Legal Disclaimer:
I personaggi di Slayers
sono © di H. Kanzaka, S. Yoshinaka, R. Araizumi e degli aventi
diritto.
La Guardia Glaciale e l'Unica Spada appartengono a Hyl,
l'autrice de "I ghiacci della notte". Grazie ancora per il
prestito... e ti garantisco che in frigorifero non hanno sofferto. :)
Tales of the DarkSide
Glace
Avanzava lentamente, tra la neve che cadeva fitta. Non riusciva a
vedere quasi nulla e questo lo rendeva nervoso. Non poteva
sbagliare...
Il freddo era intenso e il vento aiutava la neve ad
infilarsi nei vestiti, raggelandolo... Sulla sciarpa i cristalli di
ghiaccio formati dal suo respiro. I guanti servivano a poco: era
almeno un'ora che non sentiva più alcuna sensazione dalle mani
e riusciva a malapena ad impugnare il bastone. Anche i piedi erano
simili a blocchi di ghiaccio. Le racchette gli impedivano di
sprofondare, ma lo avevano fatto cadere rovinosamente molte volte...
Avrebbe ucciso per un po' di tepore.
Nella mente le ultime parole
di sua moglie:
- Ti prego, non farlo! Non lasciarmi sola! -
Lo
avevano ferito e continuavano a farlo... Lei si era arresa. Aveva
smesso di lottare, presa da quel timore ancestrale. Ma lui non
avrebbe rinunciato. Non poteva lasciare che suo figlio rimanesse
prigioniero della Montagna. Glace era il suo futuro... In lui aveva
riposto tutte le proprie speranze... Non poteva abbandonarlo!
Iniziò
la propria faticosa salita.
Il vento soffiava furiosamente
per allontanarlo e la neve era un muro bianco che tentava di
fermarlo.
Non era il suo posto. Lui, un misero essere umano,
tentava di violare la sacralità della Montagna. Gli elementi
si ribellavano a tale sacrilegio cercando di ostacolarlo, di punirlo,
di ucciderlo...
Ma la volontà del mortale era forte e non
cedette. Se cadeva, si rialzava. Se arretrava di un passo, subito ne
faceva altri due in avanti. E la Montagna non lo perdonò.
Fu
un guizzo.
Colse un movimento alla propria sinistra. E si ritrovò
schiena a terra, con un lupo bianco scheletrico che cercava di
azzannarlo. Prima che potesse dilaniarlo, riuscì ad infilare
trasversalmente l'avambraccio sinistro nelle fauci della belva,
bloccandole. L'animale non si arrese: iniziò a graffiarlo
utilizzando le zampe, girando la testa per torcergli il braccio,
mentre aumentava la stretta per romperlo.
Lottò con tutte
le sue forze. Non poteva fallire! Glace aveva bisogno di lui!
Finalmente, dopo un'elevata quantità di calci sulle
costole e di bastonate, riuscì ad allontanarlo.
Si alzò,
maledicendo le racchette che lo impacciavano. Perdeva sangue e il
petto bruciava.
Ma la bestia non aveva rinunciato. Lo osservava
inferocita, cercando di girargli intorno per prenderlo alle spalle.
Lasciò cadere il bastone e prese il coltello dalla
cintura.
Subito il lupo attaccò di nuovo, saltando e
mirando alla giugulare, ma, sfruttando la lunghezza del braccio, lo
pugnalò alla gola.
Cadde di nuovo, trascinato dal corpo
agonizzante dell'animale.
Per un momento riuscì a
percepire il calore del sangue che scorreva... Era così
piacevole... Avrebbe voluto rimanere così e riposare sotto
quel tepore, chiudere gli occhi per qualche minuto... Ma sarebbe
stata la sua morte. Il freddo gli sarebbe entrato nelle ossa e
l'avrebbe ucciso. E in primavera chi avrebbe osato spingersi fin
lassù forse avrebbe trovato il suo corpo.
Così si
alzò, raccolse il bastone e riprese ad avanzare,
cocciutamente, continuando a ripetersi che non poteva arrendersi.
La Montagna non gradì. Disgustata da tanta costanza, eresse nuovi ostacoli, più subdoli, per eliminare quello sfrontato essere umano...
Mentre incespicava, il vento gli
portò la voce di sua moglie. Gridava, supplicandolo di tornare
indietro... che il figlio era morto, preso dalla Montagna... che
sarebbe rimasta a morire da sola...
Non si voltò a
guardare. Non tornò indietro.
Sapeva che lei era a casa,
al sicuro... al caldo. Mai sarebbe stata così pazza da
seguirlo. Era troppo debole per farcela e lei ne era consapevole.
Continuò la propria scalata. Non mancava molto. Presto
sarebbe giunto alla propria meta. E sarebbero tornati insieme,
felici. Lei li avrebbe abbracciati e gli avrebbe preparato una
minestra calda, mentre Glace avrebbe raccontato la propria
esperienza... Con gli anni quel dolore sarebbe rimasto un ricordo
destinato a sbiadire e la scalata sarebbe divenuta un racconto per le
lunghe notti d'inverno...
Non sarebbe tornato a casa sconfitto.
La Montagna non si arrese: era decisa a punire con la morte quell'uomo impudente.
Ancora del movimento a sinistra. Un
altro lupo? Si girò, pronto ad affrontarlo.
A due metri da
lui, Glace. Era lì che lo fissava, felice di vederlo. Non
sembra infreddolito o spaventato.
Per un attimo credette di
averlo ritrovato davvero e ne fu felice. Voleva avvicinarsi ed
abbracciarlo... raccontargli quanto in pena erano stati lui e sua
madre... e chiedergli perché non gli aveva dato ascolto ed
aveva scalato la Montagna d'inverno... Ma notò che non aveva
le racchette da neve. Come poteva non sprofondare? Il manto nevoso
era molto profondo...
