La storia inizia dal punto di vista di Maura.
- Irene
Sono ormai le undici di sera. La giornata non è stata pesante, ma mi sento estremamente spossata.
Le chiavi entrano nella serratura con un po' di fatica. Dovrei farla cambiare, questa dannata serratura.
Accendo le luci dell'ingresso, il colore chiaro dei muri mi colpisce in pieno gli occhi, abituati al buio delle strade di Boston.
Sono stanca, davvero stanca.
Vedo Bass con la coda dell'occhio, dietro al divano.
"Ehi piccolino, come va? Hai avuto una giornata tranquilla?" gli dico, accarezzando il suo guscio duro e ruvido.
Mi avvio verso il bagno, accendendo la luce sopra allo specchio. La lampadina fa un ronzio strano, scoppietta due volte e si spegne.
"Merda."
Sono abituata a trattenere le parolacce quando sono con altra gente, le imprecazioni non sono nel mio stile, ma quando sono a casa da sola divento un po' scurrile.
Recupero un paio di candele e le accendo, posizionandole sul bordo della vasca da bagno mentre faccio scorrere l'acqua, aspettando che diventi calda.
Un bagno rilassante è proprio quello che ci vuole.
Mi guardo allo specchio, sciolgo i capelli dalla coda di cavallo che mi ero fatta quella mattina e passo una mano attraverso quello che qualche mese fa era un ciuffo, mentre ora arriva alla mia spalla. Cavolo, i miei capelli sono proprio lunghi, ormai mi arrivano al seno. Dovrei andare a tagliarli.
Novembre in Boston è davvero un mese gelido, ma dentro casa fa caldo, sto quasi sudando, quindi mi spoglio di tutti i miei strati di vestiti. Pezzo per pezzo, la dottoressa Isles sparisce. La giacca di marca, la gonna stretta, le calze, è come togliere parti di me. Rimango in biancheria intima davanti allo specchio, inizio a struccarmi passando un dischetto di cotone sugli occhi.
Senza trucco mi sento indifesa, nuda, vulnerabile. Senza trucco rimane solo Maura, niente più dottoressa, niente più medico legale. Solo Maura.
Senza distogliere lo sguardo dai miei stessi occhi allo specchio, raggiungo il gancio del mio reggiseno con la mano destra. Ripongo la mia biancheria nel cesto del bucato.
L'acqua è arrivata all'altezza giusta, mi sfilo anelli, collana e orecchini e entro in vasca, una gamba dopo l'altra.
L'acqua quasi brucia al contatto con la pelle, ma io mi distendo, immergendomi fino al collo.
Chiudo gli occhi, crogiolandomi nel silenzio della mia casa. Il bagno è il mio momento di tranquillità.
Da piccola, quando abitavo con i miei genitori, non c'era nemmeno una doccia in casa nostra. Mia madre, nonostante i cinque bagni della nostra villa a tre piani, al momento di ristrutturarla si rifiutò categoricamente di fare installare qualsiasi "arnese infernale", come lo chiamava lei, che non fosse una classica vasca da bagno. Non me ne sono mai lamentata: ogni sera mi prendevo un'oretta per me, persa nei miei pensieri, avvolta dalla mia calda coperta di acqua e bollicine.
Ripensandoci, non avevo uno speciale bisogno di stare con me stessa, sola ci stavo già tutto il giorno. Però mi piaceva, ogni volta che mi strofinavo la pelle con la spugna impregnata di sapone mi immaginavo di lavare via la tristezza e la solitudine, e quando mi avvolgevo nell'accappatoio morbido, con le mie iniziali rigorosamente ricamate vicino all'orlo, mi piaceva credere di essere una nuova Maura, una Maura felice.
Queste sensazioni duravano molto poco. In effetti, la situazione cambiava non appena mi intrufolavo in salotto, già in pigiama, sperando di trovare mia madre pronta a darmi il bacio della buonanotte. Spesso però telefonava, o leggeva, o semplicemente aveva lo sguardo perso fuori dalla finestra e una sigaretta accesa tra le dita, ed io non volevo disturbarla.
