CAPITOLO UNO

Un uomo e una donna erano seduti nel piccolo caffè di una stazione di servizio abbandonata. Erano entrambi biondi, ed entrambi sembravano piuttosto abbattuti. La donna era molto bella e indossava un abito blu che faceva risaltare gli occhi dello stesso colore. Anche l'uomo era attraente, e aveva occhi grigi come il suo completo, ma aveva un aspetto molto più austero della sua partner. Mentre l'aura della donna trasudava un senso di serenità e calore, l'uomo trasmetteva una sensazione di freddezza e distacco. L'unica cosa che al momento avevano in comune era lo stesso sentimento di disperazione.

Stavano entrambi guardando con aria infelice una scacchiera da viaggio appoggiata sul tavolo davanti a loro, tutti i pezzi sparpagliati sul tavolo. L'uomo fu il primo a parlare dopo un lungo periodo di silenzio smarrito.

"Mi dispiace, Zaffiro."

Lei sollevò lo sguardo, sorpresa.

"Per che cosa, Acciaio?"

"Per non avere reagito abbastanza in fretta. Per non avere capito che era un tranello. Per averti intrappolata qui con me.

Nonostante la situazione disperata, il viso della donna si distese in un dolce sorriso.

"Se proprio dovevo restare intrappolata con qualcuno, sono contenta che sia tu."

Lui non rispose al sorriso, ma il suo commento lo intenerì. Anche lui doveva ammettere di essere felice che lei fosse lì con lui, anche se avrebbe di gran lunga preferito che fosse libera. Erano stati intrappolati dai mutanti, e sapeva che era per sempre. Per tutta l'eternità. Passare tutta l'eternità con Zaffiro era sicuramente più desiderabile che passarla da solo, ma lui desiderò che lei fosse riuscita a fuggire, proprio come il loro amico Argento, che era evidentemente riuscito ad evitare la trappola, poiché non era lì con loro, nonostante fossero stati mandati in quella sfortunata missione tutti insieme.

Questo era il primo insuccesso di Acciaio, e stava facendo molta fatica ad accettarlo. Era abituato a superare in astuzia i suoi nemici e la sua tenacia e decisione gli permettevano di superare anche le situazioni più difficili. A volte doveva infrangere le regole per riuscirci, ma con la sua risolutezza era sempre riuscito a portare a termine tutte le sue missioni. Fino ad oggi.

Questa particolare missione si stava rivelando molto di più della semplice anomalia temporale che sembrava all'inizio: era un'imboscata, e loro ci erano cascati in pieno. L'unico che era apparentemente riuscito a sfuggire era Argento, e Acciaio non aveva ancora capito perché. C'erano solo tre possibili spiegazioni, e preferiva non indugiare sulle prime due: Argento aveva tradito o era stato ucciso. La terza possibilità era molto più incoraggiante: era stato intenzionalmente lasciato al di fuori della loro prigione. Quest'ultima congettura apriva la porta a moltissimi nuovi interrogativi sul movente dei loro nemici. Inoltre non escludeva la possibilità di sfuggire alla loro prigione, poiché significava che i mutanti avevano in mente qualcosa e stavano per fare un'altra mossa.

Decise di condividere le sue ipotesi con Zaffiro, ma quando la guardò si accorse che era stranamente immobile. Cercò di chiamarla: "Zaffiro? Cosa c'è che non va?"

Non sembrava che fosse impegnata a sondare l'ambiente o a portare indietro il tempo, perché i suoi occhi non stavano brillando.

Preoccupato, Acciaio l'afferrò per le spalle e cercò di scuoterla dalla sua strana trance.

"Zaffiro? Che ti succede?"

La donna continuava a non rispondere, e Acciaio non poté evitare di pensare che forse i mutanti avevano già fatto la mossa che si aspettava. Solo non si aspettava che agissero contro Zaffiro. Era lui il responsabile della loro squadra e dei risultati delle loro azioni. Non gli piaceva quando se la prendevano con Zaffiro per attirare la sua attenzione.

Prima che la sua mente iperattiva avesse la possibilità di studiare un piano di azione, sentì una voce alle sue spalle.

"Non preoccuparti, sta benissimo. È solo intrappolata in un campo di stasi."

Acciaio si girò e vide una donna in piedi nell'angolo più lontano della stanza. Una massa di capelli ricci e neri come l'ala di un corvo incorniciava un viso sorprendentemente bello, illuminato da due incredibili occhi color pervinca. Indossava un paio di attillati pantaloni neri di pelle che facevano risaltare le sue curve perfette, un top dello stesso identico colore dei suoi occhi e una giacca di pelle nera. Un paio di consunti stivali e di guanti neri di pelle completavano il look da motociclista.

La donna sorrise all'esame minuzioso di Acciaio e disse: "No, tu non mi conosci, ma io conosco molto bene sia tu che la tua partner. Siete entrambi piuttosto noti nella nostra comunità."

Acciaio la guardò con occhi freddi come il ghiaccio e chiese: "È per quello che ti sei presa la briga di organizzare questa trappola così complicata?"

