Capitolo 1

Il Signore degli Han cercava una bellezza impareggiabile.
Regnava da tempo sul mondo ed ancora non l'aveva trovata,
quando una fanciulla appena adolescente della famiglia Yang,
cresciuta nella sua cameretta, lontana dagli occhi di tutti,
ma ricca di un fascino celestiale, che non si poteva celare,
fu prescelta per essere condotta al palazzo dell'imperatore.
Un suo sguardo, un suo sorriso valevano cento incantesimi.
Impallidirono di fronte a lei i belletti e le ciprie delle dame.
Alla fresca brezza di primavera si bagnò nel Laghetto Fiorito
e le sorgenti termali soffusero di rosa le sue candide membra.
Il tepore l'illanguidiva; un'ancella l'aiutò ad uscire dall'acqua.
La vide in quel momento il sovrano e subito la colmò di favori.
Come nuvole erano i suoi capelli, come un fiore il suo viso,
il suo incedere flessuoso era comparabile allo sfavillio dell'oro.
Cortine di fiori di loto li proteggevano dal freddo notturno.
Fresche erano le notti di primavera, ma troppo presto finivano.

Xi'an, provincia dello Shaanxi
–Scusi, da che parte per le tombe della dinastia Tang?… Grazie.
–Che sole magnifico! È proprio la giornata giusta per fare i turisti…
–Mettiti in posa laggiù, ti faccio una foto.
La città, chiamata dapprima Hao e poi Chang'an (Pace Perpetua), vanta la bellezza di 3.100 anni di storia, quanto le più antiche poleis greche. È una delle quattro grandi capitali antiche della Cina, e fu sede di potere di ben tredici dinastie. Si trovano qui monumenti e richiami turistici come le Pagode della Grande e della Piccola Oca Selvatica, il mausoleo dell'imperatore Qin Shi Huang, il famoso «Esercito di Terracotta» ed altri ancora…
…e in quel particolare assolato pomeriggio d'estate, ospitava anche dei visitatori molto speciali, sebbene nessuno potesse distinguerli dagli altri che a coppie e a gruppetti giravano allegramente per le vie con cartine alla mano e macchina fotografica al collo.
–Sembrerebbe proprio un posto insolito dove trascorrere la festa quest'anno…
–Be', non è che ci sia stata data molta scelta. I biglietti erano omaggio… e lo sai come diventa il nostro amico quando si tratta di approfittare di qualcosa gratis. E poi ci ha fatto una tale predica, se ricordi: «Dovete conoscere meglio anche storia e tradizioni del mio paese! Mi sento trascurato! Invoco la parità di diritti…» Se lo avessimo lasciato continuare ancora un po' era capace di appellarsi anche alla Convenzione di Ginevra. Meglio accontentarlo e risparmiarci un mal di testa.
–Certo… eh eh. Del resto non possiamo mica lamentarci. Qui è bellissimo. Lui comunque dove sarà adesso, a proposito?
–Credo che sia rimasto al ristorante dell'albergo. Stamattina ha detto che la colazione era preparata malissimo e che avrebbe dovuto insegnare qualcosa sul mestiere a quei cuochi principianti.
–E così sfuma anche la sua promessa di farci da cicerone per tutta la città! E parlava tanto di storia e tradizioni… dovremmo essere noi a rimproverarlo, quando torniamo per cena.
–Non è che gli altri si siano dimostrati più interessati a fare il giro turistico tutti insieme. Chi è andato a caccia di ragazze, chi alle terme e chi a cercarsi un negozietto di prodotti tipici… Però vedrai, riusciremo a cavarcela e a divertirci anche da soli. Per uscire in gruppo ci sarà sempre tempo domani.
–Mi sente per caso lagnarmi della compagnia, monsieur?
I due si presero sottobraccio ridendo. bambino ridacchiò e li indicò vedendoli passare, e qualche anziano si voltò nostalgicamente a guardarli.
–E poi è anche una vacanza del tipo che piace a noi. Questa città trasuda antiche storie e leggende praticamente da ogni pietra. Scommetto che la tua curiosità naturale si sente solleticata.
