DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su -man, è tutto in mano ad Hoshino sensei... Se fosse stato altrimenti... Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo, e non il Diavolo sa dove lasciandolo da solo alla mercè di tre Noah imbecilli, di uno spione albino e di un abominio... *tira fuori le carte di Magic* "Posso giocare un ERADICATE sulla creatura?" u_u

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!


Ringraziamenti:

Anzitutto un grazie particolare a Princess21ssj, la giudice del contest di LIYL, dal cui giudizio ho preso in prestito metà dell'introduzione alla storia^^ Io non sono così brava con le presentazioni, lei invece ha saputo sintetizzare in dieci parole tutto il succo della Fanfiction XDD
Secondariamente ringrazio moltissimo §PucchykoGirl§, che mi ha involontariamente fornito lo spunto per metà di questa storia facendomi una battuta in una discussione sul forum di EFP XD
L'altra metà dei ringraziamenti vanno a My Pride, colei che ha indetto il contest da cui la storia prende il nome, che ha generato nella mia mente l'ambientazione di sfondo ed è quindi responsabile dell'assegnazione dei ruoli di Lavi e Kanda XD

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It's a Mistake... maybe


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New York. La Grande Mela. La città più caotica che avesse mai visto, ma a modo suo Kanda Yuu la amava. Forse.

Quando non bussavano con insistenza alla sua porta alle nove del mattino, dopo che aveva fatto il turno di notte al Distretto di Polizia cui era assegnato.

Kanda Yuu, ventidue anni, Giapponese, naturalizzato Americano da qualche anno. Attualmente impiegato come detective al 49esimo Distretto di New York, nel Bronx. Certo non il migliore dei posti possibile, ma almeno non era monotono, già... anche troppo,a volte,per i suoi gusti.

E quella notte era stata una di quelle poco monotone, quindi era stanco e voleva dormire. Se solo chiunque fosse a cercarlo l'avesse piantata di bussare!

Il rumore però non cessava. Quando poi ai fastidiosi colpi si aggiunse una voce di donna, Kanda seppe che non aveva scelta se non andare ad aprire, perché quell'arpia della portinaia non l'avrebbe mai lasciato in pace altrimenti. Di sicuro era venuta a lamentarsi di nuovo per l'affitto arretrato. Maledizione.

"Dannata strega!" inveì Kanda tra sé mentre infilava velocemente i pantaloni e si trascinava verso la porta, aprendola di botto.

Sbatté diverse volte le palpebre per essere certo di mettere a fuoco correttamente la faccia stupita che si trovò davanti e che lo fissava con gli occhi leggermente dilatati, le labbra bloccate a metà di ciò che stava dicendo e la mano ancora sollevata nell'atto di bussare.

- Ka-Kan...

- Lenalee! Che accidenti ci fai qui! - riuscì infine a proferire Kanda, allibito nel vedere la ragazza davanti alla propria porta. - Non dovresti essere al campus?

Lei diede un'altra occhiata al suo aspetto scarmigliato (non era abituata a vederlo con i capelli liberi sulle spalle) e portò una mano a coprirsi la bocca, emettendo una risatina imbarazzata.

- Ecco... mi hanno cacciato. - rispose candidamente, mostrando la valigia che aveva con sé. - Posso restare qui con te? Solo finché non trovo un'altra sistemazione, promesso! - aggiunse a mani giunte prima che Kanda potesse obiettare, notando che la sua fronte si era subito corrucciata.

- Che diranno i vicini? E la fottuta portinaia mi darà il tormento perché le ho portato una femmina in casa! - Kanda allargò le braccia in maniera molto eloquente a sottolineare il proprio punto di vista sulla faccenda. - Per non parlare di tuo fratello!

- Oh, lo sai che mio fratello si fida di te ciecamente. - Lenalee gli elargì la sua migliore espressione innocente e speranzosa, cui sapeva che il giovane Giapponese non riusciva a dire di no. - Ti prego...

Kanda sospirò, facendosi da parte per lasciarla entrare e sbattendo la porta dietro di sé. Il fatto che fossero cresciuti insieme la rendeva la cosa più vicina a un'amica che avesse mai avuto, ma non le dava il diritto d'intromettersi così nella sua vita... Avevano un buon rapporto, ma questo non significava che potesse tollerare di viverci insieme, per poco o tanto che fosse... Oh, dannazione!