"Oh sì. Sono certa che ti renderai conto che non è stato facile allontanare i tuoi pensieri dal mio vero scopo. So che sei pieno di risorse. Spero che non ti sia sfuggito il dettaglio della scacchiera: volevo farti capire che apprezzo la tua mente così analitica e strategica."

Acciaio ribatté con tono sarcastico: "Non è nulla in confronto alla tua mente così creativa e contorta, a quanto pare."

La donna liquidò il commento con un gesto della mano guantata.

"Oh, non direi. So che sei molto più ingegnoso di quanto pensino molti dei miei colleghi. Sono sicura che avrai già indovinato il motivo per cui vi ho catturato."

Acciaio si avvicinò lentamente alla mutante.

"Un buon giocatore di scacchi non cerca mai di indovinare le mosse del suo avversario senza prima studiarlo, ma fammi provare ugualmente: poiché hai isolato Zaffiro dalla nostra piccola chiacchierata, direi che stai per minacciarmi di ucciderla se non faccio quello che desideri. Ho ragione?"

La donna rise di cuore.

"Accidenti, Acciaio, sei davvero intelligente. È esattamente ciò che aveva in mente il mio amico laggiù."

Alle sue parole Acciaio si voltò e vide l'uomo che li aveva intrappolati nella stazione di servizio, apparso improvvisamente dietro di lui con un'espressione sprezzante sul viso sgradevole.

Per dimostrare che non lo considerava una vera minaccia, Acciaio gli voltò deliberatamente le spalle, rivolgendosi nuovamente alla donna. In effetti preferiva di gran lunga tenerla d'occhio, dato che sentiva istintivamente che era molto più pericolosa. Le disse: "Ma sono sicuro che tu abbia in mente qualcosa di diverso."

Il sorriso ingannevole della donna sparì.

"Mi dispiace molto, Acciaio, ma ho promesso al mio collega che avremmo fatto a modo suo, prima."

Acciaio si spostò vicino a un tavolo davanti al muro e si sedette, scegliendo una sedia che gli consentisse di tenere d'occhio entrambi i suoi avversari e cercando di non mostrare la minima espressione.

"Dì pure al tuo collega", disse, lanciando all'uomo un rapido sguardo di disprezzo, "che le sue minacce non funzioneranno. Non scambierò la vita di Zaffiro con la mia. O viceversa."

Fu il mutante maschio a parlare, questa volta.

"Quindi non sacrificheresti la tua vita per salvare quella della tua partner? Se non collabori la uccideremo, sai?"

Acciaio rispose, apparentemente impassibile: "Conosciamo bene i rischi della nostra professione. Ogni volta che partiamo per una nuova missione sappiamo che potremmo non uscirne vivi. E, come leader della mia squadra, mi rendo conto che potrei essere obbligato a prendere una decisione difficile e mandare Zaffiro incontro alla morte per raggiungere i miei obiettivi. Sono stato addestrato per questo."

L'uomo ribatté: "Un discorso molto toccante, ma non ti credo. Ho notato il modo in cui interagite e so che non è solo la tua partner. Avete un rapporto molto più profondo, che nemmeno il vostro collega Argento è riuscito a scalfire, nonostante i suoi tentativi piuttosto ovvi."

L'espressione di Acciaio non vacillò.

"Questo non cambia la mia decisione."

Il viso dell'uomo si contorse dalla rabbia.

"Soffrirà. Molto. Me ne occuperò personalmente."

Acciaio non si prese la briga di rispondergli e continuò a guardarlo con occhi di ghiaccio.

La donna restò in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò nuovamente a ridere.

"Mio caro amico, la tua analisi psicologica era accurata, ma non abbastanza profonda. Il nostro uomo d'acciaio è effettivamente molto affezionato alla sua partner, ma è anche troppo professionale per lasciare che i suoi sentimenti interferiscano con il suo lavoro. Preferirebbe lasciarla morire piuttosto che scendere a patti con noi. E più la farai soffrire, più spietata sarà la sua vendetta, se riuscirà a ottenerla. In caso contrario, si limiterà a seguire il suo destino senza supplicare per la propria vita. Nulla di più semplice. Cosa ne pensi della mia interpretazione, Acciaio?

"Non avrei potuto esprimermi meglio."

L'altro mutante rifiutò di accettare la sconfitta e si rivolse alla donna.

"Rimuovi il tuo campo di stasi. Vediamo se Acciaio riesce a tener fede alle sue nobili parole quando la sente urlare."

La donna disse, in un tono ingannevolmente allegro: "No. Sai quanto detesti la violenza inutile. Zaffiro ci è molto più utile da viva che da morta. Ho ancora bisogno della collaborazione di Acciaio. Adesso puoi andartene. Le tue supposizioni si sono dimostrate errate; ora farò come meglio credo."

Senza cercare di nascondere il suo disappunto e la sua frustrazione, l'uomo si limitò a scomparire. La donna si sedette davanti ad Acciaio, che disse: "Non sono comunque disposto a collaborare, lo sai."

Il viso della donna si accese in un sorriso che per la prima volta sembrava genuino e non sprezzante o contraffatto.

