Pieces
Una FanFiction basata su GLEE a cura di nayaswifee
Versione originale: s/10574980/
Adattamento italiano: Brittana Fanfiction Den
Traduzione a cura di Sara
Revisione a cura di untroddenways e Evey-H


Nota del team: Ecco, come ogni anno, il nostro regalino di Natale per tutte voi che ci seguite con tanto affetto, nonostante Glee sia ormai finito da un po' e l'interesse per Brittana sia per molte scemato... per molte ma non per noi! Continueremo, seppur con i nostri tempi e i nostri mille impegni, a tradurre FF Brittana e a proporvele finchè potremo. Questa storia la pubblichiamo grazie ad una new entry del team, la nostra Sara che sta facendo un lavoro fantastico con la traduzione. Abbiamo già un po' di capitoli quasi pronti che speriamo di proporvi nei prossimi giorni. Mi raccomando, non mancate di lasciare recensioni, anche brevi, anche solo un saluto, ci fa piacere e ci spinge ad andare avanti. Sembra scontato e lo diciamo tutte le volte ma, credeteci, è importante. Non ci resta che lasciarvi con questa nuova storia e rinnovarvi i nostri migliori auguri di buone feste a voi e a tutte le persone che amate :)

Evey


Capitolo 1: Seduta in un bar

Oggi doveva essere il giorno più bello della mia vita. Era la più grande audizione della mia vita. Sono arrivata a New York due anni fa sperando di avere una carriera nella danza. Ballo da quando avevo due anni. È quello per cui vivevo. Non c'è niente come l'impeto di stare sul palco davanti a centinaia di persone, quel momento in cui le luci si accendono e la musica inizia. Quando ballavo, non pensavo ad altro. Nient'altro importava.

Era l'audizione per essere una ballerina di Beyoncè per il suo tour mondiale. Il mio agente mi ha fatto ottenere l'audizione un paio di mesi fa e io mi sono fatta il culo per prepararmi. Lavoravo in un piccolo studio in città insegnando hip-hop tre giorni a settimana. Nei fine settimana lavoravo in una libreria ad un paio di isolati di distanza. E' superfluo dire che ero molto impegnata.

Vivo in un appartamento nell'Upper West Manhattan con il mio ragazzo, Sam. Beh, lui era il mio ragazzo e ci viveva fino a stamattina. Siamo stati insieme dalle superiori e ci siamo trasferiti qui per inseguire i nostri sogni. Lui voleva fare il modello e io la ballerina. Il suo sogno si è realizzato quando ha fatto un servizio pubblicitario di intimo che è finito sul fianco di un autobus. Comunque per lui quello fu abbastanza: ha iniziato a diventare nostalgico e a voler tornare a casa. Io non volevo tornare a casa. Mai. Non c'era niente per me là e sapevo che ero destinata a fare cose più grandi che vivere in una piccola cittadina in Ohio. Sam ed io abbiamo iniziato a litigare sul rimanere qui o tornare a casa. La nostra relazione ha iniziato ad incrinarsi quando abbiamo capito che entrambi desideravamo cose diverse. Lui voleva sposarsi e metter su una famiglia, io volevo iniziare la mia carriera e continuare a danzare fino a quando avessi potuto. Non volevo sposarmi, ma non ero sicura se non volessi sposare lui o se solo non volessi sposarmi adesso. È divertente perché pensavo di amarlo, ma non so se ho veramente amato lui o solo l'idea di lui. Così, questa mattina, ha fatto i bagagli ed è tornato a casa dopo aver rotto con me.

Non piansi quando se ne andò. Non ero scioccata che le cose fossero finite. Non facevamo l'amore da mesi e camminavamo sui gusci d'uova l'uno intorno all'altra. Non eravamo più felici. La cosa che mi infastidiva di più era che non solo era il mio ragazzo, ma era anche il mio miglior amico e non sapevo cosa fare senza di lui. Era l'unica cosa che conoscevo negli ultimi quattro anni. Era il mio più grande supporto, o lo era stato. Così, quando andai all'audizione, tutto quello a cui continuavo a pensare era che lui non c'era più e mi bloccai. La musica partì e io mi mossi. Provai questo pezzo per mesi e sapevo di essere brava. Le sue parole mi tagliarono come un coltello, inciampai e, al termine del salto, che in precedenza avevo ripetuto alla perfezione, sono caduta. A quel punto era finita. Tornai sui miei passi e finii, ma sapevo che avevo chiuso. Aspettai che tutte le audizioni finissero con gli altri ballerini. Ognuno tornò nell'auditorium dove avrebbero chiamato il numero delle persone che erano passate. Non chiamarono il mio.

