PLAN(E)T OF LUST

Deanna Troi uscì dalla navetta e mise piede sul pianeta sconosciuto. Era ancora più bello di quanto non avessero mostrato i sensori dell'Enterprise: il clima era caldo e con la giusta dose di umidità, la vegetazione era molto folta e simile alle piante caducifoglie della Terra, persino l'erba faceva pensare di trovarsi su di un prato di un qualsiasi mondo appartenente alla federazione.

Alle spalle della mezza-betazoide, il tenente Tasha Yar fu la seconda umana a calpestare l'erba del prato alieno, rimanendo anch'essa sbalordita dalla bellezza del paesaggio. Sul suo mondo d'origine aveva avuto ben altre priorità che osservare il panorama, fin da quando era nata, e quel posto le sembrava ancora più paradisiaco di quanto non apparisse all'altro membro dell'equipaggio, abituata ai lussureggianti giardini di Betazed.

La terza persona ad uscire dalla navetta lo fece con un larghissimo sorriso stampato sul volto, gli occhi orientaleggianti spalancati e luccicanti di gioia. Keiko, da botanica qual'era, era estasiata dalla visione di un intero ecosistema alieno, apparentemente formato da sole piante, e per di più così simili a quelle del suo pianeta natio. In quel luogo avrebbe potuto fare analisi e raffronti con altri organismi vegetali fino a che ne avesse avuto voglia. Non vedeva l'ora di cominciare.

L'ultima a sbarcare sul pianeta fu il medico di bordo, il dottor Beverley Crusher. Anch'essa non potè far altro che ammirare il panorama con la bocca semiaperta, affascinata come le sue tre colleghe dall'aspetto del corpo celeste appena scoperto. La donna stava osservando il bosco che circondava la radura dove la navetta era atterrata con la stessa euforia prettamente scientifica della ragazza dai capelli neri scesa poco prima di lei, ma anche con qualcosa di più: essere in grado di studiare di persona l'ecosistema di quel mondo la eccitava, si sentiva come una dei tanti pionieri che spesso l'Enterprise aveva trasportato sulle varie colonie a loro designate, con tutto il senso di avventura che tale idea comportava. Era una fortuna che il forte campo magnetico del pianeta rendesse estremamente difficoltoso il teletrasporto, le analisi orbitali e le comunicazioni: senza tali limitazioni l'umana non avrebbe potuto provare quella sensazione di irraggiungibilità che le provocava tali emozioni avventurose.

"Consigliere Troi ad Enterprise" disse la ragazza dai lunghi capelli neri e mossi, premendo la spilla appuntata sulla sua uniforme.

"La as…CZZZT…olto, Consigliere." le rispose la voce deformata e disturbata del capitano Jean-Luc Picard.

"Siamo arrivate sul pianeta. Non c'è traccia di insediamenti o di vita umanoide, Capitano, come facevano supporre le analisi."

"Faccia atten…CZZT…ne, Consigliere, senza un…CZZZZT…lisi completa non sappiam….CZZZZZTT…re se il pianeta os...CZT…ti creature ostili."

"Le nostre analisi non rilevano forme di vita animale nel raggio di qualche chilometro" dichiarò la dottoressa Crusher, intenta ad osservare il suo Traecorder. "Pare che il pianeta presenti solo vita vegetale".

"Condivido, Capitano." disse la bionda del gruppo. "Sembra non vi siano rischi per la sicurezza."

"Ne sono…CZZT…to, tenente, ma prestate comunque la m…CZZZZZZZT…zione. Se succedesse qualcosa non sarebbe possibile teletra…CZZT…a bordo."

"Non si preoccupi, capitano." esclamò Keiko, con la voce piena di gioia. "Sono certa che la caveremo egregiamente."

"Me lo auguro. Pi…CZZZZT…chiudo."

"Bene," disse la prima umanoide ad aver messo piede sul pianeta. "Credo sia meglio separarci ed esplorare diverse aree nei dintorni, per verificare la sicurezza del campo. Il nostro rendez-vous è qui tra un'ora, per montare il campo e prepararsi per la notte."

"Ricevuto." risposero le altre tre donne. Poco dopo il gruppo di separò e ciascun membro dell'equipaggio della nave ammiraglia della Flotta Stellare si allontanò in una diversa direzione.

-o-

Deanna Troi non percepiva nulla: nessuna mente, nessuna intelligenza, nessuna presenza emotiva. Sembrava proprio che il pianeta non fosse abitato, e questo un po' la rattristava. Era stata assegnata a quella missione proprio nel caso fosse stato necessario effettuare un primo contatto con eventuali abitanti del pianeta, ma tale ipotesi pareva sfumata, il che rendeva la presenza della giovane di fatto inutile.

*Comunque* pensò la femmina umanoide. *non vedo alcun motivo per cui non dovrei godermi questo splendido paesaggio.* e sorrise al pensiero.

