Disclaimer: i personaggi e i luoghi contenuti in questa storia sono opera e proprietà di J.K. Rowling. La trama è la mia personale versione degli anni a Hogwarts dei Malandrini.
Capitolo 1
Il giorno più bello
La luce del sole nascente filtrava tra le sbarre delle finestre, illuminando il pavimento a strisce. Le finestre erano piccole e troppo in alto perché le si potesse raggiungere senza l'aiuto di uno sgabello. Il corpo esile e pallido di un ragazzino giaceva a terra, steso sulla pancia, le gambe allargate, il braccio sinistro giaceva inerme lungo il fianco, l'altro era scomodamente schiacciato sotto il petto. Poco distante dal corpo del ragazzo un piccolo letto malconcio portava i segni di una lotta, le lenzuola erano macchiate di sangue, per terra, strappati, giacevano dei vestiti. I capelli castano chiaro del ragazzo erano illuminati dalla luce del sole che esaltava i riflessi biondi, gli occhi erano ancora chiusi, il volto graffiato premuto sul pavimento, sporco di sangue ormai secco.
Non si mosse neanche quando in cima alle scale si aprì cigolando una porta, illuminando il resto della stanza. Non era una vera stanza, era una cantina, ma non era mai stata usata per conservare nulla. Un uomo discese i gradini e avanzò verso il corpo del ragazzo. Indossava un paio di pantaloni blu del pigiama, sopra portava una stropicciata maglietta grigia. I suoi occhi erano rossi, come se avesse pianto, e gonfi di sonno, i capelli, dello stesso colore di quelli del ragazzo, erano ancora scompigliati, si era appena alzato dal letto.
Si inginocchiò accanto al corpo del ragazzo, poco più che un bambino. Lentamente, cercando di non fargli male, lo voltò sulla schiena. Gli scostò con tocco gentile i capelli dal viso e osservò per un istante le ferite sul torso, sulle gambe e i graffi sul viso. Le mani del bambino erano macchiate del suo sangue. L'uomo sentì le lacrime affiorare di nuovo agli occhi mentre osservava il volto triste e angelico del bambino. Le trattenne con uno sforzo, sollevò il bambino tra le sue braccia e si riavviò nuovamente alle scale. Salì lentamente i gradini, attento a non fare movimenti bruschi per non svegliare o arrecare dolore al fragile corpo tra le sue braccia, varcò la porta e uscì in quella che era chiaramente una cucina.
Una donna dai capelli castano scuri si stava affaccendando con degli unguenti di diversi colori, nessuno dei quali aveva un profumo molto allettante, alzò i suoi occhi scuri per osservare la figura tra le braccia dell'uomo, lo sguardo pieno di dolore. Si avvicinò e passò le dita tra i capelli del bambino con infinita tenerezza. "Portalo a letto, arrivo tra un istante a medicarlo" sussurrò. L'uomo uscì dalla cucina e lei chiuse la porta della cantina, girò la chiave e l'appese al muro, fino al prossimo utilizzo.
"Coraggio piccolo mio, ce l'hai fatta. Anche per questo mese è finita" bisbigliò dolcemente mentre distendeva il corpo del bambino sul letto, in una piccola cameretta accogliente al primo piano. Si voltò a guardare l'ora, le lancette segnavano le cinque e trenta. Finalmente sei tramontata luna bastarda pensò tra sé. Uscì dalla stanza e tornò poco dopo portando una bacinella piena di un liquido giallo e una spugna. Iniziò delicatamente a pulire le ferite del bambino, cominciò dalle mani, non avevano molti segni ma erano macchiate del sangue delle altre ferite, quando passò al torace il bambino trasalì e gemette.