Sconfitta, tornai all'appartamento e mi lavai via questa giornata orribile. Mi vestii e buttai sul divano scorrendo tra i canali, ma non ero dell'umore di guardare la tv, così la spensi. Era troppo tranquillo e vuoto lì dentro. Normalmente Sam avrebbe fatto esercizio o parlato con me. Preparava sempre lui la cena. Ora c'era solo silenzio. Avevo bisogno di uscire così misi i jeans, una maglietta e un paio di sneakers. Non avevo bisogno di un cappotto o altro poiché era primavera, ma aveva piovuto tutto il giorno quindi presi ombrello e borsa e uscii dalla porta.

Camminai per la città per un po' cercando di trovare un posto dove andare. Mandai un messaggio alla mia amica Quinn per vedere se poteva incontrarmi da qualche parte prima che io me ne andassi. Mi rispose che doveva lavorare per un'altra ora, ma che poteva incontrarmi al Howard's Bar più tardi. Ci andai altre volte, era un bar piuttosto grande a circa dieci isolati dal mio. Era divertente andarci nei fine settimana perché diventava più come un locale. Dato che era giovedì, dubitavo che fosse troppo affollato. Ero giusto dietro l'angolo così decisi di andarci e aspettare Quinn.

Entrai e c'erano tipo tre persone. Non ero sicura se sedermi al banco o ad un tavolo. Prima che potessi prendere una decisione, le mie gambe mi portarono al banco. Non realizzai quanto fossi stanca finché non mi fui seduta. Appoggiai la testa sulle mani e tirai fuori il cellulare per controllare l'ora. Avevo ancora un'ora circa prima che Quinn arrivasse. Avrei voluto fosse subito lì perché non volevo rimanere sola. Rimisi il telefono in tasca e riappoggiai la testa sulle mani chiudendo gli occhi. Venni scossa dai miei pensieri quando percepii qualcuno di fronte a me.

"Ehi. Cosa posso darti?" la barista, presumo, mi chiese.

"Vodka tonic, per favore. Più vodka che tonic." Risposi senza aprire gli occhi.

"Arriva subito."

Rimasi seduta lì con gli occhi ancora chiusi quando sentii un bicchiere che veniva appoggiato davanti a me. Mi grattai gli occhi, ma non li aprii.

"Brutta giornata?" chiese la barista.

Passai le dita fra i capelli e scrollai le spalle prima di aprire lentamente gli occhi. "S-Sì" balbettai. Lì, davanti a me, c'era probabilmente la più bella ragazza che io avessi mai visto. Aveva dei lunghi capelli mossi e mori che cadevano sulle spalle, grandi occhi marroni, lucide labbra carnose. Era più bassa di me ed era decisamente latinoamericana. Indossava una maglietta nera attillata col collo a V con scritto "Howard's Bar" e jeans neri attillati. Mi sorrise e sentii il cuore accelerare.

Sono uscita sia con ragazzi che con ragazze. Il genere non mi interessa veramente. Io amo semplicemente le persone. Ho frequentato un po' di ragazze prima di Sam e, ad essere onesti, sono stata a letto con un sacco di persone. Era solo sesso però. L'unica persona che ho amato veramente era Sam, ma, di nuovo, non sono sicura se veramente lo amassi o se era solo per comodità.

"Vuoi un menu?" Mi chiese dopo un minuto.

"Ehm, certo." Risposi senza staccare gli occhi da lei. Si abbassò sotto al bancone e tirò fuori un menu per porlo di fronte a me. Si girò e andò a servire altri clienti. Avevo quasi finito il mio drink e mi stavo incantando quando tornò indietro e mi mise davanti un altro drink.

"Grazie," sussurrai.

"Prego," sorrise. Si girò per andarsene, ma velocemente tornò a guardarmi. "Allora, te lo devo chiedere, cosa ci fa una bella ragazza come te qui tutta da sola?"

Il mio cuore perse un colpo quando disse la parola "bella" e sapevo che le mie guance erano rosso vivo. "Ehm, io sono, uh, sto aspettando una persona," riuscii a dire.

"Il tuo ragazzo?" Chiese alzando un sopracciglio. Oh mio Dio, era bellissima. Avrà probabilmente pensato che fossi raccapricciante perché continuavo a balbettare e non riuscivo a togliere gli occhi da lei.

"N-no. Io non, ehm..." Improvvisamente ricordai perché ero lì. Sentii lacrime che mi pizzicavano gli occhi, ma sbattei le palpebre per bloccarle. Ruppi il contatto visivo e guardai giù le mie mani in grembo. Non avevo intenzione di iniziare a piangere. Non con lei lì. "Non ho un ragazzo. Non più."

