito, ma immediatamente dovette afferrare al volo la signora Bates che per poco non gli svenne in braccio. La sollevò quasi di peso e la aiutò a sedersi su una poltroncina poco lontana mentre, pallida come un cencio lavato, continuava a ripetere una sequenza ininterrotta di: "Oh, poveri noi. Oh, poveri noi."

Chinatosi al suo fianco, Quatre prese a sventolarle un foglio di carta davanti alla faccia e, senza interrompere le operazioni di soccorso, si rivolse nuovamente a Rashid. "Cosa dice quel biglietto? Cosa vogliono da noi? Cosa vogliono da me?" Si corresse.

Rashid prese una mela dall'interno della scatola e la osservò come se fosse stata la prima che avesse mai visto in vita sua.

"Una mela? Cos'è? Avevano intenzione di avvelenarmi?" Quatre saltò come un grillo al fianco di Rashid e gli strappò di mano il biglietto scorrendone immediatamente alcune righe a voce alta.

'I miei più sentiti saluti al presidente della Winner Corporation, Quatre Raberba Winner.

Con questa mia desidero porgerle un...un....oh, cavolo che ne so? Come si dice "regalo" in burocratese? Lo sai che scrivere non è il mio forte, Q-man!'

Quatre rilesse l'ultima riga...'Q-man? Ma c'è solo una persona che mi chiama così...' Proseguì, sotto lo sguardo attento della signora Bates e quello divertito di Rashid.

'Comunque mentre sono qui sulla Terra - si fa per dire, visto che sto sott'acqua 12 ore al giorno e le altre 12 le passo sopra l'acqua - ho pensato di mandarti un souvenir. Volevo spedirti delle pesche, ma aveva ragione Howard, qui dove sono io non ce ne sono proprio. [1] In questa stagione qui fa più freddo che nei bassifondi di L2, e così non le ho trovate. Però ti ho mandato queste mele. Le ho raccolte personalmente da un contadino della zona...Hey, non vuoi sapere come l'ho convinto a darmele? Beh, per la verità stavo cercando di fregargliele, ma sì, insomma, mi sa che ho perso il mio smalto, perché mi ha beccato. Sarà per via del rumore del mio elicottero? Mah! Comunque ti rendi conto? Il grande Shinigami colto con le mani nel sacco da un comune contadino!'

Quatre scoppiò a ridere. Non poteva credere che Duo avesse cercato di rubare delle mele solo per spedirle a lui! Come se poi avesse avuto bisogno di rubare per ottenerle! Ma era proprio nel suo stile. Quella lettera era decisamente autografa.

"Ma chi è?" La signora Bates evidentemente non aveva dimenticato la dichiarazione di Rashid circa la natura del mittente, ed era ancora sulle spine. Non capiva perché Quatre trovasse tanto divertente il fatto che un terrorista gli mandasse un pacco di mele.

"E' Duo." Le disse. "Si ricorda di lui? Una volta è venuto a trovarmi un paio di anni fa, durante la guerra."

Lo sguardo della donna finalmente si illuminò. "Oh, sì! E' quel giovanotto coi capelli lunghi?" Sorrise, ricordando il giorno in cui lo aveva incontrato."Mi ricordo di lui. Era venuto qui chiedendo di lei, ma non aveva un appuntamento. Stavo per mandarlo via ma, non so come, è riuscito a convincermi a farlo entrare." Rise. "Pensate che mi ha perfino detto che ero una donna affascinante!"

Quatre roteò gli occhi e scosse la testa. Solo il suo amico aveva una parlantina tale da mandare fuori fase una donna professionale come la signora Bates. "Già. Direi che la sua memoria è ottima. Ma sentiamo cosa dice."

'Comunque non ci crederai, ma l'arzillo vecchietto...Mi ha riconosciuto! Ti ricordi di quella taglia che mi avevano messo sulla testa dopo che Heero mi ha tirato via dalla gabbia? Ecco...questo tipo non ha neppure un dente in bocca ed ha più rughe di una tartaruga, ma evidentemente ha ancora tutti i neuroni al loro posto, perché mi ha tranquillamente chiamato per nome. Puoi immaginarti la mia faccia! A quel punto credevo che mi avrebbe preso a bastonate! Invece mi ha chiesto un autografo per i suoi nipoti e mi ha regalato le mele. Beh...E' consolante aver guadagnato un cesto di mele per aver salvato il mondo, non trovi? Comunque assaggiale, sono deliziose. Scommetto che lì da te non troverai nulla di così buono!'

