Che Cos'è Un Nome?[1]
Capitolo 1
Niente colonna sonora né effetti speciali, per favore.
Questa stanza normale basterà, con la sua buffa lampada
Ed il sofà di cotonella blu.
Quanto c'è voluto per ammettere
Il riserbo impudico del nostro desiderio-
Solo per possedere quello che già avevamo.
Dana Gioia, Time Travel, da Songs of Love
Il salotto è sempre quello, ci abbiamo vissuto tutti insieme migliaia di serate e di giorni. La Vecchia Bicocca è stata ricostruita nuova di zecca, ma a noi piacciono le cose vecchio stile (e per fortuna certe cose non cambiano mai). Niente allarmi da qualche giorno, niente minacce o pericoli… così, ognuno bada ai fatti propri.
-Stavo pensando di fare dei pezzi degli scacchi con la nostra faccia…
-E a chi fai fare tutti e otto i pedoni?
-Però è una bella idea.- Questa è una voce sarcastica e intelligente, il tipo che può uscire da un vicolo insieme alla punta di un coltello. Ehi, guardate su in cielo! È un uccello! È un aereo! È SUPERMAN! (Seee, gli piacerebbe…)
-Le Torri sono quelle robuste… ci si affida anche se non si fanno notare. Gli Alfieri vanno per vie traverse e filano su e giù per il campo… ehi, tu e io facciamo gli Alfieri!- buttò lì al suo compare che fissava la TV, maneggiando interessato i pezzi e ricevendo in cambio un'occhiata e un mugugno. -I Cavalli sono bizzarri… e il Re e la Regina…
-Mi oppongo.- Coro armonico di soprano e tenore dal divano. I due erano seduti tranquillamente intenti a leggere due riviste diverse, lui a gambe incrociate, lei rannicchiata con le gambe sotto la gonna, ed entrambi con un braccio gettato distrattamente oltre la spalliera. Solo un osservatore MOLTO attento avrebbe potuto accorgersi della punta delle dita di lui poggiata casualmente sul polso sottile, sfiorandolo in cerchi leggeri.
-Come sarebbe «Mi oppongo»?
-Sarebbe che se vuoi farmi fare il Re dovresti cambiare le regole degli scacchi. Si muove di una sola casella per volta! Ti sembra realistico?
-E io poi cosa dovrei fare? Il Pedone?- esclamò un'altra vocetta indignata dai dintorni del soffitto. -Vi ricordo che IO sono l'unico che sa giocare qui, vi ho battuti tutti e posso rifarlo quando voglio…
-Zitto tu, minorenne…
-Zitto lo dici a un altro, QI sottozero…
-No, guarda, ha ragione. Fallo fare a lui il Re, gli si adatta meglio. Io posso anche essere il Pedone, tanto su otto caselle contemporaneamente posso starci BENISSIMO.- Una pagina fu tranquillamente voltata.
-Anche a me non sembra di essere adatta come Regina…
-Oh, davvero? A me invece sembri perfetta.- Sorriso obliquo. Il dito vagante si fermò un attimo a esercitare una pressione quasi impercettibile.
-Ma no! Non ditemi che mi vedete come una donna dominatrice… che tristezza!- Sorriso ricambiato.
Gli altri però erano tornati a farsi assorbire dalla loro idea. -Facciamo così allora? Ma no, non va… ci si scombinano tutte le coppie…
-E se scambiassimo i movimenti del Re e della Regina?
-Allora vuoi davvero cambiare le regole?
-Ehi! Ho detto che io non lo voglio fare il Pedone!
-VOLETE PIANTARLA TUTTI QUANTI? STO CERCANDO DI GUARDARE LA FINALE DI TIRO AL PIATTELLO!
-E perché non potremmo inventare dei pezzi tutti nuovi? Un nuovo gioco, nuove regole…
-Allora al posto del Re ci mettiamo il Principe!
-Io gli darei PURE il salto del Cavallo…
-Già, ora facciamo un pezzo onnipotente!
-Ehi, gente, il pranzo è in tavola…
-Scusate, io non ho ancora capito niente, CHE pezzo dovrei fare?
-La Regina che cosa diventa, Principessa?
-BASTAAAA! FATELA FINITA O VI RIEMPIO DI PIOMBO!
