Titolo:
Eden
Genere:
Romantico, Introspettivo, Erotico
Avvertimenti:
What if? (E se ...), One shot, Lemon
Nota :
La seguente One shot è ambientata ben oltre lo Shippuden, quindi
quando i nostri eroi sono grandi, maggiorenni
e vaccinati XD Ed ovviamente è una What If.
Nota
1: Io
non ho messo la digitura OOC perché non credo che siano OOC, ma se
qualcuno ha dei dubbi lo faccia sapere ed io mi regolo di
conseguenza.
Beta
Reading:
Come sempre si ringrazia Naco
per
il betaggio. Senza di te non sarei qui *lovvo*
Personaggi:
Yamanaka Ino, Nara Shikamaru
Paring:
Shika/Ino (SI... sono una fiera sostenitrice delle Mosche
Bianche...
Per
Spartaaaaaaa!
(©
eleanor89 :
ShikaIno
Ufficial Fan Forum )
*O*
Disclaimer:
I personaggi di Naruto
non mi appartengono, ma sono di proprietà esclusiva del suo
creatore, Masashi
Kishimoto.
La fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo
per il piacere di farlo.
Eden
Non
poteva ancora credere ai suoi occhi. Si fissava incantata allo
specchio, compiaciuta.
Dio mio, sono davvero io questa?
Pensò emozionata mentre con le dita toccava il freddo e liscio vetro
dello specchio. Accarezzando il profilo del suo viso, rimase
sbalordita dalla profondità dei suoi occhi celesti -sono così
belli?- e, sfiorando il collo, scese fino a toccare l'incavo dei
seni, rabbrividendo. Era come se potesse toccare se stessa tramite
quella superficie.
Poi, osservò l'oggetto che circondava
l'anulare della mano sinistra ed il cuore batté fortissimo.
Quello
era il giorno più importante della sua vita. Il giorno in cui aveva
detto il fatidico "sì". Era stato tutto così perfetto, come lo
aveva sempre desiderato, dalla Chiesa al buffet di ricevimento; ci
aveva impiegato mesi per realizzare tutto, nei minimi dettagli, ma ne
era valsa la pena.
Sospirò sognante. Facendo un giro su se stessa
sentì frusciare il bellissimo vestito da sposa e, osservandosi allo
specchio, non poté che esclamare: -Sono semplicemente la sposa più
bella di tutta Konoha, no che dico! Di tutto il mondo.-
-Guarda
che se continui così finirai per consumarlo, quello specchio!-
Sussultò sentendo la voce svogliata di suo marito giungerle
alle orecchie. Gli lanciò un'occhiata assassina prima di voltarsi
scocciata; possibile che anche da sposati -e non era nemmeno
trascorso un giorno- lui doveva sempre trovare un modo per rovinare
tutto?
-Non ti sarai mica offesa?- soffiò al suo orecchio. Come
diavolo faceva ad essere sempre così silenzioso quando si
avvicinava?
-Mi hai spaventata, cretino!- disse sbuffando; lui non
rispose e limitandosi a circondarle la vita con le braccia, appoggiò
la testa sulla sua spalla. Sentì il suo respiro leggero
solleticarla.
Alzò un sopracciglio interdetta -Dì un po', non
vorrai usarmi come cuscino?- Silenzio. Quando faceva così non lo
sopportava.
Cercò di allontanarsi da lui, ma non ci riuscì dato
che le braccia di Shikamaru le impedirono ogni via di fuga.
Si
ritrovò voltata verso di lui: le mani, grandi e forti, sui suoi
fianchi. Gli occhi, scuri e fieri, fissi nei suoi. Le labbra,
perfette, sollevate in un sorriso sghembo.
Ino lo guardò. Non
portava più la giacca e la cravatta era allentata lasciando
intravedere dalla camicia aperta, ormai sgualcita, la pelle,
leggermente abbronzata, che emanava profumo di muschio bianco.
Adorava quella fragranza, perché le ricordava tanto le grandi
vallate, i boschi, il verde ed il sapore della libertà. Dacché lo
conosceva, l'aveva sempre portato.
Sentì la sua mano risalire
dolcemente il braccio, sfiorandolo appena con le dita, lasciando
sulla pelle una scia di pelle d'oca, fino a sfiorarle il collo,
massaggiandolo delicatamente, poi... fili dorati presero a scivolarle
lentamente lungo le spalle ed oltre.
