"Andiamo Castle, c'è un omicidio..."

"Ehm, sì aspetta, fammi prendere questi documenti..." non riusciva a scollarsi dalla scrivania, continuava a raccogliere fogli e foglietti che aveva sparso nella sua porzione di tavolo

"Che c'è Castle, non ti bastano più gli omicidi che ti offriamo noi?" lo rintuzzò Esposito vedendolo alle prese con quella roba

"No Espo, pare che ora se li inventi anche" Ryan diede una gomitata complice al suo collega

"Non mi sto inventando niente, se voi mi ascoltaste un momento... se tiriamo delle linee in queste strade..."

"Ancora con la teoria del pugnalatore seriale, Castle?" Beckett aveva alzato gli occhi al cielo visibilmente seccata da quella storia che andava avanti già da un po' di tempo ormai

"Ma lo sai quante aggressioni ci sono a New York ogni giorno?"

"Sì che lo so, abbiamo già fatto questo discorso, le rapine, le guerre fra bande, i matti, ok, ma io sono sicuro d'aver trovato qualcosa... ok, facciamo così datemi un po' di tempo e saprò prevedere la strada precisa in cui il mio uomo colpirà"

"Ok"

"Affare fatto"

"E cosa scommettiamo?"

"Ma non saprei..."

"Niente, non si scommette niente! finitela di comportarvi da dodicenni, ed ora andiamo!"

Beckett li superò tutti e tre infilandosi nell'ascensore, spinse il pulsante senza aspettarli, le facevano andare il sangue alla testa quando si mettevano a battibeccare a quel modo

Attese nervosamente che Castle la raggiungesse in auto, lo sentiva sfuggente, era del tutto andato fuori di testa con quella storia del 'pugnalatore', una teoria che non aveva né capo né coda, faticavano a risintonizzarsi dopo la sua comparsa autunnale, lo aveva lasciato a braccetto della sua ex e se lo era ritrovato sul luogo di un delitto

Dio se le era mancato! Aveva agito quasi d'istinto, lo aveva fatto tornare, non sapeva neanche lei veramente il motivo, forse perché con Castle al fianco era tutto più... semplice, tutto, tranne la loro liaison

Lui infilò il naso in uno dei suoi inseparabili taccuini che aveva inzeppato di notizie, numeri, statistiche e non le rivolse la parola fino quando non arrivarono sul luogo dell'omicidio che avevano segnalato.

Prima di scendere dall'auto iniziò l'ennesimo discorso insensato che la fece andare su tutte le furie

"Fammi capire, non solo ti sei inventato un serial killer, ma ora la tua paranoia ti ha convinto di essere una delle possibili vittime? Io veramente, Castle non ho parole, davvero! Con la maledizione della mummia sarà anche stato divertente darti corda, ma ora basta!"

"Non ho detto questo Beckett, ho solo compilato un profilo di vittima ideale, tra quelle che ho già schedato e... ecco, mi sembra di ricaderci appieno"

"Certo, come tutti i maschi caucasici sopra i trent'anni che vestono meglio di un operatore ecologico, ma per favore Castle! se vuoi dirmi qualcosa fallo direttamente ok, e non t'inventare a queste assurdità"

"Ma io..."

Lo sportello dell'auto che sbatteva aveva messo fine a quello scambio assurdo, raggiunsero i compagni che si erano già radunati vicino alla vittima

"mi spiace Castle, ha un buco in fronte" l'accolse Esposito dondolando sui talloni

"niente lama da venti centimetri...o era trenta..." aggiunse Ryan continuando a punzecchiarlo

"smettetela ragazzi, non avrete più tanta voglia di ridere quando vi indicherò dove accadrà..." alzò l'ormai inseparabile taccuino come se contenesse sacre verità

"ok, qui abbiamo una vittima reale, ci vogliamo concentrare?" Beckett cercò nuovamente di riportarli alla ragione facendo scattare sull'attenti i due colleghi

"sì, certo, non ci sono testimoni..."

"stiamo controllando le telecamere..."

Le indagini di routine erano partite come al solito, i nastri gialli tirati a delimitare il perimetro, Lanie era già sul posto china sul cadavere, la scientifica aveva segnato alcune prove lasciate sul marciapiede. Era tutto come al solito, mancava solo una cosa, le battute fuori luogo di Castle che era insolitamente taciturno, e continuava a guardarsi attorno come se qualcosa non gli tornasse.

"che c'è, ci rendi partecipi?" lo rimbrottò Beckett quando lo pizzicò con la testa girata verso il fondo della strada, apparentemente del tutto disinteressato al caso

"eh, no, nulla è solo... questa è la Trentaquattresima, vero?"

"sì, angolo settima Avenue..."

