Blue Creek Lodge
Una FanFiction basata su GLEE a cura di slaves4hemo
Versione originale: s/8755783/
Adattamento italiano: Brittana Fanfiction Den
Traduzione a cura di imnotlikeyou e theuntroddenways
Revisione a cura di Evey-H
Nota del team: Ah! In quante ce l'avete chiesta questa FF? In quante? Dovrei andare a contare i vari tweet e i vari ask ma credo siano tipo 5 milioni. C'è voluto un po' di tempo ma alla fine ce l'abbiamo fatta! Speriamo che siate felici e che possiate godervi questa bell'avventura in mezzo alla neve.
Grazie a tutte quelle che ci sostengono e ci mandano tweet, ask, email, che ci rebloggano e ci mandano messaggi di apprezzamento. Grazie anche a tutte quelle che leggono in silenzio (e lo sappiamo che ci siete). Il modo migliore per ringraziarci è lasciare tante review, sia sulla storia, sia sulla traduzione, sia su quello che volete! Mi raccomando! Non serve essere registrate!
E ora infilatevi cuffie di lana e guantini perché si va in Colorado...
Evey-H
Santana Lopez aveva sempre odiato il Natale. Da quando i suoi genitori, in apparenza innamorati, avevano frantumato il suo mondo alla vigilia del suo quinto Natale, Santana era praticamente diventata il grinch. Il divorzio l'aveva colpita come avrebbe colpito qualsiasi bambina di cinque anni, e da allora aveva sempre detestato il periodo delle vacanze. Tutti erano maledettamente felici mentre lei era dannatamente triste. Le luci sgradevoli, le canzoni troppo allegre, i regali sentimentali e sdolcinati: tutte stronzate. Beh, sì, forse alcune delle luci erano quasi carine, e forse si era ritrovata a cantare "Happy Christmas (War is Over)" nella doccia e a piangere al suono di "Christmas Shoes", e forse addirittura i regali a volte erano proprio ciò che aveva desiderato, ma c'era qualcosa che le era sempre mancato. Qualcosa di grande. Ed era certa che quest'anno non sarebbe stato diverso.
In effetti, aveva già iniziato il mese santo arrabbiata. Era costretta a passare la sua prima vera vacanza del college a più di mille miglia dai suoi amici, vecchi e nuovi, in un gelido resort senza internet e copertura telefonica. Beh, tecnicamente nessuno la stava forzando dato che era maggiorenne. Che volesse ammetterlo o meno, si sarebbe odiata se avesse lasciato suo padre da solo durante le vacanze. Lui, al contrario di sua madre, non si era più risposato, una cosa che Santana non aveva mai capito: suo padre era un uomo dolce e attraente. Lei aveva sempre pensato che forse era ancora troppo innamorato di sua madre per risposarsi. Nonostante fossero rimasti amici, entrambi avevano concordato che fra di loro non c'era più la 'scintilla'. Ma forse lui non l'aveva persa. O forse questo era quello che sperava Santana. Ad ogni modo, lui era single e attendeva con impazienza le vacanze con la sua unica figlia. La diciannovenne aveva passato l'ultimo Natale con la mamma e il patrigno, un accordo che i suoi genitori avevano stipulato quattordici anni prima. Anche se ora era grande abbastanza da prendere le sue decisioni da sola, sentiva di dover onorare l'accordo per il padre. Non sarebbe stato giusto togliergli il piacere della sua compagnia, anche se ciò significava essere infelice per l'intero mese di dicembre, bloccata in una dannata baita senza i suoi amici o alcun mezzo per comunicare con loro. Più ci pensava, più sentiva che le vere intenzioni di suo padre fossero di torturarla.
"Sei pronta?" le chiese suo padre nel suo leggero accento ispanico, tirando la loro ultima valigia fuori dal nastro trasportatore.
"Sì," mormorò Santana con sarcasmo mentre si avviava verso l'uscita dell'aeroporto.
"Oh, andiamo," disse lui con una risata, sollevando le quattro borse, tre delle quali appartenevano a sua figlia, e posandole nel carrello bagagli. "Non sarà poi così male," cercò di scherzare. "Sono sicuro che ci saranno delle belle ragazze." Santana alzò gli occhi al solito tentativo di suo padre di mostrare quanto fosse sereno nei confronti della sua omosessualità. Santana si era dichiarata circa cinque anni prima e lui sentiva ancora il bisogno di dirle abitualmente quanto la cosa non lo disturbasse affatto.
