Qualcuno volò sul tetto di casa nostra

La solita, terribile sveglia.
Nera dischiuse gli occhi sentendo la consueta fanfara che arrivava dal piano di sotto, la sigla del programma preferito della sua coinquilina.

Anche a lei piacevano le serie tv e poteva capirla,ma proprio di domenica mattina, dopo che lei aveva passato la notte a soccorrere ubriachi con l'ambulanza, guardare la tv con il volume al massimo …

«Ruby!» strillò affacciandosi alle scale «Abbassa il volume di quella dannata serie fantascientifica o ti stacco la spina!» e si richiuse in camera.

Ruby prese le cuffie e se le mise, così avrebbe evitato tutti i problemi. La sua cara coinquilina faticava ad alzarsi la mattina, al suo contrario, soprattutto se in televisione c'era Doctor Who.

Quando Nera scese in cucina la trovò a fissare lo schermo in adorazione e si soffermò un attimo a guardare i personaggi che gesticolavano correndo a destra e sinistra nell'inquadratura. Che diamine, quella serie era da bambini! Sbuffò e si preparò un caffè latte.

«Vai! Uccidili tutti!» urlò Ruby facendola trasalire, stava per urlare qualcosa di rimando, ma si arrese e decise di sfogare la sua rabbia preparando una torta.

«Dovresti vederlo qualche volta» esordì Ruby mentre gustava la torta «Intendo Doctor Who … Magari troveresti qualche spunto per i tuoi racconti!»

L'altra si girò tenendo in mano un mestolo con aria minacciosa e puntandolo verso di lei. «I miei racconti vanno più che bene! E poi sarebbe copiare e non credo che Moffat sarebbe contento» sbottò.

«Ah! Allora sai chi scrive la serie!» esclamò Ruby.

«Certo che lo so, genio. Me lo avrai detto almeno una ventina di volte, soprattutto nelle pause tra serie e serie. Oh, Moffat ha detto, Moffat ha annunciato, ha fatto, eccetera!»

«Beh è proprio una bella serie, dovresti guardarla!»

Nera gettò il mestolo nel lavandino e cominciò a lavare le ciotole che aveva usato per preparare la torta borbottando qualcosa, finendo per assomigliare ad una caffettiera.

«Un uomo dentro una cabina che saltella in giro per le galassie, tsk! Piuttosto … Non dovresti lavorare?»

«Ho preso un giorno libero» rispose l'altra stiracchiandosi ed allungandosi sul bancone fino a toccare la superficie con il naso.

«Sai che dobbiamo consegnare il tutto per la fine del mese?!» strillò Nera facendo sobbalzare Ruby.

«Lo so, lo so … Illustrerò il tuo noioso racconto per bambini, non preoccuparti » sospirò alzandosi e tornando alla tv, dandole la schiena.

«E' proprio grazie al mio noioso racconto che ci possiamo permettere tutto questo!»

«Non me lo fare pesare ogni dannata volta!» si rivoltò.

«E grazie ai tuoi fantastici disegni»

Dopo quella frase Ruby si rabbonì un po' e scivolò di nuovo nel mondo di Doctor Who.

La domenica mattina stava passando tranquilla, Nera aveva deciso di fare il bucato e di stenderlo in terrazza visto che era una giornata assolata, magari riusciva anche a fumare una sigaretta in santa pace.

Dopo aver sistemato tutto si accese la sigaretta e si appoggiò alla ringhiera. Casa loro era sufficientemente alta da consentirle un bel panorama. Guardò il cielo, era terso e senza nuvole, di un bellissimo color azzurro cobalto. Tutto bellissimo e luminoso, tranne che per un puntino nero. Un uccello? Un aereo?

Nera si pulì gli occhiali e li rimise, il puntino ora era diventata una macchia di forma rettangolare.

«Ma che cazz…» Non ebbe il tempo di terminare che un qualcosa di grosso ed alato le arrivò addosso mandandola a terra lunga distesa, si bruciò anche con la cenere della sigaretta. Si girò appoggiandosi suoi gomiti e vide ciò che l'aveva buttata a terra : era una specie di corvo, ma molto, molto più grande. Sembrava ferito, forse era precipitato.

