La prima volta che successe, è stato dopo la loro prima battaglia insieme. Erano sporche, sudate, le braccia e le gambe ricoperte di tagli, alcuni lievi, alcuni profondi da cui il sangue sgorgava copiosamente. Michiru aveva chiamato lei in piena notte, "Il mare è in tempesta", bastò quella sola frase ad Haruka per correre, l'istinto l'aveva portata a raggiungerla fuori città, in un bosco fitto e scuro, la luce delle tenebre era rotta dai bagliori di luce azzurra che inviava Sailor Neptune con i suoi attacchi. Il demone era molto forte, la strana creatura di cui sconoscevano le origini si era impossessata di un grande albero, scagliava i suoi lunghi rami come fruste, ad ogni colpo schegge di corteccia rimbalzavano ovunque causando ferite alla guerriera dei mari. Era la prima volta per Haruka in quella situazione, un misto di potere e rabbia le attraversava il corpo come una forte scossa elettrica, parole antiche un tempo dimenticate risuonavano nella sua testa, il suo primo attacco le inviò una scarica tale di adrenalina, che nemmeno la sua auto da Formula 1 lanciata sul rettilineo di Suzuka a 300 km all'ora le aveva mai trasmesso. Fu scioccante, ma allo stesso tempo lo trovò grottescamente divertente, una come lei, abituata a sfidare se stessa con la morte, non poteva che essere grata dell'occasione che le era stata concessa dal destino per mettersi alla prova. Ci fu un aspro combattimento, lei e la sua patner volteggiavano tra i rami affrontando il nemico, sferrando calci e pugni, schivando i colpi, lanciando i loro magnifici attacchi. Sembravano nate per lottare assieme, ogni movimento di una era complementare a quello dell'altra, nessuno avrebbe mai detto che fino a qualche settimana prima nemmeno si conoscevano e che quella fosse la loro prima battaglia assieme. Fu la guerriera di Urano a sferrare il colpo decisivo che annientò la creatura malefica, rispedendola nel nulla da dove era venuta. Il bosco era tornato buio e silenzioso, il sottofondo dei sordi rumori della natura era rotto dal loro ansimare, Haruka si avvicinò alla sua patner, era di fronte a lei e poteva vedere i suoi lineamenti con la tenue luce della Luna, il corpo di Michiru era scosso da fremiti, Haruka non riuscì a resistere alla compassione che le provocava quella visione, afferrò Michiru per le spalle e la strinse forte contro il suo corpo. Voleva proteggerla, voleva che smettesse di tremare, voleva... voleva sentirla.

La senshi di Nettuno sembrava completamente svuotata, le braccia le pendevano sui fianchi, dopo mesi di quelle estenuanti lotte da sola, le forze sembravano averla abbandonata. Haruka cercò di scuoterla per riportarla alla realtà, "Michiru! Dai Michiru, è finita, l'abbiamo sconfitto!" , nessuna risposta dalla sua patner, il suo viso terribilmente pallido era inespressivo, tranne che per gli occhi che emanavano bagliori umidi, calde lacrime iniziarono a scendere solcando come un rivolo di latte bianco le guance sporche. Haruka ebbe come la sensazione che qualcosa le si fosse rotto dentro, una fitta di dolore la colpì allo stomaco, doveva fare qualcosa e subito; non era mai stata brava con le parole, l'unica cose che le venne in mente da fare in quel momento, fu di racchiudere il volto di Michiru tra le sue mani e baciarla. La baciò teneramente, come un'amante devoto con l'oggetto del suo desiderio.