"Grazie per essere venuta con me," le disse più seriamente. "Lo so che abbiamo detto che avresti potuto decidere da sola una volta adulta. E so che questa potrebbe non essere la tua vacanza invernale ideale, ma significa davvero molto per me." Cercò poi di gettare un forte braccio attorno a quello leggermente più piccolo della figlia appena uscirono nella pungente aria del Colorado. Le parole di suo padre iniziarono a mitigare il risentimento che aveva provato durante l'intero volo. Gli rivolse un debole sorriso.
"Chissà," continuò lui con un occhiolino, "magari finirai persino col divertirti."
"Ne dubito," mormorò lei fra sé e sé appena saliti sul taxi. Diede un'ultima occhiata fuori dal finestrino, dicendo addio al mondo civilizzato e alla sua vacanza invernale.
"Finalmente," sussurrò Brittany con un sorriso non appena entrò attraverso le familiari porte a spinta del Blue Creek Lodge. Il suo corpo si riscaldò grazie al mix del riscaldamento della hall e il comfort della sua seconda casa.
"Brittany!" Stanley, il suo portiere preferito, la accolse con un abbraccio.
"Ciao," gli sorrise, avvolgendo le braccia attorno all'uomo più anziano i cui capelli sembravano più radi, anche da sotto il suo berretto.
"Adoro il cappello!" disse lui, tirando gentilmente i due fiocchi pendenti appesi dai lati del suo nuovo berretto. "Uno dei miei preferiti," commentò poi facendo l'occhiolino. Brittany ridacchiò soddisfatta mentre si riaggiustava il berretto celeste che si abbinava perfettamente ai suoi occhi. Ogni anno, il giorno del suo arrivo, Brittany inaugurava un nuovo copricapo. Stanley era stato il giudice per gli ultimi quindici anni, a partire dal giorno in cui una Brittany di tre anni era inciampata attraverso le stesse porte indossando il suo nuovo cappello da Babbo Natale che suo padre le aveva regalato per il viaggio. Stanley le ha sempre detto che non riuscirà mai a battere quell'episodio.
La bionda saltellò attraverso la hall verso la reception dove immediatamente porse la sua mano destra al tizio dietro il bancone.
"Brit!" la salutò, reagendo a scoppio ritardato alla bionda così cresciuta. Era una sedicenne l'ultima volta che l'aveva vista. Lui batté la mano contro la sua e si aggrappò un po' alle sue dita, nel modo in cui la maggior parte dei ragazzi si stringe la mano.
"Come va? Cavolo, sembri più grande ogni volta che vieni qui," le sorrise.
"È perché sono più grande," rise lei.
"Lo so," ridacchiò lui. "È che mi fai sentire più vecchio. Manco per un anno e mi sento come un vecchio."
"Hai ventisei anni," disse Brittany dopo aver fatto i conti mentalmente. "Non sei così vecchio."
"Ne ho ventiquattro" la corresse con sguardo mortificato.
"Oh," commentò Brittany arrossendo, "Scusa."
"Charles!" Il signor Pierce li interruppe con voce forte e cristallina.
"Signor Pierce," sorrise il giovane con tono improvvisamente più professionale. Gli diede una forte stretta di mano. "Bentornato."
"Grazie, signore," gli sorrise il padre di Brittany.
Brittany, ansiosa di vedere il resto dei suoi vecchi amici, si spinse oltre la madre e il fratellino.
"Brit, non ti allontanare," l'avvertì la madre. La ragazza scrollò le spalle al commento e continuò attraverso la hall. Dal modo in cui la madre a volte la trattava, si poteva pensare che fosse ancora una liceale e non una matricola al college. La capiva, comunque. Brittany aveva la tendenza ad essere un po'… immatura. No, immatura non era la parola giusta. Spensierata. Eccessivamente ottimista. Vedeva del buono in tutte le persone. A volte troppo buono. Questi erano aggettivi migliori. Prima che sua madre se ne fosse accorta, Brittany aveva già attraversato la hall ed era sparita dalla sua vista.
"Gracias- grazie!" Il signor Lopez si corresse appena il portiere aprì la pesante porta per loro due.