Forse è stata la mia mancanza di coraggio, forse è stata la sua indifferenza verso le dimostrazioni d'affetto, fatto sta che quel bacio della buonanotte non l'ho mai ricevuto.
I ricordi iniziano a darmi fastidio, sento un nodo allo stomaco che si stringe e mi fa male.
Allungo una mano verso l'asciugamano che avevo precedentemente preparato accanto a me e mi alzo in piedi.
Solo uscendo dalla vasca da bagno mi accorgo della lucetta rossa che si illumina ad intermittenza sopra lo schermo del mio Blackberry, appoggiato sulla mensola sotto lo specchio. E' un messaggio.
"A quest'ora? E' quasi l'una.." penso mentre mi asciugo le mani e prendo il telefono.
"Ciao Maura! Non riesco a dormire, ho pensato di scriverti, magari avevi qualche consiglio per aiutarmi a prendere sonno ;) spero di non svegliarti! J."
Quando finisco di leggere il messaggio e mi guardo allo specchio mi accorgo di avere un sorriso ebete stampato in faccia.
Arrossendo controllo l'ora, l'sms di Jane risale a dieci minuti fa.
"Ciao Jane. Suggerirti una camomilla o del latte caldo con un po' di miele mi sembra banale, dal momento che oggi in tutto hai bevuto sei caffè! Però tentar non nuoce :) Spero di esserti stata utile. Buonanotte Jane! M."
Quella donna é impossibile. Beve decisamente troppo caffè, istantaneo per giunta. Caffeina di bassa qualità, di sicuro la aiuta a stare sveglia, ma non le fa per niente bene. Io ci ho provato spesso a farla smettere, a ridurre le dosi, ma niente da fare, Jane è una delle persona più testarde che conosca. Forse è quasi più testarda di me.
Mi asciugo in fretta e mi infilo la camicia da notte. Dopo essermi lavata i denti e assicurata di aver spento tutte le luci (e le candele) mi dirigo verso la camera da letto.
Il cellulare vibra tra le mie mani, un altro messaggio di Jane.
"Di camomilla non se ne parla, la odio da quando sono bambina. Proverò con il latte, giudicherai i risultati in base alle mie occhiaie di domani ;) Tu piuttosto, che ci fai sveglia a quest'ora? Non dici sempre che il tuo corpo non funziona se non riceve almeno nove ore di sonno? J."
Sorrido. Ha ragione, lo dico sempre. Ultimamente però non sto dormendo molto, sarà il freddo, sarà il tempo.
"Infatti ho paura che domani sarò un po' arrugginita. Per le tue occhiaie, hanno inventato una cosa pazzesca che riesce a coprirle, si chiama correttore! Dovresti provarlo, su di me fa magie ;) M."
Mi infilo sotto le coperte e sprofondo nel materasso. Metto la mano sinistra dietro la testa, come sempre, e inconsciamente aspetto di sentire il cellulare vibrare di nuovo.
Un po' di tempo dopo una lucetta rossa mi risveglia: è Jane, mi ha risposto, devo essermi addormentata.
"Tu non hai nulla da correggere Maur, vai benissimo così ;) J."
Arrossisco, di nuovo. C'è un altro messaggio, di qualche minuto dopo.
"Mi sa che ti sei addormentata. E mi sa che il latte con il miele su di me non funziona! Sogni d'oro Maur, ci vediamo domani :) J."
Confusa guardo l'ora: adesso sono le 3 e mezza di notte. Eh sì, mi sono decisamente addormentata.
Cercando di non puntarmi la luce dello schermo negli occhi spengo il telefono e lo appoggio sul comodino.
Ho altre tre ore per dormire, spero vivamente di non sembrare uno zombie domani mattina.
Con questo pensiero mi giro a pancia sotto e mi addormento, ancora sorridendo per i messaggi della mia migliore amica.
Fateci sapere se la trovate interessante e volete leggere il resto! xxx