Si avvicinò sospettosa, non accorgendosi che alle sue spalle la macchia rettangolare diventava sempre più grande e si faceva sempre più vicina.

La creatura pigolava di dolore, lei gli sollevò delicatamente un'ala e vide il colpo che lo aveva fatto atterrare, inferto da qualcosa di acuminato. Uno strano rumore riempì l'aria, andava e veniva ed era sempre più forte. Fu allora che si girò e vide atterrare malamente una cabina blu, che rotolò rovesciandosi di schiena.
Nera cacciò un urlo ed andò all'indietro, tutto quel baccano doveva essere stato sentito anche da Ruby, sperò che arrivasse con la sua arma migliore per cacciare quella cosa spaventosa.

Calò il silenzio. Un silenzio tombale durante il quale neanche la creatura ferita fiatò, poi si udì un cigolio, come di porta che si apre, ed una testa spuntò dalla cabina blu.

Una faccia con un lungo naso ed un sorriso grandissimo, la guardò ed emise un suono soddisfatto. Dopo la testa spuntarono delle mani nodose che si aggrapparono al bordo della cabina e sollevarono su un corpo vestito in modo bizzarro. Il tipo aveva al collo un ridicolo cravattino rosso e portava un fez dello stesso colore sui capelli.

La creatura alle spalle della ragazza gemette, il tipo strano saltò giù dalla cabina battendo le mani come per pulirsele. Camminava in maniera scoordinata ed era tutto dinoccolato. Guardò lei e poi il corvo gigante e sbuffò, sembrava proprio stanco, come se avesse corso dietro a quella creatura per molto tempo.

Nera non capiva più nulla. Un corvo gigante che la investiva, una cabina blu ed un uomo pazzo che vi usciva, una cabina blu … Non era possibile!

L'uomo indicò la bestia, avvicinandosi «Sta morendo» disse con tristezza nella voce, la ragazza dimenticò qualsiasi cosa e prese un fazzoletto dalla tasca dei jeans per tamponare la ferita. «E' molto profonda, cosa gli è successo?» chiese.

L'uomo si accovacciò accanto a lei, le guardò le mani e poi il volto, infine sfiorò l'uccello e chiuse gli occhi «Voi umani, a volte siete proprio stupidi» sospirò e poi tornò a guardarla, i loro occhi s'incrociarono «Canta» ordinò.

La ragazza rimase con un palmo di naso, cantare?! Per quale oscuro motivo?!

Vedendo che rimaneva in silenzio, l'uomo si decise a spiegare «Queste creature venerano la musica ed il canto fin da quando nascono, una canzone lo aiuterebbe ad andarsene in pace, su canta!»

Così lei, per amore di farlo smettere, si mise a cantare la prima canzone che le venne in mente.

«Riposa ora, mio guerriero

Riposa ora, la tua sofferenza è finita

Vivi e svegliati, svegliati

E lascia che il mantello della vita,

si posi sulle tue ossa»

L'uomo prese ad accarezzare la testa della creatura fino a quando non chiuse gli occhi e lasciò andare l'ultimo respiro. Nera allontanò le dita appena in tempo, perché la creatura si ridusse in cenere.

«Grazie» disse il tipo, con una strana luce negli occhi. Si alzò ed andò verso la cabina rovesciata, sporgendosi oltre il bordo per guardare dentro.

«Oh!» esclamò «Che grande confusione!»

Proprio in quel momento la porta che dava sulla terrazza si spalancò violentemente e apparve Ruby che brandiva una delle sue amate asce da collezione.

«Nera! Ti salvo io!» stava urlando, ma si zittì quando vide la cabina e l'uomo che la occupava. Indicò la scena rimanendo a bocca aperta e cominciando a balbettare cose senza senso. «Lui… Lui… Ma LUI!» cominciò, mentre il tipo allargava le braccia e dondolava avanti ed indietro gongolandosi per essere stato riconosciuto.