–Eh eh… già. Lo ammetto. Casomai dovremmo preoccuparci che non salti fuori qualche mostro o mistero intanto che siamo qui. Tipo che l'Esercito di Terracotta si animi all'improvviso e cominci a causare disastri. Dovunque andiamo a curiosare o anche solo a divertirci, capita qualcosa di strano nove volte su dieci. Si direbbe che attiriamo i guai.
–Chi ti dice che non sia proprio così? Ci sto pensando molto, ultimamente…– mormorò la ragazza improvvisamente pensierosa. Sorrise, cercando di sdrammatizzare. –Forse però siamo anche noi che ce li andiamo a cercare, piuttosto. Ma per una volta, mi piacerebbe anche solo dimenticare le preoccupazioni per un giorno…– Sollevò gli occhi all'improvviso svanire del sole dal suo viso. Erano entrati nell'ombra dell'altura che sovrastava la città, e il sole si rifrangeva sui suoi contorni. –Come hai detto che si chiama… quella montagna?
–Il Monte Li.– Lui consultò la piccola guida turistica che teneva in mano. –Il nome significa «Montagna del Destriero Nero», a causa della sua forma o della «Tribù dai Destrieri Neri» che si diceva vivesse in questa zona. Ha dato il nome anche a un antico palazzo imperiale che sorgeva appunto nelle sue vicinanze. È collegato anch'esso a diverse leggende e aneddoti storici. Si dice che su di esso la dea Nüwa, creatrice dell'umanità e antica sovrana della Cina, abbia riparato il muro del paradiso danneggiato dai demoni, dopo che il cataclisma causato dal crollo aveva frantumato il mondo prima unito in nove regioni…
–Ma davvero– sorrise lei, arguta ed ancora tuttavia pensosa. –La versione cinese del mito della Torre di Babele, immagino. Ci sono storie simili in ogni cultura, vero?
–Già– rispose lui con lo stesso tono. –Sul versante orientale si trova il Padiglione Bingjian, costruito nel punto dove nel 1936 Chiang Kai-shek, nascostosi qui, fu catturato dai suoi stessi sottoposti nel cosiddetto «Incidente di Xi'an», e costretto a collaborare con i comunisti per respingere l'esercito giapponese che aveva invaso la Cina… Una brutta pagina di storia, quella. Ogni paese ha qualcosa di cui vergognarsi nel proprio passato, nei confronti degli altri. Alcuni più, alcuni meno…– Una pausa. Entrambi guardarono pensosi verso l'alto, prima che la lettura riprendesse.
–Alle falde del monte sorgono le Terme Huaqing, costruite a imitazione dello stile Tang… immagino che troveremo lì alcuni dei nostri compagni più gaudenti, dopo… e sul picco occidentale il Tempio Laojun. Sono entrambi luoghi legati ad una particolare vicenda storica del passato ricordata come esempio di romanticismo… cioè…
–Lady Taizhen…– sentirono mormorare a un tratto una vocina.
Una bambina stava seduta sul bordo di un marciapiede, smuovendo con un bastoncino la polvere della strada. Sollevò su di loro due occhi nerissimi quando si voltarono all'unisono a guardarla, e rise. –Ciao.
–Come hai detto, piccola?… Conosci forse la «Canzone dell'Eterno Rimpianto»?
–Oh, sì. La sanno tutti. Vi ho sentito parlare di Lady Taizhen e allora vi ho interrotto, scusatemi. È che la signorina è talmente bella. Potrebbe somigliare a lei.
Le sorrisero, una con aria più timida, l'altro più consapevole. –Grazie del complimento. Ma credo sia un po' difficile che una straniera somigli più di tanto ad un'antica dama cinese.
–La bellezza non conosce razza– sentenziò la bambina, con aria estremamente seria e matura. –E poi, Yang Guifei poteva anche non essere cinese da quello che dice la poesia di lei.– Citò con aria sognante. –«La sua pelle era candida come la neve, il suo viso era bello come un fiore». Mi sarebbe piaciuto vivere a quell'epoca per vederle fare la danza «Il vestito color dell'arcobaleno e il mantello di piume». Doveva somigliare alle fanciulle cigno celesti della leggenda. Scommetto che la signorina saprebbe farla, la danza– insistette, querula. –Me la farebbe vedere? Solo un pezzetto.