Dopo pochi minuti, superati alcuni alberi, il Consigliere Troi si trovò di fronte ad uno specchio d'acqua circolare piuttosto ampio, un vero laghetto. La riva dello specchio d'acqua era a tratti scosceso, presentante circa mezzo metro di scarpata argillosa, ma la riva di fronte alla mezza-betazoide era coperta di erba fin quasi sul pelo dell'acqua, dove si immergeva con una leggera pendenza. Tale prato era reso ancor più invitante dall'ombra gettata su di esso da un albero piuttosto alto, simile ad una quercia ma con le foglie di un verde molto scuro, che affondava le sue radici proprio sulla piccola scarpata che si gettava nel lago. Ad una tale visione Deanna non potè far altro che andarsi a sedere proprio in quel punto, per godersi la relativa freschezza dell'ombra.

Il sole binario di quel sistema stava innalzandosi velocemente nel cielo: presto avrebbe raggiunto lo zenit e, in capo a tre ore, quel luogo sarebbe piombato nell'oscurità. Le analisi dell'Enterprise avevano gia verificato la considerevole velocità di rotazione del pianeta, ma apparentemente non erano riuscite, a causa delle interferenze generate dallo stesso corpo celeste, ad estrapolare correttamente la temperatura di superficie. Il caldo si faceva sempre più afoso, e anche se il Consigliere sapeva che tale situazione sarebbe durata solo per poche ore, cominciava gia a soffrire la canicola. Pensando questo, lo sguardo della giovane mezza-betazoide cadde sullo specchio d'acqua di fronte a lei e, dopo pochi secondi, sul volto della ragazza si aprì un sorriso malizioso.

Una volta alzatasi in piedi, la femmina umanoide si sfilò il cerchietto fermacapelli che indossava sempre, per poi cominciare ad aprire la sua uniforme, che già normalmente non nascondeva molto della silouhette della donna, sfilandosela facilmente e con una leggera fretta. Pochi secondi dopo fu la volta della biancheria intima, di colore viola e molto sensuale, che finì in cima alla pila degli indumenti di Deanna, appoggiati sull'erba accanto all'albero. Ora la giovane umana era completamente nuda, su di un bucolico pianeta alieno, di fronte ad una fresca e limpida massa di acqua dolce. Una corsa veloce e la superficie dell'acqua si increspò, accogliendo il corpo della ragazza, accarezzandolo e rinfrescandolo.

Dopo il tuffo, l'umanoide empatica si lasciò trasportare dall'inerzia della sua entrata in acqua, godendosi la sensazione dell'acqua fresca sul suo seno prosperoso, sul suo ventre e sulle sue gambe, per poi cominciare a nuotare a stile libero, allontanandosi ancor più dalla riva, sentendosi libera come non le capitava da tempo.

-o-

Tasha Yar stava battendo il bosco palmo a palmo. Per quanto sapesse che non vi erano pericoli, e nonostante la bellezza dei raggi dei soli che filtravano tra le foglie, lei era guardinga. Era una sua caratteristica, un tratto del suo carattere che non la abbandonava mai, dovuto alla sua infanzia infelice e ricolma di paura. Crescere su di un pianeta in preda alla più totale anarchia non era certo la migliore gioventù immaginabile, ma l'aveva temprata nello spirito, rendendola degna di indossare l'uniforme della flotta stellare e di essere designata come capo della sicurezza dell'Enterprise. Tasha era fiera della sua forza. Ma era comunque una donna. Un donna che soffriva per la carenza di affetto ricevuto nell'infanzia, essendo stata abbandonata a soli cinque anni, e della mancanza di figure maschili degne di fiducia per tutta l'adolescenza: il dover continuamente stare in guardia dalle bande di stupratori aveva portato Tasha Yar, per un certo periodo, ad una leggera forma di androfobia, anche se in seguito tali paure erano state dissipate grazie alle diverse esperienze intime vissute dalla giovane. Questo però era avvenuto solo dal punto di vista fisico: la sfera affettiva della ragazza era ancora segnata dai traumi vissuti nella giovinezza, e questo l'aveva portata a volgere i suoi sentimenti verso l'unico membro dell'equipaggio… anzi, dell'unica persona che conoscesse priva di istinti carnali: il tenente comandante Data.

Nel mezzo dei suoi cupi pensieri, contrastanti con la luminosità dell'ambiente in cui si trovava, Tasha arrivò quasi improvvisamente sul bordo di uno specchio d'acqua. In quel punto, investita in pieno dai raggi dei soli non più filtrati dal fogliame, la ragazza si rese conto di quanto caldo effettivamente facesse. Un secondo dopo notò un movimento sulla superficie del laghetto sulla sua sinistra e, aguzzando lo sguardo, vide una massa di capelli neri muoversi sulla superficie del lago, seguita dall'emersione di un corpo dalla pelle liscia e rosa. Alla giovane umana non ci volle molto per capire che quello che per un istante aveva creduto essere una creatura acquatica aliena, altri non era che il Consigliere Deanna Troi. E per di più, da quanto poteva vedere, priva di vestiti.

