Prologo – Doppio Specchio

L'uomo si svegliò nel suo mondo buio.
Come sempre, per prima cosa le mani gli corsero alla testa calva, per lisciarsela. Ma anche come per rassicurarsi che fosse ancora lì. Che lui ci fosse ancora.
Il cranio era bagnato. Aveva ancora piovuto attraverso il tetto durante la notte. Avrebbe dovuto controllare il pavimento. Cosa che odiava fare. Come odiava l'umidità, e il suono incessante della pioggia che sfocava al suo fine udito i contorni delle cose.
Alcuni radi capelli ispidi stavano ricrescendo. Così come pochi peli sul mento. Tempo di radersi di nuovo. Era sempre il sistema migliore per mantenere la pulizia ed evitare brutte sorprese. Tanto, uno come lui doveva forse curarsi di avere un bell'aspetto? Non era mai stato una bellezza neanche prima. Adesso, probabilmente, era peggiorato.
–Heh heh heh…– rise con la sua voce chioccia. Non gli era sempre venuta naturale come adesso. Un tempo, quand'era più giovane –che si va a ricordare!– suonava ricca e profonda. Aveva dovuto coltivarla. Così come il sorriso noncurante, e la postura curva. Era quello che gli altolocati si aspettavano, da un umile popolano. Quel che i suoi clienti si aspettavano, da uno che faceva il suo mestiere. Meglio dare alla gente ciò che vuole. Lo aiutava ad evitare guai. E lo aiutava a passare inosservato. Cosa che… con il suo secondo lavoro dei ritagli di tempo… tornava altrettanto utile.
Cercò il bastone, che naturalmente era dove l'aveva lasciato la sera prima, e si tirò in piedi. Nella sua stanza non c'era uno specchio. A che sarebbe servito?
Già, forse avrebbe dovuto smettere di coltivare passatempi pericolosi. Non era cosa che –eh eh– gli si confacesse. Ma gli era sempre rimasto un fondo d'incoscienza giovanile, anche alla sua età, dopotutto. E poi, era sempre un buon modo per essere utile… e una scusa… per stare in compagnia.
Fiutò l'aria cominciando ad avviarsi alla porta. Pioggia, naturalmente. Ma non solo. Poteva quasi avvertire che era uno di quei giorni in cui… succedeva qualcosa. Il tempo faceva strani scherzi alla testa della gente. Non solo alla sua.
E infatti, prima ancora di aver fatto due passi, sentì la voce del suo amico da fuori. Giovane, fresca, urgente. Qualcosa era successo di nuovo. E aveva bisogno per lo meno di un orecchio… probabilmente di un consiglio… e magari di una buona mano.
Mi domando se lui lo sappia… quanto è importante per me quando viene a chiamarmi. Quanto è importante la sua amicizia. Può darsi che senza di lui… che viene sempre a importunarmi anche solo per una partita o una bevuta… a quest'ora sarei diventato matto già da un pezzo.
E la cosa veramente buffa era che non sapeva nemmeno che faccia avesse il ragazzo. Non l'aveva mai saputo.

E…
L'uomo si svegliò. Poca luce filtrava dalle persiane abbassate. La piccola lampada notturna asettica sul comodino era accesa, gettando semicerchi di luci sulle pareti.
Istintivamente portò le mani alla testa. Quasi aspettandosi di sentirla calva. Quasi meravigliandosi di trovare invece la solita capigliatura liscia.
Grugnì tirandosi a sedere. Che razza di sogno aveva fatto? Gli serviva un momento per raccogliere le idee… e forse per ricordarsi anche del tutto chi era. Aveva la strana sensazione di un'altra faccia quasi sovrapposta alla sua.
Le giunture avevano ricominciato a fargli male. Maledetta pioggia. Si sentiva sapore di ruggine quasi in bocca. E non era certo che fosse la sua immaginazione.
Dov'era? Ah, certo… l'albergo. Per un po' non si era raccapezzato. L'odore strano della stanza non gli era familiare. E il sogno interrotto continuava a mandargli immagini… di una spoglia casa orientale di legno… solo che non erano esattamente immagini, e comunque cosa ci avrebbe dovuto fare lui in…
Bah. Doveva essere colpa del fuso orario.
Si alzò strofinandosi il cuoio capelluto e andò allo specchio. Aveva una faccia anche peggio del solito stamattina. Be', non c'era da stupirsi. Grugnì di nuovo… con una voce, quella sì, profonda e scura… e si gettò dell'acqua gelata in faccia. Niente rasoio nell'apposito incavo sul lavabo. Non gli era più servito farsi la barba… o farsi dare una sistemata ai capelli… "dopo". Uno dei pochi vantaggi di una chirurgia radicale, uh? Se vantaggio si poteva chiamare.
Aspetta un attimo… ma io ci vedo? Si passò la mano fredda sul viso. Si, certo che ci vedeva. Perché non avrebbe dovuto? E perché avrebbe dovuto sembrargli strano?
E perché aveva questa sensazione che le stranezze della giornata… fossero appena incominciate?
–Ehi? Sei pronto?– lo chiamò una voce fuori dalla porta. Fresca, giovane, energica… proprio come quella che…
Già. Era vero. Anche lui aveva un amico… che lo aveva salvato molte volte dal diventare matto…
…e che gli aveva chiesto una mano. Per qualcosa di veramente strano.