Il dottor Edward Morbius, filologo dell'astronave scientifica Bellerofonte, era immobile ad osservare il panorama visibile dalle finestre della sua abitazione, sul pianeta Altair-4.

Non che il suo titolo accademico contasse ancora qualcosa, in fondo: era da quasi vent'anni che l'uomo viveva su quel pianeta, dopo esservi giunto insieme al resto dei membri della sua spedizione; ed era da un tempo quasi identico che non vedeva altri esseri umani, dopo la misteriosa morte dei suoi colleghi, seguita pochi mesi più tardi da quella di sua moglie.

Il campo di studi del dottor Morbius, ormai, si era esteso ben al di la della sua formazione universitaria: da quando aveva scoperto il laboratorio dei Krell, e il suo quoziente intellettivo era stato aumentato accidentalmente da una delle loro macchine, aveva passato quasi ogni giorno a studiare i testi elettronici lasciati da quell'antica razza, cosa che gli aveva permesso di costruire il suo robot domestico, Robby, insieme a vari dispositivi - principalmente di difesa - che aveva installato nella sua residenza. Anche se non era certo che ci fosse ancora qualcosa da cui difendersi...

Un leggero sciacquio interruppe il flusso di pensieri dell'uomo, inducendolo a guardare verso lo specchio d'acqua situato nel giardino della casa, dove era visibile una figura umana intenta a nuotare giocosamente in esso.

Morbius piegò le labbra in un leggero sorriso nell'osservare sua figlia Alta, unico abitante oltre a lui di Altair-4, nonché sua unica compagnia umana. L'uomo aveva cresciuto la bambina fin dalla morte di sua madre, aiutato da Robby, e non poteva che essere orgoglioso della giovane donna in cui era cresciuta, libera, felice e spensierata. A volte Morbius aveva pensato che sarebbe stato meglio, per la figlia, crescere sulla Terra, insieme ad altri della sua specie, ma in tutti quegli anni la ragazza non aveva dato segno di sentirsi sola o triste in alcun modo, e questo aveva sollevato l'uomo da un peso.

Pochi secondi più tardi Alta raggiunse la sponda del laghetto, issandosi fuori dallo stesso e mostrando così involontariamente al padre il proprio corpo nudo: la giovane non era abituata ad indossare costumi da bagno, in quanto, oltre a ridurre la piacevole sensazione dell'acqua sulla pelle, non vi era motivo su quel pianeta di nascondere le proprie nudità, vista la mancanza di individui che potessero avere interesse a spiarla.

O così sembrava.

Alla vista della figura priva di indumenti della figlia, infatti, Edward Morbius aveva iniziato senza accorgersene ad osservare ogni particolare del suo corpo: la pelle bianca e bagnata che luccicava al sole, i fianchi snelli e atletici, le lunghe gambe affusolate, il seno sodo e proporzionato, oltre alle sue movenze mentre camminava o si sistemava i capelli, così sicure e al tempo stesso innocenti.

Morbius rimase per diversi secondi ad osservare Alta mentre si asciugava prima di rendersi conto di quello che stava facendo, volgendo immediatamente lo sguardo altrove. Come poteva aver guardato la sua stessa figlia in quel modo? - si chiese l'uomo. Come poteva averla desiderata, anche se per pochi istanti?

L'uomo scrollò la testa e si diresse a passo spedito verso il suo studio, sperando che il lavoro potesse distrarlo da quei pensieri indecenti e sconsiderati, dettati unicamente dall'istinto.

In quello stesso momento però, ad insaputa degli abitanti della villa, una sezione della grande macchina dei Krell sepolta nelle profondità del pianeta entrò in attività.

O-o-o-o-o

Morbius passò il resto della giornata a tentare di tradurre un passaggio particolarmente difficile di un trattato di biologia Krell, cercando così di focalizzare tutta la sua attenzione su di esso. Ciononostante, in un paio di occasioni l'uomo si ritrovò ancora a pensare alla figura nuda della figlia, maledicendosi ogni volta tra sé.

La cena di quella sera fu più silenziosa del solito: Robby servì i pasti con le sue solite frasi di rito, venendo ringraziato dalla giovane bionda, ma ricevendo in risposta solo un mugugno dallo scienziato.

"Papà, va tutto bene?" chiese ad un certo punto Alta, incuriosita dall'umore tetro del genitore.

"Uhm... si Alta, va tutto bene. Penso di aver lavorato un po' troppo oggi." rispose Morbius, cercando di tranquillizzare la figlia.

"Cerca di non affaticarti tropo, papà." rispose la ragazza, sorridendo. "I tuoi studi sono importanti, ma non devi pretendere troppo da te stesso. Sei un essere umano, non un computer."

