Moonlight farewell
Mi
hai lasciato. Non te lo potrò mai perdonare.
La luna
splende senza remore, ormai, scampata alla morsa oscura delle nuvole
notturne, illuminando di sereno un cielo freddo, privo di stelle;
l'aere è così limpido che mi pare quasi di vedere
fino alla fine del mondo, osservando un orizzonte senza confini,
labile come i pensieri che mi sfrecciano nella mente. Non sono
nemmeno pensieri, solo immagini e lampi di sensazioni, fugaci come
quel mozzicone di candela che sfrigola di fianco a me, incurante del
leggero vento freddo che spazza via gli ultimi cumuli di maltempo. Ha
piovuto, sai? Per parecchi giorni il cielo ha sparso le sue lacrime
su questa terra già impregnata di tristezza e sangue, senza
tregua alcuna; sono rimasto fermo alla finestra, gli occhi fissi su
quella malinconia vecchia come il mondo, pensando vagamente se anche
tu, se fossi stato presente, avresti osservato la pioggia con me
oppure, come sempre, avresti voltato le spalle allo spettacolo
soffocante di quelle lacrime senza perché. Nonostante la tua
apparente rudezza, non sapevi mai restare impassibile davanti alla
pioggia.
Una volta, lo ricordo come se avvenisse davanti ai miei
occhi in questo momento, mi hai rivelato questa tua debolezza,
sprofondando ancora di più tra le mie braccia che non
avrebbero voluto mai lasciarti andare. "È dannatamente
odioso guardare qualcosa e non sapere perché accade. Ti fa
sentire così impotente…" Avevo soffocato una risata nel
tuo collo profumato, sciocco che non ero altro, lanciandoti
un'occhiata piena di stupore e tenerezza: come potevi sentirti
impotente,tu che avevi sconfitto tanti avversari, tante paure, tu che
avevi vinto battaglie in apparenza impossibili? Come potevi non fare
nulla tu, tu che eri riuscito nell'impresa di abbattere le pareti
attorno al mio cuore? Impossibile pensarti senza possibilità,
perché eri ciò che di più stabile e forte si può
trovare al mondo. Un pilastro nel mio universo, ecco cosa eri per me,
un rifugio in cui tornare, anche se tutti si fossero rivoltati contro
di me; anche se il Paradiso fosse caduto negli abissi più
profondi dell'Inferno, anche se i demoni avessero scalato la
propria via verso il cielo su montagne di cadaveri, anche se gli
angeli fossero caduti dalle loro dimore celesti, in un suicidio che
era solo misericordia, io mi sarei girato e ti avrei visto al mio
fianco, un sorriso sulle labbra e la spada in pugno, ad incitarmi ad
andare avanti e combattere.
Eppure, proprio combattendo, te ne
sei andato… Il tuo avversario era troppo forte, era quel nemico che
prima o poi tutti dobbiamo affrontare e inevitabilmente, tutti
perdiamo contro di lui: come si può resistere ad una falce
senza filo che ti strappa il respiro dal petto, che fa rallentare
piano il tuo cuore? E mentre il silenzio è l'unica cosa
attorno a te, mentre sui tuoi occhi cade un velo che nessuna mano può
scostare e nessuna lama fendere, la consapevolezza che stai morendo
si fa largo dentro di te, un pensiero talmente chiaro e cosciente che
può farti cadere nella più grande disperazione oppure
darti un sollievo eterno.