"Benvenuti," li accolse con un caldo sorriso.
"Grazie," mormorò Santana non troppo entusiasta. Fu subito addolcita dall'aria calda che la colpì appena entrò. Era difficile rimanere irritati quando il posto era cosi… bello. Le decorazioni da rifugio sciistico non erano così di cattivo gusto come si aspettava. A dire il vero, le piacevano i divani in pelle. Probabilmente avrebbe persino pensato di arredarci casa sua, un giorno. Tutti i mobili in legno erano un po' troppo, ma cosa ci si poteva aspettare da un resort invernale? Seguì suo padre alla reception, osservando i colori caldi delle pareti rivestite di legno. Anche il camino di pietra nell'angolo era davvero carino. Persino alcuni lampadari erano eleganti. Santana si appoggiò al bancone, voltando le spalle all'uomo dietro di esso mentre osservava le giganti finestre di vetro. C'era vetro ovunque: porte, finestre, pareti. Attraverso la finestra ad angolo, Santana poteva vedere quanto fosse davvero grande il rifugio. Sembrava estendersi per chilometri. Ogni apertura le dava una vista mozzafiato delle montagne coperte di neve. Per un momento, Santana sperò quasi che le piacesse sciare. Forse questo posto non era poi così male. In fin dei conti le ricordava ancora il mondo civilizzato. Si scrollò subito di dosso i pensieri tirando fuori il suo iPhone. Assenza di segnale. Già. Solo per controllare. Roteò gli occhi rimettendo il cellulare in tasca. Un altro promemoria del prossimo mese di noia che stava per colpirla.
"Dov'è sissy?" un'adorabile piccola voce si lamentò dal bancone accanto a lei.
"Tornerà presto," la mamma cercò di calmare il bambino, che era aggrappato ad una sua gamba mentre lei ascoltava l'impiegato dietro il bancone.
"Voglio andare con lei!" il bambino supplicò. Fece un leggero passo da dietro la gamba della madre, rivelando i suoi capelli biondi e gli impressionanti occhi azzurri, che lo rendevano adorabile proprio come era sembrato dalla sua voce.
"Lincoln, no!" disse la madre nel tentativo di mostrarsi risoluta. Prese il polso del bambino e lui si fermò.
"422 e 423," l'uomo da dietro il bancone catturò l'attenzione di Santana.
"Ecco a te," disse il padre, porgendole una chiave.
"Ho una stanza tutta mia?!" gli chiese, chiaramente sorpresa.
"Naturalmente," rispose con una risata. "Pensavi che ti avrei costretta a sopportarmi per quasi un mese? Le nostre stanze sono collegate, comunque. È tutto ciò che hanno. Ma le porte rimarranno chiuse, non preoccuparti."
"Grazie, papà," disse lei, esaminando la sua nuova chiave. Suo padre era davvero un gran tipo, sempre a fare del suo meglio per renderla felice. Per quanto non capisse il suo progetto di venire in Colorado per le vacanze (ma non aveva nemmeno mai capito il fascino di vivere in Ohio) sapeva che faceva il suo meglio per far sì che lei si divertisse.
"Mammina," il bambino piccolo si lamentò ancora, "dov'è Brit Brit?"
"Tesoro, per favore," sua madre cerco di calmarlo di nuovo. Quando lui continuò a tirarle la mano, lei si abbassò per prenderlo in braccio. Era quasi troppo grande per essere portato in braccio, ma non ancora. Santana esaminò la famiglia. Quasi troppo attraenti per essere genitori. Erano probabilmente della stessa età dei suoi, ma il padre, con la sua pelle olivastra e capelli castano chiaro quasi biondi, poteva essere un modello. Anche la madre era molto bella. Con il bimbo tra le braccia, sembravano come una di quelle foto dimostrative che si trovano dentro le cornici quando le compri. Il tipo che ti fa desiderare che anche la tua famiglia sia perfetta.
L'uomo dietro il bancone porse a Santana un mucchio di fogli, sulla cima del quale c'era una cartina. Lei non aveva bisogno di una dannata cartina. Poteva capirlo da sola questo posto. Mentre la stava mettendo via, tuttavia, vide qualche foto di piscine multiple e vasche idromassaggio. Anche una sauna. I servizi erano davvero ottimi.
"Possiamo accompagnarvi in una piccola visita guidata?" chiese l'uomo al Signor Lopez.