-Guarda cosa hai fatto? Hai
idea di quanto tempo ci abbia messo per fare quest'acconciatura?-
sbuffò irritata. Shikamaru si limitò a fissarla, mentre le
accarezzava una delle ciocche che le erano cadute davanti al viso e,
tenendola tra l'indice e il pollice, la portò al naso.
-Mi
piacciono più così, liberi...- disse immergendo la mano tra la seta
di quei capelli, perfetti e morbidi, massaggiandole la nuca. Le dita
che pressavano delicatamente sulla cute, la rilassarono; chiuse gli
occhi, lasciandosi invadere da quella piacevole sensazione.
Quando
lui allontanò la mano, dalle sue labbra carnose uscì un suono
deluso.
Lui
sorrise.
Adorava quando faceva quel visetto imbronciato, le labbra
che si contorcevano in una smorfia, gli occhi socchiusi, il corpo che
si irrigidiva quasi volesse mostrare di essere minacciosa. Era
semplicemente bellissima.
Le accarezzò la guancia liscia,
sentendo sotto il proprio tocco i muscoli del viso tirati, poi si
soffermò a tracciarle il profilo di quelle labbra invitanti di cui
poteva sentire sulle proprie dita il respiro.
Avvicinando il viso
a quello della ragazza, accostò la fronte su quella di sua moglie,
sorridendo a quel pensiero. Ino Yamanaka in Nara. Suonava bene
dopotutto.
Ricordava ancora la faccia sconvolta di Ino.
Probabilmente si sarebbe aspettata qualcosa di grande, fiori, una
cena a lume di candele nel ristorante più esclusivo, lui che si
inginocchiava e le chiedeva la mano... e perché no? Magari andando
dal padre per chiedere la sua benedizione... ed invece era avvenuto
così, tutto all'improvviso, mentre si stavano esercitando, sporchi
di fango, in una foresta, sudati e con la pioggia che cadeva
ininterrottamente. Lui l'aveva guardata negli occhi, con le mani
nelle tasche e sbadigliando sonoramente le aveva chiesto se voleva
diventare sua moglie.
Ino aveva sbattuto le palpebre un paio di
volte, inorridendo schifata, boccheggiando come un pesce;
evidentemente l'aveva colta di sorpresa. Poi aveva sospirato
mettendosi una mano sul viso scuotendolo negativamente.
-Che
hai da sorridere?- domandò Ino allacciando le sue braccia esili al
collo di lui, sostenendosi. Avevano preso a muoversi, danzando. Lui
la strinse a sé, lasciando che il suo corpo aderisse perfettamente a
quello di lei.
-Ripensavo a quando ti ho chiesto di sposarmi.- Ino
lo guardò prima imbronciata, ma poi, ricordando il momento,
sorrise.
-Tzé, solo tu potevi rovinare il momento più importante
di una donna.-
-Beh, devi ammettere che sono stato originale!- Ino
inarcò le finissime sopracciglia.
-Originale?-
-Certo.-
-Tu
chiami originale fare la proposta di matrimonio tra uno sbadiglio e
l'altro?- Lo fissava allibita, cercando di capire se fosse serio
oppure se stesse scherzando.
-Beh, prendi il lato positivo...
stava piovendo!-
-Cosa?- borbottò lei esterrefatta.
-Naruto mi
ha detto che è romantico...- Lei lo guardò come se avesse avuto
davanti un alieno e non l'uomo che quel giorno aveva sposato. Poi la
certezza si fece lentamente spazio nella sua mente. Naruto, ora
capiva tutto. Sospirò: di tutti gli uomini a cui chiedere consiglio,
doveva scegliere proprio lui? Sbuffò.
-Se non altro siamo qui,
no?-
-In effetti è vero... probabilmente non saremo qui se tu non
mi avessi colto alla sprovvista quel giorno...-
-Hai sospirato e
poi sorridendomi mi hai detto sì.-
-Dovevo approfittarne, no?-
rise -Ed io che mi aspettavo chissà cosa dalla mia eventuale
proposta... ma che pretendevo? Dopotutto... mi sono innamorata di
te!-
-Che vorresti insinuare?-
-Che non potevo aspettarmi molto
dall'uomo più pigro e svogliato della terra.-
-Guarda che quello
che si dovrebbe lamentare sono io, non tu!-
-Tu? E perché di
grazia?- domandò fissandolo dalla testa ai piedi, incrociando le
braccia al petto.