Quatre staccò gli occhi dal foglio e osservò Rashid, mentre dava un morso alla mela che aveva ancora in mano. La sua espressione soddisfatta fu sufficiente a dirgli che Duo aveva ragione, evidentemente in quelle mele c'era tutto il sapore della madre terra e del sole.

"Devo dire che la nostra canaglia ha avuto buon gusto. Ci ha fatto prendere uno spavento, ma ha avuto buon gusto." Riconobbe Rashid. Quatre sorrise e continuò a leggere.

'Ah...Se ti stessi chiedendo perché non ho messo il mittente sul pacco, sappi che non è stato un errore.'

A quel punto Quatre vide con la coda dell'occhio che Rashid alzava un sopracciglio incuriosito e continuava a mangiare beatamente la sua mela. Continuò a leggere.

'Naturalmente l'ho fatto per Rashid. Lo so che il Vecchio Gufo diventa nervoso se non ha qualche minaccia di cui prendersi cura. Immagino che con un pacco senza mittente, diretto alla tua sacra persona, come minimo abbia allertato l'intero corpo dei Maguanacs!'

Per poco Rashid non si strozzò con il succo della mela e Quatre dovette interrompere la lettura per dare sfogo alla propria risata. Non era andata proprio così, ma ci era mancato poco! Perfino la signora Bates dovette soffocare una risatina, di fronte alla reazione dello stoico guerriero. Naturalmente non avrebbe mai potuto rivelarlo a nessuno, ma anche lei aveva sempre pensato che il signor Rashid avesse l'aspetto di un gufo con quel suo cipiglio severo e le sopracciglia ribelli.

"Come mi ha chiamato? Vecchio Gufo? Aspetta che mi capiti sotto mano, perché se lui ha perso il suo smalto io il mio non l'ho perso affatto!"

Quatre diede una pacca sulla spalla al vecchio amico. "Avanti, lo sai che questo è il modo di Duo per dirti ciao, no? Infatti guarda qui cosa dice dopo."

'Naturalmente non c'è bisogno di dirti di salutare tutti da parte mia. Magari un giorno potremmo tornare tutti insieme laggiù in quel posto...Come si chiama quel bel villaggio in mezzo al deserto con quelle fantastiche pollastre che ballano la danza del ventre? Beh...non mi ricordo il nome, ma di posti del genere dovrebbero essercene di più al mondo.

Ora ti saluto, c'è Howard qui che brontola come una pentola di fagioli perché abbiamo perso una giornata di lavoro, quindi devo proprio andare. Non dirmi che anche tu sei sommerso di impegni, perché mi piacerebbe che potessi fare un salto qui sulla Terra.

Quando sei libero fammi un fischio, ok? Lo sai che sono sempre pronto per una fuga!

Salutoni!

Duo'

Prima di proseguire a leggere, Quatre diede una scorsa al il biglietto. C'era un post scriptum piuttosto lungo. Una parola, scritta in maiuscolo, spiccava tra le righe, scarabocchiate nella disordinata scrittura dell'amico. Quatre ripiegò in fretta la lettera e la cacciò nello scatolone con le mele.

"Beh, sembra che Duo riesca a creare scompiglio anche da lontano." Dichiarò allegramente. Poi si caricò lo scatolone in braccio e si diresse in fretta nel proprio ufficio.

Rashid e la signora Bates rimasero a fissare la porta chiusa dello studio, allibiti per l'improvvisa fretta con cui Quatre li aveva liquidati. Non potevano sapere che in quella lettera amichevole fosse contenuta quella parola magica che era in grado di far perdere la calma e la ponderazione anche ad uno come Quatre. Era il nome di una donna, naturalmente.

TBC...

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[1] ref. "Le pesche d'inverno", della stessa autrice.

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AN: Eccoci alla fine di questo episodio, o meglio, all'inizio di questa avventura romantica. Spero che vi sia piaciuto, nonostante la sua leggerezza. Sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate. Vi aspetto a braccia aperte!

Bacioni e grazie!