Lago Hope
Una Fanfiction su Glee di Cora709
Versione originale: /s/7064857/1/Lake_Hope
Adattamento italiano: Brittana Fanfiction Den
Traduzione a cura di Evey-H
Revisione a cura di eli, the old phib
Capitolo 1
I suoi occhi erano puntati sul telefono innocentemente appoggiato sul copriletto nero. Per quella che sembrava la cinquantesima volta, Santana lo prese, fece scorrere lo schermo fino al numero di Brittany, e indugiò col dito a pochi millimetri dal tasto invio. Poi lo spense, lo rimise sul copriletto, e lo fissò ancora per un po'.
Sette ore. Ecco da quanto era tornata da Porto Rico. Dopo quasi tre mesi di parenti dalla voce roca che parlavano solo spagnolo, di caldo tropicale e di odore di cibo quasi ventiquattr'ore al giorno, la sua casa aveva l'aspetto e il silenzio di una tomba. I suoi genitori non erano ancora rientrati da dove cavolo erano andati a fare la bella vita quella settimana, (si erano rifiutati di accompagnarla nella sua visita biennale obbligatoria e l'avevano spedita laggiù da sola nel tentativo di "ricordarle le sue radici". Ciò che in realtà le aveva ricordato era solo quanto fossero entrambi due maledetti ipocriti). Dato che la loro domestica non sarebbe rientrata fino all'indomani, il silenzio era quasi totale, e stava decisamente iniziando ad infastidirla. Si era fatta una doccia, aveva tentato di dormire fallendo miseramente, guardato troppi reality show in TV e preso in mano il telefono ogni dieci minuti circa, per poi cambiare idea e metterlo giù di nuovo.
Fin da quando era scesa dall'aereo aveva avvertito un desiderio quasi fisico di chiamare Brittany. All'aeroporto aveva persino tirato fuori il telefono, per poi decidere di aspettare un momento in cui sarebbe stata sola. Poi, quando sola lo era stata, aveva iniziato ad accampare altre scuse, inventandosi faccende che avrebbero dovuto avere la precedenza. Solo che poi non era rimasto più nulla da sbrigare e, nonostante tutto, non riusciva a fare quella telefonata. Cosa cavolo ho che non va? Erano migliori amiche, chiamarla il minuto stesso in cui aveva messo piede in casa avrebbe dovuto essere una cosa quasi istintiva. Lo facevano ogni anno.
Questa volta però era diverso. Tutto era diverso, il solo pensiero della voce di Brittany, seppure al telefono, le provocava una sensazione simile alle farfalle nello stomaco. Ed il solo pensiero di quella maledetta parola, farfalle, la faceva incazzare con se stessa. Santo Cielo, le farfalle? Scherziamo? Tutto quest'affare dell'essere innamorati era una bella seccatura.
Quando un altro episodio di The Real Housewives finì, abbassò il volume al televisore e afferrò di nuovo il telefono. E' ridicolo. Smettila di fare l'idiota e chiamala.
Ma prima ancora di avere l'occasione di perdere nuovamente il coraggio, il telefono squillò spaventandola a morte. Istintivamente lo lanciò sul letto salvo poi sentirsi una stupida, prenderlo di nuovo in mano e dare un'occhiata al numero sul display in preda alle palpitazioni. Sul suo viso si dipinse un sorriso di sollievo.
"Pronto?"
"Ehi!" Disse Brittany allegramente.
"Ehi anche a te." Santana non fu in grado di mascherare l'affetto dalla sua voce, pur provandoci. "Stavo quasi per chiamarti."
"Credevo che fossi arrivata stamattina. Ho aspettato tutto il giorno. Poi ho pensato che forse avevo confuso di nuovo il giovedì con il mercoledì... è tutto così complicato."
"Sì, sono arrivata stamattina, ma… stavo dormendo," mentì.
"Immaginavo," disse Brittany, probabilmente aveva intuito la bugia, ma scelse di lasciar correre.
Santana chiuse gli occhi per un secondo, riconoscente, cercando di contenere la ridicola, imbarazzante quantità di devozione che provava per lei. Solo ora che aveva sentito la sua voce si sentiva davvero a casa. Dopo un breve silenzio in cui assaporò il momento, riprese la conversazione con tono disinvolto. "Ti sei divertita dai tuoi nonni?"