La ragazza lo seguì docilmente, parcheggiando la valigia nella sua camera e rivolgendogli un altro sorriso disarmante: e Kanda seppe che avrebbe dormito sul divano. Quello era decisamente un pessimo inizio di giornata.

Avrebbe dovuto adattare il suo studio per far dormire la ragazza e riguadagnare così la sua stanza assieme alla privacy. E la cosa che più lo irritava in tutta la fottuta faccenda era che aveva un'idea assai precisa di chi fosse il colpevole dei suoi attuali guai. Ah, se avesse potuto mettergli le mani addosso!

- C'entra quel ridicolo nanerottolo albino che si picca di lavorare nel giornalino della scuola, vero? - sbottò Kanda in tono tagliente, ogni parola intrisa di veleno nell'uscirgli di bocca, mentre faceva accomodare la fanciulla in cucina e iniziava a preparare un the per entrambi.

Lenalee assunse un'espressione offesa, sentendosi punta sul vivo dalle parole del giovane. Verissimo, Allen non era granché bravo come cronista, ma trovava che non fosse necessario sottolinearlo in modo così brutale.

- Oh, non dire così, ora lo hanno assunto part-time in un vero giornale, il Daily Press! - esclamò, cercando di difendere il suo supposto spasimante dall'accusa d'incapacità che gravava su di lui.

- Come fattorino scommetto. - insinuò Kanda in tono sarcastico; un ghigno compiaciuto gli si formò sul volto nel vedere le iridi della sua attuale forzata compagna di appartamento dilatarsi: aveva fatto centro, pensò trionfante.

- Bè, bisogna pur cominciare in qualche modo, no? - ribatté Lenalee facendo il broncio.

Kanda trattenne un altro commento crudele, riempiendo le tazze e porgendone una alla ragazza, per poi sedersi di fronte a lei. Si portò il the alle labbra, sorseggiandolo con soddisfazione, quando un pensiero improvviso lo fulminò.

- Come diamine hai fatto a entrare? - chiese a bruciapelo. Era più che certo che l'arpia fosse sempre all'erta nella sua postazione, quindi qualcosa non tornava. - Con la valigia per giunta!

- Oh, gli ho detto che sono la tua fidanzata, e che mi trasferisco da te. - fu la risposta che ottenne.

La ragazza pronunciò quelle parole in modo così casuale, come se fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo, che Kanda non poté fare a meno di rivolgerle un'occhiata sconvolta.

- Hai detto... cosa? - boccheggiò, quasi strozzandosi con il the che stava bevendo. - Sei impazzita?

- Su, che male c'è, è solo per le apparenze. - minimizzò lei; sostenne lo sguardo incredulo di cui era oggetto con quel suo sorriso disarmante, e Kanda afflosciò le spalle, sconfitto.

Lenalee continuava a sorridergli, il volto radioso e l'espressione carica di aspettativa, gli occhi leggermente a mandorla, che tradivano chiare origini Cinesi, aperti a dismisura come quelli di un cucciolo.

Ormai la frittata era fatta, non gli restava che stare al gioco. Kanda sospirò; e non poteva neanche tornare a dormire.

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- Ehi, Lavi! - si udì gridare sopra il brusio di sottofondo della stanza. Il giovane con i capelli rossi che rispondeva a quel nome si voltò, una ciambella in bocca e la penna infilata dietro l'orecchio, rivolgendo uno sguardo interrogativo verso chi lo aveva chiamato. - Il vecchio Bookman sulla linea due! E sembra anche molto contrariato!

Maledizione, ancora! Era la quarta volta in due giorni che lo chiamava per lamentarsi dell'andamento del giornale, e lui non sapeva più che scusa inventare. Si sistemò la benda nera che gli copriva l'occhio destro, tirando un po' più giù la bandana con cui tentava inutilmente di tenere a bada le ciocche ribelli della sua fiammeggiante capigliatura, e si grattò la testa, pensieroso. E se si fosse fatto negare? No, troppo tardi ormai, doveva rispondere e affrontare le ire dell'anziano tutore. Dopotutto il giornale andava a gonfie vele, se al vecchio non piaceva come lo gestiva poteva anche venire in ufficio qualche volta e farsi il lavoro da solo. Sollevò la cornetta lentamente, con cautela, e l'accostò altrettanto prudentemente all'orecchio.