-Perché sono io il martire della situazione,
quello che ha sposato la donna più violenta ed aggressiva del
creato.-
-Che... cosa?- Sbraitò spingendolo via e battendo il
piede sul pavimento. -Sei uno stronzo... non è vero che sono
violenta ed aggressiva.- disse mentre lo picchiava.
Shikamaru si
coprì il volto, cercando di proteggersi da quella furia. Che
seccatura, pensò, e non le aveva detto che era lunatica! La
lasciò sfogare fino a che, stanca, si era lasciata cadere a terra
stremata.
La osservò: i capelli biondissimi che disordinati le
ricadevano sul viso, le guance rosse dalla vergogna di aver ceduto,
come sempre, alle sue provocazioni, il petto che si alzava ed
abbassava, coperto dal bustino di quell'abito da sposa, che le
circondava, in un tripudio di veli, raso e pizzo, il corpo, facendola
apparire come una regina impertinente.
Senza
accorgersene, si ritrovò improvvisamente incatenata, di nuovo, tra
le braccia di Shikamaru che le cingevano la vita, quasi fossero dei
serpenti pronti a stritolare la propria vittima, in una morsa
vigorosa che non le lasciava via di fuga.
La stava abbracciando
come se avesse paura che da un momento all'altro avesse potuto
sparire. Come se temesse che quello fosse solo un sogno, una visione,
pronto a svanire man mano che il sole sarebbe sorto in cielo.
La
teneva salda, con quell'esigenza che gli mozzava il fiato, con
un'urgenza che premeva dentro facendolo rabbrividire, tremare nel
profondo. Perché quella che teneva tra le sue braccia era la sua
donna, colei che aveva amato sin dal primo giorno in cui l'aveva
incontrata e che avrebbe amato in eterno. Un amore sbocciato quasi
inconsapevolmente, puro e delicato come un bambino in fasce, e
maturato fino a diventare passione, desiderio prorompente.
L'aveva
vista crescere, osservandola, silenzioso ed incantato, come se avesse
di fronte la visione di una farfalla che si mostra aprendo le ali,
maestose, eleganti e belle, in tutto il suo splendore, uscendo dal
bruco che l'aveva protetta durante l'infanzia.
Lei era come una
bellissima bambola di porcellana, etera come una Dea, tagliente come
la più affilata delle Katane.
Ed ora era sua. Lei era sua moglie.
Scostandole
leggermente i capelli con una mano, accostò le labbra a quel collo
di cigno, mordendolo delicatamente, assaporando quella pelle, nivea e
diafana, sfregando il naso, lasciando che risalissero per toccare la
pelle sensibile dietro all'orecchio.
E se con una mano le
accarezzava un braccio, con l'altra cercava di far scivolare la zip
che teneva il vestito, inutile ed ingombrane secondo lui,
chiuso.
Quando la lampo scivolò lungo la sua schiena, Ino avvertì
dei brividi pervaderle la colonna vertebrale. E rabbrividì, ma non
per il freddo, quando le mani grandi e callose di Shikamaru
accompagnarono delicatamente la stoffa, che cadde a terra,
lasciandola in intimo, bianco, di fronte agli occhi compiaciuti di
colui che la stava osservando, ubriacandosi della sua sola vista.
Le
prese una delle mani, accompagnandola sotto la luce per ammirarla
meglio, facendole fare un giro su se stessa.
Rossore su quelle
guance, quasi si vergognasse di farsi vedere così, semi nuda,
coperta solo dalla lingerie: una guepiere in pizzo bianco, nata per
essere indossata come una seconda pelle, che le risaltava il seno,
ammorbidendole la linea dei fianchi, scendendo fino ad incontrarsi
con lo slip. Le lunghe gambe contenute dentro quegli autoreggenti, la
giarrettiera che le donava un tocco sensuale, ed ai piedi le scarpe
con il tacco.
-Sei bellissima...- sussurrò senza smettere di
osservarla, bramoso, desideroso di poter reclamare ciò che gli
aspettava.
Le
accarezzò il collo con le sue labbra, baciando ogni singola porzione
di pelle, fino a toccarle con i denti la mandibola. Le tenne con una
mano il viso, mentre sfiorava delicatamente l'angolo delle labbra,
baciandolo, per poi lasciare che la punta della sua lingua si
inebriasse del sapore di quella bocca. La passò sul contorno,
solleticando la voglia di Ino di sentire quel contatto, perché non
le bastava più, voleva sentire quelle labbra sulle sue. Le voleva
adesso.