"Certo," rispose, sorridendo alla figlia. "Ti va?" le domandò. Santana alzò gli occhi con una scrollata di spalle. Odiava i tour guidati. In ogni caso, seguì l'impiegato e suo padre lungo il corridoio.
Non appena Brittany rimise piede nella hall, il suo fratellino minore strillò verso di lei.
"Brit Brit!" la salutò. Brittany sorrise e si avvicinò alla famiglia, avendo finalmente terminato il suo giro di saluti nella hall.
"Era ora," la sgridò bonariamente la madre.
"Scusa," sospirò Brittany. "Mi stavo aggiornando con alcune persone."
"Lo so. Hai quasi perso gli Evans," disse alla figlia. "Saranno qui a momenti."
Lo stomaco di Brittany si contorse un po' per l'eccitazione. O forse era nervosismo. Non vedeva il suo ex ragazzo, col quale aveva avuto un lungo tira e molla, dalle vacanze d'autunno, i quasi cinque giorni in cui entrambi avevano lasciato il college per il Ringraziamento. Si erano messi insieme l'estate prima dell'ultimo anno di liceo. Brittany si era innamorata di lui. Lui si era innamorato di lei. Le cose stavano andando alla grande. Ma il college arrivò in fretta ed entrambi erano consapevoli che sarebbe stata dura: Brittany rimase in Michigan, ma Sam si trasferì in Florida. Decisero che l'unica soluzione possibile per provare a far funzionare il loro rapporto sarebbe stata quella di tentare una relazione aperta: in pratica avrebbero potuto andare con altre persone, ma quando si rivedevano avrebbero dovuto essere esclusivi. Era ciò che facevano molti diplomandi, quindi immaginarono che era la loro unica opzione realistica; Brittany però sapeva che raramente aveva funzionato. Era stato Sam a proporla e lei pensò che valesse la pena tentare. Erano entrambi persone molto fisiche e stare lontani sarebbe stato difficile. L'unica regola che avevano: non raccontare all'altro niente di ciò che facevano. Sapevano che la gelosia sarebbe stata troppo difficile da sopportare.
Chiedetelo a Brittany adesso e vi dirà quanto fosse stupida quell'idea. Il suo primo semestre di università fu pessimo. Non riusciva a smettere di pensare a cosa stesse facendo Sam. O a chi si stesse facendo. Le loro sessioni di Skype erano imbarazzanti. Tese, addirittura. Nel frattempo, Brittany non riusciva a combinare nulla. Lei non era una che tradiva, ci teneva a Sam. Non sapeva perché avesse accettato l'intera faccenda. Poi erano arrivate le vacanze autunnali e lei era molto emozionata di vedere il suo ragazzo e stare finalmente con lui. Il campanello aveva suonato e lei era corsa giù dalle scale per vederlo, aspettando che le venissero le farfalle nello stomaco come al solito. Ma così non fu. E non era più stato così da allora. La scintilla che solitamente la faceva andare in estasi era svanita, le cose erano soltanto imbarazzanti. Anche Sam se n'era accorto. Alla fine della loro serata erano entrambi consapevoli di dover rompere. Brittany non scoprì mai se Sam era effettivamente mai stato con altre ragazze, ma non lo volle sapere. La loro rottura fece male, però Brittany sapeva che era la cosa giusta da fare. Perché stare con qualcuno quando nessuno dei due se la sentiva più? Eppure le mancava. Magari non in quel modo, ma lui la faceva ancora ridere più di ogni altro suo amico e capiva il suo umorismo. Erano stati amici prima. Potevano essere amici di nuovo.
Tuttavia quando Sam aveva chiamato Brittany per dirle che la sua famiglia, su consiglio di sua madre, aveva prenotato una vacanza alla loro solita località turistica, Brittany aveva percepito l'intenzione di Sam di tornare insieme. Certo, lei avrebbe voluto sentire di nuovo la scintilla, ma se non fosse stato così? Non aveva intenzione di rovinare ulteriormente la loro amicizia.
Aveva provato a non rimuginarci troppo, ma ora lui era lì e lei non poteva rimandare oltre.
Brittany vide la sorella di nove anni di Sam, Kate, saltellare attraverso la porta e si sentì gelare un pochino. Non appena vide il familiare sorriso del suo ex, però, le sue preoccupazioni svanirono momentaneamente. Corse attraverso la hall e saltò tra le sue braccia, emozionata di vedere il suo migliore amico.
