MYSTERIOUS M.A.S.K.
Avventura e romanticismo declinati in un pairing (credo) inedito, ma che per me è sempre stato il migliore: ci saranno Matt Trakker, Vanessa Warfield, un giaguaro, una nebbia misteriosa, parecchio sangue e un finale a sorpresa. Buona lettura
Disclaimer: sfortunatamente, i personaggi di M.A.S.K. non appartengono a me bensì alla Kenner Toys e D.I.C./Coockie Jar Entertainment.
Fatti, personaggi e situazioni qui descritti sono frutto della mia immaginazione e non hanno alcuno scopo di lucro.
Il nucleo centrale di questa storia è nato quando avevo non più di dodici anni, M.A.S.K. era appena uscito in Italia e Matt Trakker s'impose subito come il mio primo sogno romantico (erotico?).
All'epoca non avevo nemmeno idea che esistessero le fanfiction, e invece - senza saperlo - ne avevo appena scritto una.
Così, adesso che di anni ne ho parecchi di più e da tempo ho scoperto le delizie del mondo dei ficwriters, mi sembrava giunto il momento di riprendere il racconto e lasciarlo finalmente libero di viaggiare nell'etere.
Buona lettura e grazie a chi avrà la pazienza di leggere e commentare.
CAPITOLO PRIMO
M.A.S. Ball
"Ok, Brad, non preoccuparti" esclamò Matt "tu pensa a bloccare Rax, io ho Manta giusto al centro del mio mirino".
"A dopo" concluse, chiudendo la comunicazione.
Mentre aumentava la velocità per raggiungere la piccola macchia viola che nitidamente si stagliava nel cielo plumbeo, richiamò alla mente le informazioni che al mattino aveva ascoltato dalla voce familiare del computer: quando, circa un mese prima, un satellite statunitense aveva fotografato un'area remota della giungla amazonica dell'Ecuador e l'immagine aveva rivelato quello che sembrava essere un antico complesso di piramidi disposte in maniera simmetrica, si era inizialmente pensato a un errore.
Subito, però, erano state raccolte numerose testimonianze di fenomeni singolari verificatisi alle squadre di esploratori che si erano avventurati alla ricerca della misteriosa formazione rocciosa: una strana nebbia improvvisa, anomalie gravitazionali e black-out elettromagnetici, insieme al terrore che da sempre le popolazioni locali nutrivano verso quell'area isolata, avevano spinto molti a fantasticare su cosa potesse mai celarsi in quell'angolo remoto e quasi inaccessibile di selva primordiale.
C'era chi - ricordò con un sorrisetto - come al solito chiamava in causa antichi dominatori extraterrestri, chi pensava di trovarsi davanti a una delle leggendarie città perdute dei giganti, ben note nelle leggende ecuadoriane…lui, invece, non appena aveva saputo dai suoi informatori locali che diversi mezzi di Veleno erano stati avvistati sorvolare la zona, immediatamente aveva capito che si trattava solo di avidità umana e smania di potere e che non c'era nulla di soprannaturale nei loschi traffici di Miles Mayhem.
Mettere insieme una squadra e partire al più presto era stato facile, il difficile - vale a dire scoprire cosa ci facesse il suo nemico in quel posto selvaggio e cosa avessero a che fare con lui le misteriose anomalie segnalate - veniva adesso.
Potevano star certi, però, che se c'era Veleno di mezzo sicuramente il prossimo passo sarebbe stato sventare un ennesimo improbabile complotto per conquistare il mondo…
Accelerò ancora, ormai la Nissan di Vanessa Warfield era a poche centinaia di metri da lui e il pilota pareva non essersi accorto di essere inseguito da Thunderhawk.
"M.A.S.K.!" esclamò Matt a quel punto facendo così scendere dall'alto il casco, consapevole che dell'agente di Veleno non c'era assolutamente da fidarsi.
Infatti, con una manovra repentina, Manta scese di quota e andò a posizionarsi alle spalle della Camaro aprendo subito il fuoco.
Dietro la maschera, l'agente stirò le labbra in un sorriso leggero: eccola, Vanessa, non si smentiva mai. Era decisamente un osso duro, ma lui aveva da tempo imparato a prevedere le sue strategie di combattimento.
Mentre pilotava il velivolo, ingaggiando con Manta un duello aereo che aveva qualcosa della provocazione, molto della reciproca sfida e che solo minimamente poteva dirsi un vero e proprio inseguimento, a Matt non sfuggiva di essere quasi divertito: il cuore andava a mille, l'adrenalina in circolo… raggiungere l'obiettivo diventava un optional, il vero piacere era battere un avversario temibile e uscirne indenne.