"Lavi! Dannato idiota!" urlò la voce dall'altro capo del filo. Anche se non poteva vederlo, gli occhi dell'uomo si strinsero fino a diventare due fessure dietro le ampie occhiaie nere che li circondavano profondamente entrambi.

- Ti voglio bene anch'io, nonno. - rispose il giovane,allontanando il ricevitore a distanza di sicurezza per il suo timpano. Un occhio cieco era più che abbastanza, non voleva anche diventare sordo da un orecchio.

Lavi Bookman, ventidue anni, nazionalità ignota. Incolti capelli rossi fermati ad hoc da un'assurda bandana, nel tentativo di coprire la sua mutilazione all'occhio destro. A detta di tutti un vero crimine, visto il colore dell'altro, di un verde intenso, venato come le foglie di the.

Adottato da Bookman Senior, il proprietario del giornale in cui tuttora lavorava, era, adesso, a tutti gli effetti, Americano. Già pluri-laureato alla sua giovane età, il ragazzo prodigio doveva essere l'orgoglio del suo tutore e mentore.

Invece, attualmente era la sua disperazione. Il giornale che avrebbe dovuto essere una testata seria e irreprensibile, sotto la sua direzione si stava lentamente trasformando in una pubblicazione di attualità, cosa che il vecchio Bookman considerava l'anticamera della squallida rivista scandalistica. Inutili i suoi sforzi di fargli capire che aveva salvato il giornale dal fallimento. Un quotidiano di storia non era una scelta molto in linea con il mercato...

"Ti voglio subito dietro al ritrovamento di quei reperti archeologici, capito?" stava gridando Bookman. "E voglio l'articolo sulla mia scrivania domani stesso!"

Che altro poteva fare? Stavolta doveva cedere, dopotutto quella scoperta aveva una certa rilevanza, sarebbe stato un buon articolo.

- Va bene, va bene, smetti di agitarti o ti verrà un colpo, brutto vecchiaccio incartapecorito! - rispose in tono canzonatorio. - Ci vado subito.

"Lavi! Porta rispetto, nipote degenere!" intimò il vecchio Bookman, ma ormai Lavi aveva chiuso la comunicazione.

- Ehi, Johnny! - gridò all'ometto di poco prima, mettendosi la macchina fotografica a tracolla. - Io devo andare a fare un servizio, ripescami l'albino, ho bisogno di qualcuno che mi assista con le foto.

Questi annuì, precipitandosi verso il lato opposto della stanza, e Lavi si diresse all'ingresso, in attesa del suo assistente.

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Kanda tirò un sospiro di sollievo quando, finalmente, tre giorni dopo l'arrivo in casa sua di Lenalee poté riappropriarsi dell'amato letto. Sapeva che non se ne sarebbe andata tanto presto, quindi avrebbe dovuto dividere lo studio con lei e preferibilmente indulgere nel suo attuale passatempo primario (dopo gli esercizi con la sua amata katana, ovvio) in assenza della ragazza; oppure portarsi il computer in camera, visto che Lenalee aveva il suo.

La cosa importante era che lei non l'avesse mai sorpreso a scrivere. Gli sarebbe senz'altro costato caro in termini di orgoglio, ma, soprattutto, Lenalee avrebbe subito preteso di leggere ogni cosa dando il proprio dannato parere e immischiandosi nel suo lavoro, criticando le sue scelte e iniziando a fornire suggerimenti ovunque. Per non parlare del fatto che avrebbe sicuramente cercato di convincerlo a cambiare la trama delle sue storie...

Quindi no, lei non doveva nemmeno sospettare che il suo sogno attualmente fosse di diventare uno scrittore, e che stava già da tempo inviando i suoi lavori a tutte le case editrici disponibili a esaminare le opere di autori emergenti. Non che ci fosse qualcosa di male, no, però...

Finora ogni file che aveva inviato era stato rifiutato da ciascuna casa editrice e lui non voleva rendere pubblica quella sconfitta; era troppo imbarazzante per qualcuno fiero come Kanda. Lo faceva sentire sciocco e, inoltre, insicuro delle sue reali capacità, anche se non lo avrebbe mai ammesso, mai.