«Il dottore!» riuscì finalmente a dire la ragazza, poi indicò la cabina «Il Tardis!»

«Esatto!» esclamò l'uomo chiamato dottore «E tu sei, mia ragazza guerriera?»

«Ruby» disse in un sol fiato, abbassando l'ascia e avvicinandosi alla cabina.

Nera non ci capiva molto, ma a quanto pareva un personaggio di una stupida serie televisiva era appena spuntato sulla loro terrazza con la sua grossa cabina blu chiamata Tardis.

«Tempo e relativa dimensione interna allo spazio» disse, quasi senza pensarci.

L'uomo si girò e schioccò le dita «Esatto!» poi si portò una mano sotto il meno, guardandole dubbioso «Siete della Unit? Altrimenti come fate a sapere tutte queste cose?» domandò.

«Che cavolo ne so?! Sei tu che sei uscito dalla televisione .. Andiamo, è una candid? Perché mi sono davvero divertita, ma ora basta!»

Il dottore la guardò spalancando la bocca «Una candid?! Non c'è niente di più serio!»

La cabina dello spazio emise uno sbuffo di fumo che si allargò nell'aria, l'uomo parve molto allarmato e corse verso di essa, mettendosi ad esclamare cose a caso.

Nera ne approfittò per avvicinarsi a Ruby che guardava incantata la scena, le tirò una gomitata per attirare la sua attenzione e disse «Ma credi che sia veramente lui?»

«Credo che qui in Italia non sappiano creare effetti speciali così reali, non credi?»

«Ok … Hai detto che può rigenerarsi, a che dottore siamo?» continuò a domandare sussurrando. Ruby annuì sicura di se stessa e sibilò di rimando «Il dodicesimo»

Il dottore, intanto, dopo aver saltellato intorno alla cabina, vi si era calato dentro e non aveva dato più segni di vita, fino ad un verso arrabbiato che arrivò verso di loro e che le loro orecchie decifrarono come un : «OH, eddai Sexy!»

«Sexy è il nome del Tardis» precisò Ruby avvicinandosi e guardando dentro, grazie alla gravità ribaltabile della macchina del tempo, era come guardare una stanza in perfetto asse. Era veramente più grande all'interno, e la sala di controllo era un disastro, cosa diamine era successo?

«Che succede dottore? Tutto a posto?» Chiese guardando in giro per vedere se riusciva a scovarlo, lui le spuntò di fronte da chissà dove con un mazzo di cavi in mano e la faccia preoccupata «No, non va bene» disse, per poi voltarsi e continuare a frugare mentre il pannello di controllo emanava fumi verdastri.

«Cosa ti serve?» domandò Ruby issandosi ed entrando dentro al suo sogno, la centrale di controllo della cabina che poteva andare ovunque nel tempo e nello spazio. Era fantastico, stentava a crederci e sperò che non si trattasse solo di un bel sogno dettato da tutta la birra che aveva bevuto la sera prima.

«Energia, tanta energia … Dovrei essere sulla faglia di Cardiff, non qui … Accidenti! I motori ci metteranno un giorno intero a ricaricarsi, ma prima devo trovare un alimentatore che metta insieme questi cavi!» così dicendo sventolò il mazzo di fili che aveva in mano. Ruby si avvicinò, li prese e se li rigirò tra le dita.

«Ho chi ci può aiutare» esordì attirando finalmente l'attenzione dell'uomo. Lui guardò i suoi capelli, non riusciva a vederla bene con tutto quel fumo, una forte morsa gli strinse lo stomaco e fece battere ancor più forte i suoi due cuori.

«A-Amelia?» domandò speranzoso mettendole le mani sulle spalle, ma Ruby scosse il capo «No dottore, non sono Amelia»

Lui lasciò cadere nel vuoto le mani, con lo sguardo spento si allontanò dalla ragazza e le diede la schiena rimanendo in silenzio. Ruby sapeva che cosa era successo, tutto il mondo sapeva che cosa era accaduto, ma nessuno pensava che fosse reale, almeno fino a quel momento. Si avvicinò a lui e gli prese delicatamente una mano «Quanto tempo fa è successo?» domandò con tono delicato. Lui non rispose, ma parve riprendersi.