"Remus, sono io, papà. Stai tranquillo, è tutto finito." Gli occhi del bambino si socchiusero e il suo sguardo incontrò quello del padre, accennò un piccolo sorriso e cercò la mano del padre, lui la prese tra le sue e bisbigliò "Ora mi prendo cura di te e poi potrai riposare un po' d'accordo? Per questo mese è passata, Remus, è passata." Remus fece un piccolo cenno di assenso col capo e richiuse gli occhi. Il padre pulì accuratamente e con delicatezza ogni ferita, Remus trasaliva ancora ma tratteneva i gemiti. Sei un ometto coraggioso pensò senza dirlo al figlio. Mentre riponeva la bacinella da una parte, senza allontanarsi da Remus, entrò la donna dai capelli scuri.
"Ho preparato gli unguenti per medicarlo" si avvicinò al letto di Remus silenziosamente.
"Mamma…" il sussurro di Remus era quasi impossibile udirlo.
"Shh… non ti preoccupare tesoro, riposa. Sono qui, ora finisco di medicarti le ferite d'accordo?" iniziò a spalmare gli unguenti sulle ferite con delicatezza, poi si fece aiutare dal marito per sistemare le bende e vestire Remus col pigiama. Quando ebbero finito, diedero entrambi un bacio sulla fronte a Remus e lo lasciarono dormire, steso sul comodo materasso del suo letto. La luce del giorno entrava trionfante dalla finestra. Remus non chiudeva mai le tende di giorno, adorava la luce del sole. Le chiudeva solo la notte, per non vedere il volto beffardo della luna che si faceva piena, condannando Remus a trasformarsi in un lupo mannaro una volta al mese.
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Remus Lupin aveva da poco compiuto undici anni e la sua era stata un'infanzia solitaria, triste e spesso bizzarra. I suoi genitori erano il suo punto di riferimento. Remus non aveva idea di cosa significasse essere un bambino normale. Era stato morso da un licantropo quando era ancora nella culla, l'evento aveva devastato la sua famiglia, che cominciò a venir evitata da tutti, ma i suoi genitori, seppur disperati per la sorte del loro unico figlio, si erano fatti forza e avevano affrontato la situazione come meglio avevano potuto. Per cominciare si erano trasferiti in campagna, poco distanti da un piccolo villaggio, in modo da non avere troppe persone intorno; sapevano che la popolazione del villaggio era composta per la maggior parte da Babbani, i pochi maghi avevano scelto di vivere nella campagna circostante. Nessuno lì sapeva di quanto era accaduto a Remus e questo permise alla piccola famiglia di recuperare un po' di pace. Fin da quando ricordava, Remus si era sempre trasformato in un lupo mannaro una volta al mese e aveva sempre sofferto per questo. La trasformazione era dolorosa oltre l'immaginabile, e non potendo attaccare nulla il lupo che era dentro Remus si sfogava su sé stesso e contro la stanza, provocandosi numerose ferite che lasciavano sempre più cicatrici sul corpo del bambino.
Remus trascorreva le notti di luna piena nella cantina della loro casa, che i genitori sigillavano con incantesimi affinché niente e nessuno potesse entrare o uscire, applicavano anche un incantesimo silenziatore, così che nessuno potesse udire gli ululati di Remus.
Remus si sentiva triste e solo in quella cantina semivuota, c'era un letto, ma serviva a ben poco, non c'erano altri mobili per evitare che si facesse del male, ma per quello bastavano le pareti. E i suoi artigli.
Remus non era stato felice di compiere undici anni. Per lui quella data significava una perdita troppo grande. I suoi genitori fino a quel momento l'avevano istruito in casa, ma Remus sapeva che a undici anni i figli di maghi e streghe venivano mandati a Hogwarts per studiare la magia e imparare a padroneggiarla.