Tasha Yar rimase confusa per alcuni minuti. Nella sua mente si accavallarono velocemente diverse emozioni: dalla preoccupazione dovuta al rischio che poteva comportare per Deanna nuotare senza protezione in un ambiente ancora inesplorato, alla sorpresa nel vedere una sua conoscente e amica in una situazione così inconsueta, all'invidia per la disinibizione della ragazza betazoide nel mettersi volontariamente in una tale situazione, cosa che all'umana sarebbe risultato impossibile fare, per via del suo elevato istinto di protezione. L'apertura mentale e di carattere di Deanna erano caratteristiche che l'umana bionda invidiava da sempre: sentirsi libera, senza quella cappa di angoscia che non la abbandonava mai, era una sensazione che lei poteva solo immaginare. E Tasha si dispiaceva di questo suo limite.

Il flusso di emozioni dell'addetto alla sicurezza parve raggiungere la donna intenta a godersi la sua nuotata naturista, poiché ella smise improvvisamente di nuotare e si volse nella direzione della nuova arrivata. Dopo pochi secondi, durante i quali la ragazza dagli occhi neri rimase a fissare la sua amica dai capelli dorati, la betazoide alzò un braccio fuori dall'acqua, in segno di saluto. Imbarazzata e in parte divertita, il Tenente Yar rispose debolmente al saluto.

"Vieni anche tu!" urlò la donna in acqua. "E' bellissimo!"

Tasha Yar rimase stupita da quell'invito. Non aveva minimamente preso in considerazione di farsi un bagno su di un pianeta alieno, meno che mai senza costumi da bagno di alcun genere. Istintivamente, la ragazza umana mosse il braccio usato poco prima per salutare in modo più frenetico, rifiutando l'invito con un palese imbarazzo.

"Avanti!" insistette Deanna. "Fa troppo caldo per non approfittare della situazione! Non avere paura!"

Non era paura, quella che Tasha provava: era disagio, emotivo, per la situazione che si era venuta a creare e, per via del sudore che cominciava ad inzuppare la sua uniforme, anche fisico. Valutando le due sensazioni contrastanti, una dovuta al suo passato e l'altra legata ad un più semplice presente, nella mente della giovane umana cominciò ad affiorare l'idea che forse non sarebbe stato poi così impossibile per lei comportarsi in modo spontaneo, per una volta. Poco dopo, la ragazza si incamminò verso la parte di riva del laghetto coperta dall'erba. Sorrideva.

-o-

Ovunque si voltasse, Keiko vedeva solo nuovi esemplari di flora aliena da studiare e catalogare: alberi ad alto fusto, cespugli, arbusti, erba. Ogni ramo o foglia erano unici, ed il solo immaginarsi quella vegetazione nei vari aspetti stagionali la faveva sognare ad occhi aperti. Queste sue fantasie, però, erano connesse solo al lato femminile dell'umana, non a quello scientifico. Le analisi avevano gia dimostrato che il pianeta aveva un asse di rotazione quasi perpendicolare al piano orbitale, cosa che rendeva molto improbabile la presenza di stagioni sul pianeta, ma per Keiko era importante anche questo aspetto del suo lavoro: trovare la bellezza in ogni nuova specie, in ogni seme, o stelo, o foglia che vedeva. Le sue radici giapponesi le avevano conferito lo stesso senso di apprezzamento per l'estetica dei suoi antenati, e per l'estetica floreale in particolare.

Camminando all'interno di una leggera depressione, intenta ad osservare ogni particolare dell'ambiente che la circondava, la ragazza orientale quasi gridò quando, svoltando dietro il tronco di un albero, si trovò faccia a faccia con un'altra forma di vita autoctona. In mezzo a tutte quelle tonalità di verde delle foglie e di marrone dei tronchi, esaltate dai luminosi raggi dei soli, il bianco-grigiastro del fungo di fronte a lei era in qualche modo inquietante, un'apparizione quasi spettrale in mezzo a quel tripudio di colori. Sommato a questo, vi erano anche la mole e la forma del fungo: era alto quasi quanto la stessa Keiko, e grosso quanto il suo braccio. Si innalzava dalla base del tronco del grosso albero che l'umana aveva appena oltrepassato, e la forma della cappella ricordava assurdamente… un organo riproduttivo maschile umano.

Keiko arrossì brevemente a quel pensiero, specialmente considerando le dimensioni dell'ipotetico membro di fronte a lei e, una volta vinte la paura e l'imbarazzo, si avvicinò per analizzare meglio l'organismo alieno. La ragazza non era molto pratica di funghi, essendo questi degli organismi parassitari, ma verificare come esso fosse connesso alla pianta di cui presumibilmente si nutriva rientrava nelle sue mansioni. Una volta inginocchiatasi accanto alla struttura biancastra, Keiko portò il suo Traecorder vicino alla base del fungo, lasciando che lo strumento analizzasse le componenti biologiche dell'albero e del suo parassita.

