Il rumore delle foglie secche risuonava ad ogni suo passo. Cercava di muoversi con quanta più circospezione possibile ma le sembrava che chiunque all'interno del severo collegio potesse udirla.

Eppure i versi degli uccelli notturni sovrastavano qualsiasi altro rumore. La luna piena aveva sconfitto le ultime nuvole che si erano finalmente allontanate lasciandola assoluta sovrana di quel cielo autunnale.

"Chissà cosa avrà di tanto urgente da dirmi" pensava Candy mentre si dirigeva verso le scuderie. Il biglietto che le aveva mostrato Patty quel giorno parlava chiaro: Terence aveva assoluto bisogno di parlarle e l'appuntamento era fissato per le otto di quella sera. Aveva aspettato che tutte le luci del collegio si spegnessero e che la ronda notturna di suor Margaret terminasse il suo giro. Aveva poi sciolto i capelli e rifatto i codini per prepararsi meglio all'avventura che la aspettava, quindi in pochi minuti si era ritrovata giù in giardino a percorrere gli ultimi pochi metri che la separavano dalle scuderie.

"Forse vuole parlarmi di qualcosa che riguarda sua madre…chissà, magari gli ha scritto una lettera e vuole farmela vedere…"

Ma tali riflessioni si interruppero a causa dell'infida radice di un albero che sporgeva dal terreno che la fece inciampare.

"Ahia…ahia che male!". Seduta per terra massaggiava la caviglia dolorante, grata di non essersela slogata. Ma la ferita sul ginocchio sanguinava. "Candy, dove avevi la testa? Ogni volta che pensi a lui…" interruppe il flusso dei suoi pensieri, neanche a se stessa voleva ammettere i suoi turbamenti.

La sua attenzione si diresse altrove al sentire in lontananza un rumore di passi.

Dovevano essere parecchie persone, a giudicare dallo scalpiccio. Poco dopo riuscì a distinguere l'alone di una fioca luce di una lampada ad olio, quindi apparve alla sua visuale la torma di persone che si era immaginata, nell'atto di girare l'angolo della grande costruzione. Si potevano distinguere quattro suore e due studentesse. La cosa che la terrorizzò maggiormente fu constatare che quella non era una semplice passeggiata notturna, ma una vera e propria spedizione verso le scuderie.

Con il cuore in gola, Candy rimase immobile, quasi paralizzata. Come aveva immaginato, subito dopo le suore c'era Elisa. "Come avrà fatto a sapere dell'incontro?" si chiese, rendendosi conto tuttavia che in quel momento quello non era il problema più importante. Fortunatamente si trovava abbastanza lontana dalle scuderie, e l'albero sul quale era inciampata adesso la proteggeva, nascondendola alla vista di quel gruppo minaccioso.

Poteva scorgere sul viso di Suor Gray e di Suor Chris i segni di una rabbia a stento trattenuta e su quello di Elisa una profonda, intima soddisfazione.

Con l'impeto datole dall'autorità Suor Gray spalancò la porta delle scuderie, facendo luce all'interno con la sua lampada. Il gruppetto entrò pian piano, con circospezione. Candy respirò profondamente. Tutta la sua vita era in gioco in quel momento, forse. Doveva decidere e reagire, e alla svelta. "Se sono venuti per me come è sicuro, una volta che non mi vedranno andranno a controllare nella mia stanza. Devo assolutamente farvi ritorno. Fortunatamente non mi sono slogata la caviglia, altrimenti sarebbe stato impossibile risalire dal balcone"

Candy approfittò del fatto che sia le suore sia le sue compagne erano entrate nelle scuderie e con un po' di fortuna non l'avrebbero sentita allontanarsi.

Molto lentamente si alzò cercando di recuperare la piena funzionalità delle sue gambe leggermente intorpidite, quindi stando in ascolto per accertarsi che non ci fosse nessun altro in giro cominciò a dirigersi verso l'ala del collegio riservata al dormitorio femminile.

Aveva un discreto vantaggio sulle suore perché mentre lei doveva semplicemente raggiungere il giardino e risalire con la fune fino alla sua stanza, le suore dovevano tornare indietro, raggiungere la porta sul retro, salire le scale e percorrere una parte del corridoio.

Cercando di fare meno rumore possibile raggiunse in pochi minuti la robusta fune che pendeva dal secondo piano, e stringendo i denti per via del dolore causato dallo sfregamento della ferita sulla corda riuscì a raggiungere il balcone della sua stanza. Fortunatamente le altre stanze erano al buio, segno che la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze già dormiva, e le poche stanze ancora illuminate celavano solerti studenti alle prese con il ripasso delle discipline del giorno dopo. Per prima cosa ritirò la fune e chiuse il balcone,quindi, ripetendosi di non dover accendere la luce si svestì, nascose gli stivali sotto il letto e indossò velocemente la camicia da notte. Quindi si distese e si coprì, chiudendo gli occhi, in attesa.

La scena che vide Suor Gray aprendo la porta di legno delle scuderie non fu quella che si era aspettata,o meglio, non fu quella che le era stata descritta. Seduto di fronte all'ingresso riconobbe la figura di Terence Granchester, ma con lui non c'era la signorina Andrew.

"Signor Granchester, cosa ci fa qui a quest'ora?" chiese Suor Gray nel suo peggior tono autoritario.

"'Sera anche a lei, Suor Gray. Non riuscivo a prendere sonno,così ho fatto una passeggiata e sono arrivato fin qui. Dicono che i cavalli abbiano un effetto rasserenante sulle persone" rispose alzandosi lentamente, apparentemente tranquillo.

"E' solo,signor Granchester?" rilanciò, muovendo maliziosamente gli occhi a destra e a sinistra.

"No, come vede. Ci sono Teodora e Otello"

"Ha sempre voglia di scherzare, lei!" rispose, sempre più alterata, in realtà più per l'indecisione sul da farsi che per le parole del giovanotto.

Fu Elisa a toglierla dall'impasse.

"Suor Gray, mi scusi se mi permetto. Quell'altra persona potrebbe essere nascosta qui, magari sotto questi cumuli di fieno. Sarebbe il caso di controllare…"[P1]

Senza farla finire di parlare la madre Superiora si rivolse alle sue consorelle.

"Cercate! Cercate ovunque! Perlustrate da cima a fondo questo capannone!"

Suor Chris e le altre sorelle si sparpagliarono per le scuderie, dimentiche dell'intralcio che causavano loro i veli e le ampie gonne. Sollevarono cumuli e cumuli di fieno senza trovare nulla.

"Va bene,basta così!"le interruppe la madre Superiora. "Qui non c'è nessun altro, il signor Granchester era da solo. Sarà meglio andare a fare un controllo nel dormitorio femminile"

"Ottima idea,Suor Gray!" esclamò Elisa.

"Signorina Legan, non le ho dato il permesso di parlare! E lei, signor Granchester, farà meglio a tornare al suo dormitorio!" tuonò Suor Gray.

"Con piacere, Suor Gray" rispose Terence avvicinandosi all'uscita. "E' evidente che neanche in questo posto si può trovare un po' di tranquillità" disse seraficamente con una punta di ironia.

Per un attimo si ritrovò davanti Elisa. Le si gelò il sangue allo sguardo che le rivolse. Uno sguardo pieno di disprezzo.