In men che non si dica nella stanza fu il caos totale. Cominciarono a volare improperi, invocazioni alla calma, aeroplanini di carta, giornali interi, pezzi di scacchi e posate arrivate misteriosamente dalla cucina. Sembrava di essere nell'occhio di un ciclone.
L'unica oasi di pace era proprio il divano.
In mezzo al bailamme fece all'improvviso il suo ingresso l'unico membro assente della compagnia, fiero della sua naturale eleganza, charme e compostezza. Guardate che faccia da schiaffi, che occhiata affascinante, che senso di mistero… James Bond in persona! (Seee, GLI PIACEREBBE!)
-Ehilà, ciurma!- esclamò trionfale con la sua voce gracchia senza fare minimamente caso a tutta la confusione in corso (del resto, qui dentro succede praticamente tutti i giorni) e sventolando come trofei due pezzetti di carta. -Vi informo che grazie alle MIE nobili ascendenze e al MIO naturale acume e conoscenza dell'ambiente, il sottoscritto si è procurato due biglietti per la prima di «Romeo e Giulietta» domani sera! Chi viene con me?
Sei paia d'occhi accigliati si voltarono contemporaneamente dalla sua parte. Per un attimo ci fu un silenzio da fermoimmagine durante una mischia di rugby.
Poi si levarono imprecazioni e insulti da tutti gli angoli della stanza in una mezza dozzina di lingue diverse, sommergendo il malcapitato.
-No, allora sei più scemo di quel che credevo! Io a teatro con te?
-IO a teatro, se è per questo? Mi pare di sentirli… «Oh, povera creatura, perché mai l'avranno portato…»
-Senti, cicciobello, ti voglio bene ma non fino a QUESTO punto!
-Io non ci capisco niente di queste cose…
-Io… ehm… mi sono addormentato già l'ULTIMA volta che siamo venuti a vedere te…[2] scusa…
-…e poi dillo che sei un ipocrita!- tagliò corto il Rosso interpretando il pensiero generale. -Credi davvero che ce la beviamo? Lo sappiamo tutti PER CHI hai preso quei biglietti! Come se non ci ricordassimo che giorno è domani…
Tutte le facce all'unisono si girarono verso il divano. Qualcuno fece pure finta di ripararsi la testa con le braccia, aspettando la solita puntuale sfuriata a due voci «perché-diavolo-non-riuscite-a-farvi-i-fatti-vostr i». Ma furono delusi. La coppia di occupanti non aveva dato segno di aver sentito una sola parola.
-Ehi, voi due! Bambolo e Bambola! Guardate che stiamo parlando di voi, eh?
-Hmmm?- La rivista d'arte e quella di motori si abbassarono di qualche decina di centimetri, mentre gli occhi si sollevavano con aria assolutamente ignara. -Cosa stavi dicendo, scusa?
-E non fate finta di non capire, insultate la nostra intelligenza… i biglietti!
-Biglietti?
FZOW
biglietti spariti
-…Be', effettivamente io domani sera non avrei niente da fare…- proseguì lui esaminandoli mentre l'ex proprietario ancora si guardava la mano vuota. Li porse noncurante alla ragazza. -Tu che ne dici?
-Mah… è una coincidenza, io a quel teatro volevo andarci la settimana prossima, c'è il balletto del Bolscioi col mio spettacolo preferito…- Indicò l'articolo che stava leggendo. -Ma se nessun altro vuole andarci…
-Già, se si tratta di non sprecare i posti… Va bene allora. Dovrò star fuori tutto il giorno, ma cercherò di tornare in tempo. E adesso, se permettete, si è fatto tardi e vado a letto.- Si alzò stirandosi e si avviò verso la porta senza un'altra parola, nel silenzio allibito del gruppo. Con le spalle voltate nessuno poteva vedere il sorriso furbo sulla sua faccia. E nessun ALTRO avrebbe potuto sentire le parole -meno di un bisbiglio, una vibrazione subsonica- che sussurrò mentre girava la maniglia.
«I biglietti per la settimana prossima li ho già presi». E varcò la porta senza voltarsi. «Buon San Valentino, tenshi».
[1] Avvertimento: in questa storia NESSUNO sarà chiamato coi suoi nomi… alla fine capirete il perché (anche se scommetto che riconoscerete tutti lo stesso!)
[2] Episodio 39.
