Che cosa l'avesse spinta a vagare senza meta nell'affollato mercato da sola, Rey lo sapeva alla perfezione. Una specie di curiosità mista a nostalgia che non sapeva nemmeno di provare, ma che l'aveva colpita appena era atterrata sul pianeta desertico. No, non era su Jakku, ma su Tatooine. Era arrivata lì insieme a Luke Skywalker, il grande Maestro Jedi, che da questo pianeta era partito verso l'avventura della sua vita, proprio come lei aveva fatto abbandonato Jakku.

La sabbia finissima, il vento caldo, i colori bruciati dai due soli. Tutto la chiamava e le dava il benvenuto come se avesse sempre vissuto lì. Ma non c'era nulla di veramente familiare, anche per Luke stesso non era più così. Mos Espa era una città rinata dopo la disfatta degli Hutt, letteralmente rifiorita man mano che la sua reputazione andava migliorando. Il suo porto spaziale era uno dei più interessanti dell'Outer Rim e Rey non voleva perdersi l'occasione per esplorare il più possibile prima che il Maestro Jedi completasse la missione che li aveva portati lì.

Per una volta non si lamentò che non l'aveva voluta con lui mentre incontrava un potenziale informatore del Primo Ordine. Era stato segnalato uno strano movimento negli ultimi giorni ed era fondamentale per la Resistenza capire cosa stava succedendo. Luke aveva il sospetto che stessero cercando qualcosa lì, sul suo pianeta d'origine, anche se non sapeva ancora bene cosa.

Rey si concesse il lusso di liberare la mente attingendo alla fonte di pace che era diventata per lei la Forza, mentre vagava per il mercato della sera. Si fermò in automatico davanti ad un chiosco che vendeva vecchi pezzi di ricambio. Ne studiò velocemente le condizioni e i prezzi: le abitudini sono veramente dure a morire! Rigirò più volte tra le mani un circuito che poteva essere utile sul Falcon, contrattando velocemente il prezzo prima di inoltrarsi nel cunicolo di viuzze colorate.

I locali di ristoro erano pieni di clienti a quell'ora ed era tutto un disordinato via vai immerso nella musica e negli odori delle pietanze che venivano servite. Proseguì tranquilla guardandosi a destra e a sinistra, gettando l'occhio nelle porte aperte, facendosi guidare dall'istinto per trovare un posto di suo gusto. Assaggiare un piatto locale prima di partire era un'idea stuzzicante. Sicuramente avrebbe trovato qualcosa di più saporito delle solite porzioni che aveva consumato durante il cibo vero era solo una delle tante scoperte che aveva fatto dopo aver lasciato il suo pianeta desertico. La monotonia di Jakku non era solo nelle sue dune, ma anche nelle stesse razioni insapore che aveva mangiato tutta la vita.

Rey imboccò un'altra stradina quando di fermò all'improvviso: una vibrazione nella Forza. Minuscola, come un'increspatura su di una superficie d'acqua. Era debole, ma non abbastanza silenziosa da passare inosservata. Chiuse gli occhi, cercandone l'origine, e quando lì aprì si era instintivamente girata verso l'uscio smaltato di blu a qualche passo da lei.

Si guardò in intorno con attenzione, espandendo le sue sensazioni, ma tutto si muoveva come se nulla fosse, in armonia. Niente e nessuno sembrava fonte di pericolo. Fissò ancora la locanda e incerta sul da farsi si concentrò ancora sulla Forza. Essa era come un sospiro, lieve e fresco. Facendo un respiro profondo, decise di entrare.

Rey percorse il piccolo corridoio che scendeva sotto il livello della strada, fino a trovarsi in un salone unico, dominato da un grande bancone pieno di avventori. All'interno del locale la temperatura era decisamente più fresca, tanto che le venne un brivido. Le pareti erano irregolari e formavano ai lati tante piccole alcove, occupate da razze di tutti i tipi.
L'interno era decorato con un miscuglio di blu, azzurri, verdi e altre sfumature a cui non sapeva dare un nome. Sembrava di stare sul fondo del mare invece che in mezzo ad un deserto.

L'instinto guidò il suo sguardo verso uno degli angoli dove un piccolo tavolo era ricoperto di coppe vuote. Un omone era intento pulire e impilare le stoviglie e mentre si muoveva faceva intravedere la figura che gli era seduta dietro.
Rey si avvicinò lentamente, cercando di capire dove la Forza la stava guidando e cosa voleva mostrarle. Un altro passo la portò proprio di fianco al cameriere, intento nel tenere in equilibrio tutto quello che aveva raccolto e tornare nelle cucine.
Davanti a lei era seduto un uomo, vestito di scuro e con un cappuccio ben calato sul viso. La mano guantata teneva elegantemente in mano un cucchiaino ed era intenta a cavare una piccola sfera da una sostanza bianca in una coppa.
Rey lo guardò ancora per qualche secondo prima che la mano si fermò, lasciando la posata appoggiata in un equilibrio innaturale sull'orlo.

