Fino all'ultimo respiro
Capitolo 1:
"Toro scatenato"
This e La prima volta Che mi cimento in Una fanfiction e non vi nascondo Che Sono molto emozionata, Spero Che il mio racconto vi piaccia. Commentate mi raccomando 😊
E ora ... Buona Lettura ❤
La giornata era iniziata come al solito negli uffici dell'NCIS eccetto per un particolare, l'agente molto speciale Anthony DiNozzo non era ancora arrivato e questo aveva fatto sorgere i sospetti più improbabili nella testa dei suoi colleghi Timoty McGee e Ziva David.
"Strano è in ritardo! Non rientrava oggi dalla vacanza?" mormorò Ziva fissando la scrivania vuota davanti alla sua.
"Starà perdendo tempo con la nuova cameriera della caffetteria, sai com'è fatto Tony" risponse il collega continuando a tenere lo sguardo sul pc.
"No McGee, diccelo tu, com'è fatto?".
"Ahm buongiorno capo!" scattò il più corpulento del gruppo.
"Stavamo parlando di Tony, non è ancora arrivato" fece notare Ziva impettendosi mentre già si pregustava la strigliata che gli avrebbe dato Gibbs quando si fosse presentato sul posto di lavoro.
Jethro non sembrava interessato all'argomento e prese posto dietro la sua scrivania con la sua solita aria annoiata, bevve un sorso di caffè e rispose: "Questo lo vedo da solo David".
Ziva e Tim si scambiarono una sguardo accigliato, poi ripresero le loro attività, ma dopo pochi minuti la donna riprese la parola: "Sta seguendo un caso?" chiese guardando il suo capo.
Gibbs scosse il capo: "No che io sappia, ora pensi di metterti a lavorare?".
L'acidità nel tono di voce del capo convinse l'agente del Mossad a non fare altre domande e a riprendere il suo frenetico pigiare sulla tastiera.
"Gibbs? Nel mio ufficio ti devo parlare" la voce del capo dell'NCIS Leon Vance riempì l'ambiente.
Ziva e McGee si scambiarono un'occhiata allarmata, mentre il loro capo, l'agente Gibbs si avviò per le scale salendole due gradini alla volta.
"Cosa c'è Leon?" sospirò Gibbs visivamente seccato, non gli era mai piaciuto avere a che fare col suo superiore e poi quell'ufficio gli riportava alla mente sempre tristi ricordi che non sempre riusciva a ricacciare in fondo al cuore, in quel posto, la presenza di Jenny era ancora molto forte.
"Siediti" lo invitò Vance.
"Sto bene così" ribatté l'altro nervosamente.
Leon Vance rimase alcuni secondi in silenzio in modo da poter ben raccogliere le idee, poi aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori un fascicolo che porse al suo subalterno senza aggiungere altro. Gibbs lo aprì e lesse le prime due righe: "Indagine segreta sotto copertura, nome in codice Toro scatenato. Agente sotto copertura: Anthony DiNozzo. Stato attuale: non reperibile". Lo sguardo di ghiaccio di Jethro si spostò dal fascicolo a Vance e viceversa: "Che significa?" chiese accigliato.
"Quello che vedi, ho mandato DiNozzo sotto copertura, ma ne ho perse le tracce alcuni giorni fa" rispose con calma l'altro, una calma che fece montare ancora di più la rabbia di Jethro che sbatté il fascicolo sulla scrivania:
"E' questo che vorrebbe dire? Hai mandato un mio agente sotto copertura senza dirmi nulla e ora l'hai perso?" urlò tutto d'un fiato.
"DiNozzo è un mio agente ed è uno dei migliori…" ribatté Vance, ma Gibbs lo interruppe: "Lo so benissimo che è uno dei migliori ma è nella mia squadra, non avevi il diritto di mandarlo in missione senza avvisarmi!".
"Adesso basta!".
La voce di Vance era così alta da essere udita persino fuori dall'ufficio dove Tim e Ziva si erano riuniti in attesa di risposte; avevano subito intuito che c'era qualcosa che non andava e volevano saperne di più.
"Ascoltami bene Gibbs, azzuffarci adesso non ci aiuterà a trovare DiNozzo. Lui potrebbe essere in pericolo, dobbiamo trovarlo!" riprese l'uomo a capo dell'NCIS, l'altro non rispose in attesa che continuasse, "Toro Scatenato è una missione top secret che riguarda il coinvolgimento di alcuni pezzi grossi della marina all'interno di un circolo di scommesse su un giro di lotte clandestine. Il compito di DiNozzo era quello di infiltrarsi come lottatore e capire chi era a capo di questo giro".
"Perché noi? E perché Tony?" chiese Gibbs con una strana calma.
"Te l'ho già spiegato, la tua è la squadra con gli elementi migliori, certo forse in questo caso sarebbe stato più conveniente mandare la David, ma gli incontri si svolgono solo tra uomini per cui lei non poteva essere presa in considerazione e poi DiNozzo è un ottimo lottatore".