"Brit!" rise lui.
"Sammy," lei ridacchiò quando lui la fece volteggiare per aria. "Che bello vederti, finalmente."
"Sono felice anch'io," disse lui, rimettendola giù. "Wow," disse, osservandola. "Stai benissimo."
"Anche tu," lei sorrise, ma sentì lo sguardo di Sam trattenersi su di lei più a lungo rispetto al suo su di lui. Sam sollevò lo sguardo, i suoi occhi verdi-nocciola incrociarono i suoi. Niente. Nessuna scintilla. Lei tuttavia cercò di scrollarsi di dosso quella sensazione. Non ci si può aspettare di rientrare in sintonia solo con uno sguardo. Ci sarebbe voluto un po' di lavoro e lei lo sapeva bene.
"Questo posto è fantastico," commentò lui, percependo il suo imbarazzo.
"Sì," sorrise lei orgogliosa. Brittany salutò velocemente i genitori di Sam, Kathy e Mark, appena attraversarono le porte. L'abbracciarono calorosamente e Sam e Brittany li seguirono ancora più all'interno.
Santana riuscì a malapena a prestare attenzione nel ringraziare l'impiegato per il giro, tutto a causa dell'incontro stile film a cui aveva appena assistito. Aveva visto capelli biondi correre nella hall verso altri capelli biondi. Non era riuscita a vedere il viso della ragazza, ma basandosi sulle sue mani, poteva presumere che i due avessero una carnagione molto simile. Aveva ipotizzato per un attimo che potessero essere fratelli, probabilmente separatisi per il college o altro, ma dal modo in cui lui aveva sollevato lei, escluse questa ipotesi.
"Santana," la chiamò suo padre a labbra serrate, dandole una leggera gomitata.
"Oh, scusa," disse, girandosi verso l'impiegato. "Grazie," disse più chiaramente.
"Nessun problema" rispose l'uomo con un sorriso. "Godetevi la vostra permanenza!" Poi iniziò a dire qualcos'altro a suo padre, ma lei li escluse dalla sua attenzione, voltandosi di nuovo verso i biondi che, decise, dovevano avere più o meno la sua età.
La ragazza allungò la mano per afferrare quella del ragazzo, poi si voltò tirandolo dietro di sé.
Santana sentì le sue sopracciglia sollevarsi un po'. Quasi come una scena da film al rallentatore, la ragazza si passò le dita tra i capelli sciolti che ricaddero sulla sua spalla sinistra. Sembrava così aggraziata senza alcuno sforzo. Ma soprattutto, però, era uno schianto. In poche parole, era davvero uno schianto. Santana squadrò il suo corpo dall'alto in basso, le sue gambe lunghe stavano benissimo in quei leggings neri. La sua maglietta bianca un po' larga era abbastanza scollata da mostrare una clavicola e un collo ben definiti. Santana non riuscì a trattenere un sorriso mentre la guardava sedersi sul divano della hall. Il ragazzo e i due suoi fratelli li seguivano da dietro.
"Santana," sentì qualcuno che la chiamava.
"Cosa c'è?" rispose senza togliere gli occhi di dosso alla ragazza. Sentì il padre ridacchiare e lei capì che stava cercando di attirare la sua attenzione da un po'.
"Sto andando in camera a sistemare la valigia. Tu vieni?" domandò.
"Ehm, sarò su fra un minuto."
"Okay," rispose lui sorridendo.
"Fa così freddo qui," commentò Sam, stringendosi la felpa addosso.
"Non è poi così male," rispose Brittany con una risatina. "Wow, la Florida ti ha cambiato."
"Sta' zitta," replicò lui dandole un colpetto.
"Non sei cosi abbronzato come mi aspettavo," ammise Brittany.
"Oh, andiamo," rispose lui, tirando su la sua manica per esaminare il braccio. "È un buon colorito."
"Passabile," scherzò lei.
Il fratellino di Sam si alzò in piedi e iniziò a sussurrargli qualcosa nell'orecchio.
"No," Sam sussurrò in risposta, un po' sconfitto. "Non più. Solo amici adesso."
