吾輩は猫である
WAGAHAI WA NEKO DE ARU
(IO SONO UN GATTO)
Mycroft Holmes è un gatto.
O almeno, questo è quel che crede di essere.
Un grosso gatto rosso con le palpebre a mezz'asta e un debole per la poltrona del padre.
Ha sei anni, compiuti da poco.
Sarà piccolo come umano ma, come gatto, può già tranquillamente considerarsi un felino maturo.
L'impeccabile contegno che dimostra quando gli adulti, rapiti dagli eccezionali contenuti della sua testolina rotonda, si profondono in una serie di pompose adulazioni è insolito, fuorviante.
Ancor di più è riconoscere come non ci sia niente di più genuino di quella compostezza.
Non è frutto di modestia o timidezza come in un primo momento potrebbe sembrare, no.
E' educazione. E' etichetta.
E' il comportamento che qualsiasi gatto degno di questo nome adotterebbe.
Questo però non significa certo che non ami i complimenti,ovvio.
A volte si lascia andare a piccole, impercettibili fusa, quando in lui si insinua malvagia la consapevolezza di essere l'artefice di quella incontenibile curiosità, potente abbastanza da sottrarre menti indaffarate al loro tran-tran quotidiano.
Ma gongola in silenzio, senza troppe scene; e non si cura per niente se la discrepanza con la sua età mentale ha ormai assunto dimensioni mastodontiche.
Del resto gli altri non sanno. Non sanno che è un gatto.
E non sta neanche a spiegarglielo, Mycroft.
Perché, sempre per la sua natura, non c'è niente di più irrilevante delle considerazioni altrui.
猫
Mycroft Holmes è un gatto.
Un pigro, pigrissimo gatto.
Fuori la neve cade a fiocchi, e lui non trova parole che possano descrivere il sublime piacere di starsene appollaiato a sonnecchiare dinnanzi al camino dello studio di suo padre.
Ha un plaid accuratamente sistemato sulle gambe e un imponente libro di Schopenhauer sul grembo.
Con gli occhi socchiusi ed il respiro silenzioso, di tanto in tanto, egli arriccia le labbra.
Interroga il palato, cerca qualcosa.
Le papille gustative assolvono egregiamente il compito di trattenere tra le fauci il sapore ancora vivo della fetta di Saint Honoré che questo pomeriggio aveva accompagnato il suo tè al latte (più latte che tè, per la precisione), e lui non potrebbe essere più soddisfatto del loro operato.
La verità è che la merenda staziona nel suo stomaco ormai da un quarto d'ora, ma è tuttavia troppo presto per sentirne la mancanza.
Certo, nulla gli vieterebbe di averne ancora ma...no, no. Non sono cose che si fanno.
L'ingordigia – almeno quella manifesta - è quanto di più ripugnante la sua mente possa concepire.
Così continua a cercare e ricercare nei meandri del suo cavo orale, accontentandosi - come un randagio particolarmente perbene - degli avanzi.
Ritrova dei piccoli frammenti scomposti.
Allora la lingua li raccoglie, le papille li sfregano contro al palato e mentre lo fa, Mycroft Holmes sorride a sé stesso.
Sorride compiaciuto, quel grasso gattone rosso.
Se qualcuno gli ponesse la fatidica domanda, non avrebbe alcuna esitazione.
Direbbe tranquillamente che da grande non vuole far niente di diverso di ciò che sta facendo adesso.
Perché in fondo è già grande, e sta già lavorando.
Sebbene non esista un solo ambito della sua vita che non abbia già pianificato, Mycroft Holmes è un gatto abbastanza maturo da sapere che nessun colpo d'artiglio basterebbe a sottomettere le impermanenti leggi del cosmo ai suoi progetti.
Tutto può cambiare. Tutto può mutare.
E in un mondo in cui il destino è duttile e fugace, egli ha opposto schemi liquidi.
Schemi pronti a lambire e prender la forma più adatta agli eventi.
Nelle sue maniche ha già nascosto talmente tanti assi, talmente tanti sotterfugi volti a realizzare i suoi obiettivi, che persino il fato perderebbe qualsiasi interesse a sfidarlo.
Solo un punto.