La spiegazione di Vance convinse Gibbs che con un cenno del capo lo invitò a continuare.
"I nostri contatti si sono interrotti due pomeriggi fa, quando si è interrotto il segnale del suo GPS, so che avrebbe dovuto disputare un nuovo incontro, ma non mi ha fatto rapporto e sinceramente sono preoccupato".
"Preoccupato che la tua preziosa missione vada a rotoli o di avere un altro agente sulla coscienza?".
La domanda tagliente di Gibbs non ricevette risposta a parte uno sguardo penetrante da parte del suo superiore. Sapeva quanto Gibbs tenesse alla sua squadra, ma lui non era tipo da sottomettersi tanto facilmente e, tantomeno, ad un suo subalterno.
"Su quel fascicolo troverai tutti i dati relativi all'indagine, prendi con te il resto della tua squadra e tirate fuori DiNozzo da quella base!" ordinò. Jethro non rispose ed uscì dall'ufficio.
Appena fuori dall'ufficio di Vance, Gibbs incontrò i suoi due agenti: "McGee, tracciami tutti i movimenti relativi a questo numero di cellulare, Ziva tu con me".
Senza fare domande il gruppo si divise.
BASE NAVALE SULU:
"Allora come sta il nostro uomo?" chiese uno dei marine di vedetta addetto alla guardia del prigioniero.
"Pare non abbia ancora parlato, possiamo fargli di tutto, ma continua ad avere quell'aria strafottente, mi fa una rabbia!" risponde un secondo.
"Ora ci penso io a farlo parlare" sogghignò il primo a denti stretti.
La porta stagna si aprì lentamente, l'interno della stanza era poco illuminato, le pareti erano annerite e macchiate da vecchie gocce di sangue, l'odore di ruggine e sudore era insopportabile. In mezzo alla stanza un uomo era legato per le mani al soffitto, il capo chino, i capelli spettinati e madidi di sudore, il respiro corto. Il marine si avvicinò, prese la spranga di ferro che era vicino ai suoi piedi e diede un colpo secco al costato dell'uomo che gemette tossendo gocce di saliva e sangue.
"Buongiorno agente DiNozzo" sorrise l'aguzzino.
Tony sollevò appena il capo, tracce di sangue e sudore gli imperlavano il viso: "E' già ora di colazione?" sorrise beffardo mostrando il rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca.
L'altro sorrise di rimando: "Continui ad avere la risposta pronta, eh?" tuonò alzandogli il mento con l'estremità del tubo, "fuori da qui sarai anche un agente, ma qua dentro sei solo un piccolo pezzo di merda che posso schiacciare come voglio! Qui nessuno verrà a cercarti, posso fare di te quello che mi pare!"
"Un piccolo pezzo di merda che ti ha sbattuto in galera tempo fa e che lo rifarà a breve" rispose Tony lentamente. L'altro non rispose ma gli assestò un nuovo colpo al tronco facendolo oscillare. Tony strinse i denti per evitare di urlare, il dolore era insopportabile, ma doveva resistere. Di sicuro Gibbs sarebbe venuto a salvarlo o almeno lo sperava.
"Sei stato fortunato, eh? Finire proprio nella mia squadra… avresti potuto fregarci tutti ed invece sono io che ho fregato te!" riprese l'uomo sedendosi su una pila di casse di legno. "Allora, dov'è il marine che hai fatto scappare?".
"Dove non lo troverai mai" sussurrò in una smorfia di dolore, "e con lui non troverai mai le prove di quello che sta succedendo in questa base. Presto il marine Korghin porterà le prove al capo dell'NCIS e voi finirete tutti di nuovo in galera!" concluse tossendo nuovamente.
"Tu maledetto figlio di puttana!". L'uomo esplose in tutta la sua rabbia, prese la spranga iniziando a colpire alla cieca il corpo di Tony che gemeva sotto i colpi, il viso, la testa, il ventre non c'era un punto del suo corpo che non venisse percosso con forza. Alcuni schizzi di sangue bagnarono il pavimento ai piedi dell'agente dell'NCIS, ma il suo aguzzino ormai cieco di rabbia non sembrava accennare a fermarsi.
"Ehi, che cavolo fai? Così lo ammazzi sul serio!" intervenne il marine di guardia.
Quando lasciò andare a terra a spranga ormai ricoperta di sangue, Anthony era già di nuovo privo di sensi.
Stando al fascicolo del direttore Vance, nella base di Sulu solo 2 persone erano a conoscenza che Tony fosse un infiltrato: il tenente Gilliam e il sottotenente Carter.
"Da dove incominciamo Gibbs?" chiese Ziva mentre percorrevano insieme il parcheggio della base militare.