Brittany iniziò a sentirsi un po' a disagio alla smorfia di dolore di Sam. Iniziò a guardarsi intorno nella hall per distrarsi dalla loro conversazione. Vide Charles che aiutava il signor e la signora Evans con il check-in e accennò un sorriso. Erano sempre cosi carini. Vide alcune persone che sciavano e andavano in snowboard sulla montagna direttamente dietro il rifugio. Le era sempre piaciuto sciare e andare sullo snowboard, ma non aveva una gran resistenza. Brittany sentì un po' di frastuono dietro di lei e si girò velocemente per vedere Isaac, il fattorino, che raccoglieva alcune valigie che erano cadute giù dal carrello. Ridacchiò quando capì che aveva sbattuto il carrello contro il muro. Quando Brittany si girò, vide una brunetta carina che le stava sorridendo. Ipotizzando che anche lei avesse appena assistito alla mini catastrofe, Brittany sorrise di rimando, scambiandosi uno sguardo d'intesa per quanto era appena avvenuto. Poi si voltò di nuovo verso Sam che, nel frattempo, si era messo a parlare con il fratellino. Guardò Kate e sorrise.
"Adoro la tua giacca," disse alla bambina."
"Grazie," rispose in un fil di voce. Era sempre stata incredibilmente timida. Quando la bambina si voltò, gli occhi di Brittany vennero catturati nuovamente dalla brunetta. Stava sorridendo di nuovo. Amichevole come sempre, Brittany sorrise in risposta. Probabilmente aveva pensato che Kate fosse incredibilmente carina, perché lo era davvero. Notò anche che la ragazza doveva essere nuova, o almeno non era mai venuta all'hotel d'inverno, perché Brittany non l'aveva mai vista prima. Qualcosa le diceva che se ne sarebbe ricordata. Guardò di nuovo verso Kate e ridacchiò fra sé e sé perché la minuscola biondina stava faticando ad aprire la zip della giacca.
"Vieni qui," disse Brittany, facendole segno di avvicinarsi. Lei la assecondò e Brittany l'aiutò ad aprire la zip. "Ecco fatto." Mentre aiutava Kate a sfilarsi il cappotto dalle spalle, percepì degli occhi ancora puntati su di sé. Qualcosa le rese difficile sollevare lo sguardo, così si concentrò su Kate. Dopo averle tolto la giacca, Kate prese posto accanto a lei, e Brittany lasciò i suoi occhi guizzare velocemente per verificare ciò che aveva ipotizzato: la ragazza la stava ancora fissando. Leggermente imbarazzata, Brittany si ritrovò a guardare il pavimento.
"Stai bene?" si sentì chiedere da Sam.
"Eh?" rispose lei turbata.
"Sei tutta rossa," sottolineò lui. Brittany capì quanto la sua faccia fosse calda e da quel momento la situazione peggiorò.
"S-sì," disse Brittany scuotendo il capo, "Sto bene."
Brittany sollevò timidamente lo sguardo e giurò che la brunetta stesse facendo un sorrisetto verso di lei. Il cuore di Brittany iniziò ad accelerare. Non era sicura del perché qualcuno la stesse facendo arrossire così tanto. O perché qualcuno la stesse facendo sembrare timida. Solitamente era Brittany quella amichevole.
"Quindi, mi fai vedere un po' in giro?" le chiese Sam.
"Ehm, oh, sì," sorrise lei, cercando di scuotersi dai suoi pensieri.
Santana guardò la bionda alzarsi dal divano. Non poté nascondere il suo sorrisetto. Le stava sorridendo già da un po' prima di catturare la sua attenzione. Non passò molto prima che riuscisse a farla arrossire. Intensamente, anche. La sua pelle chiara si era colorata quasi istantaneamente. Appena la ragazza si voltò e iniziò ad allontanarsi col ragazzo, Santana percepì il proprio sguardo cadere sul fondoschiena della ragazza.
Accidenti, pensò.
Proprio mentre quel pensiero compariva nella sua testa, la ragazza sbirciò oltre la sua spalla un'ultima volta. Ora non aveva più l'espressione di un cerbiatto spaurito. Con uno sguardo timido, ricambiò il sorriso. Poi scomparve attraverso le porte.
Santana si voltò in direzione dell'ascensore. Appena fu dentro, non poté fare a meno di sorridere. Forse quel viaggio non sarebbe stato totalmente noioso.