Avevano caminato in silenzio fino alla macchina di Haruka, parcheggiata ai margini del bosco, la detrasformazione aveva accentuato il dolore delle ferite, Haruka sentiva la manica della giacca umida, una macchia scura si allargava sul suo braccio. La sua amica non era certo messa meglio, indossava ancora la sua uniforme scolastica, probabilmente non aveva avuto nemmeno il tempo di cambiarsi, la gonna corta lasciava le gambe scoperte e la bionda potè notare che erano ricoperte di graffi profondi. Un sospiro di sollievo le accomunò nel momento in cui si appoggiarono ai sedili avvolgenti della decappottabile sportiva, ad Haruka ci volle qualche minuto prima di decidersi a mettere in moto, si sentiva incredibilmente esausta. Posò la mano sul cambio e il tocco freddo della mano di Michiru sulla sua la fece trasalire, "Haruka, volevo solo dirti che ho apprezzato quello che hai fatto per me stasera.". Accidenti, ma perché era così difficile guardarla negli occhi! Non sapeva cosa rispondere, si limitò a fissare la leva del cambio, con le loro mani ancora una sull'altra, "Non è stato niente, davvero, non devi preoccuparti e che volevo solo... Ecco, tu eri come assente ed io... Non sapevo bene cosa fare...", Michiru strinse la stretta sulla sua mano, "Stavo annegando nel mio stesso mare e tu mi hai riportato a galla. Non posso dire che per me non ha rappresentato niente". Il cuore di Haruka batteva forte nel petto, le sue barriere erano completamente crollate a terra, sentendo quelle parole, si girò a guardarla, lottò contro se stessa per non perdersi nell'intensità di quelle pozze profonde, di un blu intenso, che le penetravano l'animo, come un coltello caldo nel burro. Fu un'istante che sembrò durare un'eternità, Michiru si avvicinò e la baciò, non così dolcemente come lei prima, ma con fervore, quasi con rabbia e disperazione, come un assetato che cerca acqua nel deserto, aveva bisogno di lei. Haruka le prese il volto tra le mani, rispondendo al bacio con veemenza, la desiderava così tanto, la desiderava dal primo giorno che l'aveva vista su quella pista di atletica, che l'aveva sentita suonare sulla nave da crociera, no, ancora prima, la desiderava dal momento in cui era apparsa nei suoi sogni. Voleva baciare ogni angolo della sua bocca, le mordicchiava le labbra, il mento, scendeva lungo la mandibola con la lingua, giù sul collo e poi di nuovo su a succhiare il lobo dell'orecchio. Le mise le mani sotto le cosce e con uno strattone la sollevò a cavalcioni su di sé. Lo spazio era stretto, la schiena di Michiru urtava contro il volante, ma non le importava, in quel momento era totalmente, incondizionatamente in balia del suo amante. La guerriera dei mari iniziò a sfilarle la cravatta, sbottonava ad uno ad uno i bottoni della camicia accompagnando il gesto con piccoli baci, Haruka le bloccò i polsi con entrambe le mani e le tirò le braccia su, dietro la testa. Il suo sguardo era scuro, torbido, "Stasera sei solo per me", le sussurrò all'orecchio con la sua voce profonda, lasciò andare i polsi e si concentrò sul fiocco di Michiru, lo slacciò e lo lanciò via, poi iniziò ad aprire la camicetta, i bottoni erano piccoli, la cosa si stava complicando, la pazienza non era mai stata una sua virtù, con un gestò rapido sul colletto, tirò forte i due lembi e la strappò fuori dalla sua strada. Piccoli pezzetti di madreperla si sparpagliarono in tutto l'abitacolo, Michiru spalancò la bocca scioccata, ma non ebbe il tempo di protestare, in quanto Haruka era già con la lingua tra le sue labbra, le mani scorrevano sul reggiseno di pizzo, sui capezzoli turgidi e poi dietro la schiena, la accarezzavano spingendola più vicino, con la lingua tracciava una linea umida passando in mezzo ai seni per poi risalire sulle scapole. Con una mano le teneva alzata la gonna, mentre l'altra si insinuava sotto l'elastico delle mutandine, le accarezzò le natiche e poi scese giù trovando facilmente la