Evidentemente Vanessa condivideva il suo pericoloso godimento, giacché stava intrecciando con Thunderhawk quella che pareva una vera e propria danza: senza mai toccarsi, i due mezzi si sfioravano nel cielo plumbeo… quando l'uno si avvicinava troppo, l'altro si ritraeva slanciandosi subito lontano, quando l'uno accelerava, l'altro manovrava per costringerlo a rallentare.
Concentrati solo sulla guida, i due piloti non si erano resi conto di essersi spinti molto lontano dai rispettivi compagni, sorvolando ora una foresta intricata in cui si snodavano - come lucidi serpenti grigio-azzurri - contorti piccoli corsi d'acqua; come se non bastasse, dal nulla si stava addensando una fitta coltre biancastra che rendeva assai difficile orientarsi.
Matt rallentò un istante, si guardò intorno e mormorò: "Ma da dove salta fuori questa dannata nebbia?".
D'improvviso, preceduti da un sibilo inquietante, i motori della Camaro sussultarono e si spensero completamente; a Matt sfuggì un grido e strinse istintivamente la sinistra sul volante nel tentativo di riprendere il controllo dell'auto, mentre con l'altra mano cercava di rimettere in funzione i retrorazzi.
"Brad, Alex!" urlò all'indirizzo della radio "Computer, rapporto!"
Niente da fare, tutti i dispositivi sembravano fuori uso e, per di più, anche la sua M.A.S.K. non rispondeva ai comandi.
Thunderhawk, il muso paurosamente inclinato in avanti, precipitava ormai in picchiata. Il vento fischiava paurosamente intorno alle lamiere delle ali e s'infilava nell'abitacolo, così tagliente che Matt faceva persino fatica a respirare. La caduta durò un tempo interminabile, durante il quale l'agente confusamente si domandò come mai gli unici rumori che udiva fossero il battito impazzito del suo cuore e il sangue che gli martellava furiosamente nelle orecchie.
Non rivide davanti agli occhi tutta la sua vita, nessun pensiero memorabile gli attraversò il cervello paralizzato dal terrore; chiuse gli occhi e serrò le mascelle, aspettando il dolore…invece avvertì solo un rumore sordo e subito dopo il contraccolpo che lo mandò a sbattere con violenza contro il cruscotto.
Poi, il buio l'inghiottì.
"Ehi, aiuto! Aiuto!"
Le grida risuonavano stridule e Matt sussultò, svegliandosi di soprassalto. Spalancò gli occhi, sorpreso di essere ancora vivo e di non avvertire nessun dolore intollerabile, e si guardò intorno ancora disorientato: confusamente, pensò che Thunderhawk doveva essere andata a schiantarsi contro i fitti alberi della giungla, che insieme al terreno soffice ne avevano attutito la caduta.
Avrebbe voluto cercare di contattare ancora la squadra, di capire se almeno adesso poteva mandare il segnale di emergenza, ma nuove urla richiamarono la sua attenzione; si massaggiò il collo indolenzito, slacciò la cintura di sicurezza che probabilmente gli aveva salvato la pelle e, con difficoltà, sgattaiolò fuori dall'abitacolo contorto.
Fece qualche decina di metri attraverso il folto fogliame, seguendo la voce che sembrava sempre più incrinata dal terrore, e giunse così fino a una specie di radura dove la foresta lasciava spazio alla scarpata di una profonda forra, dalla cui stretta apertura tra le rocce saliva un alito gelido.
Lì, in bilico sull'orlo della voragine, scorse Manta adagiata come un grosso uccello ferito; all'interno dell'abitacolo, intrappolata dalla cintura di sicurezza, Vanessa si dibatteva invano chiedendo aiuto.
Evidentemente, il black-out elettromagnetico non aveva risparmiato neppure Veleno considerò Matt, senza rendersi conto sul momento di quanto la faccenda fosse strana e contrastante con l'idea che si era fatto dei fenomeni che avevano scatenato tante illazioni tra la gente della zona.
L'uomo si avvicinò al veicolo, scrutando la situazione.
"Piantala di agitarti tanto" gridò all'indirizzo di Vanessa "adesso ti tiro fuori!".
"Spettro Deltaplano" ordinò aprendo le braccia e preparandosi a sollevarsi in volo fino al veicolo, ma ancora una volta la sua M.A.S.K. non gli obbedì, rimanendo spenta e inattiva.
Intanto Manta, inclinata in avanti, scivolava paurosamente verso il precipizio.
"Mi raccomando, prenditela comoda!" sibilò Vanessa sforzandosi di contenere il tremito che le attraversava la voce "Tanto non c'è nessuna fretta!".
"Maledizione, questa proprio non ci voleva" masticò l'uomo con rabbia. Raggiunse con difficoltà la Nissan, cercando di non scivolare sul terreno umido e scosceso, aprì la portiera ringraziando che non si fosse bloccata a causa dell'impatto e infilò la testa nell'abitacolo.