"l'altra volta era angolo quarta... è troppo facile, no..." guardò l'orologio, poi di nuovo il suo taccuino su cui lo videro tracciare delle linee

"ma di cosa parli Castle? oddio, ancora il pugnalatore, senti, se non ti interessa questo caso io non ti obbligo a stare qui, ok, puoi anche andartene!" stavolta aveva del tutto perso la pazienza, lo aveva preso sotto braccio e accompagnato fuori dal perimetro. Lui aveva provato a spiegarle, ma non c'era stato nulla da fare, si era ritrovato in mezzo alla folla dei curiosi, a guardarla tornare sui suoi passi verso il cadavere che attendeva qualcuno che indagasse sulla sua triste e repentina fine

Rick sospirò, battendo con la penna sul suo quaderno, forse aveva esagerato con quella storia, non avrebbe mai voluto irritarla, dio solo sapeva quanto era stato felice di tornare al distretto, nonostante all'inizio tutti lo trattassero come il peggiore dei traditori, si era scervellato giorni a capire cosa avesse fatto di così grave, la sua unica colpa era stata accettare quella tortura estiva negli Hamptons... con la sua ex, ora ancora più ex che mai

Guardò l'orologio, l'ora che lui aveva ipotizzato per uno degli attacchi del suo personalissimo serial killer era passata da un po', e secondo i suoi calcoli il posto era proprio lì, a quell'incrocio, forse era veramente solo frutto della sua troppo fervida immaginazione. Magari aveva inconsciamente voluto dimostrare a Beckett che anche lui fosse capace di indagare, ma ce ne era bisogno?

Era tardi per il serial killer, ma non tardi per scusarsi con Kate, magari con un caffè doppio.

Si infilò il funesto taccuino nella tasca interna della giacca e si allontanò qualche metro, in direzione di un chiosco che aveva scorto in fondo alla strada.

Ritornava trionfante sui suoi passi, con i due bicchieri maxi formato tra le mani, assaporando il sorriso che, era certo, le avrebbe strappato

"Ehi, ma guarda dove vai!"

Un uomo dall'andatura piuttosto sostenuta lo aveva urtato facendolo quasi girare su sé stesso, era riuscito a salvare i due caffè per puro miracolo, poi si era dovuto fermare perché una fitta al costato lo aveva raggiunto immediatamente dopo. Eppure lo scontro non era stato così forte.

Beckett lo aveva osservato da lontano, si era riavvicinata ai nastri per cercarlo e scusarsi con lui per i modi un po' bruschi con cui lo aveva allontanato, si era girata verso di lui quando lo aveva sentito imprecare, aveva notato l'uomo sbadato che lo investiva, i caffè che decollavano, salvo poi ritornare miracolosamente nelle mani di Castle, aveva riso alla sua buffa espressione.

Poi tutto si era trasformato in incubo improvviso.

Esposito la vide cambiare repentinamente espressione e mettersi a correre verso il suo partner, che invece era rimasto fermo, come inchiodato da qualcosa che non gli permetteva di avanzare, di respirare.

Quando la giacca di Rick di era aperta per via dello slancio con cui aveva cercato di recuperare i caffè, Beckett l'aveva vista, una macchia rossa che si allargava sempre di più sul fianco. Arrivò da lui nel momento esatto in cui le sue gambe decisero di non avere più la forza di tenerlo su, riuscì ad evitare che cadesse malamente in avanti, si ritrovarono abbracciati, a terra

"Ti stavo portando il caffè"

"Me lo darai più tardi, ok"

"Non riesco a respirare"

"Non parlare, cerca solo di non svenire, guardami Castle, rimani sveglio"

Esposito l'aveva seguita, e quando aveva capito cosa fosse successo, era tornato indietro ad avvertire i colleghi, avevano immediatamente chiamato un'ambulanza e due agenti erano corsi lungo il marciapiede, in cerca del responsabile di quell'assalto insensato

Kate aveva strappato la camicia in cerca della ferita, non era stato facile a causa del sangue che ormai era dappertutto, la gabbia toracica si alzava ed abbassava troppo velocemente, alla fine la trovò, fino a quel momento non sapeva cosa fosse successo, ora vedeva chiaramente una ferita da fendente, profonda e lunga, potenzialmente mortale. Molto simile a quelle che Rick aveva catalogato in modo maniacale per settimane.

Mise istintivamente entrambe le mani sullo squarcio, premendo con tutta la forza, ma non riusciva ad impedire che il sangue continuasse ad uscire. Sentì la mano di Castle afferrare il suo polso, spostò lo sguardo dall'addome al suo viso, era bianco, la fronte imperlata di sudore, la guardava incredulo di quello che gli stava accadendo, "ci sono... andato vicino... ho sbagliato solo... l'ora"

Era l'ultima cosa che era riuscito a dire, aveva perso conoscenza immediatamente dopo, Kate era rimasta accanto a lui, inginocchiata, con le mani insanguinate riposte in grembo, ad assistere immobile alle manovre turbinose dei paramedici.