Titolo: Ai bordi della notte

Autore: Lilya

Genere: Angst/Drama

Protagonisti: OMC, Theodore Nott, Daphne Greengrass

Rating: PG-13

Disclaimer: Tutto © della Rowling, tranne Cadell Yarrow.

ATTENZIONE: SPOILER MINIMI per il 7° Libro

Note dell'autrice: la canzone citata è "Le moribond" di Jacques Brel. Non mi appartiene in nessun modo. Questa non è una song-fiction, ho semplicemente fatto una citazione.

Avviso: nonostante le mie pretese, io il francese non lo so – ergo, la traduzione farà abbastanza schifo. Sono andata metà a senso, metà per quello che suonava meglio. Mi scuso con tutti quelli che il francese lo sanno e li invito a ignorare completamente la colonna di sinistra.

Ringraziamenti: ad Ale, che ha letto 'sta roba e mi ha sopportata – grazie di tutto

AI BORDI DELLA NOTTE

I.

Ci siamo.

Il momento è arrivato.

Sembra impossibile – è proprio come Theodore aveva immaginato. Vorrei voltarmi a guardarlo, ma non oso, resto a fissare il tavolo.

Alla fine, ci siamo.

Sembra ieri che ho accettato di… seguire il piano di Nott.

Non posso crederci.

Eppure è così.

Il gran giorno è arrivato. Non so neanche se ne vedrò la fine.

Il mio giorno è arrivato, il nostro giorno.

Sento i miei compagni alzarsi da tavola – i fruscii delle vestaglie, il suono dei passi sulla pietra. Una cosa normale, ordinaria, l'avrò sentito un milione di volte eppure non vi ho mai prestato tanta attenzione.

Vi sento muovere, sento i vostri occhi addosso mentre mi passate accanto. Sento gli occhi di Astrid, la sento chiamare il mio nome una, due, tre volte, ogni volta con un tono diverso.

"Cadell…Cadell…Cadell!"

È una domanda, un sospetto, una supplica piena di paura.

Resto seduto. Non mi muovo.

La massa compatta dei nostri compagni la trascina via e non tornerà indietro, lo so.

Mi piacerebbe pensarlo, ma farsi illusioni è inutile.

La sfilata continua, sento i vostri occhi addosso.

Sorpresa, incredulità, rabbia, disgusto… Pensavo mi avrebbe fatto più effetto.

Serpeverde, sempre con una reputazione da difendere.

Qualcuno di voi ha capito, lo riconosco dai visi accuratamente neutri.

Un giorno, forse, mi sarete grati. Un giorno forse berrete alla mia salute mentre io arrostirò all'inferno, ma non preoccupatevi, terrò un posto anche per voi.

Dopo questo, l'Inferno non può essere poi tanto male.

Quanto vi odio in questo momento, quanto vi invidio.

Credete che non piacerebbe anche a me andarmene? Credete che sia facile restare qui?

Che rabbia che mi fate, io resto qui a combattere, resto qui a morire e voi invece ve la filate, sani e salvi, al sicuro anche grazie a me.

Che rabbia che mi fate, voi che continuate a vivere mentre io resto qui a morire.

Tornate a casa, dalle vostre famiglie, e potrete ancora leggere, mangiare, ridere, giocare a Quidditch, piangere, vedrete il mondo e un giorno vi sposerete e avrete anche dei figli, che magari andranno a Serpeverde.

Sento un muscolo contrarsi involontariamente dietro al ginocchio – quasi fosse pronto a scattare. Non ci vorrebbe molto ad arrivare da qui alla porta. Andarmene lontano, al sicuro, come voi… Nessuno me ne farebbe una colpa, nessuno.

Posso farlo. Sono ancora in tempo.

Astrid è sulla porta, la vedo in mezzo agli altri. Si volta indietro un'ultima volta prima di scomparire dietro l'angolo.

Astrid se n'è andata e io resto qui, mentre i Corvonero iniziano a muoversi.

Sono quasi sollevato. Se la caverà, Astrid è in gamba.

Si ricorderà di me, almeno lei, avrà capito tutto?

Forse non oggi, ma spero che un giorno capisca, almeno lei.

Capisca perché ho afferrato la sua mano sulle scale e l'ho stretta tanto forte da farle male, capisca perché le ho detto che l'amavo.

Ne avevo bisogno e spero che a lei non faccia troppo male.

Serpeverde o no, siamo esseri umani – con le debite eccezioni. Vedi alla voce "Oscuro Signore-che-è-già-qui-per-farci-a-fettine."

Per le pantofole di Merlino, oltretutto Theodore aveva ragione! Sangue magico, ha detto…

Sangue…

Avrei quasi voglia di ridere, soprattutto ora che la sala si è svuotata e sono rimasti solo quelli intenzionati a combattere.