"Curioso." disse tra se e se. "Sembra che i due organismi siano connessi in modo molto complesso… quasi non sembra che i rizomi del fungo si stiano appropriando della linfa della pianta… anzi, è come se fossero in simbiosi…"

La donna si allontanò dall'area del tronco analizzata, restando comunque in ginocchio, pensierosa. Non aveva mai visto un legame tra due forme di vita così stretto, e questo la incuriosiva e la rendeva perplessa. Per quanto fosse concentrata a pensare agli organismi biologici incontrati, però, la ragazza non potè evitare di spostare istintivamente lo sguardo sul fungo di fronte a lei. La somiglianza con un membro umano era sorprendete (a parte il colore, ovviamente), e questo pensiero aveva rievocato nella mente di Keiko i ricordi relativi a simili forme incontrate in precedenza. Non legate al regno dei funghi, però.

Keiko tornò ad arrossire a quei pensieri: non poteva certo considerarsi una ragazza "facile", ma indubbiamente nel corso della sua vita aveva avuto diverse esperienze con l'altro sesso. Dal suo primo rapporto completo, all'età di sedici anni, alle notti passate insieme a Miles a bordo dell'Enterprise, aveva collezionato un certo numero di amanti… e in certi casi neanche umani. Uno dei ricordi più eccitanti della giovane umana (che in quel momento stavano riemergendo uno dopo l'altro) era la notte passata insieme ad un andoriano, un suo compagno di università… nonostante venisse da un mondo di ghiaccio le pratiche di accoppiamento di quella specie erano assai focose… o forse proprio per quello…

Keiko cominciava a bagnarsi. E la cosa era solo in parte legata al caldo dell'aria del pianeta. Le mutandine della giovane orientale, parzialmente visibili sotto la gonna, data la posizione in cui l'umana si trovava, si stavano lentamente inumidendo. Improvvisamente la botanica terrestre lasciò cadere a terra lo strumento analizzatore e portò la mano che l'aveva sorretto fino a quel momento all'altezza del proprio indumento intimo, cominciando ad esercitare pressione su di esso… o meglio, sulla parte del corpo sottostante. Keiko si lasciò cadere all'indietro, portando l'altra mano all'altezza del seno, cominciando a massaggiarlo dapprima da sopra la stoffa del suo vestito e successivamente, dopo aver rudemente sbottonato l'indumento, a diretto contatto della sua pelle. Non ci volle molto perché la giovane femmina umana cadesse completamente preda dei suoi istinti, muovendo sempre più freneticamente le mani sulle proprie zone erogene, al fine di procurarsi il maggior piacere possibile. Keiko si trovò, senza rendesi conto di come avesse fatto, con la parte superiore del vestito completamente slacciata, il reggiseno abbassato con poca eleganza e le mutandine completamente sfilate. L'umana stava stimolando i suoi genitali usando tutta l'esperienza che aveva acquisito nel darsi piacere, stimolata fisicamente dal suo stesso tocco e psicologicamente dalla visione del gigantesco fungo fallico, sul quale continuava a cadere il suo sguardo. La ragazza era come rapita, completamente senza freni, desiderava un membro, uno vero, dentro di lei, e questo desiderio l'aveva portata al limite dell'orgasmo…

"Tutto bene, Keiko?"

Per la seconda volta, la ragazza orientale quasi gridò. La voce della dottoressa Crusher l'aveva spaventata più di quanto non avesse fatto poco prima l'apparizione del fungo. Una volta compreso che la voce del medico di bordo proveniva da dietro il tronco dell'albero, da dove probabilmente il suo corpo era visibile solo in parte, e non certo la parte più imbarazzante, Keiko si mise freneticamente a riabbottonare il suo vestito, gridando nel frattempo "Si, Beverly, tutto a posto!" con la voce più tranquilla che riuscì a farsi venire.

"Hai trovato qualcosa di Interessante?" chiese il dottore, sempre da dietro il tronco.

"Si... No!... Si!" rispose la ragazza orientale, ancora confusa, rialzandosi nel contempo. "Le radici di quest'albero sono molto interessanti, si diramano nel terreno per grandezze… lunghezze considerevoli!"

"Capisco che la vegetazione di questo pianeta sia una vera manna per te, Keiko, ma dobbiamo tornare al campo, è quasi ora del Rendez-Vous."

"Si, certo…" disse la botanica, finendo di sistemarsi il vestito meglio che poteva. "Arrivo."

La giovane umana uscì da quello che era, in effetti, il suo nascondiglio, e cominciò ad avvicinarsi alla sua collega, che si trovava ad una decina di metri dall'albero dove aveva trovato quella forma di vita tanto stimolante… in tutti i sensi. Ma, appena Keiko fece un passo in direzione della collega, la sensazione provocata dal movimento delle sue gambe le fece realizzare che il suo indumento intimo inferiore giaceva ancora dietro al tronco, accanto al fungo. Dopo un istante di esitazione, l'umana che fino ad un minuto prima aveva liberato senza ritegno i suoi istinti, per di più durante una missione, decise di abbandonare tale oggetto li dove si trovava. Non poteva permettersi di insospettire il medico di bordo, suo superiore e sua amica; non su di una cosa così imbarazzante ed inopportuna. Una volta raggiunta la donna dai capelli rossi, sfoggiando la migliore faccia tosta che poteva, Keiko le chiese "Trovato niente di interessante?"