Lei rise di nuovo, stavolta leggermente imbarazzata. –Ammetto che questo tipo di danze non le ho studiate molto– rispose. –Ma se vuoi…
Si sollevò sulle punte delle scarpette col tacco e, dopo essersi guardata fuggevolmente attorno, improvvisò leggerissima una serie di piroette sulla strada, sollevando ampiamente le pieghe della gonna estiva. Terminò piegandosi sulla vita fin quasi a toccar terra. Alcuni passanti che si erano fermati allo spettacolo imprevisto applaudirono in sordina, compresa la bimba che pareva eccitatissima. Lei si rialzò ricomponendo il vestito, con un lieve rossore, come chiedendosi se la sua esibizione era stata inopportuna. Ma sembrava che fosse piaciuta a tutti. E avrebbe dovuto sapere che almeno uno degli spettatori era, al solito, rimasto senza fiato.
–Non credo che ballasse in questo modo, la dama che ti piace tanto– aggiunse. –Era così brava?
–Oh, sì. Sta scritto nella canzone. Bravissima e bellissima. Più di tutte le altre. Per questo l'imperatore sfidò tutte le leggi per stare con lei. È molto romantico– sillabò la bimba tutta compunta. –Però ho sempre pensato che sia stato cattivo e vigliacco a lasciarla morire così senza far nulla.
La visitatrice straniera non conosceva la storia di cui si stava parlando, e quindi tacque. Il suo accompagnatore si ritenne a quel punto in dovere d'intervenire in qualche modo. –L'imperatore era impotente in quel momento. Era nelle mani dei suoi generali. Per quanto tu possa crederti il padrone del regno, a volte scopri che i tuoi difensori sono più forti di te…
–Non m'importa. Avrebbe dovuto imporsi. O almeno pretendere di morire insieme a lei. Così non è giusto. Non quando si è fatta la promessa di essere insieme come l'uccello Hiyoku.
–Forse lui pensava anche al bene dell'impero. Era già venuto meno ai suoi doveri a causa di quella passione, e così aveva causato almeno in parte la propria sconfitta. Ora aveva il dovere di vivere per il bene degli altri. Credo che si sentisse in colpa.
–È proprio questo che non mi va. Avrebbe dovuto essere coerente. Non avrebbe dovuto trascurare il regno fin dal principio… oppure, già che ormai era in colpa, andare fino in fondo e morire per amore. Tanto poi il trono lo perse lo stesso. Tutto quel piangere e rimpiangere… se lei gli mancava tanto, a che scopo continuare a vivere piangendo invece di raggiungerla?
–Sei una bambina molto severa, vero?– mormorò il ragazzo leggermente turbato, sollevandosi. –Non pensi che un uomo possa riparare ai propri errori?
–Forse lei avrebbe voluto che lui vivesse– soggiunse gentilmente la sua compagna. –Se si amavano così tanto. Forse puoi pensare… che lui abbia continuato a vivere pensando a questo.
La piccola interlocutrice non rispose, riflettendoci su. Con una leggera risatina per spezzare la tensione, lui cercò di spiegare. –Yang Guifei era la moglie del principe Shou, figlio dell'imperatore Tang Xuanzong. Si parla dell'ottavo secolo dopo Cristo… L'imperatore si innamorò perdutamente di lei, e per potersi liberare dal suo precedente matrimonio la principessa si fece monaca taoista col nome di Taizhen. Dopo due anni il sovrano la fece uscire dal monastero per sposarla. Ricostruì per lei il palazzo delle terme, e si giurarono amore eterno al Tempio Laojun. Pare che non potessero pensare che l'uno all'altra. Composero insieme la danza ispirata alla leggenda delle fanciulle cigno… la stessa che si ritrova anche nelle fiabe giapponesi e nelle leggende di altri paesi, e che forse è anche alla base della leggenda di Tanabata…– La voce gli si affievolì, come se all'improvviso tante cose si stessero mettendo insieme nella sua testa. –Così lui trascurava per lei tutte le altre consorti e concubine, e la politica del regno… colmava di favori i suoi parenti, e conferiva loro cariche… e quando ci fu la ribellione e la famiglia reale fu costretta a fuggire dalla capitale, i generali ritennero che fosse questa la causa, e lei la colpevole.