Però riteneva di essere molto migliorato da quando aveva iniziato a scrivere e l'ultimo racconto che aveva appena finito lo faceva ben sperare. Era molto fiducioso a riguardo, ci aveva messo tutto il suo impegno a creare quel poliziesco, grazie anche alle sue conoscenze di prima mano del settore. Ora non gli restava che spedirlo all'ennesimo editore e attendere.

Si trattava di una Casa Editrice minore questa volta, con un nome così banale, 'Editoriale Bookman', che fino ad allora non l'aveva mai considerata tra quelle cui inviare i suoi scritti; ma adesso che era quasi alla disperazione tutto tornava buono.

Gli seccava ammetterlo, ma aveva davvero bisogno di soldi extra e vendere uno dei suoi racconti poteva aiutare, per quel poco che gli avrebbe fruttato se fosse stato accettato. Sospirò, affidando il pacchettino contenente il prezioso CD alle poste e sperando che la fortuna girasse, questa volta.

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Lenalee era molto curiosa sul perché Kanda fosse così protettivo e misterioso intorno al suo computer; dopotutto, ora che non andava più all'università gli serviva solo marginalmente, al massimo per battere qualche rapporto a casa anziché al Distretto di Polizia. Allora perché le aveva proibito categoricamente di toccarlo?La cosa era sospetta, per cui molto, molto interessante.

Se Kanda Yuu nascondeva qualcosa, c'era sempre una buona ragione dietro, che quindi la rendeva assolutamente importante da scoprire. E Lenalee aveva ottimi voti in informatica: avrebbe forzato la password.

Un giorno nel quale Kanda faceva il turno di notte, la ragazza si decise ad agire, sapendo di avere la tranquillità di un'intera nottata per tentare d'inserirsi nel computer dell'amico. Con sua somma sorpresa però, Kanda si rivelò più prevedibile di quello che avesse osato sperare; Lenalee entrò al primo tentativo: il giovane aveva usato come password il nome della propria spada, Mugen.

"Troppo ovvio, Kanda-kun!"si disse la fanciulla, ridacchiando compiaciuta tra sé mentre iniziava a frugare fra i files del suo attuale coinquilino. Non le ci volle molto a individuare la cartella incriminata, Kanda non aveva fatto molti sforzi per mascherarla e, in effetti, perché avrebbe dovuto? Viveva da solo... fino a poco tempo prima, certo.

Lenalee aprì il primo file, credendo si trattasse di una collezione di storie (o foto) hard che Kanda si vergognava lei potesse scoprire, invece restò a bocca aperta nel constatare che il suo amico d'infanzia, quello stesso Yuu Kanda che si era sempre mostrato freddo e insofferente di fronte a qualunque cosa, lo stoico, insensibile, cinico Yuu Kanda che credeva di conoscere come le sue tasche, scriveva racconti.

E non pareva trattarsi di un capriccio, erano meticolosamente catalogati e all'interno di ciascuno erano segnalati tutti gli editori cui li aveva inviati (e dai quali erano stati puntualmente rifiutati) con date e annotazioni.

Il suo Kanda-kun voleva diventare scrittore! Questa sì che era una notizia scioccante.

La ragazza copiò l'intero contenuto della cartella in una penna USB e lo riversò nel suo portatile, rimettendo poi tutto com'era in camera di Kanda: si sarebbe letta ogni cosa con calma.

Fin dal principio le fu chiaro perché gli editori avevano scartato tutti i lavori del giovane: definirli banali era un eufemismo. Per quanto si fosse impegnato, le sue lacune in fatto di grammatica erano più che evidenti, i suoi schemi erano scontati, i personaggi piatti e poco sviluppati, le situazioni senza mordente.

Il background però era molto accurato, grazie al fatto che lui lavorava come detective, quindi le storie avevano delle potenzialità, bastava svilupparle un pochino...

Per cui, Lenalee decise che gli avrebbe dato una mano, volente o nolente. Così, partendo dal primo racconto, si adoperò per correggerli tutti da capo a piedi, sviluppandoli e aggiungendo mordente alla trama con il suo 'tocco personale'. Ora doveva solo aspettare che Kanda decidesse di spedire a un altro editore, scambiare i file, e il gioco era fatto.