"Non è buona abitudine fissare qualcuno. Non te l'hanno mai detto?"

Rey inclinò un poco la testa cercando di guardare sotto il mantello e capire perchè d'un tratto quella voce le sembrasse così familiare.

"Sono solo incuriosita da questo cibo." disse con noncuranza, studiando l'uomo "Non l'avevo mai visto."

Il cameriere era tornato. Aveva una grande barba bionda e un'aura calma e serafica. La guardò gentilmente chiedendole "Cosa posso portarle?"

Rey scosse la testa facendogli capire che non voleva nulla, ma l'uomo seduto aveva la sua attenzione e gli stava già indicando "Portane un altro."

Il cameriere fece un breve inchino e sparì prima che lei potesse dire nulla.

"Ho detto che ero curiosa, non che volevo provarlo…" Rispose cautamente.

"Non assaggiare una delizia che si trova solo qui è un peccato, non è vero, piccola rovistatrice?"

Rey portò la mano di scatto alla spada laser che aveva appesa alla cintola e guardò come a rallentatore le mani dell'uomo che sollevavano lentamente il cappuccio. Non del tutto, ma abbastanza per riconoscere il viso del più famoso dei Cavalieri del Primo Ordine.

I suoi occhi scuri si fissarono subito sulla sua arma. "Per quanto sia curioso di vederti usare di nuovo la spada di mio nonno, non desidero distruggere questo luogo." un attimo dopo la stava guardando dritto nelle iridi "A meno che tu non voglia coinvolgere questa gente…"

Rey sostenne il suo sguardo, soppesando la velata minaccia e cercando l'inganno. Gli occhi di Kylo Ren erano un ciclone di emozioni, neri, magnetici e pronti all'azione, ma sembravano stranamente sinceri.
Quando il cameriere posò l'ordinazione sul tavolo, il suono sordo e improvviso spezzò il momento e rimase sorpresa nel guardare Ren fare un sorriso tirato e incerto all'uomo per ringraziarlo. Era un'espressione così straniera sul suo volto che risultava quasi ridicola, ma bastò al cameriere per andar via contento.

"Se non vuoi sederti e non vuoi uccidermi, allora puoi anche andartene." le disse senza mezzi termini.

L'affermazione la colse alla sprovvista. La cosa più logica sarebbe stata andarsene e avvisare subito il Maestro Luke della sua presenza sul pianeta, dall'altra parte però Rey non sapeva se Ren era a conoscenza della presenza dello zio su Tatooine e se questa era solo una messinscena per seguirla e portarlo da lui. La cosa migliore era approfittare dell'apparente non belligeranza di Kylo Ren e cercare di capire il perchè era qui. Il locale era pieno di gente e non desiderava uno spargimento di sangue innocente e inutile. Doveva stare al gioco e cercare di portare a casa la pelle, con meno danni possibile.

Scostò la sedia e si accomodò. Ren la osservò in modo incredulo per un indefinito lasso di tempo, guardandola seduta al suo tavolo ignorando completamente il cibo.

"Non è avvelenato. Non è un metodo che sono solito usare"

Rey doveva averlo guardato con un'aria talmente diffidente da spazientirlo a tal punto da fargli prendere la propria posata in mano e assaggiare direttamente la razione posta davanti a sè. Rey rimase come ipnotizzata mentre lo guardava portarsi alla bocca un piccola porzione, gustandola lentamente. Era un atto così normale, così umano, quello del nutrisi che non l'aveva mai associato ad un essere come Kylo Ren. Eppure lui era umano ed era lì, con lei, seduto in un bar come se fosse la cosa più naturale della galassia. Occasione che non era neanche lontanamente naturale.

"Cosa ci fai qui?" gli chiese Rey senza preamboli.

Posò di nuovo il cucchiaino sul bordo della coppa e appoggiandosi con entrambi i gomiti sul tavolo, le si avvicinò, come per confessarle un segreto.

"Stavo cercando qualcosa." le disse guardandola intensamente "ma è evidente che qualcosa ha trovato me invece"

Rey rispose di getto "Non ti stavo cercando."