–Amare troppo una sola persona, quando si hanno delle responsabilità… nelle antiche storie è sempre una colpa, non è vero?– mormorò lei malinconicamente, con l'identico tono. Non si guardarono negli occhi. Non ce n'era bisogno.
–Le ha permesso di pagare anche al posto suo. Non è stato molto da gentiluomo. Né da innamorato– sentenziò la bimba decisa. Sollevò vivacemente il capo. –Ma Lady Taizhen non è morta. Si è rifugiata nelle Isole degli Immortali, a oriente… e di là un giorno tornerà, per riavere quello che le spetta.
Sobbalzarono entrambi, rendendosi conto di essersi persi nei propri pensieri. –Tornerà…? Non mi sembra ci sia scritto così nella canzone.
–Tornerà– ripeté la bambina. –Quando l'uccello Hiyoku volerà di nuovo in cielo, e accecherà tutti come il raggio di un altro sole. Allora la montagna tremerà per il passo dei neri destrieri, e fuggiranno i nemici in preda al terrore. Allora le folle si fermeranno in soggezione a vederla danzare, e il cuore di chi l'amava sarà pieno di gioia. E colui che ebbe la colpa si prostrerà ai suoi piedi, chiedendole e ricevendo la punizione oppure il perdono.
Aveva parlato come citando di nuovo dei versi, con lo sguardo fisso lontano e un tono ferreo nella voce che turbarono i due adulti. –Non mi ricordo questa parte– ammise il ragazzo. Sei sicura che…?
Le sue parole vennero interrotte dall'urlo di diverse voci.
Il cielo si era fatto buio all'improvviso. La gente per la strada indicava in alto, strillando. Corsero fuori dall'ombra della montagna. Un disco nero copriva il sole.
–Un'eclisse?… Com'è possibile?… Non era previsto niente del genere, oggi… e così all'improvviso?…
–Quella bambina… dov'è finita?…– La gente intorno a loro aveva cominciato a scappare. –Restando qui potrebbe essere calpestata…!
E poi la terra prese a tremare.
Si aggrapparono l'uno all'altra, videro i fuggitivi cadere coprendosi la testa tra le mani. Guardando in alto, la cima della montagna cambiava posizione, come se fosse essa stessa a scuotersi, causando così il sisma.
–Non… non è possibile… è proprio…
–Proprio… come ha detto lei…
Guardarono nel punto dove l'avevano lasciata. Non c'era più.
Poi un nuovo splendore illuminò tutto da sopra le loro teste, facendo rinnovare le grida della folla. Uno splendore diverso da quello del sole. Alzarono gli occhi, quasi col presentimento di ciò che avrebbero visto.
L'uccello Hiyoku stava volando nel cielo.
Il maschio e la femmina, enormi, candidi e maestosi, più grandi di quanto narrasse la leggenda, entrambi con una sola ala, con una sola zampa, ma il volo diritto e spedito senz'ombra di goffaggine, solcavano il cielo a gran velocità come enormi nubi, emanando una luce abbacinante, emettendo stridi acuti e potentissimi, puntando con determinazione al loro scopo: incompleti l'uno senza l'altro, si dirigevano al luogo dove fare il nido, il luogo dell'unione.
Dritti verso il monte e il Tempio Laojun.
–Gli altri li avranno visti?...
–Direi che è un po' difficile che non sia così. E se li hanno visti… saranno sicuramente lì ad aspettarci e pronti a tutto! Andiamo!
Seguendo la coppia di creature celesti, la coppia a terra prese la corsa, in senso contrario alla fuga della folla, in direzione della stessa meta.