Di nuovo ho tutti gli occhi addosso e so di sicuro che qualcuno ha le mani sulla bacchetta.

No, non tutti gli occhi… Mi volto anche io, c'è Theodore seduto là.

Alla fine è rimasto anche lui.

Non pensavo rimanesse, con tutto che è stata un'idea sua – perché fare un lavoro quando puoi incastrare qualcun altro a farlo al posto tuo?

Perché rischiare quando puoi mandare un altro a morire al posto tuo?

Ma forse mi sono sbagliato su di lui – forse non voleva morire da solo, l'unico Serpeverde in mezzo a tutti questi Grifondoro e compagnia bella.

Non ci accoglieranno a braccia aperte, nemmeno adesso.

"Signor Nott, signor Yarrow, avete sentito cosa è stato detto?" la McGranitt ci fissa severamente al di sopra degli occhiali.

Theodore sorride pigramente. "Perfettamente, professoressa."

"Avete compreso che si duellerà per uccidere?"

L'avvertimento non sfugge a nessuno dei due, infatti mi scappa una risatina.

La McGranitt si volta di scattò e mi fulmina con lo sguardo, ma non mi lascio impressionare. "Ne siamo perfettamente consapevoli."

Più di tutti voi, probabilmente.

Aspetta solo che i Mangiamorte ci riconoscano come membri di Serpeverde… se non ci ammazzano o se non li ammazziamo prima noi, siamo peggio che morti.

In confronto a noi gli altri hanno vita facile. Per loro non è una novità azzuffarsi con i maligni, malvagi Serpeverde.

Tecnicamente neanche per noi, ma non è proprio la stessa cosa.

Noi non possiamo permetterci di Schiantare o Disarmare l'avversario.

Quel che è peggio, noi combattiamo contro gente che abbiamo conosciuto dalla culla, contro le nostre stesse famiglie – e a ben guardare sarebbero anche le loro, ma non sono più i tempi in cui l'associazione a famiglie Serpeverde era ambita.

Anche per questo non posso biasimare troppo i miei compagni che se la sono filata – quanto avrei voluto essere dei loro…

A proposito di famiglia – guarda chi arriva. Daphne Greengrass, che deve essersi fatta la strada di corsa e abbraccia Theo, poi anche me.

E adesso?

E adesso niente, restiamo qui insieme come un Dream Team dei poveri. Il figlio di un Mangiamorte e due studenti come tanti, che avrebbero potuto essere in una Casa qualunque e invece sono finiti a Serpeverde e oggi vanno a morire per la loro Casa, quasi come tutti gli altri.

Speriamo che basti a salvarla, questa Casa.

La nostra storia è scritta nel sangue, ci dicono sempre, e allora ci vorrà del sangue per lavarla.

Il nostro sangue.

Non è un pensiero confortante.

Non riesco a scaldarmi le mani…sono così fredde. È come se avessi il ghiaccio dentro. E una gran voglia di vomitare.

Senza pensarci, inizio a canticchiare una delle vecchie canzoni di mia madre.

"Adieu l'Antoine je t'aimais pas bien
Adieu l'Antoine je t'aimais pas bien tu sais
J'en crève de crever aujourd'hui
Alors que toi tu es bien vivant
Et même plus solide que l'ennui
Adieu l'Antoine je vais mourir
C'est dur de mourir au printemps tu sais
Mais je pars aux fleurs la paix dans l'âme
Car vu que tu étais son amant
Je sais que tu prendras soin de ma femme
"

Stranamente appropriato e anche confortante.

"Je veux qu'on rie
Je veux qu'on danse
Je veux qu'on s'amuse comme des fous
Je veux qu'on rie
Je veux qu'on danse
Quand c'est qu'on me mettra dans le trou
.1"

Mezzanotte si avvicina.

È tardi per scappare.

Mamma e papà – chissà se capiranno, non lo so, non capisco nemmeno io…

Ma so che deve andare così.

Qualcuno deve restare, deve essere qui, adesso.

Anche noi Serpeverde siamo capaci di fare quello che deve essere fatto.


1: Traduzione.

Addio Antoine, non è che ti voglia tanto bene

Addio Antoine, non è che ti voglia tanto bene, sai

Io sto crepando oggi

Mentre tu, tu sei ben vivo

E anche più solido della noia

Addio Antoine, sto per morire

È duro morire in primavera, sai

Ma vado ai fiori, l'anima in pace,

visto che tu sei il suo amante

so che ti prenderai cura di mia moglie

Voglio che si rida

Voglio che si balli

Voglio che ci si diverta come pazzi

Voglio che si rida

Voglio che si balli

Quando mi si metterà nella fossa


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