"Assolutamente. Sono ancora convinti che il mondo finirà in ottobre, quindi abbiamo passato la maggior parte del tempo scavando un rifugio sotterraneo e riempiendolo di cibo in scatola e farmaci da ricetta. E' stato magnifico!"
"Wow," fu tutto quello che Santana riuscì a inventarsi.
"Com'era Porto Rico?"
"Oh, sai com'è," rispose accomodandosi nuovamente sui cuscini e liberandosi del telecomando. "Caldo e rumoroso. I miei parenti sono sempre fuori di testa. Ma almeno nessuno è stato assassinato quest'anno, quindi direi che è andato tutto bene." Fece una pausa. "Ti ho preso una cosa".
"Grande. Anch'io ti ho preso una cosa!"
"Da Cleveland?" Santana cercò di mascherare il suo divertimento.
"Cleveland spacca," commentò Brittany, suonando lievemente offesa. "Non puoi saperlo, non ci sei mai stata."
"Hai ragione, mi dispiace." Sorrise. "Non vedo l'ora di vedere cosa mi hai preso."
"Allora…" sussurrò Brittany, in un tono che traspariva l'intenzione di cambiare argomento. "Volevo chiederti una cosa."
Sentendosi incredibilmente ed inspiegabilmente nervosa dopo quest'ultima uscita, Santana avvicinò a sé il suo beauty case. Anche se era già sera e non aveva in programma di uscire, l'aiutava a tenere occupate le mani. "Okay."
"E pensaci prima di dire di no, okay?"
Quasi per convincersi di essere calma, facendo la disinvolta iniziò con una mano a spalmare il fondotinta. "Devo preoccuparmi?"
"No, è solo che vorrei davvero dicessi di sì."
Sfumando il trucco sotto all'attaccatura dei capelli, Santana iniziò nervosamente a balbettare, "Qualunque cosa sia, perché non me lo chiedi e basta?"
"Okay. Dunque, questo fine settimana è il Labor Day*."
"Già, quindi?"
"E quindi… ci sarà l'annuale Extravaganza in Campeggio della Famiglia Pierce al Lago Hope." Aggiunse, "Copyright 1996. Mio padre mi fa sempre dire l'ultima parte."
Allora Santana capì finalmente dove Brit voleva andare a parare e che non c'era ragione di essere in ansia. Cauta e poco entusiasta forse, ma in ansia no. "Mh-mh," mugugnò in modo distaccato, riavvitando il tappo al fondotinta e cercando la matita per gli occhi. Tanto vale finire di farsi il trucco dato che era già in corso d'opera. Avrebbe potuto ordinare una pizza e flirtare con il ragazzo delle consegne. Era sempre divertente guardarli tornare alla macchina usando il contenitore termico per nascondere l'erezione.
"E volevo che venissi con me," proseguì Brittany. "Così potremmo passare un po' di tempo insieme prima che inizi la scuola." Cercando di apparire il più innocente e disarmante possibile. Perché doveva renderlo così difficile?
"E' molto dolce," mormorò Santana. "E vorrei davvero poter venire in campeggio con te, ma questo weekend non posso, mi dispiace."
"Perché no?"
Santana volse lo sguardo intorno alla stanza, in cerca di qualcosa che le facesse venire in mente un'idea, una scusa qualunque. In TV stava andando in onda un muto spot della Tampax. "Ho il ciclo."
Dall'altro capo della linea ci fu un misterioso suono, una specie di fruscio di carte. Poi, "No, non ce l'hai."
"Cosa? Come lo sai?"
"Perché tengo un calendario speciale per quello."
"Brittany, è inquietante. Non tieni nemmeno il conto del tuo di ciclo."
"E' perché mi piacciono le sorprese." Continuò, "Ma non è stata una mia idea… le altre ragazze del Glee club mi hanno chiesto di farlo. Hanno pensato che saremmo stati tutti più tranquilli sapendo in anticipo i giorni in cui hai la Sindrome Premestruale."
Santana si lasciò scappare un'occhiata esasperata, non sapendo come rispondere. Probabilmente la cosa migliore era non rispondere affatto. Aveva già un'idea o due su chi ci fosse dietro a questo piano brillante. "Va bene, me lo sono inventata, hai ragione. Comunque non vengo."