In quell'organigramma esistenziale, vi è solo un punto, vitale, immutabile ed insostituibile, su cui egli non è disposto a trattare. Nel modo più assoluto.
E spera che il giorno in cui il fato ne prenderà coscienza sia ancora lontano.
Perché un gatto ha un piano B, C o D per tutto. Tranne che per l'ozio.
猫
Mycroft Holmes è un gatto.
Quando la legna nel camino sfrigola oltre la soglia di tolleranza, il suo sonno viene bruscamente interrotto.
E allora il nasino lentigginoso si raggrinza, le palpebre si contraggono e dopo un profondo sbadiglio si rende conto, ormai senza stupore alcuno, che l'effetto soporifero di Schopenhauer si è fatto ancora una volta valere.
Meglio cambiar libro, prendere qualcosa di più congeniale ai suoi interessi.
Forse Nietzsche, o ancora Machiavelli.
La libreria di suo padre è così ricca e completa che neanche sommando le sue nove vite potrebbe mai aspirare a leggerli tutti, quei libri. Ma non è neppure nelle sue intenzioni: l'idea di poter un giorno impadronirsi di tutta la conoscenza in essi contenuta lo aveva abbandonato con il sopraggiungere dei primi aliti di ragione.
Nella sua mente, quella stanza figura piuttosto come un prato congelato in un'eterna primavera.
Più volte ha avuto l'impressione che quei libri si riproducano da sé quando nessuno li sta a guardare. Sono proprio fiori.
Fiori dove un gatto come lui - e solo come lui - può rotolarsi liberamente e per ore senza essere aggredito da muschi e umide, disgustose fanghiglie.
I suoi occhi felini scorrono i titoli sui dorsi allineati; scorrono nomi di filosofi illustri con cui già si vede alleato in una devastante critica al pensiero schopenhaueriano ma...alzarsi da quella poltrona...no.
Non si può.
Mancano le garanzie per farlo.
Nulla potrebbe assicurargli che al ritorno sarebbe riuscito a ritrovare la stessa comoda posizione di prima. E nell'incertezza, Mycroft Holmes è saggio abbastanza da non rischiare.
Così sbadiglia e sbadiglia ancora, si stiracchia e poi, ripensando a quanto inutile fosse continuare a criticare le idee di un'intellettuale morto cento anni prima, beatamente, quel gattone pigro e grassoccio chiude gli occhi e si riaddormenta.
I suoi boccioli possono attendere anche per l'intera eternità.
猫
Mycroft Holmes è un gatto.
Ed è un gatto anche quando suo padre si appropinqua alla sua poltrona e ne reclama il possesso.
L'uomo si muove lento e incerto. Soppesa la giusta pressione da applicare ad ognuno dei suoi passi con una cura che oserebbe definire meticolosa, quasi maniacale.
In egli non c'è mossa che non lasci trapelare il caratteristico, reverenziale timore di chi si appresta a compiere un gesto tanto incauto da mettere a repentaglio il sacro sonno di un felino addormentato.
Piano, insinua le dita sotto le ascelle morbide, adagia la testolina sulla sua spalla e poi, con una delicatezza decisamente eccessiva nonché - data la mole - difficile da mantenere, sottrae alla poltrona le soffici membra, sollevandole e congiungendole al proprio petto.
Mycroft ne è commosso, davvero.
La sua è la stessa commozione di un genitore che accoglie con gioia lo scarabocchio donato dal figlio in età prescolare.
Superfluo sottolineare come tutte quelle premure si rivelino completamente inutili, ma non è il caso di dare al premuroso capofamiglia una simile mortificazione.
Non è colpa sua se vive nella convinzione di aver messo al mondo un bambino e non un gatto.
Forse il suo udito avrebbe potuto reggere il gioco per un paio di secondi, ma difficile chiedere al suo naso di fare altrettanto.
Sono le ventitre, e a quell'ora, sfiderebbe chiunque a trovare piacevole il penetrante odore di inchiostro emanato dalle mani di suo padre.
Lui è un'eccezione, ovvio. E' un gatto, e non fa testo.
E' un gatto, e quella la fragranza, prima ancora del suo naso, colpisce il suo cuore.