strada per il suo centro. Michiru era completamente bagnata, ebbe un sussulto quando sentì le dita di Haruka dentro di lei che si muovevano lentamente, le carezze lente della sua patner la stavano portando alla deriva, " Haruka, ti prego! Così mi fai impazzire!", la bionda si scostò per guardarla, un sorriso malizioso sul suo volto, "Voglio vederti godere!", le disse guardandola dritta negli occhi. Michiru si appoggiò completamente contro lo sterzo, Haruka tolse via la mano e le passò le dita bagnate sulle labbra e poi in bocca, il gusto del suo sapore salato era sconvolgente per la bellezza acquamarina, Haruka si spostò in avanti per laccarle le labbra, allo stesso tempo le accarezzava il pube con la mano aperta, lentamente, " Haruka ti prego!", gemeva Michiru, la bionda accolse la sua supplica e le infilò di nuovo due dita dentro, con il pollice girava intorno al clitoride e con il polso andava su e giù in un movimento ritmico e costante. Michiru gemeva sempre più forte, finché non inarcò completamente il collo all'indietro urlando il nome del suo amante. Haruka reclinò completamente il sedile, si stese e l'attirò su di se, la stringeva al petto, accarezzandole i capelli e cullandola come una bambina. Mentre il suo respiro tornava lentamente alla normalità, la dea del mare si tirò su, la sua patner la guardava intensamente, " Cosa c'è?", chiese giocosa, "Sei così bella.", disse Haruka, Michiru scoppiò a ridere, "Bella? Sono sudata, sporca, ferita, ho i capelli arruffati e credo di non essere mai stata così sconvolta in tutta la mia vita!". "È proprio per questo che mi piaci, nonostante tutto, rimani la donna più bella che abbia mai conosciuto.", rispose la bionda, accarezzandole la guancia, quel Mi piaci, era uscito dalla sua bocca così spontaneamente, ancora risuonava nella testa Michiru, che ebbe la sensazione che le sarebbe tornato in mente molte volte. La bellezza del mare si chinò e la baciò teneramente, "Ho intenzione di ringraziarti per quello che hai fatto per me stasera", le sussurrò mentre passava la lingua nell'incavo dietro l'orecchio. Le sue mani scesero sul petto riprendendo il lavoro che aveva interrotto con i pulsanti della camicia, man mano che li sbottonava posava piccoli baci sulla pelle che veniva scoperta. Il reggiseno sportivo comprimeva i piccoli seni della bionda, Michiru lo tirò su e passò i palmi delle mani sui cappezzoli, sentiva che s' indurivano sotto il suo tocco, ne prese uno tra le labbra e iniziò a succhiarlo e a mordicchiarlo delicatamente. La lingua continuava a scorrere sull'addome piatto, intorno all'ombelico, Michiru si accovacciò nel piccolo spazio sotto il sedile del guidatore, cominciò a slacciare la cinta dei pantaloni, molto lentamente, casualmente le sue mani si soffermavano sull'inguine, Haruka gemeva debolmente. La senshi del mare, abbassò leggermente i pantaloni e si soffermò ad acarezzare la pelle sotto il bordo degli slip, "Oh cazzo Michiru!", senti la sua patner imprecare impaziente, avrebbe voluto prolungare quell'agonia, ma qualcosa le diceva che la sua amante gliela avrebbe fatta pagare, Oddio Michiru stai già pensando alla prossima volta! Tirò giù gli slip e posò il naso sul piccolo monte di Venere, Haruka inarcò la schiena, Michiru non si fece sfuggire quell'invito, affondò la lingua dentro la sua fessura umida, con la lingua disegnava piccoli cerchi intorno al clitoride, Haruka ansimava forte adesso, "Michi, ti prego! ", era così appagante sentire che anche l'indomabile guerriera del vento, aveva un disperato bisogno di lei, le avrebbe dato quello che voleva, il suo corpo, il piacere, no, non si trattava solo di sesso, le avrebbe dato la sua anima, le avrebbe dato il suo cuore. Si, Haruka, verrà il giorno un cui per salvarti offrirò in cambio il mio cuore. Quello strano pensiero le sfiorò la mente, mentre affondava le dita dentro la sua amante, mentre la sentiva gemere e ansimare al culmine dell'orgasmo.