Remus aveva manifestato di possedere poteri magici fin dai primi mesi di vita, ma sapeva che lui non sarebbe mai stato ammesso a Hogwarts. Nessuno avrebbe voluto avere un licantropo come compagno di classe e nessun genitore l'avrebbe mai permesso. Remus aveva sempre dovuto nascondere il fatto di essere un lupo mannaro, le persone ne avevano paura, credevano si trattasse di bestie, bestie pericolose, da eliminare. Non erano disposti ad ammettere che si trattava pur sempre di persone. Nessuno capiva che non tutti i licantropi si arrendono al lupo che c'è in loro, che desiderano vivere come persone e combattono ogni mese con sé stessi per non far del male a nessuno.
Essere un licantropo aveva eretto un muro tra Remus e le altre persone, era timido, riservato, schivo e molto silenzioso. Non era mai riuscito a farsi degli amici sebbene avrebbe tanto voluto averne, ma aveva troppa paura di essere rifiutato per lasciarsi andare. Così si era rifugiato nei libri. Remus aveva letto tantissimi libri di ogni tipo, sia romanzi che libri sulla magia. Suo padre e sua madre glie ne regalavano spesso, felici di fornire una distrazione al figlio, felici di vederlo sorridere come qualunque altro bambino quando teneva in mano un nuovo volume che gli riservava chissà quali sorprese. Dopo ogni luna piena, Remus trovava sempre un nuovo libro sul comodino al suo risveglio, così poteva leggerlo mentre si riprendeva dalle ferite.
Remus voleva disperatamente andare a scuola a Hogwarts. Ne aveva sentito parlare e gli sembrava un posto stupendo. Una volta aveva anche trovato delle foto dei genitori ai tempi della scuola, chiuse in un cassetto nello studio del padre, e ne era rimasto incantato. Ne aveva anche sottratta una, dove i suoi genitori sedevano in riva al lago, il maestoso edificio splendente alle loro spalle. Remus la custodiva gelosamente all'interno del suo libro preferito, chiuso nel cassetto del comodino, e quando era sicuro di essere solo apriva il libro e passava ore a guardare lo splendido edificio, sognando di poterne varcare la soglia un giorno e imparare tante magnifiche cose. Quando si sentiva particolarmente sognatore immaginava che avrebbe persino potuto trovare un amico all'interno di quelle mura, ma quella, si diceva quando il sogno scoppiava come una bolla di sapone, era l'illusione più grande. Compiere undici anni era stato la fine di quei sogni. Remus non avrebbe ricevuto la lettera, e non sarebbe partito sull'Hogwarts Express il primo settembre. Da quando pochi mesi prima aveva compiuto undici anni, non aveva più guardato quella foto.
I genitori di Remus non avevano mai alimentato le sue speranze su Hogwarts, anzi ne parlavano il meno possibile, per non addolorarlo. Non c'era modo di far dormire un giovane licantropo nei dormitori comuni della scuola. Ci sarebbe voluta una stanza singola, molti incantesimi, controlli, eppure ci sarebbero stati comunque tanti rischi. Non ci sarebbe stato modo di tenere la cosa segreta e la scuola tanto sognata da Remus sarebbe diventata un incubo, avrebbe dovuto subire gli sbeffeggiamenti e le ingiurie degli altri studenti, nessuno gli si sarebbe avvicinato se non per insultarlo. Forse sarebbe addirittura stato cacciato dalla scuola se avessero risolto tutti gli altri problemi ma la notizia fosse giunta, in qualche modo, all'orecchio di anche un solo genitore.
Comunque nessun Preside di Hogwarts si sarebbe mai avventurato in una simile impresa.
Ma i genitori di Remus non conoscevano molto bene l'attuale Preside di Hogwarts.
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Remus si svegliò verso le undici, ancora dolorante per le ferite, ma fortunatamente gli unguenti agivano in fretta e lui riuscì a tirarsi su a sedere e si stiracchiò piano per testare le membra. Ce la faceva, poteva alzarsi. O meglio, doveva alzarsi perché stava morendo di fame. Fece una rapida tappa al bagno e poi scese in cucina il più veloce che gli riuscì senza farsi troppo male. La madre lo accolse col suo delicato sorriso, l'aveva sentito muoversi perciò in tavola c'era già un piatto con fette di pane tostato caldo, una bella tazza di latte e cioccolato, burro e marmellata di albicocche, la preferita di Remus. La madre gli accarezzò i capelli e uscì dalla cucina.