"Da lui" indicò Gibbs un uomo sulla mezza età vestito in divisa. "Tenente Gilliam? NCIS, io sono l'agente speciale Gibbs e lei e l'agente David, abbiamo bisogno di farle qualche domanda".
L'uomo visibilmente sorpreso dalla loro presenza non rispose ma gli indicò di seguirlo con un cenno della mano. Oltrepassarono la zona adibita a dormitorio e raggiunsero l'ufficio dell'uomo. Una volta dentro, quest'ultimo prese posto sulla sua poltrona in pelle, mentre gli agenti dell'NCIS si sedettero dall'altra parte della scrivania.
"Immagino siate qui per il vostro agente" sospirò l'uomo portandosi una mano sulla fronte.
"Cosa può dirci dell'agente DiNozzo?" chiese Gibbs impassibile.
"Abbiamo avuto l'agente DiNozzo nostro ospite per una settimana, è un agente in gamba, molto preparato. Qui si è fatto subito notare per le sue doti militari e di lotta a mani nude, una cosa fondamentale vista la sua missione…" rispose l'uomo prendendo un sigaro dalla scatola.
"E….?" chiese Gibbs invogliandolo a continuare il suo racconto.
"E nulla, i talentuosi o le teste calde una bella notte spariscono e ritornano solo sotto forma di cadaveri, per questo abbiamo chiesto all'NCIS di indagare. Noi non siamo riusciti a venirne a capo, ogni volta che scompare un marine è come se venisse inghiottito nel nulla…".
"Cosa intende dire?" chiese Ziva.
"Quello che ho detto! Sparisce ogni segno del suo passaggio: registro, cartelle cliniche, è come se non fosse mai esistito" rispose il tenente aspirando del fumo.
"E non le sembra strano?" intervenne Gibbs, ma l'uomo si strinse nelle spalle.
"Quanti marine sono spariti in questo modo?" domandò Ziva.
"Compreso il vostro agente? Sono tre marine nell'ultimo mese".
"Ma com'è possibile che nessuno ne rivendichi la scomparsa?" scattò la donna del Mossad.
"Non scelgono marine a caso, scelgono persone che non hanno legami, persone che non hanno famigliari, amici o parenti" sospirò l'uomo, "nella scheda del vostro agente era indicato che era orfano e solo al mondo, una vittima ideale, perché in caso di scomparsa nessuno sarebbe venuto a cercarlo, mentre la marina, dopo un primo accenno di ricerca, avrebbe archiviato il tutto come diserzione e tanti saluti".
"Assurdo!" si lasciò scappare la donna guardando Gibbs.
"Sa dirmi se Tony aveva legato con qualcuno dentro la base?" chiese Jethro.
L'uomo ci pensò su, poi un'idea gli balenò negli occhi: "Ma certo! Una recluta: Jamie Steward".
"E dove possiamo trovarlo?" chiese Ziva.
L'altro scosse il capo: "E' sparito con l'agente DiNozzo, sono stati portati via in due quella notte".
"Capo ho rintracciato gli spostamenti del cellulare di Tony" esortò l'agente McGee vedendoli ritornare.
"Eh?" chiese Gibbs avvicinandosi alla scrivania dell'uomo.
"Pare che l'ultima volta che il cellulare di Tony ha agganciato una cella telefonica si trovasse ad est in una vecchia zona residenziale, il che mi sembra strano perché li ormai non ci sono altro che vecchi ruderi e fabbriche abbandonate" rispose stringendo gli occhi.
"Ti sbagli McGee, è il posto ideale per fare delle lotte clandestine!" convenne Gibbs, "andiamo a dare un'occhiata".
"Gibbs, dobbiamo parlare!" irruppe Abby col viso contratto e pallido.
"Non ora Abby" rispose l'uomo prendendo le chiavi della macchina.
"Gibbs, Gibbs, Gibbs!" saltellò l'esperta forense correndogli dietro.
"Che c'è Abby?".
Il tono di voce dell'uomo ferì la sensibilità della ragazza, ma lei sapeva di meritarselo. Aveva tenuto nascoste delle informazioni all'unico uomo di cui si fosse mai fidata, aveva tradito la sua fiducia e forse aveva commesso un errore che poteva essere costato la vita a Tony. Gli occhi verdi di Abby si riempirono di lacrime: "Mi spiace Gibbs, io…" si fermò, il pensiero che forse Tony era in pericolo o addirittura morto la tormentava.
L'uomo guardò la ragazza in un modo con cui di solito non guardava nessuno, le sorrise dolcemente e dopo averle sfiorato la guancia con un bacio: "Lo so Abby, lo so" le sussurrò all'orecchio.
"McGee, Ziva, andiamo!" concluse andando verso gli ascensori.
Grazie per aver letto la mia storia, spero vi sia piaciuta.
Se vi va, lasciate pure un commento, sarò felice di leggerlo :)
Al prossimo capitolo!