«Allora, guerriera dai capelli rossi! Hai detto che sai come trovare un alimentatore adatto, guidami!» e si gettò fuori dal Tardis. La ragazza che aveva cantato era scomparsa, lasciando alle sue spalle il bucato al vento e la porta socchiusa. Era andata a spegnere la televisione, le sembrava ancora tutto un dannato scherzo, ma cominciò a convincersi quando lo vide scendere le scale in maniera baldanzosa, seguito da Ruby.

«Nera! Oh, il Tardis è qualcosa di spettacolare, ti giuro! Devi entrarci!» esclamò. Intanto, alle loro spalle, il dodicesimo faceva come se fosse a casa propria.

«Io non entrerò in quel congegno , neanche per tutto l'oro del mondo» rispose Nera incrociando le braccia e gettando un'occhiata all'uomo che sollevava le tazze dal lavello e ci guardava dentro annusandole.

«Beh ma il dottore, nostro ospite, ha bisogno di un alimentatore per collegare questi cavi e ho pensato che magari … Tu ne avevi uno nella cassetta degli attrezzi» La rossa fece un grande sorriso di supplica , sapeva che avrebbe vinto, mettendo in gioco il tema "ospiti". Nera afferrò i cavi, gettando un altro occhio al dottore, e poi sparì nello sgabuzzino.

Ruby, rimasta sola con il suo idolo, cercò di prendere tempo. «Allora … Una tazza di tè?» Dopo quella domanda si ritrovò il cacciavite sonico puntato in mezzo agli occhi.

«Non credere che caschi nella tua trappola, Zygon! Quanti siete eh?! Avete preso l'aspetto di queste due povere umane … Oh molto commovente usare la canzone senza fine per cullare una creatura in procinto di morte! Come fate a sapere tante cose su di me altrimenti? Vi siete infiltrati nei servizi segreti?! Rispondi!» Esclamò, continuando a puntare il cacciavite contro di lei che indietreggiò fino a toccare il bancone con la schiena. Alzò le mani rimanendo per qualche secondo a bocca aperta.

«Ma mi hai visto bene?!» urlò di rimando battendo un piede, lasciando interdetto il dottore «Zygon? Andiamo! Non sono un puzzolente gamberetto rosso pieno di ventose!»

Ruby abbassò il cacciavite e lo superò, sbattendo il bollitore nel lavandino e riempiendolo «Sono umana, cretino! E ti sto offrendo un tè!»

Il dottore rimise il cacciavite in tasca e mosse leggermente le braccia, si tolse il fez e lo appoggiò sul bancone, sistemandosi poi il cravattino. Guardò bene Ruby e, senza farsene accorgere, la annusò. Gli arrivò un gradevole profumo da umana ed allora si convinse.

Quando furono tutti e due con una tazza di tè in mano, la ragazza si decise a ripetere la domanda «Quando è successo? Quanto tempo fa?»

«Un mese» rispose lui, poi alzò un dito come per zittire altre domande «Non saprai di più, perché sembra che tu sappia tutto fin troppo bene ed io scoprirò perché»

Ruby indicò con la testa la televisione, ma l'uomo non capì. In quel momento spuntò Nera che aveva sistemato i cavi «Così dovrebbe andare bene»

Salirono tutti in terrazza e Nera affidò l'alimentatore a Ruby «Te lo ripeto, io non ci entro» disse, ferrea nella sua decisione.

Il dottore si mise a testa in giù tenendosi solo con i piedi ed attaccò l'alimentatore, il pannello di controllo si accese e così anche le ventole che tirarono via il fumo.

«Quella tua amica… Pera» esordì' il dottore «Come faceva a conoscere l'eterna canzone?» domandò.

«E' Nera, non Pera, e comunque non lo so, non le ho mai parlato di te o del Tardis. Ecco vedi, lei odia queste cose. Fantascienza, viaggi nel tempo, astronavi, elfi, nani, alieni, odia tutte queste cose, anche se prima le amava. Adesso passa il tempo a scrivere racconti pieni di morali per i bambini» disse Ruby.