"Oh sì, lo so. Non cercherò di scendere a patti con te, Acciaio, ma mi permetti di scambiare due chiacchiere prima che ti dica cosa ho intenzione di fare di voi due, vero?"

Acciaio sollevò la mano in un gesto compiacente.

"Accomodati pure."

La donna appoggiò i gomiti sul tavolo e avvicinò il viso all'agente del tempo, piantando con decisione due occhi penetranti nei suoi, blu pervinca contro grigio acciaio.

"Vedi, ho seguito molto da vicino la tua carriera. Non chiedermi come, ho i miei metodi e non te li rivelerò. Ma le mie ricerche hanno avuto un esito inaspettato: ho cominciato a provare ammirazione per te, Acciaio."

L'agente del tempo non riuscì a nascondere uno sguardo sorpreso.

"Davvero?"

Lei sorrise di nuovo.

"Sì. La tua determinazione, la tua risolutezza e soprattutto la tua lealtà e affidabilità mi hanno profondamente colpita. Vedi, queste qualità non sono apprezzate da quelli della mia specie. Al contrario, sono considerati dei difetti."

Acciaio commentò: "Non da te, evidentemente."

"No, non da me. Io preferisco di gran lunga il buon vecchio coraggio all'inganno e alle cospirazioni. Ecco perché ho molti nemici, perfino tra quelli della mia stessa specie."

La donna si zittì e Acciaio ne approfittò per guardarla intensamente, per valutarla. Lei non si sottrasse al suo esame minuzioso.

Fu lui a infrangere il silenzio.

"Se stai per chiedermi di allearmi a te, puoi anche risparmiare il fiato."

La donna rise nuovamente.

"Mio caro Acciaio, sapevo che non mi avresti delusa. Ancora una volta mi hai già anticipato di parecchie mosse nella tua splendida mente da scacchista." Poi il suo sorriso scomparve e la sua espressione divenne palesemente minacciosa. "Ma temo che tu stia facendo un grave errore: stai sottovalutando il tuo avversario. Non dovresti proprio mettermi allo stesso livello degli altri mutanti che hai incontrato oggi."

Acciaio cercò di ribattere, ma si accorse che non poteva più parlare. E non solo: quando cercò di alzarsi, si rese conto che il corpo non rispondeva. Era trattenuto da una forza esterna e assolutamente schiacciante. Le uniche cose che funzionavano ancora, a parte gli organi interni, erano le orecchie e gli occhi.

La mutante si alzò, girò lentamente attorno ad Acciaio e si avvicinò da dietro, sussurrando nel suo orecchio sinistro: "Posso esercitare un controllo estremamente preciso sulla mia stasi: potrei lasciarti sbattere una palpebra e tenere immobile l'altra. Immagina cosa potrei fare al tuo cervello tanto brillante. Potrei facilmente sbarazzarmi di te, ora."

Poi si spostò nuovamente di fronte a lui e lo guardò negli occhi, cercando la paura, ma senza trovarla.

"Ma sarebbe troppo facile e non avrebbe alcun senso. Come ho detto al mio collega, voi due mi siete molto più utili da vivi."

Allungò lentamente una mano e passò con lentezza le dita tra i lisci capelli biondi dell'agente del tempo.

"Oggi non ti ucciderò, Acciaio, ma sei in debito con me."

Poi si avvicinò ancora di più, gli lanciò un lungo sguardo d'apprezzamento e lentamente, deliberatamente, gli sfiorò le labbra con le sue. Acciaio chiuse istintivamente gli occhi e, quando li riaprì, la donna se n'era andata e lui era nuovamente libero di muoversi. Scattò in piedi e si girò immediatamente a controllare Zaffiro.

La donna mosse cautamente la testa, come per provare a se stessa di essere di nuovo in grado di muoversi.

Acciaio le chiese, senza nascondere la sua preoccupazione: "Come ti senti?"

Lei si schiarì la voce e rispose: "Sto bene. Sono solo un po' indolenzita, credo. Aiutami ad alzarmi."

Lui obbedì, sostenendola mentre si alzava faticosamente. Zaffiro fece alcuni passi, flettendo cautamente i muscoli. Lui le chiese: "Hai sentito ciò che abbiamo detto?"

"Sì. Quella donna è molto pericolosa, Acciaio."

Lui annuì.

"Ho notato. I suoi poteri sono straordinari."

I due agenti del tempo sentirono un motore rombare all'esterno della stazione di servizio e si precipitarono ad aprire la porta. Il luogo non era più circondato dal vuoto siderale e poterono vedere una figura vestita di pelle da capo a piedi a cavalcioni di una grossa motocicletta sportiva davanti alle pompe di benzina. La mutante spalancò la manopola del gas, impennò la potente moto e scomparve rapidamente dalla vista.

Acciaio guardò l'orologio della stazione di servizio e vide che il tempo scorreva di nuovo normalmente. Erano liberi. Disse: "Mi chiedo cosa intendesse con quell'ultima frase."

Zaffiro guardò il suo partner con un'espressione preoccupata nei bellissimi occhi blu.

"Che prima o poi tornerà a reclamare il suo debito."