"Già..." rispose l'uomo, sorridendo forzatamente di rimando. "Hai ragione."

Una volta conclusa la cena, Alta si alzò da tavola e si diresse verso camera sua, lasciando a Robby il compito di sparecchiare. Mentre la giovane saliva le scale, però, Morbius non riuscì ad evitare che il suo sguardo venisse calamitato dalle gambe nude di sua figlia, rendendosene conto solo quando la ragazza era ormai sparita al piano di sopra. Nuovamente furioso con sé stesso, l'uomo si si spostò in direzione del divano presente nel soggiorno, lasciandosi cadere su di esso e inarcando la testa all'indietro, portandosi subito dopo un braccio a coprirsi gli occhi.

Qualche minuto dopo la voce metallica di Robby, preceduta dal suo solito rumore di ingranaggi, interruppe il silenzio che si era creato.

"Dottore, la avverto che sto per allontanarmi per effettuare alcune riparazioni al sistema idraulico della casa." disse il robot con la sua voce lenta e monotona.

"Si, certo Robby... vai pure." rispose quasi in automatico il dottor Morbius, ancora fermo nella stessa posizione in cui si era sistemato poco prima.

I pensieri dell'uomo erano confusi e dolorosi, divisi tra quello che sapeva essere un normale impulso biologico e le remore dovute al soggetto verso cui esso era indirizzato. Morbius non aveva più avuto, per ovvi motivi, momenti di intimità con una donna da quando la madre di Alta era scomparsa, ma fino a quel momento l'impegno profuso per costruire Robby e la casa prima, e nei suoi studi poi, avevano messo tali necessità in secondo piano. Ora però l'uomo si era reso conto che la sua bambina, da lui finora vista unicamente come un essere da proteggere e amare, si era trasformata in una donna bella, attraente... desiderabile. Ed era proprio un tale desiderio che tormentava il dottor Morbius: come poteva fare per cancellare tali pulsioni, sbagliate sotto ogni punto di vista? Come poteva smettere di considerare Alta come una possibile partner sessuale, se era il suo stesso subconscio ad averla identificata come tale?

Preso dai suoi dubbi e sensi di colpa, Morbius non si rese conto che la porta scorrevole del suo studio si era appena aperta, ne che una figura l'aveva attraversata per entrare nel soggiorno. L'uomo cominciò a percepire la presenza estranea quando questa si portò quasi di fronte a lui, per poi fermarsi; resosi istintivamente conto del nuovo arrivato, Morbius rimosse il suo braccio da davanti agli occhi, per poi spalancarli in un'espressione di puro stupore: davanti a lui, completamente nuda e sorridente, si trovava ora sua figlia Alta.

La mente dell'uomo iniziò a lavorare alacremente, cercando di elaborare un senso logico per ciò che stava accadendo: Alta era solita girare per la casa a piedi nudi e con abiti corti e leggeri, ma non era mai capitato che si privasse completamente degli indumenti, se non per fare il bagno; inoltre poco prima, a cena, nulla nell'atteggiamento della ragazza aveva fatto presagire una simile situazione, ne considerazioni sull'elevata temperatura dell'aria ne altro. Apparentemente la ragazza aveva deciso tutto ad un tratto di girare per la casa senza vestiti.

"Alta..." cominciò a dire Morbius, cercando di calmarsi. "Che succede? Perché sei..." E qui l'uomo si interruppe, limitandosi a spostare lo sguardo lungo il corpo nudo della figlia.

"Papà, sono qui per te." rispose la ragazza bionda, continuando a sorridere, e un secondo più tardi mosse un passo in direzione dell'uomo, inginocchiandosi poi tra le sue gambe.

Quella frase, pronunciata con il solito tono di voce della giovane, unita ai suoi movimenti, mandò ancor più in confusione la mente dell'individuo attempato, il quale si limitò a mormorare frammenti di parole senza senso. Poco più tardi, quel poco di autocontrollo che era rimasto al dottor Edward Mormius scomparve, ovvero quando sua figlia Alta aprì con facilità la chiusura dei pantaloni dell'uomo, estraendone poi il suo sesso semieretto.

Un simile comportamento non poteva essere spiegato in alcun modo - concluse ad un tratto la mente dello scienziato - quindi quella situazione doveva essere per forza frutto di un sogno, o di un'allucinazione. La mancanza di plausibili cause per l'improvviso manifestarsi di un delirio visivo e uditivo, portò subito dopo l'uomo a optare per la prima ipotesi.