Tu sorridevi, affrontando la Nera
Signora. Sorridevi anche quando ho voluto vedere il tuo corpo
esanime, le labbra congelate in quell'espressione che tanto amavo
vedere sul tuo volto, un viso ancora pieno della forza della
gioventù, nonostante i recenti segni della malattia avessero
scavato profondi rughe attorno ai tuoi occhi. Non volevo lasciarti
andare, in quel momento, non volevo lasciare andare la tua mano così
fredda, non volevo vederti sparire in quella fredda bara nera, non
volevo osservare il tuo lento viaggio sottoterra, mentre cumuli di
terra coprivano la dimora del tuo eterno sonno. Sono scappato, ti ho
voltato le spalle come un codardo, solo per non fronteggiare quella
battaglia che consideravo superiore alle mie forze; eppure,
nonostante tutti i miei sforzi, non sono riuscito a starti lontano,
ad allontanarmi da questa fredda lapide di marmo bianco sulla quale è
inciso il tuo nome. E ora sono qui, a parlare ad una pietra che non
può ascoltare le mie parole, ad un corpo che non può
più abbracciarmi, e penso a tutti i bei momenti passati
insieme, come le immagini di un cinema muto in preda alla fiamme: la
prima volta che ci siamo incontrati, in quella via deserta, quando ho
ricevuto l'obbligo di recuperare Rukia dal mondo umano, il tuo
sguardo deciso e senza timore anche quando le forze ti stavano
abbandonando; i combattimenti all'ultimo sangue, i corpi e le spade
intrecciati in un ballo mortale, solo una pallida imitazione della
nostra danza notturna, quando sfioravo la tua pelle segnata da
cicatrici pallide, quando le mie labbra si andavano a congiungere con
le tue, in baci che duravano minuti, ore, nottate intere, senza fine,
senza fretta, rinchiusi nel nostro mondo grande come una camera da
letto spoglia. Bastavano i nostri respiri a riempirla, null'altro.
Bastava che un accenno di sorriso ti incurvasse le labbra per
illuminare anche il mio volto perennemente corrucciato.
La vista
improvvisamente mi si appanna, come se stessi osservando il mondo
attraverso la lente nebulosa del mare; altre lacrime, infine? Non ho
pianto già abbastanza, occhi miei? Perché dovete
continuare a tormentarmi, gocce infuocate, perché non smettete
di scorrere lungo il mio viso, perché non vi ritirate nel
vostro rifugio cremisi? Cado sulle ginocchia, abbracciando questa
gelida lapide bianca, immaginando che sia il tuo corpo, ma non quello
straziato dalla polvere e dalla terra che riposa sotto i miei piedi,
bensì quella figura che avvolgeva le sue braccia attorno a me
quando, dopo che la passione aveva lasciato i nostri corpi ansanti, i
nostri occhi si incrociavano e una muta frase si formava sulle mie
labbra…
Ironico come non sia mai stato capace di dirti quelle
due stupide parole, tre sillabe apparentemente insignificanti, ma che
tu riuscivi a sussurrare senza problemi, stringendoti a me con
irruenza nei momenti più inaspettati, fissandomi con i tuoi
occhi pieni di vita e lussuria. Me lo dicevi con un ghigno ironico
dipinto sulle labbra, mentre ti sporgevi a sfiorare la mia bocca con
la tua, stringendomi forte la mano, prima di gettarti senza
esitazione in una battaglia. E io non potevo far altro che osservarti
con stupore, maledicendo me stesso per non riuscire mai a raccogliere
abbastanza voce per mormorare ciò che la mia anima sembrava
voler gridare al mondo intero.
Ma ora, ora che il nostro addio sta
per giungere ad una fine, te lo voglio dire: ti amo, Ichigo. Ti amo
così tanto che ora che non sei più accanto a me, non so
più come andare avanti, non so più come fare per vivere
da solo. Ti amo così tanto che non sopporto di vivere senza
te.
La pioggia continua a cadere senza sosta, mentre un soffio
leggero di vento scuote le cime degli alberi, La pioggia cade senza
sosta, mentre tutto attorno cade il silenzio della notte. Mi alzo,
senza sapere perché, e fisso ancora il nome che racchiude la
tua essenza. Addio, Ichigo, io qui lascio una parte di me, forse la
parte migliore di questo mio cuore martoriato.
La pioggia cade
ancora nel mio cuore, cade, cade, e non c'è niente che io
possa fare per fermarla.
Neppure morire.