Remus si sedette a tavola, prese una fetta di pane e cominciò a spalmarla di burro, la marmellata sulla prossima ora ho troppa fame pensò addentandola. Si fermò senza staccare il pezzo di pane, in ascolto, aveva percepito un fruscio regolare. Essendo un licantropo aveva sensi molto affinati e queste caratteristiche erano ulteriormente accentuate nei giorni vicini alla luna piena. Il fruscio sembrava avvicinarsi sempre più, erano sicuramente ali, probabilmente un gufo.
Dopo pochi secondi, un bel gufo reale apparve alla finestra della cucina, posandosi elegantemente sul davanzale. Remus si avvicinò incuriosito, era troppo tardi perché si trattasse della Gazzetta del Profeta, doveva trattarsi di posta. Con la fetta di pane penzolante dalla bocca, allungò le mani verso il gufo per liberare la zampa e prendere la lettera che portava. Mentre il gufo volava via Remus si girò per tornare al tavolo ma si fermò a metà strada perché sulla pesante busta di pergamena non c'era il nome dei suoi genitori, c'era il suo nome scritto in elegante inchiostro verde. Remus Lupin.
Remus aprì in fretta la lettera, così stupito che qualcuno gli scrivesse da non notare il sigillo di ceralacca che chiudeva la lettera e che sarebbe potuto essere un indizio sul mittente. Ne tirò fuori un foglio e lesse l'intestazione.
La fetta di pane cadde dalla bocca spalancata di Remus, completamente dimentico della colazione e del suo stomaco e troppo preso dallo sconvolgimento per ciò che aveva appena letto. Non poteva essere, stava sognando. Rilesse di nuovo l'intestazione e poi si decise a proseguire, sempre più sorpreso, la bocca ancora aperta.
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internazionale dei Maghi)
Caro Signor Lupin,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° Settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice
Remus fissò la lettera per un minuto. Non aveva più fame. Non sentiva più dolore. Il suo corpo era pervaso da un calore mai provato. Era felice. Si diede un pizzicotto sul braccio per essere sicuro di essere sveglio. Rilesse la lettera cinque volte per accertarsi di aver capito bene poi raccolse tutto il fiato che aveva in corpo e gridò a pieni polmoni "MAMMAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!"
Il sangue si gelò nelle vene di sua madre quando sentì quel grido. Remus non aveva mai gridato così in vita sua, o meglio, Remus semplicemente non aveva mai gridato. Era sempre stato un bambino silenzioso e tranquillo. La signora Lupin si fiondò in cucina e quello che vide la sorprese ancora più del grido di suo figlio.
Remus saltellava per tutta la cucina girando attorno al tavolo e sventolando un foglio di pergamena, un enorme sorriso gli attraversava il volto da un orecchio all'altro.
"Mamma!! Mamma!!" Remus le si avvicinò saltellando "Guarda mamma!! Guarda!!" le sventolò il foglio sotto al naso agitandosi a più non posso.
La signora Lupin riuscì a prendere il foglio e lesse la lettera, gli occhi si spalancavano un po' di più ad ogni riga. Remus aveva smesso di saltare e si era aggrappato al braccio della madre, rileggendo la lettera con lei. Terminata la lettura la signora Lupin era senza parole, fissò per qualche secondo il foglio poi si voltò a guardare il figlio. Remus la guardava con occhi febbricitanti di gioia, e la madre si sentì stringere il cuore nel vedere quell'ampio sorriso, non ricordava l'ultima volta che aveva visto Remus sorridere in quel modo, non ricordava se l'aveva mai visto sorridere in quel modo. Ma la voce della ragione prevalse, per quanto fosse doloroso.