Nel suo cuore tornò la tristezza
perché riconobbe la trappola crudele.
Non si trattava di
suo figlio. Era solo uno spettro della Montagna, un'anima condannata
all'eterna prigionia che si vendicava uccidendo chi si avventurasse
in quel luogo d'inverno... assumendo l'aspetto dei loro cari... Se si
fosse avvicinato troppo, sarebbe stato trascinato nel baratro e
avrebbe subito la stessa sorte.
- Aspettami, figliolo. Riuscirò
a riportarti a casa. -
disse con voce roca all'immagine di suo
figlio, mentre le lacrime si congelavano sulle guance e sulla barba.
Riprese a salire mentre la neve su cui aleggiava lo spettro
iniziò a franare.
Lui intervenne, obbligando la
Montagna a desistere. Non aveva più senso ostacolare l'umano.
Era troppo vicino.
Il sovrano aveva dunque intenzione di
concedere udienza al mortale?
Anche se non ne conosceva il
motivo, seppe che la Montagna aveva cessato di ostacolarlo: il vento
era meno pungente e la neve si era diradata un poco, permettendogli
di vedere dinanzi a sé.
Era stremato, dolorante e
semi-assiderato, ma finalmente riuscì a giungere al tempio,
una costruzione antichissima interamente ricavata nel ghiaccio
perenne.
Ai bambini, al villaggio, nelle sere d'inverno, si
raccontava che, secoli prima, vi erano stati effettuati sacrifici
umani per ingraziarsi il Re della Montagna... E di una spada magica
che non uccideva le persone, ma le cambiava... le rendeva diverse...
fredde come il ghiaccio.
Ringraziò con una rapida
preghiera il Lord Glaciale per avergli concesso di giungere fino al
tempio, ma, per la prima volta, ebbe paura. Il Re era una creatura
bizzarra e vendicativa... e dubitava che avrebbe accolto con
benevolenza la sua richiesta. Non osava entrare... Ma non aveva
abbandonato sua moglie e affrontato l'ira della Montagna per fermarsi
a quel punto.
All'improvviso il vento iniziò a soffiare
diversamente... come mai prima aveva udito tra le montagne.
Il
suo sibilio sembrava una preghiera in una lingua arcaica...
All'inizio quasi serena, divenne man mano minacciosa. La neve formò
un fitto vortice di fronte all'entrata del tempio.
Il Re stava
arrivando.
Si prostrò sulla neve, timoroso di alzare lo
sguardo ed incurante della neve che iniziò a ricoprirlo.
-
Cosa desideri, mortale? -
Una voce glaciale che il vento non
poteva a soffocare. Al solo sentirla, fu avvolto da una sensazione di
gelo profondo e brividi freddi lo percorsero.
- Vengo per mio
figlio Glace, Signore... Tre giorni fa si è perso sulla
Montagna. -
Alzò lo sguardo tanto da riuscire a scorgere
le calzature del Sovrano... Stivali di un freddo azzurro...
- Non
ti appartiene più. Ora è parte della Guardia Glaciale.
-
Ogni speranza fu spazzata via dal suono gelido di quelle
parole. La Guardia Glaciale... Storie terribili si raccontavano su di
loro... Esosi o inumani balzelli, rapimenti, massacri... E suo figlio
ne era divenuto un componente...
perché aveva accettato?
Era un giovane così allegro e cordiale...
Il vento diminuì
lentamente la propria intensità.
Il Re se ne stava
andando.
- Aspetti, Signore! -
Il vento tornò a
soffiare ferocemente, adirato.
- Dunque, mortale? -
Tremò
di nuovo. Il tono della voce non era cambiato, ma sapeva di mettere
alla prova la pazienza di Dynast Graushella.
- Vorrei
riabbracciare mio figlio... per un'ultima volta... -
Silenzio.
Il vento continuò a soffiare e per lunghi momenti non si
udì altro suono.
Alla fine, la voce glaciale dell'Ha-Ou
rispose:
- E sia, mortale. -
Il vento diminuì fino a
placarsi completamente e smise di nevicare.
Quando finalmente
decise di alzarsi, il freddo sembrava aver raggiunto il suo cuore.
Ma bastò la vista di suo figlio fermo di fronte
all'entrata del tempio per riscaldarlo.
Lo abbracciò con
trasporto.
- Glace! Figlio mio!... Come stai? ... Come ti senti?
-
Ma quando alzò lo sguardo, non incontrò gli occhi
castani di suo figlio. Incontrò gli occhi azzurro intenso di
uno sconosciuto che lo osservava freddamente, come qualcosa di
ostile.
Il Glace allegro, giovale e un po' testardo che aveva
cresciuto non esisteva più.
Il dolore causato da questa
consapevolezza fu terribile. Gli occhi si riempirono di lacrime.
-
Glace... -
Fu quasi lieto che la spada di ghiaccio azzurro di
quell'estraneo con l'aspetto di suo figlio gli trapassasse il cuore e
ponesse fine a quella sofferenza.
La Montagna ne fu soddisfatta. Il mortale non esisteva più: aveva pagato l'affronto.
Il vento riprese a soffiare.
Di fronte al
tempio solo un componente della Guardia Glaciale con ancora l'Unica
Spada sguainata e un corpo steso a terra con uno squarcio sul petto.
Poi un tremito.
Un altro.
Ed il cadavere si alzò.
La sua ferita sul costato, dalla quale non era fuoriuscita alcuna
goccia di sangue, si rimarginò velocemente, come le altre.
Ma
gli occhi con cui osservava il mondo erano divenuti di un azzurro
intenso.
"Il male non muore mai
si addormenta
solamente."
(Greg Keyes - Il Re degli Alberi)