Quindi iniziò a sorvegliarlo con molta discrezione, ponendo particolare cura che ogni sua azione, ogni domanda, sembrasse all'amico assolutamente casuale; e Lenalee era dannatamente abile ad apparire innocente.

Presto le fu chiaro che Kanda stava lavorando a un altro racconto e la ragazza prese a dedicarvisi parallelamente quando lui era di turno al Distretto, ammirata dalla fantasia che il giovane dimostrava di possedere e di cui lei non avrebbe mai creduto fosse capace.

Le era sempre sembrato così... materiale. Ogni emozione scrupolosamente tenuta sotto controllo, niente sogni, niente illusioni. Invece si era sbagliata, si rese conto Lenalee. Kanda sognava. E sperava. E lei lo avrebbe aiutato a realizzare il suo desiderio.

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Due settimane dopo, Kanda sembrava pronto a spedire, Lenalee poteva dirlo dal tempo che trascorreva al computer quando non era di servizio al Distretto. E poi era comparsa la busta, che aspettava le fosse apposto sopra un indirizzo, sul piano della scrivania in camera del giovane.

Anche lei era pronta e, dopo l'ultimo controllo al testo di Kanda,preparò il suo CD; quindi gli tese una trappola, fingendo di andare a lezione e appostandosi invece in una via laterale, intenzionata a seguirlo.

Kanda uscì di lì a poco, si guardò intorno, poi proseguì verso la sua meta con aria assente. Lenalee sapeva di non avere speranze di seguirlo senza essere scoperta, ma dalla direzione poteva indovinare l'ufficio postale cui Kanda era diretto: lo avrebbe preceduto.

Seduta dentro il bar di fronte all'edificio delle Poste, osservò il giovane entrarvi, proprio come si aspettava; attese pazientemente che uscisse e si allontanasse a sufficienza prima di passare all'azione, in modo da evitare il rischio di essere scoperta. Avrebbe messo in scena una recita da Oscar.

Entrò nell'ufficio fingendosi preoccupata, ostentando un visetto appena imbronciato, e si avvicinò esitante all'uomo che era allo sportello lettere e pacchi, rivolgendogli un sorriso imbarazzato. Questi la salutò cordialmente, chiedendole di cosa avesse bisogno.

- Ho combinato un guaio... - confessò la ragazza, abbassando lo sguardo e stropicciando nervosamente la cinta della borsetta. - Ma non so se lei mi può aiutare. - aggiunse poi,tornando a guardare l'uomo in viso e sfoggiando la sua espressione più innocente.

- Che le è successo mai, signorina! Mi dica tutto, vedrà che troveremo una soluzione! - si offrì immediatamente l'uomo, un lieve rossore che gli compariva sulle guance.

Lenalee si congratulò mentalmente con sé stessa: lo teneva già in pugno.

- Oh, vede, ho sbagliato a inserire il CD nella busta che il mio principale è venuto a spedire questa mattina, e se si accorge per me sono guai grossi! - si lamentò, fingendosi disperata. - Quell'uomo è senza cuore, è capace di licenziarmi. - aggiunse, combinando per buona misura un finto singhiozzo a quella rivelazione.

- Su, non faccia così, mi descriva il suo capo e la busta, vediamo di ritrovarla e scambiare il contenuto. Ha con sé il CD giusto vero? - chiese l'impiegato, prendendo il box con la corrispondenza accettata fino a quel momento e appoggiandoselo sulle gambe.

Lenalee annuì, cercando di sopprimere il guizzo trionfante che minacciava d'illuminarle gli occhi.

- Oh - iniziò - il mio capo è un giovane piuttosto alto e magro, lineamenti orientali, lunghi capelli neri raccolti...

L'uomo allo sportello la interruppe con un gesto secco, scuotendo il capo.

- Quell'arrogante è il suo principale? Ci credo che le fa tanta paura, è di una maleducazione disarmante. - affermò; raccolse una busta da terra, porgendola alla ragazza. - Avevo deciso di lasciarla qui per un bel pezzo, visto come mi ha trattato, ma se ci va di mezzo lei, signorina, non posso permetterlo.

