Inconcepibili

Titolo: Inconcepibili

Autore/data: Ida59 – 10 gennaio 2013

Beta-reader: nessuno

Tipologia: flash-fic

Rating: per tutti

Genere: introspettivo, drammatico

Personaggi: Severus, Personaggio originale

Pairing: non rilevante (Severus/Lily)

Epoca: Post 7° anno

Avvertimenti: AU

Riassunto: Parole impossibili. Impronunciabili. Addirittura inconcepibili. E' il seguito di "Brivido"

Parole/pagine: 378/2.

Nota: Storia scritta per la sfida "Sette giorni per un sorriso" lanciata da "Il Calderone di Severus"

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Il personaggio originale, i luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Questa storia appartiene alla Raccolta "Sorrisi" così composta:

Per lui

Come il suo nome

Sempre

Stanco

Brivido

Inconcepibili

Non voglio morire

Comprensione

Il calderone della mente

Parole come pensieri

Maschera infranta

Un sorriso tra le lacrime

Bella

Angelo del perdono

Capricci

Sorriso

Occlumanzia

Confusione

Elyn

Amore

Chiaro di luna

Sogno

Sussurri di futuro

Il futuro è già incominciato

Primi passi

Libero

L'attesa

La visita

Affetto

L'offerta

Dimissioni

La casa sulla scogliera

Notte d'amore

Risveglio

Tra passato e futuro

Conoscersi

Ritorno a Hogwarts

Severus Piton, preside di Hogwarts

Applauso

Sfilata di sorrisi

Ritorno al passato

Tempo di ricordi

I sotterranei di Hogwarts

Un sorriso nel vento

La Foresta Proibita

Neve a Hogwarts

Alba d'innocenza

Il regalo più desiderato

Notte d'argento

Per tutta la vita

Nuova vita

Le rughe del sorriso

Inconcepibili

- Severus…

Quanta dolcezza riusciva a mettere nelle severe sillabe del suo nome.

La stessa intensa dolcezza della carezza lieve con cui la donna gli tergeva la fronte rovente per i veleno di Nagini che ancora non voleva abbandonare il suo corpo.

Riaprì gli occhi.

- Severus…

No, non era il suo nome ad essere dolce. Era della dolcezza della voce in sé che il mago si beava.

Era alla promessa impossibile, di cui la voce era colma, che Severus agognava.

Ma questa volta qualcosa di diverso, qualcosa in più vibrava nella dolcezza infinita e sospesa del suo nome.

Non c'era solo la promessa irraggiungibile del perdono, ciò per cui tutta la vita aveva lottato pur sapendo che mai nessuno avrebbe potuto concederglielo.

C'era anche qualcos'altro.

Qualcosa che gli era del tutto sconosciuto e la cui intensità lo faceva rabbrividire.

Nessuno lo aveva mai chiamato in quel modo, con quel tono intenso, quell'enfasi trattenuta e sospesa, come se avesse paura, eppure mettendo così tanto di sé nelle poche e aride lettere del suo nome.

Nemmeno sua madre. O Lily. O Albus.

No, mai, nessuno.

Ogni volta c'era qualcosa di trattenuto nella languida dolcezza che avvolgeva il suo nome: sembrava fosse sul punto di uscire, di librarsi nell'aria, ma sempre rimaneva bloccato, intrappolato nella sospensione di quel tenero sussurro.

E nuove lacrime le illuminavano le iridi nocciola screziate d'oro.

Rimase a fissarla, ancora, di nuovo cercando di sorriderle.

Riuscendoci.

E un'altra volta la felicità le trasfigurò il volto.

- Severus, oh, Severus! Io…

Le lacrime scesero di nuovo a baciarle le labbra, a trattenere le parole incantate, a sospenderle ancora nell'aria.

Perdono.

Amore.

Parole impossibili.

Impronunciabili.

Addirittura inconcepibili, se lui ne era l'oggetto.

Chi mai avrebbe potuto perdonarlo?

I morti, forse? Coloro che aveva ucciso, visto uccidere, lasciato uccidere?

Deglutì dolorosamente l'amara crudeltà dei suoi ricordi.

Chi mai avrebbe potuto amare un uomo come lui?

I vivi?

Senza rendersene conto, le labbra del mago si erano di nuovo contratte nella sottile linea di disprezzo che sempre riservava a se stesso, che gli era del tutto consueta e congeniale, quasi da essersi trasformata nella maschera stessa che ogni giorno indossava davanti al mondo.

- Sorridi, Severus, per favore. Sorridimi ancora. – lo implorò la voce con dolce veemenza. – Severus… ti prego…

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