"In effetti si." rispose il dottore, voltandosi ed incamminandosi insieme alla collega verso il punto di atterraggio della navetta. "Alcune di queste erbe contengono composti adatti alla cura di diverse allergie. Credo che sia consigliabile una seconda e meglio attrezzata missione di ricerca sul pianeta…"

"Non so se è il caso!" proruppe all'improvviso la ragazza orientale, con l'immagine della nuova squadra di scienziati che si imbatteva nelle sue mutandine abbandonate esplosa nella mente.

"Come mai?" chiese educatamente Beverly.

"Beh, ecco… le caratteristiche energetiche del pianeta rendono difficoltosi gli spostamenti e le analisi… forse dovremmo fare quello che possiamo ora, e risparmiare seccature alla flotta…" buttò li la giovane dai capelli neri.

"Uhm… si, in effetti hai ragione… ci penserò."

Fortunatamente la strada per il campo era in leggera salita: in questo modo il sospiro di sollievo della botanica umana potè essere confuso con un respiro affannato.

-o-

La dottoressa Beverly Crusher aveva visto tutto. Pur trovandosi dalla parte opposta dell'albero dove si trovavano Keiko e l'inusuale fungo (che comunque non aveva visto), l'ufficiale della flotta stellare aveva potuto notare i movimenti della sua collega, il modo in cui si era privata parzialmente degli indumenti e anche il fine di tale comportamento. Beverly era uscita dal bosco proprio mentre la ragazza asiatica, travolta dai suoi stessi ricordi, si era seduta sul terreno cominciando a masturbarsi, e il fatto che quest'ultima fosse concentrata solo su tale atto aveva permesso al medico di bordo di avvicinarsi senza venire notata. Inizialmente Beverly era rimasta attonita di fronte ad una tale immagine, e la sua sorpresa l'aveva temporaneamente ammutolita. Però, a poco a poco, la visione della giovane intenta a procurarsi piacere aveva finito col trasformare la sorpresa della dottoressa in una divertita comprensione e successivamente, come fosse stata contagiata da un virus, in eccitazione.

Era da molto che Beverly Crusher non aveva rapporti: il fatto di vivere ancora insieme a suo figlio, Weasley, le dava poca liberà di movimento in tal senso. A volte le tornavano in mente le notti di passione trascorse insieme al suo ormai defunto marito, ma il dolore della sua perdita inibiva qualunque eccitazione che tali ricordi potevano trasmettere. In quel momento, però, l'eccitazione era ritornata, e proprio a causa della visione dell'atto che la donna dai capelli rossi non compiva più da molto tempo. Beverly non l'avrebbe mai ammesso, ma quando era giovane… beh, più giovane di adesso… l'autoerotismo era diventato un abitudine per lei: non riusciva a farne a meno, si sentiva spinta a darsi piacere più spesso che poteva, e in molte occasioni aveva trovato tale piacere in modi meno "solitari", in compagnia… in alcuni casi anche in numerosa compagnia.

Questi ricordi avevano finito per far inumidire anche l'indumento intimo del dottore, ma questa, contrariamente a Keiko, era riuscita a reprimere tali impulsi e si era spostata in un punto ancora più riparato dall'albero, da dove aveva gentilmente richiamato la ragazza, così da limitare l'imbarazzo che la sua intromissione avrebbe inevitabilmente procurato alla collega. La dottoressa Crusher era leggermente dispiaciuta di dover interrompere un momento tanto piacevole per Keiko, ma la missione aveva la precedenza sugli svaghi personali, e inoltre un ritardo della ragazza al ritrovo del gruppo avrebbe messo in ansia Deanna e Tasha. Perciò, quando la giovane le si era avvicinata cercando di reprimere l'imbarazzo per la situazione in cui si era cacciata, Beverley aveva evitato domande indiscrete, con l'intento di chiudere li la faccenda, come se non fosse mai avvenuta. O almeno intendeva farlo.

-o-

Le due donne si allontanarono dall'albero e dalla sua strana propaggine che aveva suscitato tanto interesse in una delle due umane, fino a non esserne più in vista. La radura in leggera pendenza dove si trovava il fungo tornò ad essere silenziosa come prima che gli esseri a due gambe arrivassero: l'unica differenza rispetto a prima era la presenza, accanto all'albero, di un oggetto bianco e di forma vagamente triangolare. Dopo un lungo lasso di tempo, durante il quale i soli si avvicinarono sempre più all'orizzonte, la strana struttura bianca cominciò ad inclinarsi, in modo quasi impercettibile ad occhio nudo, allontandandosi dal tronco al quale era legata, fino ad arrivare a posarsi sopra l'oggetto alieno. Dopo pochi minuti, la massa bianca cominciò a rialzarsi, raddrizzandosi a poco a poco, fino a ritornare nella sua posizione iniziale.