Per ragioni prettamente chimiche, in presenza di quell'odore, nessun ostacolo avrebbe impedito ai suoi battiti di ripristinare la normale frequenza di un cuore a riposo. Di un cuore al sicuro.
È una reazione fisiologica, un mero scontro tra reagenti che si influenzano tra loro.
Qualcuno vi vedrebbe bene anche uno scialbo sentimentalismo, ma no. Non è il suo caso.
La tesi fisiologica è quanto di meglio si presta ad una risposta esaustiva.
Ma quell'odore e quel calore gli piace; e finge casualità Mycroft, quando si lascia scivolare stendendosi di pancia lungo tutto il braccio ossuto del genitore.
Il mento poggia nell'incavo del gomito incrociato, e il palmo della mano destra è lì, a pochi centimetri dal suo naso.
C'è un'abbondante dose di egoismo tipicamente felino in quel gesto.
Non si cura di quei sei chili di sovrappeso a carico del genitore, gli evidenti segnali di fatica mostrati sforano l'area di sua competenza.
Per cui si lascia cullare dall'andamento lento e affaticato, si lascia ciondolare sino al raggiungimento del suo letto dalle lenzuola fredde.
Soffia, soffia e stringe il musetto in una smorfia.
Sotto quelle gelide coltri, l'inchiostro ed il calore sono adesso ricordi lontani.
Battiti impazziti, privi di alcun ordine, si susseguono nel suo petto veloci e confusi.
Poi accade qualcosa. Quel tanfo chimico caldo e fragrante è di nuovo lì.
Leviga il suo viso contratto con carezze così lievi che non sa stabilire se a muoversi sono le dita di suo padre o soltanto le sue fragranze.
E allora un briciolo di compassione sopraggiunge, una sottile riconoscenza si fa strada dentro di sé, e Mycroft Holmes assolve ogni colpa schiudendo gli occhi verso la silhouette immersa nel buio.
" Buonanotte, Mycroft."
Buonanotte, insensibile gattone rosso dalle palpebre a mezz'asta.
Senza rispondere, Mycroft si gira su un fianco ed esala un sospiro dalle narici.
Prima di sprofondare nei suoi sogni oleosi, annota mentalmente il nome della miglior marca di colonia da regalare al padre per il prossimo compleanno.
Deve far qualcosa per quell'inchiostro. Non può esser suo succube per sempre.
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猫
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WAGAHAI WA NEKO DE ARU (IO SONO UN GATTO)
吾輩は猫である
Fine primo capitolo.
Credits:
• Scritta da: Snehvide (ex - Reichan86) / Beta: Narcy
• 吾輩は猫である(WAGAHAI WA NEKO DE ARU) è il titolo di un romanzo di Natsume Souseki (EDO, 1867 – 1916)
Note:
• Dopo quattro anni di silenzio stampa, tutto avrei pensato tranne che ritornare alla scrittura con una fan fiction…simile.
In realtà, due fan fiction precedenti a questa svolazzano nel mio HD in attesa di essere riviste e pubblicate.
Se solo Wagahai non fosse saltata fuori - ovviamente al momento meno opportuno, come vuole la tradizione – probabilmente sarebbero già online ad offrirmi un esordio migliore.
Inizialmente pensata come oneshot, come al mio solito, si è trasformata in una long fic (o qualcosa del genere).
No, non prendetevela con me.
È colpa degli esami se la mia mente si riduce a partorire simili trip in acido.
Se alla triennale sfornavo zebre irlandesi, ladri unici al mondo e conigli d'acqua dolce, alla specialistica sforno invece politici che si sentono gatti.
C'è poco da fare. Grazie infinite per il tempo dedicatomi :3 Se sarete così coraggiosi, a breve dovrebbe arrivare il secondo capitolo. Bollino arancione, perché le tematiche potrebbero divenire più delicate di capitolo in capitolo.
Ringraziamenti:
• A Narcy, per sopportare quotidianamente i miei scleri nonché avermi trascinata in un fandom che mi ha abbracciata nel momento più opportuno.
• Al mio gruppo, che quotidianamente riscatta tutti quei valori a cui avevo smesso di credere.
~ Snehvide