Lei sembrava pronta a dire qualcosa, ma l'uomo all'altro lato del bancone la interruppe.

"Ehi, Santana. Sto uscendo. Posso avere il conto?"

Lei mi sorrise e si girò verso di lui. "Certo, Bill." Mi sentii triste, beh più triste di quanto già non fossi, quando si incamminò via. Pigiò qualche numero nella cassa e prese la sua carta per strisciarla sull'apparecchio. Come faceva qualcuno a far sembrare una registrazione di cassa così sexy? In quel momento potevo veramente sentire le mie guance arrossarsi. Dopo un paio di minuti tornò da me con una ciotola in mano che mi mise davanti.

"In caso tu non voglia ordinare altro. Fidati, non vuoi bere a stomaco vuoto," sogghignò. Le sorrisi e annuii.

"Così... ti chiami Santana?" le chiesi.

"Sì. E tu?" chiese prendendo uno straccio e pulendo il posto vicino al mio.

"Brittany."

Mise a posto lo straccio e si pulì le mani sul grembiule prima di appoggiarsi sul bancone coi gomiti di fronte a me. I suoi seni si schiacciarono e provai difficoltà a respirare.

"Brittany... bel nome." Mi sorrise, mentre arrossivo. "Allora, raccontami di questa giornataccia che hai avuto".

Strinsi le labbra e guardai le mie mani scuotendo la testa. "Non vuoi sapere i miei problemi."

"Sono una barista. È il mio mestiere. A volte è più facile parlare con qualcuno che non conosci e che non conosce te."

Perché era così carina con me? Era la definizione di perfezione. Non mi sembrava giusto riversare i miei problemi su di lei, ma lo sguardo che mi stava dando mi diceva che era okay. I suoi occhi mostravano reale preoccupazione. Mi spostai sulla sedia e la guardai di nuovo. Mi sorrideva lievemente come se fosse il suo modo di dire che voleva sentire della mia giornata.

"Beh, il mio ragazzo mi ha scaricata ed è tornato a casa e ho fallito la più grande audizione della mia vita," le dissi prima di prendere un gran sorso del mio drink.

"Gesù. Immagino sia davvero una giornataccia." Scrollai le spalle e presi un cubetto di ghiaccio in bocca. "Perché ti ha mollato?" chiese dopo un momento.

"Stavamo avendo problemi. Non sono scioccata che sia finita, ma non mi aspettavo che succedesse oggi. Lui ed io volevamo cose diverse."

Lei annuì. "Comprensibile. Quindi tu cosa vuoi?"

Mi ci volle un minuto per pensarci, masticando il cubetto di ghiaccio prima di rispondere. "Voglio fare la ballerina professionista. Non mi interessa veramente dove, ma è quello che ho sempre voluto. Lui voleva fare il modello e l'ha fatto. Poi, è tornato a casa stamattina." Scossi via le lacrime che minacciavano di cadere. "La sua immagine è su un bus. Dell'intimo Hanes".

Aggrottò le sopracciglia per un secondo come se stesse pensando. "Capelli biondi? Labbra grandi?"

"È lui," dissi giocando con la cannuccia del drink. "È proprio questo che fa schifo. Adesso devo vedere la sua faccia ovunque vada. UGH!" battibeccai.

"Così ha realizzato il suo sogno, ma non poteva aspettare che tu realizzassi il tuo? È un po' da stronzi," scattò.

Scrollai le spalle. "Tu hai un ragazzo?" chiesi guardandola.

Lei rise e scosse la testa. "No. Non ho un ragazzo dalle superiori".

Questo mi scioccò. Era bellissima. Come cavolo faceva ad essere single? Avrebbe potuto avere qualsiasi ragazzo volesse. "Veramente? Ma sei così bella."

Penso che sia arrossita. È difficile da dire perché le persone di carnagione scura non arrossiscono veramente, ma penso che lei lo abbia fatto. "Sì... non mi piace proprio il genere maschile, se capisci cosa intendo."

Sgranai gli occhi. Stavo sognando. Che qualcuno mi desse un pizzicotto. "Quindi... sei...".

"Lesbica? Sì," mi disse sogghignando.

Sorrisi e feci spallucce. "Quindi niente ragazza?"

Strinse le labbra e non rispose subito.

Si raddrizzò togliendo i gomiti dal bancone e aggrottò la fronte. "Io, uhm... Io non ho relazioni."

"Oh."

"Sì..." Ci fu un attimo di silenzio prima che parlasse di nuovo. "Quindi dimmi di questa audizione," disse riappoggiandosi al banco.

