Le parole del cuore

Titolo: Le parole del cuore

Autore/data: Ida59 – 12-13 aprile 2011

Beta-reader: nessuno

Tipologia: one-shot

Rating: per tutti

Genere: drammatico, romantico, introspettivo

Personaggi: Severus, Personaggio Originale

Pairing: Severus /Personaggio Originale

Epoca: Post HP 7° anno

Avvertimenti: AU

Riassunto: Cinque poesie per narrare il dolore di una vita… e cogliere l'amore.

Parole-pagine: 2518 (1411 escluse le poesie) – 9

Nota: Scritta per il gioco-test Le parole del cuore del forum "Libertà di sognare" rispondendo alla domanda:

9 - Vi offrono una serata a teatro. Che spettacolo teatrale andreste a vedere con lui/lei?

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi ed i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Raccolta "Le Parole del cuore (Severus") (21 marzo – 18 aprile 2011)

Dodici one-shot sul mio amato Severus, collegate tra loro dai sogni ad occhi aperti stimolati dalle domande di un intrigante test (Le parole del cuore) di Kijoka (che ringrazio tantissimo per avermi fornito l'ispirazione) sul Forum "Libertà di sognare".

Con le brevi one-shot di questa raccolta ho finalmente voluto regalare la felicità e l'amore al mio adorato Severus. Questo non significa che le storie non contengano elevate dosi di drammaticità e dolore, ma, in un percorso introspettivo che racconta la sofferenza della vita di Severus, si arriva sempre ad una conclusione di serenità ed amore, più o meno marcate.

Le storie sono elencate nell'ordine cronologico in cui sono state scritte, dal 21 marzo al 18 aprile 2011.

Dipingere il futuro (one-shot - domanda n. 5 - La stanza è piena di sole. La luce danza sulla tela bianca, il pulviscolo dorato accarezza i colori sparsi sulla tavolozza di legno chiaro. Le linee sono sicure e le pennellate rapide. E' il ritratto del vostro amore che state componendo.)

Stagioni d'amore (one-shot – domanda n.4 - Pensare a lui vi ricorda una stagione. Quale e perché?)

Dal gelo al fuoco (one-shot – domanda n. 6 - E se doveste paragonarlo/a ad un elemento naturale, quale sarebbe?)

Incontro notturno (one-shot – domanda n. 12 – È notte e l'oscurità silenziosa vi circonda. Poi sentite un fruscio, o forse l'avete solo immaginato…)

Lo so… (one-shot – domanda n. 2 - Non è necessaria una ricorrenza speciale per fare un regalo alla persona che si ama. Cosa regalereste a lui/lei?)

Occhi che ardono nella notte (one-shot – domanda n. 7 - Siete riusciti a conoscerlo/a. Descrivete la situazione e le vostre emozioni e sensazioni.)

Distillato d'amore (one-shot – domanda n. 3 - Un camino acceso, un indumento abbandonato sul bracciolo della poltrona, il candelabro a rischiarare l'angolo del piccolo tavolo dove è appoggiato un libro aperto...)

Le parole del cuore (one-shot – domanda n. 9 - Vi offrono una serata a teatro. Che spettacolo teatrale andreste a vedere con lui/lei?)

Appuntamento all'alba (one-shot – domanda n. 8 - Il sole batte radente sul prato bagnato dalla rugiada del mattino, riempiendo l'aria di riflessi colorati e irreali. Dal nulla una figura si staglia in controluce…)

Nero di morte, nero di vita (one-shot – domanda n. 11 - Il colore dei suoi occhi vi ricorda...)

Il sogno di Kelly (one-shot – domanda n. 1 - Gli occhi si aprono nel buio della notte. L'avete sognato e le immagini sono ancora chiare nella vostra mente...)

Anelito di sogno (one-shot – domanda n. 10 - Se fosse un'emozione sarebbe...)

Le parole del cuore

Parole che parlano al cuore, poesie recitate con voce profonda, liriche che aleggiano nell'aria in musicali sussurri suadenti accompagnati da melodiose note nel trionfo del Romanticismo letterario e musicale.