-o-

Tasha Yar era in imbarazzo: non era sua abitudine agire d'impulso, senza riflettere. Ma l'aveva fatto, e ora era in una situazione per lei nuova, per vari motivi. Era immersa nell'acqua di un lago di un pianeta alieno, senza luoghi in cui ripararsi, senza armi, e soprattutto senza vestiti. La sua uniforme, il suo comunicatore e la sua pistola a faser in quel momento si trovavano all'ombra di un grande albero dalle foglie verde scuro, accanto agli indumenti di Deanna, che nuotava nuda accanto a lei.

"Eddai Tasha, non restare li senza far niente, nuota anche tu! E' rilassante!" disse il Consigliere dell'astronave Enterprise.

"Sono già abbastanza rilassata, grazie." rispose l'addetta alla sicurezza della nave. Ma era vero solo a metà.

L'essere priva di indumenti, immersa in un lago di acqua fresca, in una giornata calda e soleggiata, era indubbiamente liberatorio ma, per qualcuno che associava il relax ad avere un'arma a portata di mano, l'essere priva di ogni possibile difesa era poco piacevole. Inoltre, c'era un'altra cosa che metteva a disagio l'umana dai capelli biondi: Deanna. O meglio, il suo seno. Era una reazione assolutamente femminile, non legata alla particolare esperienza di vita del Tenente Yar, ma era comunque parte di lei: persino sull'Enterprise, con indosso la sua divisa aderente, era più che evidente che il seno del Consigliere Troi fosse più voluminoso di quello di Tasha. Questa solitamente non considerava simili particolari tatticamente irrilevanti, ma una parte di lei, quella più femminile, intima, non poteva fare a meno di invidiare tali misure, molto più sexy delle sue. Tale invidia, inoltre, era fortemente accresciuta dalla situazione in cui la ragazza bionda si trovava: avere sotto gli occhi l'oggetto della sua irritazione, esposto in tutto il suo splendore, ed esaltato al massimo dai movimenti di Deanna mentre nuotava sul dorso, non permetteva alla giovane umana di pensare ad altro, o di distogliere lo sguardo.

Tali attenzioni, alla fine, furono percepite dal Consigliere betazoide dell'Enterprise, sia per lo sguardo dell'umana fisso su di lei, sia per le emozioni che la giovane terrestre provava. Deanna Troi smise di nuotare, spostando la sua attenzione dalle piacevoli sensazioni che l'acqua le trasmetteva alla figura femminile parzialmente emersa dalla superficie del lago, distante un paio di metri dalla giovane empatica. Questa, un secondo più tardi, riprese a nuotare in direzione dell'amica, fermandosi poco dopo di fronte a lei. A quella distanza i corpi delle due umanoidi erano perfettamente visibili l'uno agli occhi dell'altra anche sott'acqua, per via della limpidezza di quest'ultima, così come le rispettive forme. Tasha Yar provò un nuovo moto di invidia per le misure della donna nuda di fronte a lei, prima che questa le si avvicinasse ulteriormente e la afferrasse per le spalle.

"Tasha…" cominciò Deanna, guardando l'amica fissa negli occhi, con l'intento di rassicurarla e rasserenarla. Ma questo gesto ebbe un altro effetto, che nessuna delle due donne aveva previsto: l'ulteriore avvicinamento tra le due portò il prosperoso seno di Deanna a contatto con quello più piccolo, ma comunque considerevole, di Tasha, provocando in entrambe le umanoidi una scarica di piacere, che fu amplificata dalla carezza dell'acqua e dalla loro stessa nudità. Le due donne si fissarono, gli occhi azzurri dell'umana in quelli neri della betazoide, e una frazione di secondo più tardi la bocca di Tasha entrò in contatto con quella di Deanna. Dopo un breve attimo di sorpresa, durante il quale la giovane mezza-betazoide rimase immobile, gli occhi spalancati dalla sorpresa, il Consigliere Troi si rilassò e abbassò le palpebre, cominciando a rispondere al bacio dell'amica. Le due ragazze rimasero in quella posizione a lungo, continuando a baciarsi e avvicinandosi nel frattempo ancora di più l'una all'altra, così da intensificare il contatto tra i loro corpi, cercando sempre più piacere in quella sensazione. Le mani di Deanna, ad un tratto, lasciarono le spalle di Tasha per andare ad aumentare ancora di più il contatto reciproco, spostandosi dal viso, al seno, ai fianchi della giovane bionda, mentre questa faceva lo stesso sul corpo della mezza-aliena. Quando le mani di entrambe arrivarono all'altezza dei rispettivi sessi, le due donne interruppero la serie di baci, inspirando pesantemente e guardandosi nuovamente negli occhi. Dopo un sorriso reciproco, le due cominciarono a nuotare verso la riva erbosa.