"Frusta Magnetica non funziona e la cintura…" disse la ragazza "...non riesco a sganciarla".
Matt provò a sua volta il pulsante, che però non scattò; in quel momento l'auto oscillò, muovendosi pericolosamente ancora verso il vuoto e strappando a Vanessa uno strillo.
"Il mio coltello…" esclamò a un tratto la donna indicando col capo il sedile del passeggero "è caduto lì".
Matt si spinse in avanti ed effettivamente vide baluginare una lama nel ristretto spazio ai piedi del sedile.
"Uff…" esalò Vanessa, semisoffocata dal corpo dell'uomo che si era quasi sdraiato su di lei nel tentativo di raggiungere l'arma "immagino che di solito in queste situazioni tu sia più delicato…".
"Di solito in queste situazioni non rischio di rompermi l'osso del collo" replicò secco Matt, tirandosi su con il coltello nella destra.
"Ok" adesso esclamò l'uomo "proviamo con le cattive maniere".
La lama tentò la cintura che imprigionava Vanessa, ma la plastica era dannatamente resistente e la crescente inclinazione dell'auto non aiutava il lavoro dell'agente di M.A.S.K.
"Fa' presto" ansimò la ragazza, fissando ansiosamente la lama e i movimenti convulsi dell'uomo.
"Di solito in queste situazioni non cerco di sbrigarmi" ribatté lui.
"Idiot…a!" strillò Vanessa, sentendo che la macchina oscillava ancora una volta.
Fu un istante: la cintura saltò via, tranciata in due, Matt afferrò Vanessa per la vita e la tirò fuori a viva forza dall'abitacolo un attimo prima che Manta, con un penoso sibilo metallico, precipitasse nella forra andando a incastrarsi qualche decina di metri più in basso.
La giovane si rialzò subito, fissando con dolore i resti fumanti della sua auto.
"Merda!" imprecò "Se ne esco viva, stavolta Mayhem mi ucciderà!"
In un moto di stizza, si tolse il casco e lo gettò a terra, assestandogli un vigoroso calcio che lo mandò a rotolare lontano.
"Merda!" ripeté, rabbiosa.
"Sei sempre così di buon umore dopo che ti hanno appena salvato da morte certa?" la punzecchiò Matt che nel frattempo si era pure rialzato e, le braccia incrociate, stava osservando divertito il suo disappunto.
Vanessa si girò verso di lui come una furia.
"Fossi in te non farei tanto lo spavaldo" ribatté freddamente "da quanto ho visto anche la tua M.A.S.K. è fuori uso e Thunderhawk non è che un rottame…quindi siamo bloccati qui nel bel mezzo di una giungla inesplorata, infestata di predatori e magari di selvaggi, senza nessuna possibilità di comunicare con la civiltà".
"Vuoi dire che non c'è una base di Veleno nascosta da queste parti?" chiese Matt, perplesso.
"E perché mai avremmo dovuto costruire una base in un posto come questo?" replicò la ragazza "Piuttosto, Mayhem ha sentito parlare delle misteriose piramidi fotografate dal satellite e degli strani fenomeni elettromagnetici…"
"…e così ha pensato che ci fosse qualche fonte sconosciuta di energia nascosta nella giungla da poter sfruttare per i suoi strampalati piani di conquista" la interruppe lui.
L'agente di Veleno si strinse nelle spalle.
"E voi buffoni mascherati ci siete venuti dietro come cagnolini" aggiunse, sarcastica.
"Non farmi pentire di averti tirata fuori da quell'affare" replicò l'uomo piccato, indicando col capo verso la forra da cui ancor salivano zaffate di fumo acre.
"Per quanto ancora me lo rinfaccerai?" ribatté Vanessa, acida.
Matt sospirò, scuotendo il capo.
"Beh" fece lui, scrutando con preoccupazione la fitta cupola verdeggiante che li sovrastava "è piuttosto improbabile che dall'alto individuino Thunderhawk e tutti i dispositivi di comunicazione sono inservibili, quindi l'unica speranza è cercare di tornare indietro".
"Comunque, data la situazione" aggiunse guardandosi intorno, le mani sui fianchi "credo sia il caso di deporre momentaneamente le armi e cercare di collaborare…".
"Collaborare con il capo di M.A.S.K.?" replicò Vanessa "Vuoi scherzare?"
Le parole erano, come al solito, aspre ma mentre le pronunciava a Matt non sfuggì che la ragazza stava sorridendo.
"Diciamo piuttosto che io vado avanti e tu mi segui" concluse, incamminandosi verso la direzione da cui erano venuti in volo.
Matt scosse di nuovo la testa.
"Fantastico!" sospirò, muovendosi a sua volta "Peggio di così non potrebbe andare…".
In quel momento tre frecce sibilarono, seguite da un grido di dolore.
Continua
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