"Oh, uhm, era per il tour di Beyoncé."

Dilatò gli occhi come se fosse impressionata. "Wow! Devi essere molto brava, no?"

"Non abbastanza a quanto pare. È colpa di Sam. Ho continuato a pensare a lui durante tutto il balletto. Mi sono bloccata. Non ho avuto la parte."

"Che sfiga, ma sono sicura che ci saranno altre audizioni," disse muovendo le labbra da un lato.

Stava per dire qualcosa quando Quinn spuntò da dietro di me. "Ciao!" disse colpendomi ai fianchi e facendomi saltare.

"Ehi!" dissi stringendola in un abbraccio.

Santana fece un passo indietro e prese un tovagliolo mettendolo davanti a Quinn. "Cosa posso portarti?"

"Un fuzzy navel, per piacere. Grazie," Quinn rispose. Santana annuì e girò sui tacchi. Ero un po' triste che Quinn ci avesse interrotte. Volevo continuare la conversazione. Tornò indietro un paio di minuti dopo con il drink di Quinn, ma non rimase lì intorno. Tornò dagli altri clienti dato che il bar si stava riempiendo. La fissai mentre se ne andava. Non notai neanche che Quinn mi stava parlando finché non passò una mano davanti alla mia faccia.

"Brittany, ciaooooo," Quinn disse.

Tornai a concentrarmi su di lei e mi scossi dai miei pensieri. "Oh, scusa."

"Tutto okay. Allora che cosa succede? Sam mi ha chiamato," chiese preoccupata.

"Ugh, te l'ha detto?"

"Sì... Mi dispiace Britt," disse stringendomi la mano.

Scrollai le spalle. "Sapevo sarebbe successo presto o tardi. Speravo solo non oggi."

"Oh sì! Come è andata la tua audizione?" chiese allegramente.

"Io, uhm... non ho avuto la parte," risposi tristemente guardando le mie mani.

"Cosa? Ma eri pronta! Cos'è successo?" chiese scioccata.

"Sam è successo. Ugh. Non so. Tutto il tempo continuavo a pensare a lui e sono caduta."

Quinn inclinò la testa di lato e mi diede uno sguardo triste. "Mi dispiace tanto, tesoro."

Quinn ed io parlammo per un po'. Mi aiutò un poco avere qualcuno che si preoccupava per me. Lei ed io siamo amiche dal liceo. Eravamo cheerleader e molto popolari. Non le è mai importato chi frequentassi finché fossi felice. La amavo per questo. Si trasferì a New York poco dopo di Sam e me per perseguire la carriera da attrice. Eravamo nel Glee club insieme. Ha sempre coperto le mie spalle e io le sue.

Dopo un paio d'ore, Quinn disse che doveva tornare a casa da Puck, il suo fidanzato. Ci siamo salutate e lei se ne andò. Si stava facendo tardi, ma non ero pronta per andare a casa nel mio appartamento vuoto. Guardai intorno e non vidi Santana da nessuna parte. Chiesi ad uno degli altri baristi e mi disse che aveva finito il turno. Aggrottai le ciglia. Non la conoscevo, ma per la prima volta oggi mi aveva fatto dimenticare di tutti i miei problemi. Così, invece di tornare a casa, continuai ad ordinare drink.

Per essere giovedì, quel posto era pieno di vita. Il DJ arrivò e la gente era già in pista. Alla fine mi unii e iniziai a ballare con gente a caso. Baciai gente a caso. Ragazzi e ragazze. Feci una pausa e presi un po' di acqua dal bar quando sentii il mio telefono vibrare. Era un sms da Sam.

Ehi Britt, spero tu stia bene. Sono arrivato a casa. Mi dispiace che le cose siano finite così. Ti vorrò bene per sempre. - Sam

Improvvisamente sentii lacrime formarsi negli occhi. Non potevo più resistere. Mi alzai e realizzai quanto ubriaca fossi. Potevo a malapena vedere davanti a me. Riuscii a infilarmi tra la folla e arrivare al bagno. Fortunatamente era un bagno unico. Mi sedetti sul water e singhiozzai silenziosamente lasciando cadere le lacrime. Non so per quanto tempo rimasi seduta finché la porta non si aprì di colpo. Mi dovevo essere dimenticata di chiuderla. Mi fece saltare e guardai in su per vedere Santana in piedi sulla porta.

"Oh... mi- mi dispiace," disse velocemente.

Questa volta, stava indossando un vestito attillato blu scuro che metteva in mostra il suo corpo perfetto. I suoi capelli erano slegati e mossi come prima, ma più sexy. Aveva degli stivali neri al ginocchio e degli orecchini a cerchio.