Morbius pensò velocemente che, in effetti, era sensato: la sua mente era in conflitto per via degli istinti che aveva iniziato a provare verso sua figlia, e quindi aveva fatto scattare un sistema di sicurezza onirico, grazie al quale l'uomo avrebbe potuto soddisfare almeno in parte le sue pulsioni primordiali, alleviando così lo stress che queste gli provocavano. Un normale essere umano non sarebbe stato in grado di comprendere la natura illusoria di ciò che stava avvenendo, ma le superiori capacità mentali, ottenute grazie all'esperimento effettuato sullo strumento Krell - concluse Morbius - gliene avevano dato la possibilità.

Quindi la scelta più opportuna era lasciare che la simulazione mentale autoindotta seguisse il suo corso, così da scaricare la tensione senza causare conseguenze di sorta.

Una volta fatte tali considerazioni, Edward Morbius cominciò a rilassarsi, osservando la simulazione mentale di sua figlia mentre iniziava ad effettuargli una fellatio, con tutto il piacere - illusorio o meno - che comportava. L'uomo iniziò ad accarezzare i capelli biondi della ragazza, lieto di poter soddisfare in maniera innocua il suo desiderio altrimenti inaccettabile, beandosi sempre più degli effetti di quel sogno provvidenziale.

Un tale stato di rilassamento, comunque, non permise a Morbius di accorgersi che alle sue spalle un'altra figura femminile - questa vestita con un corto abito bianco - aveva cominciato a scendere le scale che conducevano al piano superiore della casa, bloccandosi improvvisamente non appena il suo campo visivo era arrivato a comprendere il divano dove si trovava l'uomo.

Alta rimase scioccata nel vedere un'altra ragazza identica a lei, per di più completamente nuda, e tale senso di stupore si intensificò quando comprese cosa stesse facendo la sua gemella con le parti intime del suo genitore. La giovane era ignara di quale fosse il motivo o lo scopo di quell'azione, ma non le fu difficile comprendere che suo padre stava gradendo quella pratica, visto che non vi si stava opponendo e, anzi, sospirava di piacere.

Ancora confusa, ma incuriosita da ciò che vedeva, Alta scese fino in fondo alle scale, nascondendosi poi dietro una colonna, intenzionata a scoprire il più possibile su quanto stava accadendo.

Pochi minuti più tardi l'Alta priva di vestiti smise di stimolare il sesso del dottor Morbius, alzandosi in piedi per poi posizionarsi in ginocchio sopra il corpo dell'uomo, con il sesso di quest'ultimo a poca distanza dalla sua intimità. Il padre della giovane alzò lo sguardo, andando ad osservare il volto ancora sorridente di sua figlia, e subito dopo mosse le mani per afferrarle i fianchi, come ad invitarla a continuare.

"Papà..." disse la ragazza nuda, andando ad afferrare l'asta dell'uomo e indirizzandola verso il suo fiore. "...sono qui per... te... ah!" concluse, facendosi penetrare allo stesso tempo dalla virilità di Morbius.

Alta rimase sorpresa dal sentire la sua doppiona parlare con la sua stessa voce, e un istante più tardi spalancò la bocca in un'espressione incredula quando comprese qual'era stato lo scopo dei suoi ultimi movimenti: la sua sosia stava ora accogliendo nella sua femminilità l'organo genitale di suo padre, e aveva cominciato a muoversi su e giù, emettendo un leggero ansimo ad ogni movimento - cosa che, in effetti, stava facendo anche l'uomo. La giovane non riusciva ancora a capire cosa stesse succedendo - sia per l'assurdità della situazione che per la sua ignoranza sull'argomento - ma almeno due cose le aveva comprese: una era che suo padre non sembrava essere in pericolo, e la seconda era che la vista di quella scena stava avendo un qualche effetto su di lei, specialmente all'altezza delle sue parti basse.

Morbius non riusciva a credere che un semplice sogno potesse essere così piacevole: forse la sua mente si era rafforzata a tal punto da riuscire a rievocare non solo le immagini, ma anche le sensazioni tattili derivanti da un amplesso, il tutto ponendo la figura di Alta come soggetto della ricostruzione. Comunque fosse, arrivato a quel punto l'uomo desiderava solo godersi il più possibile quell'esperienza, e iniziò quindi a far vagare le sue mani sul corpo della sua amante illusoria, percependone la morbidezza della pelle, il calore corporeo, persino il leggero sudore dovuto agli sforzi e all'eccitazione dell'accoppiamento. Era il sogno più realistico che avesse mai fatto.

Alta rimase ancor più sconcertata quando vide le mani di suo padre muoversi sul corpo della sua gemella, ritrovandosi improvvisamente a domandarsi quali sensazioni stesse provando quest'ultima. Erano piacevoli? Era per i tocchi di suo padre che stava gemendo in quel mondo? Anche lei avrebbe avuto le stesse reazioni, se si fosse trovata al suo posto...?