"Remus, tesoro..." esitò, lo sguardo fisso negli occhi scintillanti di Remus "non è possibile. Non è possibile, tesoro, come potrebbe esserlo? Il Ministero sa. Come potresti frequentare Hogwarts? Non c'è modo di garantire la sicurezza..." le mancò la voce nel vedere scomparire il sorriso dal volto di Remus, la scintilla nei suoi occhi estinguersi.
Remus lasciò il braccio della madre, tornò al tavolo della cucina e si sedette. Gettò un'occhiata obliqua alla busta della lettera, che portava scritto in chiare lettere il suo nome. Dopo un momento di silenzio prese in mano la busta e la mostrò alla madre con un gesto deciso "Allora perché mandarmi questa lettera?!" la voce tradiva le lacrime che stava cercando di trattenere "PERCHÉ?!" strillò, il volto contratto in una smorfia di dolore, le lacrime cominciarono a rigare il suo volto. Abbandonò il braccio in grembo e dalla busta scivolarono a terra altri due fogli di pergamena.
"Remus..." tentò la signora Lupin, straziata dal dolore del figlio.
Remus si inginocchiò a terra per raccogliere i fogli, uno era la lista dell'attrezzatura scolastica, l'altro era scritto in una grafia sottile e obliqua. Remus lo prese in mano e lesse:
Caro Remus,
immagino sarai sorpreso di essere stato ammesso a Hogwarts, data la particolarità del tuo caso ritengo opportuno far visita a te e alla tua famiglia per mettervi al corrente delle misure che stiamo approntando in vista del tuo arrivo.
Intendo approfittare della vostra ospitalità il pomeriggio del 15 luglio, data in cui questa mia dovrebbe raggiungerti.
Un caro saluto,
Albus Silente
Preside di Hogwarts
Remus era di nuovo a bocca aperta. Il Preside di Hogwarts? Il Preside di Hogwarts sarebbe venuto a casa sua? Albus Silente?! Remus aveva letto moltissimo su Albus Silente nei libri di suo padre, era uno dei più grandi maghi di tutti i tempi e stava per venire a casa sua! Per parlare di lui! "misure che stiamo approntando in vista del tuo arrivo" rilesse, era piuttosto vago ma se voleva dire qualcosa era che c'era un modo per cui lui potesse frequentare Hogwarts e qualunque fosse a Remus non importava, era disposto a tutto pur di frequentare Hogwarts!
Remus si asciugò il volto dalle lacrime e alzò lo sguardo su sua madre.
"Mamma, guarda, c'è una lettera anche..." allungò il braccio per passare il foglio alla madre. La madre lo prese e poi aiutò Remus ad alzarsi da terra, ma prima di leggerlo strinse il figlio in un abbraccio, poi, senza lasciare Remus lesse la lettera. Fu stupita dal contenuto, tanto che non lasciò andare Remus quando cercò di liberarsi dall'abbraccio stritolatore della madre.
"Mamma!" la signora Lupin si riscosse, allentò la presa e guardò Remus negli occhi "Mamma, se lo dice il Preside, vuol dire che è vero, no? Andrò a Hogwarts?" la speranza si riaffacciava timidamente negli occhi del figlio e per quanto la signora Lupin fosse terrorizzata che potesse tutto rivelarsi un'enorme delusione sorrise e disse a voce bassa "Sembra proprio di sì, Remus. Sembra proprio di sì."
A quelle parole un enorme sorriso illuminò il volto di Remus, e la signora Lupin avrebbe dato qualunque cosa pur di non vederlo scomparire mai.