Non resistette molto, come ogni volta che lui
cominciava a baciarla. Quasi lo odiava quando faceva così, perché
la metteva alla prova, sempre, aspettando paziente che lei
cedesse, crollando sconfitta, ed urlargli che, sì, voleva quelle
maledette labbra, che, sì, ardeva nel profondo perché desiderava
che lui la baciasse.
Lui
sorrise quando lei lo baciò, dapprima timida e delicata, poi sempre
più smaniosa e desiderosa.
Tirò con i denti il labbro inferiore
di Shikamaru, mordendolo, leccandolo, baciandolo.
Con le mani
accarezzò le ampie spalle del suo compagno, toccandogli il petto
sopra la stoffa, cominciando a sbottonargli la camicia.
Shikamaru
sentì un rumore: Ino gli aveva appena strappato la camicia, ridendo
imbarazzata.
-Poi dici che non è vero che sei manesca.- sussurrò
riprendendo a baciarla.
-Sta' zitto...- rispondeva lei
respirando dentro la sua bocca.
Shikamaru prese ad accarezzarle le
braccia, con un andamento lento e calcolato, sfiorando quella pelle
di seta, accarezzandole il solco dei seni in un movimento delicato
che la fece sciogliere. Si strinse a lui, aggrappandosi con tutta la
sua forza, perché voleva di più, voleva sentirlo di più. Lo voleva
e desiderava come mai in vita sua.
Eppure,
aveva paura. Sì, per quanto si vergognasse ad ammetterlo, aveva
paura di se stessa e di quelle sensazioni che il tocco di Shikamaru
le stava provocando. Si sentiva come intrappolata, trascinata via,
quasi a forza, dalla sua razionalità, in un mondo dove i sensi, la
brama, la totale perdizione, il desiderato erano i padroni
incontrastati. E lei non poteva fare nulla, non poteva combattere o
tornare sui suoi passi -non voleva-; si lasciava trasportare
via come una foglia spinta dal vento.
E più lui si avvicinava,
più lei si intossicava. Perché lui era come l'alcool: pizzicava
quando giungeva sulle labbra, bruciava quando scivolava sulla gola,
la inondava, saziandola, riempiendola, quando arriva sullo stomaco in
un trionfo di colori, sensazioni, suoni che solo lei poteva vedere,
avvertire, sentire.
Più lui la toccava, più lei ardeva. Più lui
la baciava, più lei era incapace di dominarsi. Era una marionetta
nelle mani del suo padrone, poteva farne ciò che voleva. Poteva
spezzarla, se solo avesse voluto, lei non si sarebbe lamentata, né
tirata indietro. Era pronta a tutto pur di sentire Shikamaru, pur di
stare con lui.
Sentendosi
sollevare, sorpresa, si aggrappò con forza al suo collo, smarrendosi
nei suoi occhi.
Erano scuri e profondi, abissi dove la sua stessa
anima si era gettata, senza alcun timore né rimorso. Era naufraga di
quello sguardo, schiava di quel colore che si stava imbrunendo sempre
di più.
Shikamaru l'adagiò dolcemente sul letto, come fosse
qualcosa di prezioso e fragile che potesse rompersi da un momento
all'altro.
Quando si piegò su Ino, le baciò la punta del naso,
poi la fronte. Ino sentì come una strana morsa nello stomaco, una
sensazione che la scaldò propagandosi per tutto il corpo. Era stato
un gesto talmente dolce, quasi inusuale per un tipo come Shikamaru,
che si ritrovò ad arrossire senza volerlo.
Allungò le dita sulla
sua guancia, sentendola calda sotto il suo tocco. Anche l'altra seguì
l'esempio, avvertendo come i muscoli tesi di quel viso, non
eccessivamente bello eppure espressivo, si stessero rilassando sotto
il guizzo di quei polpastrelli. Sciolse l'elastico che teneva i
capelli di Shikamaru ben saldi, affondando le mani nell'ebano di quei
capelli.
-Hai idea di quanto mi sia costato legarli?- disse lui
imitando la sua compagna.
-Siamo pari...- rispose soffiando al suo
orecchio, mordendolo.
Le dita di Ino scesero lungo il profilo
della guancia, sfiorando la mandibola, toccando il mento e scivolando
lungo il collo per poi discendere, timidamente, passando dal torace
fino ad accostarsi alla cintura.