Velocemente mi asciugai le lacrime e mi alzai, ma inciampai a destra. Quasi caddi, ma Santana mi afferrò prima che potesse succedere. Mi prese per le spalle raddrizzandomi. Il suo profumo era fantastico, qualcosa come sapone alla frutta. Non la guardai. Non volevo mi vedesse così.

"Stai bene?" chiese scrutando la mia faccia in cerca di risposte.

"Sto-sto bene." Risposi e provai a camminare dritto, ma ancora una volta inciampai e Santana mi riprese di nuovo.

"Woah. Okay. Ti ho preso." Mi rimise dritta nuovamente e passò un braccio attorno ai miei fianchi per sostenermi. "Dai, andiamo a chiamarti un taxi."

Mantenne il suo braccio attorno a me, mentre passavamo tra la folla. Un paio di persone che avevo baciato cercarono di riportarmi a ballare. Un ragazzo in particolare, che era ubriaco quanto me, mi portò vicino a se e le sue mani trovarono posto sul mio sedere. Santana velocemente mi strappò via e spinse il ragazzo.

"Togliti da lei, stronzo!" gli urlò addosso.

Wow! Santana arrabbiata era ancora più figa! Non sapevo perché stava facendo tutto questo. Avrebbe potuto semplicemente lasciarmi lì. Non mi conosceva neppure.

Alla fine riuscimmo ad uscire e lei chiamò un taxi. Avevo immaginato che mi avrebbe solo chiamato il taxi e spinto dentro, ma non fu quello che successe. Quando il taxi arrivò, mi aiutò ad entrare e poi entrò pure lei.

"Britt, qual è il tuo indirizzo?" chiese. Il suo braccio ancora intorno a me.

Dissi al tassista il mio indirizzo e lui partì. Di nuovo, mi aspettavo che lei facesse la strada insieme a me, mi lasciasse a casa e tornasse a divertirsi. Non fu quello che accadde.

Quando il taxi arrivò al mio appartamento, uscì con me e pagò il tassista. Mi disse di condurla alla mia porta. Cercai di dirigere la via, ma tutto quello che riuscivo a fare era aggrapparmi a lei. Quando arrivammo alla porta, presi le chiavi dalla tasca e, dopo diversi tentativi, riuscii ad aprire la porta. Accesi l'interruttore vicino all'ingresso, illuminando l'intera stanza. Mi condusse verso il divano e mi fece sedere. Non avevo realizzato che stavo ancora piangendo.

"Mi- mi dispiace," dissi piangendo.

"Shh. Per cosa sei dispiaciuta?" mi chiese asciugando le lacrime con il pollice.

"N-non s-serviva che mi portassi a c-casa," singhiozzai. "Probabilmente ti ho rovinato la serata."

"Non l'hai fatto e volevo essere certa che arrivassi a casa sana e salva," disse dolcemente continuando a asciugarmi le lacrime. Non avevo realizzato fino a quel momento che mi stava tenendo la mano. Non capii perché era così carina e perché si stava prendendo cura di me. Allo stesso tempo, non volevo che se ne andasse. Onestamente volevo piangere tra le sue braccia, ma sapevo che sarebbe stato strano e non mi avrebbe parlato mai più. Si alzò dal divano e mi prese un bicchiere d'acqua. Smisi di piangere e mi ricomposi.

"Ecco. Bevi questo," disse allungandomi il bicchiere.

"Non ti stanchi a servire bevande alla gente?"

Rise. Ci fu un minuto di silenzio mentre bevevo l'acqua. Alla fine, misi il bicchiere vuoto sul tavolino da caffè e mi risedetti sul divano.

"Stai bene ora?" chiese poggiando una mano sul mio ginocchio.

Annuii. "Penso di si":

"Okay, allora me ne vado. Hai bisogno di aiuto per cambiarti?"

Scossi la testa. Dissi quasi di si perché non volevo che se ne andasse, ma sapevo che doveva. "Sono a posto. Grazie di esserti presa cura di me."

Mi sorrise e si alzò. "Nessun problema. Ci vediamo in giro."

E così, se ne andò.

Mi alzai dal divano e andai in camera, l'alcol che iniziava ad andarsene. MI cambiai velocemente e mi lavai i denti, prima di mettermi a letto. Non mi addormentai. Rimasi sveglia pensando alla giornata che avevo avuto. Tuttavia, non pensai a Sam. L'unica persona a cui pensavo era Santana. Volevo conoscerla. Dovevo conoscerla. Non la conoscevo, ma sapevo che era speciale.