Non so come ho fatto, ma sono riuscita a convincere Severus ad uscire dal suo rifugio lontano dal mondo e l'ho trascinato a teatro, ad ascoltare poesie declamate con struggente enfasi nella penombra del palcoscenico, accompagnate dalla melodia delle note di Beethoven, Čajkovskij e Wagner.

Le luci si attenuano e le tenebre con lenta progressività invadono il teatro, che si fa silenzioso, finché resta solo un fascio di raggi luminosi ad illuminare l'attore che comincia a declamare, accorato, mentre le prime toccanti note si spargono nell'aria.

Quante querule e lacrime

sparsi nel nuovo stato,

quando al mio cuor gelato

prima il dolor mancò!

Mancar gli usati palpiti,

l'amor mi venne meno,

e irrigidito il seno

di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime

fatta per me la vita;

la terra inaridita

chiusa in eterno gel;

deserto il dì; la tacita

notte più sola e bruna;

spenta per me la luna,

spente le stelle in ciel.1

Vedo Severus irrigidirsi appena e quasi trattenere il respiro mentre il pallore del suo viso risplende nell'oscurità del teatro, dall'altro lato del palco: le parole del poeta stanno risvegliando il ricordo di un dolore lontano, mai del tutto sopito, di una perdita che per tanto tempo ha fatto ardere il rogo dei suoi rimorsi per una colpa imperdonabile che ha cambiato la sua vita e distrutto quella della donna che amava.

Pur di quel pianto origine

era l'antico affetto:

nell'intimo del petto

ancor viveva il cor.

Chiedea l'usate immagini

la stanca fantasia;

e la tristezza mia

era dolore ancor.

Fra poco in me quell'ultimo

dolor anco fu spento,

e di più far lamento

valor non mi restò.

Giacqui: insensato, attonito,

non dimandai conforto:

quasi perduto e morto,

il cor s'abbandonò.2

Le labbra sottili di Severus tremano appena mentre china il capo e i lunghi capelli neri gli coprono in parte il viso; so bene qual è il nome che aleggia sulla bocca socchiusa, lo stesso nome cui per tanti anni ha implorato un perdono che non riteneva di meritare, il perdono di cui solo io, alla fine, ho saputo convincerlo d'esserne degno. Il perdono che ha risvegliato il suo cuore congelato dalla sofferenza.

Vorrei avvicinarmi e stringerlo a me, dargli il conforto di cui ha bisogno, ma ormai ho imparato che vuole affrontare da solo gli spettri del suo passato, quando gli si presentano ancora davanti, portati dalle coincidenze della vita.

Si morde piano le labbra e, col nome di Lily, deglutisce un dolore che entrambi sappiamo che non lo lascerà mai del tutto.

La musica triste cessa, le luci si fanno oscurità e gli applausi scrosciano. Poi di nuovo silenzio, prima che altre parole escano dal cuore del poeta accompagnate da una melodia cupa che sembra far vibrare l'anima.

Quando il cielo basso e cupo pesa come un coperchio

sullo spirito che geme in preda a lunga noia

e abbracciando il cerchio di tutto l'orizzonte

ci versa una luce nera più triste delle notti;

quando la terra si muta in umida spelonca

dove la Speranza, come un pipistrello

va battendo i muri con la sua timida ala

e picchia la testa su fradici soffitti;

quando la pioggia distendendo immense strisce

imita le sbarre di una vasta prigione

e un muto popolo di ragni infami

in fondo ai nostri cervelli tende le sue reti,

campane a un tratto scattano con furia

e lanciano verso il cielo un urlo orrendo

come spiriti erranti e senza patria

che si mettano a gemere ostinati.3

Sento una stretta al cuore quando vedo Severus alzare il capo sospirando cupo, abbandonare con lo sguardo il palcoscenico e perdersi nel nulla oscuro davanti a sé, per immergersi nella solitudine e nella sofferenza del passato, nella lunga prigionia imposta in un gelido sotterraneo, in una vita non vissuta, tesa solo ad espiare le colpe commesse da un ragazzo orgoglioso che non voleva altro che il potere del sapere, ma ha trovato invece la condanna del sangue e del rimorso.