Lo guardò maliziosamente, con
quel luccichio che faceva risaltare gli occhi cerulei mentre gliela
sfilava, aiutato da quelle mani che, sulle proprie, la accompagnarono
a far scivolare i pantaloni lungo quelle gambe atletiche.
Poi un
bacio, lingue che si incontrano, assaggiando il frutto di quelle
labbra per sentirne il sapore ed esplorarsi reciprocamente,
toccandosi, imprimendo l'una sull'altro la propria presenza,
marchiandosi a fuoco tramite se stessi per incidere sulla pelle
dell'altro l'appartenenza a se stessi.
Quando
Shikamaru, spogliandola del suo intimo, aveva toccato l'interno della
sua coscia, in un movimento circolare che l'aveva portato a sfiorare
la sua femminilità, Ino aveva sgranato gli occhi, chiusi per
l'intensità di quel desiderio che le premeva dentro impedendole di
ragionare. Lentamente si era abbassato fino a sfiorarle l'inguine con
il respiro, poi con le labbra, aiutandosi con i denti, aveva
cominciato a sfiorarle la giarrettiera che, scivolando lungo la
coscia, passando per il ginocchio e superando la caviglia, le aveva
provocando un brivido che l'aveva solleticata. Pian piano aveva fatto
scivolare anche le calze.
Rimasero nudi, osservandosi,
studiandosi.
Poi, mani che sapienti esploravano il suo corpo,
facendola inarcare, reclamare sempre di più, sussurrando con voce
roca il suo nome.
La toccava in un modo che la smuoveva tutta,
sapeva come farlo e dove, risvegliando il suo essere donna, assopito
troppo a lungo, facendola contorcere, ansimare, stringere le lenzuola
bianche in una morsa dolorosa.
Le
mani piccole di Ino sul suo corpo avevano la forza di farlo sentire
imperfetto, ignobile, al loro passaggio.
Si muoveva incerta, lei,
spaventata, quasi avesse paura di un movimento sbagliato, di non
fargli provare quelle emozioni, sensazioni, che lui sapeva
risvegliarle.
Entrambi erano perfetti nella loro
imperfezione.
Lui, perché convinto di non essere abbastanza per
lei.
Lei, perché aveva paura di non essere alla sua altezza.
Quando
lui l'aveva avvicinata a sé, spingendola verso i propri fianchi,
lasciando che il suo membro pulsasse sfiorando la sua delicata carne,
sentì un calore che partendo dalla sua femminilità si estese per
tutto il corpo, bruciandola.
Quel desiderio era così forte da
farle male, tanto era intenso, eppure era un dolore di cui non aveva
paura, non la infastidiva, né cercava di allontanarlo, perché la
faceva sentire così viva. Avvertiva il suo corpo rispondere al tocco
del suo uomo, sentiva nelle orecchie il cuore di Shikamaru battere
all'impazzata, come se fosse il suo a battere, quasi lui l'avesse
strappato dal proprio petto per metterlo dentro di lei.
Le
accarezzò la guancia con le labbra, sfiorandole le palpebre,
baciandole il collo, mordendole il lobo dell'orecchio, seguendo la
linea della fronte, toccandole i fianchi con una mano, il seno, la
coscia e massaggiarle il polpaccio, risalendo fino a toccare luoghi
inesplorati.
-Oh... Shikamaru...- gettò la testa indietro,
contorcendosi, spingendosi affinché lui entrasse in lei, affinché
potesse sentirlo dentro, pulsante e vivo; voleva essere saziata,
aveva fame di Shikamaru.
Quando lui era entrato in lei, aveva
cercato in tutti i modi di essere dolce, di spingersi lentamente,
perché non voleva che lei provasse dolore.
Vide quegli occhi
stringersi, i denti che affondavano nella carne di quelle labbra fino
a sanguinare, percependo i muscoli del corpo irrigidirsi a
quell'intrusione. Restò fermo affinché lei si abituasse alla sua
presenza.
Dolcemente le baciò la fronte, asciugando con le sue
stesse labbra quelle gemme che colavano lente dai suoi occhi, quasi
fossero pioggia. Le massaggiò le braccia, ripetendole che andava
tutto bene, che doveva solo rilassarsi, mentre le baciava le
labbra.