Mentre nuotava verso riva, la mente di Tasha era praticamente vuota. Il gesto che aveva appena compiuto sembrava essere stato dettato unicamente dall'istinto, anche se neanche la giovane umana riusciva a capacitarsi di aver provato un impulso simile. La ragazza bionda non aveva mai sperimentato alcun tipo di attrazione sessuale per individui del suo stesso sesso, e meno che mai per Deanna, ma in quel momento non vedeva l'ora di riprendere ciò che aveva interrotto poco prima. Forse il suo era solo desiderio di provare piacere, slegato dalla natura di ciò che l'avrebbe permesso, oppure i suoi veri istinti si erano risvegliati. A tale pensiero Tasha non provò nessuna sensazione spiacevole, anzi, non ci vedeva niente di male, tanto da sorridere all'idea.

Deanna era stupita da ciò che l'amica aveva appena fatto, ma la situazione già eccitante di per sé e la sua naturale apertura mentale le avevano permesso di accettare quel gesto inaspettato e di cominciare a partecipare attivamente alla stimolazione del piacere proprio e di Tasha. Per quanto non avesse mai avuto rapporti lesbici, il consigliere Troi non era mai stata contraria all'idea di tali atti e, ora che gliene si era presentata l'occasione, aveva constatato di persona che tali pratiche potevano essere fonte di sensazioni molto piacevoli. E ora ne voleva ancora di più.

Una volta giunte all'ombra dell'albero dalle foglie verde scuro e uscite dall'acqua, Deanna Troi e Tasha Yar si posero l'una di fronte all'altra, contemplando così i loro rispettivi corpi nudi, ancora gocciolanti dell'acqua del lago. Un secondo più tardi si stavano nuovamente baciando, mentre le loro mani accarezzavano l'una il corpo dell'altra, e in poco tempo si inginocchiarono, senza interrompere il contatto tra le loro labbra, sdraiandosi lentamente sull'erba. Le mani delle ragazze si diressero senza esitazione verso i vicendevoli sessi, cominciando a massaggiarli e a stimolarli, cosa che rese i loro baci ancora più passionali, entrambe inebriate dal tocco delicato e gentile dell'altra. Ad un tratto le labbra di Deanna abbandonarono quelle del tenente Yar per spostarsi lentamente, con una catena di baci, lungo il suo collo e il suo petto, mentre le mani della betazoide erano impegnate a dare il maggior piacere possibile all'amica: una accarezzava insistentemente il seno sinistro dell'umana, mentre e l'altra si era insinuata nelle profondità di Tasha, che aveva cominciato a sospirare e respirare affannosamente con gli occhi chiusi. Quando le labbra del Consigliere Troi raggiunsero le altre labbra della giovane dai capelli biondi, la lingua della mezza aliena andò a sostituire il proprio dito nel suo lavoro di stimolazione, provocando un ulteriore aumento nella respirazione e nei gemiti della terrestre.

"Deanna… ah… si… ancora…"

Gli incitamenti dell'amica eccitarono ancora di più la betazoide che, ormai inginocchiata tra le gambe della ragazza bionda, portò una mano all'altezza del proprio sesso cominciando a stimolarlo, continuando nel frattempo a leccare e baciare l'organo genitale esterno dell', ormai, amante. La giovane umana, nel frattempo, aveva portato le mani a riprendere il piacevole massaggio dei suoi seni, massaggio che ogni tanto interrompeva per andare ad afferrare la testa dell'amica, tirandola ancora di più verso di se, invitandola così ad aumentare la stimolazione del suo sesso e contemporaneamente beandosi della sensazione regalatale dal senso di morbidezza e umidità dei capelli di Deanna.

La situazione venutasi a creare era molto attraente: due giovani donne, completamente nude e dalla pelle bagnata, sdraiate su di un prato erboso e illuminate a mosaico dai raggi solari che filtravano tra le foglie degli alberi, l'una inginocchiata tra le gambe dell'altra ed entrambe intente a procurarsi più piacere possibile, riempiendo l'aria di sospiri e mugolii. Sarebbe stata una scena molto eccitante, se ci fosse stato qualcuno ad osservarla. Ma il pianeta era deserto, senza traccia di vita animale che potesse essere interessata ad assistere a quello spettacolo, anche se persino l'erba sembrava essersi inclinata nella direzione delle due umanoidi, come ad osservarle. Ma tale movimento non fu notato dalle due ragazze, troppo concentrate su quello che stavano facendo.

Improvvisamente Deanna interruppe il contatto della sua bocca sul fiore di Tasha, che rimase ancora per alcuni secondi sdraiata sulla schiena, respirando pesantemente, con gli occhi chiusi. Quando li riaprì, vide che la donna dai capelli neri si era seduta sull'erba di fronte a lei, con le gambe aperte e piegate ed un sorriso stampato in volto.

"Vieni." disse questa, semplicemente, tendendo le braccia verso l'umana bionda.