Chiude gli occhi, ora, il mio povero amore, sopraffatto dal ritorno improvviso del passato e dei suoi strazianti ricordi: come me conosce bene la poesia e sa che racconta le sue atroci disillusioni, i sogni perduti, la speranza svanita e il tormento dell'angoscia davanti alla notte di incubi che sempre ritorna, ossessiva, ad esigere il tributo di sofferenza rammentandogli tutte le lacerazioni della sua povera anima.

E lunghi carri funebri, senza tamburi né musica,

sfilano lenti dentro la mia anima; la Speranza,

vinta, piange, e l'Angoscia atroce, dispotica,

pianta sul mio cranio il suo nero vessillo.4

Geme piano, Severus, e solo io posso percepire lo strazio della sua anima, io che ho saputo conoscerlo e riconoscerlo, io che l'ho rivissuto con lui nei pensieri che ha voluto aprirmi, quando si è reso conto che la morte non gli aveva concesso l'oblio da se stesso e dal suo passato, dal dolore e dai rimorsi.

Ho visto la sofferenza atroce ardere nel fondo dei suoi occhi neri, l'ho visto dibattersi nel baratro della disperazione del passato senza potergli tendere una mano pietosa, l'ho visto combattere strenuamente e, infine, risalire a fatica l'erta china, l'anima lacerata e stremata, ma mai perduta.

La luce svanisce e il palcoscenico resta buio e silenzioso mentre gli applausi ancora riempiono l'aria.

No, forse non è stata una bella idea venire a teatro ad ascoltare queste poesie…

Di nuovo silenzio, e la voce profonda riprende a declamare, struggente, le limpide note del pianoforte a sottolineare il pianto:

Perché, o mie luci, l'angoscioso pianto

voi non cessate? Et al suo cupo affanno

non vi piace lasciare l'anima mesta?

Troppo voi siete a quella soglia inganno

che m'è cara soffrire finché non sia infranto

lo stame a cui s'attien mia vita infesta.

E se il destin mi toglie

chi era de' giorni miei pace e governo,

almeno alle sue spoglie

che ormai sotterra son cenere frale

si dica sospirando un caldo vale.5

Una lacrima trema sulle mie ciglia, si gonfia e poi scende lenta sul viso, mentre il suo, mortalmente pallido, è asciutto: piango per Severus, per le lacrime che non si permette di piangere, per tutte le lacrime che è stato costretto a ingoiare e per quelle che hanno straziato la sua anima, lacerata dall'assassinio del suo unico amico nell'assolvimento di un tremendo dovere.

L'amico il padre è morto: or qual mai speme

fia che più resti alle mie brame afflitte

se non che la pietà m'apra la fossa?

Profondamente nel mio sen stan scritte

le sante dolci sue parole estreme

onde sovente quest'anima è scossa.

Mi traggon elle a visitar quest'ossa

sparger miei voti, e forse al sordo vento;

Ah! Che mai dissi? Dall'Eterea sede

ove beato ei siede

non ode il suon del mio triste lamento?

E del dolor non vede

l'alta ferita? Ah s'egli è ver cessate

lugubri voci, né più duol gli date.

O cupa notte! O tenebroso istante!

O tetra bara, o feretro funebre

ove il padre vid'io la volta estrema!

Dal duolo avvolti e da vostre tenebre

venite agli infelici ora d'innante

onde ognun sopra voi sospiri e gema.6

Ancora oggi mi chiedo come Severus abbia potuto farlo, dove abbia trovato il coraggio di lanciare quella maledizione fatale e dannare la propria anima alla totale solitudine, allo straziante dolore e al disprezzo di tutti coloro per i quali ha, invece, continuato a combattere, fino alla fine, sacrificando la propria vita. E ringrazio la Morte di non averla voluta cogliere tra le zanne velenose di Nagini…

Eppure, so che in quei giorni il suo unico desiderio era morire, e salvare invece l'amico, il padre che aveva saputo conquistarsi il suo affetto, l'unica persona che aveva saputo credere in lui, dargli fiducia e tendergli la mano quando l'oscurità ancora lo avvolgeva.