Prima che se ne rendesse conto, la ragazza bionda iniziò ad avvicinare una mano alla corta gonna del suo abito, infilandovela poi sotto, fino ad arrivare a toccare la sua intimità attraverso la biancheria intima. La sensazione dovuta a quel contatto fece trasalire la giovane, impreparata ad una simile reazione del suo stesso corpo; un secondo più tardi, comunque, Alta riprese ad esplorare la sua intimità, trovando quelle sensazioni autoindotte sempre più piacevoli, il tutto senza staccare gli occhi da ciò che suo padre e la sua sosia stavano facendo.

Ben presto Morbius, tra tutte le sensazioni che quell'amplesso onirico gli stava regalando, cominciò a percepire l'avvicinarsi del suo orgasmo, al che si rese conto che entro breve molto probabilmente avrebbe emesso il suo seme anche fisicamente, e non solo come illusione. La mente dell'uomo iniziò quindi ad elaborare tutte la variabili di quella consapevolezza: da una parte l'idea di poter raggiungere il climax all'interno del corpo di sua figlia lo eccitava, anche se una simile scelta sarebbe sta avventata in mancanza di precauzioni di sorta, ma che in fondo essendo quello un sogno non aveva di che preoccuparsi; un altro pensiero era che se avesse portato a termine l'orgasmo, una volta risvegliatosi si sarebbe ritrovato con i pantaloni zuppi della sua essenza, ma che in fondo si sarebbe potuto pulire con facilità, e che Robby avrebbe potuto eliminare dal salotto qualsiasi possibile traccia di quell'avvenimento.

Alla fine prevalse l'idea che quella ricostruzione mentale aveva come scopo proprio quello di inscenare il più realisticamente possibile la soddisfazione degli istinti dell'uomo, e che qualunque conseguenza avessero avuto sarebbe stata comunque meno dannosa del perdurare del suo conflitto interiore. Quindi decise di andare fino in fondo.

Il dottor Morbius andò ad afferrare i fianchi della sua figlia illusoria, muovendoli come a incitare la ragazza a velocizzare i suoi movimenti, percependo al contempo il suo orgasmo farsi sempre più vicino.

"Anf... Alta..." cominciò a dire l'uomo, chiudendo gli occhi per concentrarsi completamente sul suo piacere "...bambina mia... anf... io... ti... amoooaaaAAGH!" gridò alla fine l'uomo, piegandosi leggermente in avanti mentre sentiva le onde di piacere della sua estasi attraversarlo, percependo al contempo gli schizzi della sua essenza riversarsi nel fiore di sua figlia. Un secondo più tardi anche questa parve rispondere al climax dell'uomo, in quanto si inarcò all'indietro ed emise un gemito ben più forte e prolungato degli altri. Chiunque avesse avuto un minimo di esperienza nel piacere femminile, osservando quella scena avrebbe capito che la ragazza nuda aveva appena avuto un orgasmo.

Alta, però, non era stata edotta sulla sessualità umana o sui dettagli specifici dell'amplesso, quindi ciò che accadde davanti ai suoi occhi fu per lei quasi incomprensibile. L'unica cosa certa è che quella scena l'aveva invogliata a infilare la sua mano nelle mutandine, cercando così di intensificare il piacere che stava già provando da prima. Il respiro della ragazza bionda era veloce e irregolare, il suo corpo era caldo, e per quanto la paura di essere scoperta avesse cominciato a farsi sentire, non avrebbe mai voluto che quello spettacolo finisse o si interrompesse.

Sfortunatamente per la giovane, però, finì: una volta concluso il picco del piacere, la scomparsa della tensione finora provata fece sentire il dottor Morbius improvvisamente senza forze, causandone quindi lo svenimento. In quel momento esatto la figura nuda dalle sembianze di sua figlia scomparve nel nulla, lasciando cadere sul pavimento del salone le gocce di liquido seminale precedentemente emesse dall'uomo. Nulla avrebbe lasciato pensare che fino a un secondo prima quell'individuo si stesse accoppiando con una giovane bionda nuda.

Nel vedere scomparire la sua gemella, Alta fu nuovamente pervasa dalla paura, rendendosi nuovamente conto dell'assurdità della scena che aveva appena visto. Inizialmente la ragazza restò indecisa su cosa fare ma, quando sentì i passi di Robby avvicinarsi dall'esterno della casa, la giovane comprese di poter affidare suo padre al robot: qualunque cosa fosse effettivamente successa, lui avrebbe saputo cosa fare.

Un secondo più tardi Alta ricominciò a salire le scale di corsa, diretta alla sua stanza, con la sua mano e le sue mutandine bagnate di un liquido indubbiamente diverso dall'acqua del laghetto.

*continue...*