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Remus non stava più nella pelle dalla gioia e solo con enormi difficoltà la signora Lupin riuscì a convincerlo a finire la colazione. Appena terminato Remus afferrò busta e fogli e corse di sopra in camera sua, nonostante risentisse ancora degli effetti post luna piena era pervaso da una nuova energia. Chiuse la porta alle sue spalle, si arrampicò sul suo letto, aprì il cassetto del comodino e con mani tremanti estrasse la foto di Hogwarts dal suo libro preferito. I genitori non avevano idea che Remus avesse trovato la vecchia copia di Storia di Hogwarts di suo padre e lui lo custodiva gelosamente, come fosse il più prezioso dei tesori. Si sistemò comodamente sui cuscini, posò il libro sulle ginocchia e si immerse nella contemplazione dello splendido edificio, immaginando l'imminente giorno in cui avrebbe davvero varcato quella soglia. Sopraffatto dalla gioia si concesse di sognare che avrebbe perfino trovato un amico all'interno di quelle mura.
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Quando il signor Lupin rientrò a casa per il pranzo rimase sbalordito dagli avvenimenti di quella mattina. La tavola quel giorno fu stranamente silenziosa. Remus non riusciva a concentrarsi sul cibo che aveva davanti, troppo immerso nelle sue fantasie. I genitori insistevano perché mangiasse, ma entrambi erano troppo nervosi per instaurare una conversazione degna di questa definizione, i loro cuori erano colmi di speranza ma allo stesso tempo spaventati all'idea che potesse tutto risolversi in un polverone che avrebbe distrutto Remus.
Le ore seguenti furono probabilmente le più lunghe della vita di Remus. Si era vestito indossando un paio di jeans chiari e una maglietta a maniche lunghe blu, aveva caldo ma almeno così non si vedevano le ferite che si era procurato durante la notte. La foto di Hogwarts aveva eccezionalmente abbandonato il posto d'onore nel comodino per trasferirsi nella tasca dei jeans di Remus. Non aveva bisogno di guardarla, ma sapere che era lì lo aiutava a ricordare che era tutto reale, stava davvero accadendo.
Alle quattro e mezza del pomeriggio Remus era seduto in cucina, stroppicciandosi le mani e agitando ritmicamente le gambe per il fermento dell'attesa, quando udì il campanello della porta trillare un'unica volta. Si lanciò immediatamente fuori della cucina e percorse il corridoio dell'ingresso in un lampo, spalancando la porta d'ingresso con tale entusiasmo che la maniglia sbatté contro il muro crepandolo leggermente. Nonostante la sua figura piuttosto piccolina per la sua età, Remus aveva una forza non indifferente essendo un licantropo.
Davanti ai suoi occhi stava un uomo piuttosto alto, con lunghi capelli castani e una barba lunga fin quasi alla vita, indossava una tunica grigio argento molto semplice, stretta in vita da una cintura sullo stesso tono, gli occhi, incorniciati da piccoli occhiali a mezzaluna posati su un naso lungo e ricurvo, erano di un azzurro chiarissimo come il cielo all'alba e brillavano scintillanti dietro le lenti.
Remus lo fissò per qualche istante finché l'uomo interruppe il silenzio. "Tu devi essere Remus, è un piacere fare la tua conoscenza." sorrise gentilmente "io sono Albus Silente, Preside di Hogwarts, presumo tu abbia ricevuto la mia lettera?" chiese continuando a sorridere.
"Sì, l'abbiamo ricevuta." rispose il signor Lupin, che aveva raggiunto il figlio ed era ora alle sue spalle, Remus sembrava aver perso la voce "E' un piacere fare la sua conoscenza, professore." aggiunse scambiando una stretta di mano con Silente "si accomodi, prego." accennò verso l'interno della casa.