Sulla Tomba Bianca, solo le protettive tenebre della notte l'hanno visto inginocchiarsi e tremare, tra gemiti e sospiri implorare un perdono già donato, piangere lacrime di sangue per le colpe di un passato che l'ha obbligato a tornare ad essere un assassino. Poi alzarsi e tornare, inesorabilmente solo, al suo dovere, sprofondato nelle atrocità di chi doveva chiamare amico, oppresso dall'odio di chi credeva d'essere suo nemico.

E a squallor tanto in mezzo io con la fronte

dalle man sostenuta, i miei sospiri

traggo più ardenti, e li rattengo invano.

Par che d'intorno a me l'ombra s'aggiri

e delle smorte luci il caldo fonte

egli m'asciughi in atto dolce umano:

rammento allor qual diemmi la mano

qual me la strinse e qual mi benedisse

coi guardi ove mancavangli gli accenti!.

Canzon, tu oscura, dolorosa, e sola

drizza gemendo il volo

e siegui un figlio che alla mesta notte

e alla tacita luna

fra lacrime dirotte

narra le tempre di sua rea fortuna

ivi per l'aura bruna

t'innoltra, e digli in suon d'aura notturna:

solo non piangi del tuo Padre all'urna.7

No, non posso più lasciarlo solo a soffrire, la fronte sostenuta dalla mano e i capelli sul viso a coprire quella lacrima che brilla e lenta scende sulla sua guancia pallida e scavata. Sposto la poltroncina e mi avvicino, gli prendo una mano e la stringo piano: deve sapere che non è solo, che io comprendo e soffro con lui.

Severus ricambia la mia stretta e solleva appena il volto, un sorriso tremulo a cercare di rassicurarmi che va tutto bene. Ma nell'abisso dei suoi occhi neri rivedo ancora lo stesso strazio di allora, la disperazione profonda e l'angoscia che lo tormentarono. Allungo una mano e gli sfioro piano i lunghi capelli neri, spostandoli indietro per liberargli il volto che risplende pallido nell'oscurità. Il sorriso trema appena sulle sue labbra sottili, poi le dischiude e posa un bacio sulle mie dita:

- Ti amo, - sussurra piano, la luce che combatte con le tenebre nel nero del suo sguardo, - mia adorabile strega…

Gli applausi scrosciano: la poesia è terminata e noi non ce ne siamo neppure accorti.

La musica riprende, struggente sull'agonia dei violini, e la voce di nuovo si leva nell'aria, quasi roca e colma di dolore.

Ma come fai a soffocare il vecchio e lungo Rimorso

che vive, s'agita e s'attorciglia,

e si nutre poi di te come il verme dei morti

e come il bruco della quercia?

Ma come fai a soffocare l'implacabile rimorso?

In che filtro, in che vino, in che tisana

puoi affogare il vecchio nemico

che distrugge ingordo come cortigiana,

paziente come formica?

In che filtro? In che vino? In che tisana?

Dimmelo, bella strega, dillo, se lo sai,

a questo spirito colmo d'angoscia

e simile al morente schiacciato dai feriti,

pestato dallo zoccolo del cavallo!

Dimmelo, bella strega, dillo, se lo sai,

A questo agonizzante, che già il lupo fiuta

ed il corvo spia,

questo povero soldato affranto! Dillo se è bene che disperi

d'avere la sua croce e la sua tomba

questo povero agonizzante che il lupo già fiuta!

Puoi forse far luce in un cielo nero e fangoso?

Puoi forse squarciare tenebre

più dense della pece, senza mattino, senza sera,

senza stelle, senza funerei lampi?

Puoi forse far luce in un cielo nero e fangoso?

La Speranza che brilla ai vetri della Locanda

è spenta, è morta per sempre!

Senza luna e senza raggi, che luogo vuoi trovare

per martiri d'una cattiva strada?

Il Diavolo ha spento tutti i vetri della Locanda!8

Severus mi guarda, immobile e senza quasi respirare, e i suoi occhi neri ardono in un rogo senza fine.

Ho già ascoltato queste parole, e venivano dalle sue labbra tremanti; ho già percepito questa disperazione, si dibatteva nel suo cuore sconsolato e colmo d'angoscia; ho già visto questo strazio sconvolgere il suo viso, ed era il dolore dell'uomo che ho imparato ad amare, proprio per i suoi errori ed i suoi rimorsi, per le sue colpe imperdonabili che io volevo perdonare.