Lenalee faticò un bel po' per evitare di scoppiare a ridere, era certa che ci sarebbe voluto meno di un minuto all'impiegato per identificare Kanda, dati i suoi modi non propriamente civili.

'Noah's Ark Editore', campeggiava a grandi lettere come destinatario; dunque era questa la casa editrice che aveva scelto stavolta.

"Piuttosto sconosciuta," rifletté Lenalee.

Aprì la lettera con perizia, sostituendo il contenuto con il suo prezioso lavoro: aveva incluso tutti i racconti scritti da Kanda spacciandoli per una raccolta, visto che i personaggi principali sembravano essere gli stessi in ognuno di essi.

- Grazie, davvero, lei mi salva la vita! - esclamò poi,sfoggiando un folgorante sorriso. - Può anche buttarlo. - aggiunse, consegnando l'altro CD nelle mani della sua vittima, che la fissava ipnotizzato.

- Di nulla signorina, se posso essere d'aiuto sono sempre disponibile. - replicò prontamente detta vittima, seguendo la fanciulla con lo sguardo mentre usciva e salutandola cordialmente.

- Sei un idiota, Victor si udì immediatamente dopo, allorché una collega apostrofò l'uomo dalla postazione accanto. - Meno male che non hai una moglie.

Lungo la strada del ritorno Lenalee quasi saltellava dalla gioia. Si congratulò ampiamente con sé stessa: il suo piano era perfettamente riuscito e presto sperava di avere buone notizie. Ora poteva recarsi a lezione con il cuore in pace.

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Kanda era in ansia, gli sembrava un'eternità da quando aveva spedito il file con il nuovo racconto e ancora non riceveva notizie; e non sapeva se interpretarlo come buono o cattivo segno. Per fortuna Lenalee non sembrava accorgersi del nervosismo che lo possedeva, così non lo tormentava con la sua irritante apprensione.

Poi,un pomeriggio, la ragazza rincasò dal college raggiante, stringendo in mano una busta che sembrava contenere documenti di qualche sorta. Lui si era appena svegliato, la notte passata era in servizio ed era stata come sempre una pessima nottata.

- Kanda-kun! Guarda, hai ricevuto una lettera da una Casa Editrice! Deve essere importante! - chiocciò Lenalee; gliela porse, e Kanda sbatté le palpebre, incredulo, pensando di stare ancora dormendo. Era un plico troppo grande per contenere il solito 'Ci dispiace ma non è il genere di storie che ci interessa'. Guardò la ragazza con aria interrogativa. - Me lo ha dato la portinaia. - affermò lei. - Su aprilo! Non sei curioso di sapere cosa mai vogliono da te?

Kanda era troppo sorpreso per opporre resistenza, strappò lentamente la busta e ne estrasse il contenuto, iniziando a leggere la lettera che accompagnava il mucchio di fogli. No, impossibile! Avevano accettato il racconto! E quei fogli erano il suo contratto!

Lesse velocemente, poi iniziò con le clausole del contratto e qui la sua fronte si corrugò. Lui non capiva molto di burocrazia e clausole legali...

Sospirò. Volente o nolente avrebbe dovuto chiedere l'aiuto di Lenalee, cosa che adesso non gli sembrava più tanto terribile visto che non si trattava di un fallimento; e non doveva dirle per forza dei precedenti.

- Ecco, io... scrivo. Racconti. - ammise Kanda, immaginando la confusione di lei nel vederlo così scosso dal contenuto della lettera. - Mi dicono... lo comprano. - concluse, deglutendo a fatica.

- Ma è una cosa bellissima, Kanda-kun! - esclamò Lenalee, fingendosi sorpresa. - Non credevo ti piacesse scrivere! - mentì, e gli sorrise con aria comprensiva. - Dammi qui, leggo io il contratto, sarò il tuo manager!

"Oh, no! Ho creato un mostro..." pensò Kanda, ma ormai era tardi per tirarsi indietro; inoltre, ora la ragazza avrebbe preteso di leggere le sue storie.

Scosse la testa, sconsolato.

E così Kanda Yuu firmò il contratto con la Casa Editrice Noah's Ark. E il suo libro di racconti fu pubblicato. E in breve tempo divenne un best seller. E Kanda non capiva come fosse stata possibile una cosa simile.