Silente entrò, sorridendo per ringraziare e fece conoscenza anche con la signora Lupin, che lo diresse alla porta del soggiorno. Remus e il padre li seguirono. La stanza era piuttosto spaziosa e accogliente, illuminata da due grandi finestre che si affacciavano una sul fronte della casa e l'altra sul lato, regalando una piacevole vista del giardino fiorito. Le pareti erano dipinte in un delicato color pesca, sulla destra due soffici divani di un bel verde scuro si fronteggiavano davanti al camino di mattoni. La mensola del camino era stipata di foto di famiglia, la maggior parte delle quali ritraevano Remus, tutti i soggetti si muovevano allegri nelle cornici. Il pavimento di un cotto molto chiaro si abbinava perfettamente al colore delle pareti, perlopiù occupate da librerie in legno di ciliegio, dall'aria antica, intagliate con motivi floreali. Sulla sinistra direttamente illuminato da una delle finestre stava un lungo tavolo da pranzo della stessa fattura delle librerie.
Ad un gesto della signora Lupin Silente si accomodò su uno dei divani, i signori Lupin si sistemarono sull'altro. Remus avrebbe tanto voluto sistemarsi tra i suoi genitori, perché improvvisamente si sentiva tremendamente intimidito dalla figura imponente del mago sul quale tanto aveva letto, ma non c'era abbastanza posto così si sedette all'altro capo del divano su cui si era sistemato Silente, il più lontano possibile dal mago, fissandosi i piedi senza osare alzare lo sguardo.
Silente sorrise benevolo notando l'imbarazzo di Remus, poi si rivolse ai genitori.
"Immagino siate rimasti sorpresi che Remus sia stato ammesso ad Hogwarts"
I signori Lupin annuirono, ma non ebbero tempo di dire nulla.
"So perfettamente che Remus è un licantropo e ci tengo a sottolineare che questo non è assolutamente un problema per me. Non approvo l'atteggiamento di gran parte della comunità magica nei confronti dei licantropi e posso solo immaginare le enormi difficoltà che avete dovuto affrontare in passato. Anzi, credo di dovermi congratulare con voi, Remus mi sembra in ottima salute, soprattutto considerando che è appena finita la luna piena."
Remus alzò lo sguardo sui genitori, sua madre stava chiaramente ricacciando le lacrime, colpita dalle parole gentili di Silente.
"E' stata dura, ma Remus è un ragazzo forte." disse il signor Lupin, con tenero orgoglio per il figlio.
"E' stata una fortuna che sia cresciuto con voi" disse Silente, la voce un po' più bassa, annuendo con aria solenne.
I signori Lupin lo guardarono per qualche istante, sapeva davvero dunque, sapeva che non era stato un licantropo qualunque a mordere Remus. Fenrir Greyback era il suo nome ed era solito mordere i neonati e poi crescerli allo stato selvaggio, completamente soggiogati dalla loro natura di lupi. Solo un miracolo aveva permesso al signor Lupin di salvare il figlio prima che Greyback lo portasse via. Purtroppo però Greyback era sopravvissuto, non è facile uccidere un licantropo.
Silente si scosse, deciso a non addolorare la famiglia con troppi ricordi, gli sguardi che aveva ricevuto lo avevano assicurato di essersi guadagnato la fiducia dei Lupin, ora erano certi che lui sapeva di cosa parlava.
"E' mio desiderio che chiunque possegga abilità magiche possa usufruire della migliore istruzione che siamo in grado di impartire. E' per questo motivo naturalmente che anche Remus è stato ammesso ad Hogwarts. Naturalmente nel tuo caso," si rivolse a Remus "si è ritenuto necessario approntare alcune misure particolari, per affrontare al meglio le notti di luna piena."
Remus osò guardare il viso del mago e i suoi occhi scintillanti catturarono lo sguardo di Remus. Erano così gentili che Remus non abbassò più lo sguardo, incapace di dire cosa avesse temuto prima.
"Vivrai nel dormitorio che ti sarà assegnato nel momento dello Smistamento per la maggior parte del mese. Ogni prima sera di luna piena l'infermiera della scuola ti accompagnerà in un luogo sicuro prima del sorgere della luna. Lì potrai passare le tue trasformazioni, al tramonto della luna ci prenderemo cura di te."