"Ah, no?" disse scettico. "Eppure sei venuta dritta da me."

"Ho sentito la Forza."

"La Forza." ripetè lui, adagiandosi allo schienale "Si. Naturalmente."

Riprese a mangiare lentamente, studiando il suo aspetto: gli abiti, i capelli e la sua arma.

"Sei in addestramento?" le chiese infine.

"Si"

"Skywalker deve essere davvero disperato se ti ha accettato come padawan" aggiunse con aria di scherno. Rey si sentì vagamente insultata, ma scrollò le spalle. Non sarebbe caduta facilmente nel suo tentativo di innervosirla.

"Lui è qui? Con te?" I suoi occhi severi la trafissero e sentì che stava cercando la risposta direttamente nella sua mente. Rey sperò che le ore passate ad esercitarsi nel difendersi da attacchi del genere fossero sufficienti per respingere qualcuno così esperto nella Forza più di lei, come lo era Kylo Ren.

L'espressione accigliata del Cavaliere la fece quasi gongolare. La barriera, bianca e scintillante che circondava la sua mente non aveva fatto una piega sotto il suo scrutinio e anzi, l'aveva abbagliato con una scarica accecante sotto la spinta telepatica.

"No." rispose alla fine Rey.

Sperò di vendere la bugia al meglio e ostentò abbastanza sicurezza della situazione da assaggiare finalmente la sua coppa. Rimase sorpresa dalla consistenza e dall'inaspettata temperatura che si ritrovò in bocca. A contatto con la sua lingua la sostanza fredda si sciolse completamente, rilasciando un sapore dolce e corposo che ricordava molto quello del latte. Ren la stava fissando attonito, probabilmente stupito dall'espressione di piacere che le aveva provocato quel boccone. Rey si ricompose in fretta, mascherando un'imprecazione sottovoce.

"Quando ti dissi che avevi bisogno di un Maestro, non intendevo di certo lui."

"Non avevo molta scelta. E' l'ultimo Jedi in vita." gli rispose a denti stretti "Grazie a te." terminò indicandolo con la posata.

"Non esiste solo il codice Jedi." disse Ren con disprezzo "Quante inutili pietre ti ha fatto già impilare?"

Per Rey era davvero uno sforzo immane pensare che l'uomo davanti a sè era il nipote di Luke e il figlio di Leia e Han. Pochi nella Resistenza conoscevano la verità: per il Generale Organa era un segreto pesante, ma era vitale che rimanesse tale. Rey in prima persona vedeva quanto le costava ordinare gli attachi al Primo Ordine, prendendosi la responsabilità di una decisione che prima o poi avrebbe posto fine alla vita del proprio figlio.

"Almeno io non le scaravento addosso a nessuno." rispose Rey a tono.

Kylo Ren fece una smorfia stizzita "Vedo che mio zio è inaspettatamente diventato un chiacchierone. Chissà quali aneddoti ha raccontato su di me"

In realtà Luke non amava parlare di suo nipote ma, forse per dargli un metro di paragone, si era lasciato andare a più di una storia.

"Qualcuno." disse in tono saccente.

"Credi che questo ti darà un vantaggio tattico? Non commettere l'errore di presumere di conoscermi." rispose lui con una calma glaciale.

La prima reazione di Rey fu quella di rispondergli ancora a tono. Ma evidentemente gli insegnamenti di Luke stavano radicando dentro di lei, perchè invece si rese conto subito che dando corda alle sue provocazioni sarebbero solo finiti per estrarre le spade laser. Tentò un approccio diverso. Ricordò il viso di Leia Organa quando le parlò del loro duello su Starkiller e di come riuscì a identificare l'esitazione che aveva avuto suo figlio in quella circostanza. Il Generale rimase a pensare a lungo sul fatto che Kylo Ren non aveva cercato di ucciderla, ma solo di disarmarla. Secondo Rey era solo una tattica per tentarla verso quello che Luke le avrebbe spiegato essere il Lato Oscuro, ma per Leia era una conferma della duplicità da sempre presente nel suo spirito.

C'è ancora luce in lui Aveva sentito sussurrare Leia tra sè e sè. Ripensò a cosa l'aveva guidata nella locanda, ed era sicura che non era stata quella opprimente e oscura aura che avvolgeva Kylo Ren come il suo mantello.
Non ci sarebbe mai più stata un'occasione come questa per scavare a fondo di questo mistero, e sapeva di doverne approfittare.

"Conosco chi ti odia e conosco chi ti ama. Vivo insieme a loro. Questo mi dà una certa prospettiva, non credi?"