Tasha, pur senza essere provvista di capacità telepatiche come l'amica, capì quello che la mezza-betazoide aveva in mente e cominciò a spostarsi verso di lei, incrociando le proprie gambe con quelle di Deanna e avvicinando il proprio sesso al suo. Quando le parti intime delle due ragazze furono in contatto, entrambe cominciarono a muoversi, facendo si che i rispettivi organi genitali si stimolassero vicendevolmente, provocando a tutte e due forti ondate di piacere, che le fecero tornare ad ansimare pesantemente e a muovere senza controllo la testa, travolte dall'estasi. Mentre una mano delle due donne veniva usata dalle stesse per sorreggersi sul terreno erboso, l'altra si mosse per andare a stimolare ulteriormente i rispettivi sessi, specialmente il clitoride, cosa che aumentò ancora di più il piacere provato dalle due. Dopo un imprecisato lasso di tempo, sia Deanna che Tasha sentirono montare l'orgasmo dentro di loro, che poco dopo proruppe travolgendole in un'ondata di piacere e facendole urlare dalla gioia. Pochi secondi più tardi le due umanoidi si accasciarono sull'erba, respirando sempre più lentamente. La prima a parlare, dopo circa un minuto di silenzio, fu l'umana dai capelli biondi.

"'E' stato bellissimo, Deanna."

"Ne sono felice," rispose la mezza-betazoide. "lo è stato anche per me."

Senza fretta, sorridendo, i due membri dell'equipaggio della U.S.S. Enterprise si alzarono e si diressero verso le rispettive pile di abiti, chinandosi a raccoglierli. Mentre il Tenente Yar si apprestava ad infilarsi la parte inferiore del suo completo intimo, però, vide con la coda dell'occhio che la giovane dai capelli neri era rimasta immobile, fissando gli indumenti che teneva tra le braccia.

"Che cosa c'è?" chiese l'umana, immobilizzatasi anch'essa.

"Sai Tasha…" disse la betazoide con voce calma e serena. "…credo che non li indosserò per ora."

La ragazza bionda spalancò gli occhi.

"Stai scherzando?" le chiese. "Hai intenzione di tornare al campo così?"

La mezza-aliena non rispose, continuando a fissare i propri abiti con un vago interesse.

"Non puoi dire sul serio! Cosa pensi diranno Keiko e Beverly quando ti vedranno arrivare completamente nuda? Penseranno che tu sia impazzita o…"

"Tasha." disse con tono pacato la betazoide, voltandosi verso di lei e guardandola negli occhi. Lo sguardo del consigliere Troi era determinato e serio, con una leggera sfumatura divertita, in contrasto con l'espressione di incredulità dell'umana di fronte a lei. "Su questo pianeta ho provato sensazioni che non mi capitava da tempo di sperimentare: sentirmi completamente libera, serena e appagata." E dicendo questo il suo sorriso si allargò ancora di più. "Non ho intenzione di sprecare una simile occasione, voglio godere di questa libertà fino all'ultimo istante della mia permanenza qui. Avremo tempo di pensare al pudore una volta tornate sull'Enterprise. E per quanto riguarda le altre…" aggiunse, cominciando a voltarsi. "…beh, in fondo siamo tra donne. No?"

E con un ultimo sorriso, si incamminò verso il bosco.

Tasha Yar rimase immobile ad osservare la schiena nuda della donna con la quale aveva appena condiviso momenti particolarmente intimi allontanarsi tra gli alberi che circondavano il lago, illuminata a tratti dai raggi dei soli sempre più prossimi al tramonto. Non riusciva ad elaborare la decisione che l'amica aveva appena preso: la sua mente era tornata vuota come durante la nuotata per tornare a riva, ma senza quel desiderio di piacere che l'aveva privata temporaneamente dei suoi freni inibitori. Era frastornata, confusa, aveva persino interrotto i suoi movimenti finalizzati al rivestirsi, rimanendo ancora nuda con i propri vestiti accanto a lei. All'improvviso, Tasha si rese conto che l'ultima frase dell'amica era stata pronunciata al plurale. Pochi secondi più tardi, la ragazza raccolse i propri indumenti e si incamminò a passo svelto dietro alla compagna d'equipaggio, la pelle nuda illuminata dai raggi obliqui dei soli binari.

-o-

Pochi minuti più tardi, la radura che fino a poco prima era stata riempita dagli ansimi e dai sospiri delle due aliene tornò ad essere tranquilla e silenziosa, illuminata dai raggi rossi del tramonto. Per alcuni minuti nulla si mosse, quasi come se l'ambiente si fosse pietrificato, fino a quando uno dei rami del grande albero dalle foglie scure che aveva offerto ombra e riparo alle due umanoidi non si cominciò a muovere, dapprima lentamente, poi con movimenti perfettamente visibili ad occhio nudo, fino ad arrivare a toccare il terreno con la più esterna delle sue foglie, che si posò a terra come una mano. Dopo essere rimasta per alcuni minuti nel punto in cui le creature con due gambe si erano connesse ed avevano emesso un forte suono, la foglia ed il ramo si cominciarono a rialzare, tornando in poco tempo alla posizione originaria.

To be continued…