Sembra passata un'eternità, ma è solo da pochi mesi che ho imparato a conoscere l'anima di Severus e a comprendere tutta la sua sofferenza, da quella notte in cui, disperato d'essere ancora condannato a vivere, mi ha permesso di vederla. Ed io ho solo voluto lenirla…

Strega adorabile, ti piacciono i dannati?

Dimmi, conosci l'irremissibile?

Conosci il Rimorso dalle frecce avvelenate

a cui fa da bersaglio il nostro cuore?

Strega adorabile, ti piacciono i dannati?

L'Irreparabile come rode col dente maledetto

l'anima nostra, meschino monumento,

e spesso attacca, come termite

l'edificio alla sua base!

L'Irreparabile come rode col dente maledetto!

A volte ho visto in fondo a un banale teatro,

infiammato dalla sonora orchestra,

una fata accendere una miracolosa aurora

in un cielo d'inferno;

a volte ho visto in fondo a un banale teatro

un essere che non era che luce, oro e velo,

schiacciare l'enorme Satana,

ma il mio cuore, mai in preda all'estasi,

è un teatro dove s'aspetta sempre,

e sempre invano, l'Essere dalle ali velate!9

- Sì, ami i dannati, - sussurra Severus con voce roca mentre mi stringe a sé, con forza, con amore, quasi con la disperazione del ricordo di quel nostro primo incontro, - adorabile strega che hai saputo riaccendere amore e speranza nel mio cuore!

Mi sfiora piano le labbra, sussurrandomi il suo amore ed il bacio è dolce, pieno di languida passione, infinitamente tenero e colmo d'amore.

Gli applausi ci avvolgono nelle tenebre e Severus continua a stringermi, mentre il bacio diventa fuoco ardente, rovente desiderio, bruciante impeto che accende il mio corpo.

Nuove parole aleggiano con lievi e dolci armonie nell'aria, confondendosi con i nostri sospiri d'amore, versi pieni di speranza e di luce, parole che dal cuore raccontano il nostro futuro.

Poiché l'alba si accende, ed ecco l'aurora,

poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente

a ritornare a me che la chiamo e l'imploro,

poiché questa felicità consente ad esser mia,

facciamola finita coi pensieri funesti,

basta con i cattivi sogni, ah! soprattutto

basta con l'ironia e le labbra strette

e parole in cui uno spirito senz'anima trionfava.

E basta con quei pugni serrati e la collera

per i malvagi e gli sciocchi che s'incontrano;

basta con l'abominevole rancore! Basta

con l'oblio ricercato in esecrate bevande!

Perché io voglio, ora che un Essere di luce

nella mia notte fonda ha portato il chiarore

di un amore immortale che è anche il primo

per la grazia, il sorriso e la bontà,

io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,

da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,

camminare dritto, sia per sentieri di muschio

sia che ciottoli o pietre ingombrino il cammino,

sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita

verso la meta a cui mi spingerà il destino.10

Severus mi guarda e sorride, ancora ansimante per la passione trasfusa nel lungo bacio: negli occhi neri scintillano fiamme d'amore, risplendono di luce le tenebre del suo sguardo e trema la sua mano stringendo la mia.

Ricambio il sorriso, felice. Conosciamo il nostro destino: il dolore ci ha fatto incontrare e abbiamo saputo condividerlo, ma ora l'amore ci unisce e la passione ci congiunge.

Per sempre!

1 G. Leopardi, tratto da « Il risorgimento ».

2 G. Leopardi, tratto da « Il risorgimento ».

3 Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale » : LXXVIII – Spleen.

4 Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale » : LXXVIII – Spleen.

5 Foscolo, In morte del padre.

6 Foscolo, In morte del padre.

7 Foscolo, In morte del padre.

8 Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale »: LIV – L'irreparabile.

9 Baudelaire, Les Fleurs du Mal, tratto da « Spleen e ideale »: LIV – L'irreparabile.

10 Paul Verlaine: tratto da "La buona canzone".

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