"Ma Santana, potrebbe essere la nostra ultima possibilità di fare una cosa così prima del diploma," supplicò Brittany. "E' come ne I Goonies quando sono nel pozzo dei desideri e possono scegliere se uscire dal buco o scendere per quelle fantastiche cascate nelle grotte fino alla nave pirata."
Santana smise per un attimo di applicare il lucida labbra cercando di interpretare il senso della frase con espressione confusa. "Cosa?"
"Lascia perdere. Ho visto un sacco di film questa settimana, fuori fa un caldo bestiale."
"Non è che non voglia passare del tempo con te, okay? Mi va più di ogni altra cosa. E' solo che… sai che odio quel posto, Brit," si lamentò. "Ricordi quella volta in cui quel procione mi ha inseguita?"
Ci fu uno strano suono soffocato dall'altro capo della linea.
Santana rimase in ascolto per un attimo, poi domandò "Stai ridendo?"
"No," rispose Brittany chiaramente colpevole. "Stavo solo pensando a quanto è rimasto impassibile quando gli hai urlato contro in spagnolo."
"E tu mi hai detto che era perché i procioni non parlano spagnolo."
"E' vero, non lo parlano. Parlano l'Ojibwe."
Santana scosse lievemente il capo, ma non replicò. Con Brittany era necessario saper scegliere le proprie battaglie. "Vabbè, comunque non vengo."
"Va bene," rispose Brittany fingendo rassegnazione. "Comunque non pensavo che saresti venuta. Magari lo chiederò a Tina." Silenzio. Poi, come se stesse delicatamente appoggiando una bomba di precisione stealth, "O a Quinn."
Santana si fermò con il mascara in mano sospeso a mezz'aria. Poi attese un attimo. "Quinn non verrà in campeggio con te. Odia tutta quella roba quasi quanto me."
"No, non è vero. La sua famiglia ci andava ogni anno per il Quattro Luglio, prima che i suoi genitori si separassero, ricordi? E quando l'ho sentita la settimana scorsa mi ha detto che si stava annoiando a morte. Scommetto che verrebbe."
Santana rimase in silenzio, guardandosi allo specchio. Poteva sentire Brittany in paziente attesa. Molto, molto paziente.
Infine, fece un sospiro più profondo e rumoroso manifestando sconfitta. "Va bene. Okay? Verrò." Chiuse bruscamente il beauty case. "Hai vinto."
Il sorriso compiaciuto di Brittany riuscì quasi a sentirlo attraverso quella maledetta linea telefonica. "Non sei obbligata."
"No, voglio venire. Vengo io con te. Non chiederlo a nessun altro."
"Okay. Ottimo!"
"Ma non ho nessuna intenzione di nuotare in quello strano lago, " aggiunse.
"Non c'è problema. Sei una pessima nuotatrice... Non vorrei che affogassi."
"E non voglio mangiare quei dolcetti che tenti di propinarmi ogni volta. Hai idea di quanto sia difficile togliere i marshmallow dalle extension?"
"Va bene," disse Brittany, come se ora che l'aveva avuta vinta potesse permettersi di essere magnanima. "Ce ne saranno di più per me!"
Un orribile grugnito irritato fece capolino in sottofondo.
"Che cavolo è stato?" chiese Santana visibilmente turbata.
"Devo andare, è l'ora dello yoga per Lord Tubbington." Sussurrò Brittany, come se cercasse di non farsi sentire. "E' di pessimo umore questa settimana. Credo che stia ancora soffrendo il jetlag per il viaggio a Cleveland."
"Ma Cleveland è allo stesso..." si fermò. "Lascia stare."
"Sono così felice che tu venga con me. Ci divertiremo da morire, te lo prometto! Ci vediamo domani, va bene? Passiamo a prenderti alle sette... fatti trovare pronta!" E così riagganciò immediatamente, prima che Santana potesse protestare. Cosa che avrebbe senz'altro fatto, perché... aveva per caso appena detto sette del mattino in punto?
Sentendosi estremamente irritata e avendo l'impressione di essere appena stata manovrata come una marionetta nelle mani di un esperto burattinaio, spense il telefono e lo lanciò su una sedia vicina al letto, scuotendo la testa al pensiero di cosa aveva appena accettato di fare. "Essere innamorati è uno schifo." commentò ad alta voce.
*Festività statunitense che si celebra il primo lunedì di settembre.