Il dottore emise un verso schifato «Non si insegna la morale ai bambini, la imparano da soli! E cosa c'è di più reale di questo?!» esclamò tirandosi su.

Da fuori giunse la voce di Nera che chiedeva se ne avevano ancora per molto. Ruby fu fulminata da un'idea, afferrò per un braccio il dottore e lo fece voltare, abbassandolo fino a che si potessero guardare negli occhi.

«Un viaggio» esordì a bassa voce «Ti ha riparato l'astronave, glielo devi, ce lo devi. Ti prego, così potrebbe ritornare a credere e la gente deve credere in te» concluse con aria molto seria.

«Ok!» rispose anche lui a bassa voce, divertito, come se quello fosse un nuovo gioco «Ma perché la gente dovrebbe credere in me? Non sono mica babbo Natale!»

«Lo capirai» concluse Ruby, enigmatica, poi corse fuori da Nera.

«Dammi una mano, tiriamo su il Tardis» esclamò incitandola e correndo verso un bordo in modo da fare leva.

«Se facciamo questo lui se ne andrà e le nostre vite torneranno normali?» domandò Nera tirando su a sua volta. Quando il Tardis fu di nuovo in piedi Ruby la guardò con una strana luce negli occhi e Nera la conosceva fin troppo bene, c'era aria di guai.

Cominciò ad indietreggiare mentre la rossa avanzava con aria vittoriosa, aspettò il momento giusto e poi la spinse dentro. Nera capitombolò nel Tardis e Ruby chiuse le porte urlando un forte «Parti!»

Il dottore si mise a pigiare dei tasti ed alla fine tirò una leva, il motore prese a fare rumore e furono mosse da uno scossone. All'esterno la superficie della nave cominciava a sparire mandando luce ad intermittenza dalla lanterna.

L'uomo fece una piroetta ed allargò le braccia «Dove?» chiese a Ruby che non stava più nella pelle da quanta era la sua contentezza.

«Nello spazio!» rispose, mentre Nera alle sue spalle si tirava su e si aggrappava ad una ringhiera, dondolando assieme alla nave.

«Quando?» continuò imperterrito quel pazzo.

«Ci sono i Vichinghi nello spazio?» domandò Ruby, arrivando finalmente alla console e riuscendo ad aggrapparsi. Il dottore la guardò divertito e pigiò altri tasti, poi le spostò un monitor davanti ed indicò una serie di punti luminosi «I nuovi Vichinghi, e li c'è la nuova costellazione di Odino, atterro?»

«E me lo chiedi?!»

Finalmente tutto quel ballare finì e Nera riuscì a stare in piedi. Si diresse verso l'uscita e spalancò la porta, una nuvola di polvere la investì facendola tossire. Come cavolo c'era arrivata tutta quella terra sulla terrazza di casa loro?

Ammesso che fossero ancora a casa loro.

Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti ad una tipica città del vecchio west, si stropicciò gli occhi con aria dubbiosa, ma i Vichinghi non stavano in Scandinavia? Ovvero neve, gelo e ancora neve?

«Aehm Ruby? Credo che quel pazzo abbia fatto cilecca» esordì.

Il dottore guardò nel monitor e scosse il capo «No è tutto giusto, siamo a Nuova Freya, nella costellazione di Odino, sul pianeta Loki» spiegò.

Ruby la scansò e si gettò fuori, seguita subito dal dottore che la riacchiappò per la collottola e le chiuse dentro con se. «Siete pazze? Non possiamo andare in giro così, saremmo troppo strani!» esclamò.

«Per una volta gli do ragione» disse Nera.

Lui allungò un braccio verso un apertura che dava su un corridoio «Destra, sinistra, tre porte, poi di nuovo sinistra. Li c'è un guardaroba, servitevi»

Quando uscirono erano vestiti di tutto punto per la città di Nuova Freya, Ruby ed il dottore avanzavano guardandosi intorno baldanzosi. Nera era più circospetta.

Chissà dove le avrebbe portate, quel dannato dottore.