Ino, rassicurata da quelle braccia che la stavano
cullando, si rilassò pian piano, sentendo il dolore scemare, per
lasciare spazio alla sensazione più bella e strana che avesse mai
provato in vita sua. Shikamaru era in lei. Lei lo stava accogliendo.
Erano una cosa sola. Era una donna.
Quella non era solo la
fusione di due corpi, era il donare e ricevere se stessi, con il
cuore, con la mente, con l'anima.
Chiuse gli occhi, restando
immobile, così come stava facendo anche lui. Insieme si lasciarono
cullare da quel contatto così intimo, così strano, così bello. Lo
sentì dentro, pulsare come un tizzone ardente. Lui la sentì, calda
ed accogliente.
Poi lui cominciò a muoversi, dentro di lei, al
ritmo di una musica che lei aveva cominciato a conoscere, retta dalle
sue braccia. Tenendola come fosse la cosa più bella e preziosa del
mondo, reggendola orgoglioso e felice, l'accompagnò, assecondando i
suoi movimenti, spinta dopo spinta, per eseguire il walzer della
passione.
Mani
che si cercavano, dita che si stringevano, fungendosi in un unico
caldo abbraccio, per darsi la forza, per far sentire all'uno la
presenza dell'altro, per sostenersi.
E poi spingersi sempre di
più, stupendosi di quelle sensazioni, di quelle emozioni sempre
nuove, come un artista di fronte al suo quadro, un musicista dinnanzi
al suo strumento, un bambino cullato dal canto della madre,
l'arcobaleno dopo la pioggia. Passione lacerante, in un crescendo di
emozioni che fanno vibrare tutto il corpo, toccando le corde del
cuore, perdendosi dentro il crescere di quel desiderio che pulsa
nella testa battendo quasi a fare male.
Chiudere gli occhi,
lasciandosi dominare dall'istinto, dai corpi che si muovono l'uno
alla ricerca dell'altro, spingendosi sempre più in là, verso la
comune metà, il ritrovo dell'Eden, dell'appagamento totale.
Crollarono
esausti, respirando affannosamente, guardandosi negli occhi.
Ino
allungò una mano che lui portò alle sue labbra baciandola,
accarezzandole poi la guancia.
-Mi dispiace... di averti fatto
piangere...- disse appoggiando la testa sul suo petto.
-Non ti
preoccupare... non fa nulla... dovevi farlo...- rispose,
accarezzandogli i capelli, toccandolo quasi fosse un bambino
bisognoso di essere rassicurato. Non parlarono più. Lui si limitò a
rilassarsi al tocco di quella mano, udendo il battito del cuore di
sua moglie. Lei sorrise guardandolo pian piano
addormentarsi.
Probabilmente quella sarebbe stata una delle rare
volte in cui si sarebbe persa in dolcezze. Shikamaru non era il tipo
e nemmeno lei. Distese le labbra in un ghigno ironico. Sarebbe stato
un matrimonio fuori dal comune il loro. Probabilmente al loro
risveglio avrebbero cominciato a litigare, come facevano sin da
quando erano piccoli: lei l'avrebbe ripreso per quei suoi modi di
fare, rimproverandolo di essere troppo pigro; lui in risposta
l'avrebbe accusata di essere violenta, ripetendole quando le donne
fossero una seccatura. Ma quello era il segreto della loro relazione:
il ricercarsi, il punzecchiarsi, lo sfidarsi, per rendere partecipe
l'uno dell'altro. Era amore quello, puro, senza macchia,
bianco.
Sorrise beata quando sentì che lui la stava abbracciando
nel sonno, mugugnando parole incomprensibili.
Fine
Nota
finale: E' stato un piacere scrivere questa One shot. E se devo
essere sincera è la prima fic del tipo che ho sentito davvero tanto
nel momento in cui la scrivevo. Dedicata a tutte le Mosche Bianche,
coloro che sanno sognare con il cuore oltre che con la mente. Perché
siamo poche ma buone *O*
Quello che a me interessava, non era
focalizzare il loro rapporto solo dal punto di vista fisico, no... io
volevo andare oltre, volevo comunciare gli stati d'animo, la passione
e l'amore che scorre dentro di loro. Il coinvolgimento emotivo, il
ricercarsi sempre, lo scoprirsi, il donarsi. Volevo che si sentisse
quello che provano i nostri ragazzi durante tutto lo svolgimento
della shottina.
Spero di esserci riuscita.
Ricordate sempre
che Shika Ino is Rock (H)
Ja ne,
Solarial