Se l'espressione di Kylo Ren ne era una prova, Rey capì di averlo colpito. Lo vide stringere i denti, la pelle tesa faceva notare ancora di più il segno che, guarendo, gli aveva lasciato la cicatrice, ma fu il tremolio nella Forza che le diede la conferma.

Lo vide tirare in respiro veloce, un po' sofferto e un po' infastidito, poi il sguardo fu di nuovo insondabile e freddo.

"Che sciocca." le rispose guardandola negli occhi. "Se ora andassi su Jakku cosa potrebbero mai dirmi gli altri rovistatori di rottami di te." riprese a mangiare come se nulla fosse "Ti conosco più io di loro che sono stati coloro con cui hai vissuto. Ed io sono stato solo cinque minuti con te in una stanza."

Rey si sentì arrossire: che insolenza! "Essere legata ad una sedia da interrogatorio non lo definirei il modo ideale di fare conoscenza!"

Non sapeva cosa avesse di comico quello che aveva appena detto, ma avrebbe giurato di averlo visto sorridere di nuovo.

C'era qualcosa che non quadrava nel suo comportamento e decise, nonostante non volesse farlo, di sfiorare appena la sua mente, per sentirne le emozioni. Si aspettava di scontrarsi con una difesa d'acciaio, e in parte fu così, ma riuscì a percepirne vagamente la superficie attraverso. Fu come guardare un' immensa colata lavica, indurita, nera e spessa, spaccata da insenature scarlatte e ruggenti di magma. Si protraeva all'infinito senza un cambiamento, fino a che Rey non fu attratta da una piccola frattura bianca e luminosa. Un minuscolo ruscello, come un filo d'argento, puro e limpido scorreva scavandosi un canyon profondo. Era il punto in cui la superficie sembrava più spessa, più sfregiata, come se si fosse cercato continuamente di celarlo alla via vista. Riconobbe in esso l'increspatura che l'aveva guidata fino a lì: era Luce?

"Le apparenze ingannano, piccola rovistratrice. Questo vale per entrambi." disse Ren seriamente.

Rey rimase confusa dalla sua affermazione. Cosa voleva dire? Non doveva credere alla piccola Luce che vedeva in lui? La visione era una falsità, un riflesso di quello che poteva essere e che non sarebbe mai stato? Oppure tutto al contrario? Essa era la prova che una speranza di redenzione era ancora possibile? Perchè valeva per entrambi? Cosa aveva visto lui che lei stessa ignorava? Troppe domande a cui oggi, capì, non avrebbe dato nessuna risposta.

"Rey. Il mio nome è Rey." decise di rispondere.

Rey ripetè lui sottovoce soppesando il suo nome. Sentì la mente dell'uomo sfiorare la sua, non in modo invasivo e violento, ma simile a come aveva fatto lei stessa qualche momento prima.

"Sono stato sincero con te. Perchè continui a mentire?" le disse inchiodandola ancora con lo sguardo.

Lei si irrigidì, ma non sbattè ciglio. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla scossa. Anche se lo era, e molto. Come aveva fatto a capire? Sapeva anche di Luke?

Tuttavia non le diede il tempo di ribattere. "Ho concluso il mio addestramento." le disse con noncuranza "La prossima volta che ci vedremo sarà sul campo di battaglia, Rey."

"Sarà l'occasione per mostrarti il mio di addestramento." le rispose lei.

"E quella spada." le disse indicandola, nonostante ora fosse nascosta tra le pieghe del mantello "Non è la tua."

"I tuoi legami di sangue non contano nulla, Kylo Ren. Non ti apparterrà mai." rispose Rey seccatamente. Che faccia tosta!

Kylo Ren scosse la testa. "No." continuò "Non capisci: per quanto ti addestrerai nel suo uso non ne sarai mai maestra."

"Perchè?" Protestò Rey di getto, aspettando di sentirsi dire che lei non era nessuno e che non ne era degna. Non degna come poteva esserlo uno Skywalker.

"Ti ho visto." proseguì Ren "Combattere in modo proficuo con una staffa."

Rey cercò di ricordare l'occasione ma non ve ne erano: era impossibile che l'avesse vista su Jakku. Ti conosco più io di loro le aveva detto poco prima. La sua non era una testimonianza diretta, ma telepatica. Solo nella sua mente avrebbe potuto osservarla con la sua staffa.

"Arriverà presto il momento in cui costruirai tu stessa la tua spada laser." le disse sporgendosi "Sarebbe saggio forgiarla nella forma che per te è già come un prolungamento del tuo stesso braccio."

