Un paesaggio incantevole, soleggiato, luminoso scorre davanti ai miei occhi.
Con un sospiro, penso che probabilmente dovrei dire addio per sempre a quell'incantevole visione.
L'auto si ferma. Siamo giunti a destinazione.
Mi presento Sakura Haruno, diciassette anni.
Occhi verdi, capelli rosa fatti pochi giorni fa dal parrucchiere.
Ho sempre vissuto a Suna, una città in cui piove sì e no tre giorni l'anno, il che è un bene per me, visto il mio odio per la pioggia ed il maltempo. Sto lasciando la mia bellissima, soleggiata, calda, popolata città per trasfermi a Konoha. Sto lasciando il paradiso per andarmi a rinchiudere nell'inferno, di mia spontanea volontà. Una scelta folle, assurda, dolorosa, ma ormai ho deciso.
La porta dell'inferno è quel treno su cui devo salire.
- Tesoro…è ora di partire!
Annuisco, scendendo dall'auto.
Mia madre mi sorride incerta. Non sa le motivazioni della mia decisione, al contrario conosce benissimo il mio odio per Konoha: una città in cui i giorni di sole di un anno non raggiungono nemmeno una decina, che fa con la pioggia un tutt'uno indivisibile, in cui abitano meno di duemila persone di cui tutti conoscono tutto di tutti.
Mia madre si era trasferita a Konoha per amore di mio padre, ma a nemmeno un anno dalla mia nascita aveva deciso di andarsene da lì portandomi via con sé. Odiava anche lei Konoha. Questione ereditaria.
- Ehi ragazza tutto apposto? Ho già sistemato i bagagli nel tuo scompartimento!
Il nuovo marito di mia madre, Gai, è un tipo simpatico. Se non urlasse sempre e se non facesse tutti quei sorrisi che pare il testimonial di uno spot di dentrifico, andrei davvero pazza per lui.
È un atleta, partecipa ad un sacco di campionati e via dicendo, per questo viaggia continuamente…mia madre soffriva terribilmente, quando lui era via, ma era costretta a stare in casa a causa mia. Non volevo vederla ridotta in quello stato, così ho pensato che avrei potuto andare a stare da mio padre per un po' di tempo per permetterle di viaggiare con lui.
Ed ecco la causa della mia terribile decisione.
- Stammi bene ok? E se ci sono problemi…chiamami subito che vengo a prenderti!
- Certo, mamma.
Non l'avrei costretta a tornare a Konoha nemmeno sotto tortura.
- Tranquilla Tsunade! La ragazza è in gamba!
Sorrido anche a Gai. È tutto merito suo se la mamma ha messo la testa a posto, prima era una tale sbadata!
Un bacio ad entrambi e salgo sul mio treno per l'inferno.
Li guardo dal finestrino. Sono così felici ed innamorati…li invidio. Io non ho mai avuto un ragazzo. Ed essere precisi non ho mai avuto nemmeno un vero amico. Semplicemente non sono portata per i rapporti con gli esseri umani.
Sei ore di viaggio, scendo dal treno ed eccolo lì.
Mio padre, capelli brizzolati e sigaretta in bocca. Ha cominciato a fumare quando mia madre è scappata e non ha più smesso.
- Piccola Saku!
È da due anni che non lo vedo. Dall'età di un anno ho passato metà dell'estate con lui a Konoha, fino a quando non sono riuscita ad oppormi ad andare in quella odiosa città.
Si offre di portarmi i bagagli e saliamo in auto.
Passiamo gran parte del tragitto in silenzio. Entrambi non siamo propriamente dei grandi logorroici.
Qualche parola sul tempo, su mia madre, su Gai, e poi silenzio assoluto.
Entriamo nel paese, ed un'enorme insegna "Benvenuti a Konoha", che suona più come una minaccia, mi fa comprendere che ormai non posso più uscirne.
