CAPITOLO 168

«Vado io…» disse Andy a Provenza invitandolo a restare lì mentre lui si apprestava ad andare a controllare cosa stava succedendo a Sharon. Bussò un paio di volte alla porta del bagno e sentendola vomitare decise di entrare «Sharon…sono io».

Andy si avvicinò a lei e la aiutò ad alzarsi e a sciacquarsi il viso per rinfrescarsi.

«Stai meglio?»

«Mi dispiace…io…mi vergogno…»

«Tranquilla…va tutto bene, può succedere a tutti di stare male. Va meglio?» ripetè la domanda.

«Sì…più o meno…» rispose lei ancora pallida.

«Vieni, stenditi un momento» la aiutò ad andare verso la camera.

Provenza dal salotto sentì le voci e si affacciò alla porta della stanza. «Va tutto bene?»

«Sì, grazie tenente, sto meglio…» rispose Sharon «ogni tanto, sotto stress mi succede di non stare bene di stomaco…»

«Capisco…» in quel momento a Provenza squillò il cellulare «devo rispondere…scusate» disse un attimo prima di allontanarsi per accettare la chiamata.

Sharon si allungò e prese qualche grande respiro per tranquillizzarsi. Andy, si sedette sul bordo del letto, accanto a lei.

«Grazie Andy…» Sharon distese un braccio per poter arrivare a toccare Andy e gli carezzò una mano. «So quanto sia stato difficile per te prima assistere all'operazione.» disse riferendosi a Jack.

«C'è mancato pochissimo e probabilmente l'avrei pestato a sangue» ammise lui.

«Lo so. E ti ringrazio per non averlo fatto…»

Provenza sopraggiunse e li interruppe «Scusate, devo tornare urgentemente in centrale. Abbiamo un caso.» li informò. «Flynn, tu resta pure, domani è il tuo giorno libero ma se avrò bisogno di uomini ti chiamerò.» disse senza lasciare tempo ad Andy di controbattere «Si riposi, capitano.» concluse infine un attimo prima di lasciare l'appartamento.

Una volta soli, per Sharon e Andy ci furono alcuni istanti di imbarazzo.

«Ehm…te la senti di mangiare qualcosa?» le chiese lui.

«Non molto…ho lo stomaco sottosopra…»

«Non puoi andare a dormire a stomaco vuoto, sforzati di mangiare qualcosa, dai…» la incoraggiò lui «preparo qualcosa di caldo, ok? Anche io non ho cenato…ti faccio compagnia…»

«Va bene…mi sforzerò…»

«Brava…» continuavano a guardarsi perdendosi l'uno nello sguardo dell'altra finche Andy non interruppe quella magia. Sospirò. «Vado…la cena non si preparerà da sola…» disse sorridendole alzandosi dal letto e uscendo dalla stanza.

Sharon ricambiò il sorriso rimase qualche momento lì ferma a pensare. Che sia finalmente l'occasione giusta per far tornare ogni cosa al suo posto? Si appisolò con quel pensiero che in parte le dava una sensazione di sicurezza. Una mezz'ora più tardi si svegliò attratta da un profumino invitante provenire dalla cucina. Scese dal letto e a piedi nudi uscì dalla camera.

«Che buon profumino...» disse Sharon dopo essere rimasta qualche istante incantata a guardare Andy nella sua cucina.

«È tanto che sei lì?» chiese lui sorpreso.

«No...solo da un momento...» rispose lei come a doversi giustificare.

La tensione era percepibile tra i due. Troppe cose erano ancora in sospeso, lì, da parte, da affrontare.

«Ho fatto un semplice riso bianco, ti sistemerà un po' lo stomaco…dai, siediti...è pronto...»

«Sembra delizioso» commentò Sharon guardando il piatto con il riso ancora fumante.

«Non è niente di particolare, solo un semplice risotto»

«Per me, il fatto che l'abbia cucinato tu...lo rende speciale» Sharon cercava in ogni modo di trovare un punto d'incontro per poter riuscire, da uno spiraglio, ad iniziare ad abbattere quel muro che li divideva da ormai tanto, troppo, tempo. «E anche il fatto che tu sia rimasto qui con me…lo apprezzo, veramente.» continuò lei.

Andy cercò di cambiare discorso, per lui non era affatto facile trovarsi lì dopo quanto successo nelle ultime settimane. «Dopo cena chiamerò Provenza per sapere del caso…sembrava urgente da come è corso via»

«Già…» Sharon si accorse di quanto lui si sentisse a disagio «ehm…senti…se ti da fastidio stare qui con me…sentiti libero di andare»

Andy si sentì colto in fallo. Non era riuscito a mascherare il suo disagio e lei se ne era accorta, evidenziandolo. Si rese conto che probabilmente anche lei provava la stessa sua inadeguatezza e sentiva qualcosa di molto simile ad un senso di colpa al punto da sentirsi in dovere di rimediare alla sua mancanza «Non c'è problema, va tutto bene. Mi sento più sicuro se non resti sola. Ora…mangia dai o si fredderà…»

Lei annuì in silenzio e poco dopo terminarono la cena. Andy rassettò con cura la cucina, come era solito fare quando abitava lì. La cucina era la stanza che amava di può di quell'appartamento, la stanza dove poteva esprimere la sua creatività. Sharon lo guardava in silenzio, felice di vederlo lì di nuovo, ma una parte di lei si domandava quanto sarebbe durato quel momento. Erano riusciti a stare nella stessa stanza per più di tre minuti senza discutere. Significava che erano sulla strada giusta per superare il grande ostacolo che li divideva e tutto sarebbe potuto tornare come prima -o anche meglio di prima- oppure si trattava solo di un attimo effimero che l'avrebbe di nuovo ferita non appena fosse finito?

«Sharon?» Andy cercò di attirare la sua attenzione. «Mi senti?»

«Eh?» rispose lei destandosi dai suoi pensieri.

«Ti stavo dicendo che vado a chiamare Provenza per sapere del caso. Va tutto bene?»

«Sì…mi ero distratta, scusami»

«A cosa pensavi?»

Avrebbe potuto dirgli sinceramente quello a qui realmente stava pensando. A te, a noi. A quello che potevamo essere, diventare. Al fatto che tu sia di nuovo qui accanto a me, ad occuparti di me nonostante io ti abbia causato un dolore infinito e al fatto che io sia diventata totalmente inutile e stia morendo poco a poco giorno dopo giorno appassendo lentamente come un fiore reciso. Avrebbe potuto dirgli la verità ma si limitò a poche semplici vuote parole «A niente…»

Continua…