Rey corrugò la fronte, cercando di immaginare cosa le stesse suggerendo.

"Una spada a doppio laser? Non ho mai visto nulla del genere!"

Ren si adagiò di nuovo sullo schienale. "Saresti davvero una visione terrificante sul campo di battaglia."

Era più di un consiglio, si rese conto. Rey ebbe l'impressione che Ren non avesse usato la parola visione per caso. Aveva avuto come lei delle allucinazioni sul futuro grazie alla Forza?

Per la seconda volta Rey si sentì a disagio, ma cercò di mascherarlo in fretta "Sei così pazzo da consigliarmi l'arma che ti ucciderà?"

L'espressione di Ren era indecifrabile "Forse." rispose lui con calma "Non vedo per me una fine diversa da quella che deciderà questa guerra." Rey colse una stanchezza infinita in fondo ai suoi occhi. Che diavolo stava succendendo?

Il comunicatore che aveva nella tasca comiciò a suonare e Rey si affrettò subito a zittirlo, stringendoci la piccola mano attorno. Ren se ne era accorto comunque.

"L'ora dei convenevoli è conclusa" le disse allonatando la coppa e alzandosi in un movimento fluido ed elegante. Si sistemò i guanti e la guardò ancora prima di calarsi il cappuccio sugli occhi. Le si fermò di fianco, chinadosi fino a sussurrarle nell'orecchio.

"Arrivederci, Rey."

Se ne andò senza aggiungere altro e senza aspettarsi una risposta.

Rey si alzò di scatto e uscì velocemente dalla locanda tenendo lo guardo fisso a terra mentre la mente era ancora in subbuglio. Luke l'aveva chiamata più volte sul comunicatore e affrettò il passo per raggiungerlo. Solo quando arrivò in vista del Millenium Falcon si rese conto che non aveva pagato la consumazione, o peggio, che ora era in debito col Cavaliere di Ren.

Quella sera Rey guardò Luke Skywalker ascoltare senza una parola l'intero racconto dell'incontro con Ren.

"Insolito." commentò alla fine il Maestro Jedi.

Se neanche il suo Maestro riusciva a spiegarsi come i due avversari avessero fatto a parlare tanto senza accendere le spade laser, di certo Rey ne aveva ancora meno indizi.

Luke si girò verso di lei con un'aria curiosa.

"Hai detto che eravate in una locanda. Ricordi il nome?"

Rey scosse la testa "No, mi spiace." cercò allora di descriverla al meglio che potè "Si trovava nella parte est del mercato, aveva un'entrata smaltata di turchese." pensò ancora "Il locale era freddo e diversi metri sotto il livello della strada"

Luke stava annuendo. "Hai consumato qualcosa?"

"Si. Un dolce dalla strana consistenza, bianco e freddo."

"E Ren?" le chiese Luke. Per una volta sembrò non soffrire pronunciando il suo nome anzi, pareva quasi divertito.

"Anche lui." poi si ricordò il momento in cui era entrata e del cameriere intento a sparecchiare "Pensandoci meglio, credo lui ne abbia consumati diversi prima che arrivassi io."

Luke stava sorridendo.

Rey pendeva letteralmente dalle sue labbra "Cos'era Maestro? Cosa mi ha fatto mangiare?" chiese tutt'a un tratto allarmata. Ne aveva assaggiato solo un paio di bocconi, ma ciò non la rendeva affatto tranquilla.

"Hai mai sentito parlare del Biancogelo?" le disse Luke con calma.

Rey corrugò la fronte "No. Mai."

"E' una sostanza psicoattiva." le disse trattenedo a malapena un risolino "Si consuma come se fosse un dessert…"

Rey si alzò di scatto a bocca aperta, cercò di dire qualcosa, ma era troppo sorpresa per riuscire a formare una frase coerente. Si sedette di nuovo, guardando Luke negli occhi.

"Vuoi dire che si è comportato così perchè era come... drogato?" gli chiese incredula.

Il Maestro aveva rinunciato ormai a trattenere il sorriso. Che insolito miracolo era successo per cui Luke Skywalker fosse in grado di ridere per qualcosa che coinvolgeva suo nipote?

"No, non proprio. Non è così potente..." lo vide sforzarsi per provare a farla capire meglio che poteva "Ubriaco è forse il termine che si addice di più."

Nel momento in cui si guardarono negli occhi scoppiarono a ridere entrambi.

Più tardi Luke le raccontò di quando Ben Solo aveva assaggiato di nascosto per la prima volta il Biancogelo e Rey non potè fare a meno di pensare quanto fosse in errore Kylo Ren.