"Come potrete essere sicuri che nessuno lo scopra? E che Remus non possa uscire?" chiese la signora Lupin in tono apprensivo.
"Abbiamo fatto costruire una piccola casa fuori dai terreni di Hogwarts, essa appare come una vecchia casa abbandonata ed è poco distante da Hogsmeade ma è impossibile entrarvi o uscirne, perché protetta da forti incantesimi che io stesso ho eseguito. L'unica entrata è un tunnel che collega la casa ai terreni di Hogwarts. Quel tunnel sarà protetto in modo che Remus non possa uscire mentre è trasformato e nessuno osi avvicinarsi. Un Platano Picchiatore al momento sta per essere trasferito ad Hogwarts, per il piacere della nostra professoressa di Erbologia, e avrà la duplice utilità di nascondere il tunnel e di evitare intrusioni. La professoressa Sprite si sta occupando personalmente della cura dell'albero, deve essere ripiantato correttamente per sopravvivere."
Remus recuperò improvvisamente la voce "Quindi tutti i professori sanno che io... che io sono un licantropo?" chiese con sguardo sconsolato.
Silente sorrise, contento di udire finalmente Remus parlare "No, assolutamente. Puoi stare tranquillo. La professoressa Sprite non ha idea del perché io abbia chiesto di trapiantare nei terreni della scuola un Platano Picchiatore. Sarà probabilmente archiviato come un capriccio da Preside" sorrise divertito "Gli unici a conoscere la tua condizione siamo io e l'infermiera della scuola. Una giovane donna appena aggiuntasi al nostro staff ma un'ottima guaritrice e soprattutto la pensa esattamente come me sui licantropi." aggiunse con un scintillio degli occhi.
Remus tirò un sospiro di sollievo.
"Però dovremo mettere al corrente il tuo Capo Casa, appena sapremo in quale sarai smistato" aggiunse Silente "perché possa giustificare le tue assense"
Remus annuì.
"Ma come potrà giustificarle? Come potrà Remus giustificarle con i compagni di classe?" chiese il padre di Remus.
"Credo che la soluzione migliore sia asserire che uno di voi è gravemente malato e che Remus ha un permesso speciale per venirvi a trovare una volta al mese. In questo modo la regolarità delle sue sparizioni desterà meno sospetti e finché Remus terrà questo segreto per sé non dovremmo correre rischi."
Il signor Lupin guardò il mago di fronte a lui. Il ragionamento filava non c'era dubbio, e Silente si era decisamente impegnato moltissimo per garantire a suo figlio l'istruzione che meritava, eppure poteva ancora vedere tanti rischi, tanti modi in cui tutto potesse essere scoperto. Rivolse il suo sguardo sul figlio. Remus sorrideva. Dopo tutto il silenzio e l'espressione preoccupata che aveva avuto durante il colloquio Remus era tornato a sorridere. Il padre sapeva che Remus aveva temuto la smentita delle sue speranze e non poteva sopportare di veder sparire di nuovo quel sorriso. Silente sembrava uno di cui potersi fidare e certo il modo in cui si era prodigato per loro ne era una prova.
Si scambiò uno sguardo con la moglie, poi entrambi si rivolsero di nuovo a Silente.
"D'accordo." dissero insieme.
Remus non poté trattenersi, saltò in piedi e gridò "Sììì!!" lanciando i pugni in aria.
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Quella notte, per la prima volta da quando era stato morso, Remus non ebbe alcun incubo. Sotto al cuscino, stretta nella sua mano, c'era la foto della sua scuola.
A/N: è la mia prima fan fiction, perfavore commentate! le critiche costruttive sono più che benvenute! ;) il capitolo è un po' lungo forse ed è incentrato solo su Remus, ma arriveranno presto anche gli altri Malandrini!
