TI PROTEGGO IO!
Una giovane ragazza in accappatoio uscì dalla doccia, si sedette sull'angolo del letto, inserì nella presa la spina del phone asciugando i lunghi capelli neri chinando la testa in giù. Il tizio in camera con lei finiva di prepararsi, annodando la cravatta al collo "Io vado devo incontrare degli acquirenti, tornerò presto" la baciò sulle labbra e uscì.
Aprì i libri mettendosi a studiare, sui dorsi compariva stampato anatomia, pediatria e cosi via, armata di evidenziatori sottolineava le pagine. Tutta la mattina ricurva sui libri, ordinò il pranzo in camera, gli parve strano che Dave non la chiamò come sempre nella pausa pranzo. Lasciò stare "Sarà impegnato" pensò lei, accese la tv per distrarsi dallo studio. Nel pomeriggio riprese a studiare le mancavano due esami per laurearsi aveva bisogno di passarli. Provò a contattare l'ufficio dove si teneva la transizione, la voce al telefono sapeva solo dirle che era uscito da un pezzo. Ebbe la sensazione che qualcosa fuori dall'ordinario era accaduto, guardò l'ora ed erano le 17.30. si strofinò gli occhi stanchi, si vestì per fare due passi, nel passare accanto al divano fece cadere dei fogli stampati. Li consultò scorrendo col dito sulla tabella, rimase stranita leggendo gli incrementi di soldi. Era tutto grottesco, compose il numero di Fred (Un caro amico e collega del fidanzato), gli disse che potevano essere dovuti alle azioni rilevate. Però i conti non le tornavano, i soldi incrementati venivano messi sul conto bancario ogni volta in cui soggiornava in Colombia.
Quella sera Steve e Javier condussero una retata presso un laboratorio di Escobar, con l'aiuto di Martinez sequestrarono kili di droga "Dave Cooper! Non avevi detto che lo avremmo preso vivo?"
Javier rimase deluso dal colpo "Torniamo alla base Steve".
Javier restò al telefono una quindicina di minuti con Messina "Grazie, la terrò informata"
"Che ha detto?"rispose Steve
"Vuole che proteggiamo la ragazza di Dave, una certa …." Sfogliò il dossier cercando col dito il nome della fidanzata "Trovato, Josie Davis. Potrebbe essere in pericolo".
Erano circa le dieci della mattina quando Steve Bussò alla porta della camera "Mi sa che non c'è" bussò ancora "Steve non credo che ci sia". Javier tirò fuori delle forcine, le inserì nella serratura, Josie spettinata con aspetto da zombie aprì la porta "E voi chi sareste?" davanti al suo sguardo si trovò Javier inginocchiato con le forcine in mano "Non siamo ladri" rispose mettendo via gli arnesi, mostrò il distintivo "Javier Pena DEA. Il mio collega Steve Murphy".
Si strofinò gli occhi "DEA?"
"Possiamo entrare?" lei annuì. Steve le porse una tazza di caffè per tranquillizzarla, le parole di Javier la impallidirono, si sent' mancare ma non pianse, ingerì il caffè "Senta agente Pena"
"Javier". il sorriso dolce e ingenuo in viso gli faceva tenerezza "Javier. Non sono triste, il nostro rapporto era cambiato da diverso tempo …." Javier si sedette accanto a lei guardandola intensamente, il viso dolce "E' importate che ci dica tutto quello che sa".
Si alzò tirando fuori le carte di Dave, "Tenga "Sono gli estratti conto, nelle date evidenziate potete vedere incremento di soldi"
"Potrebbe essere una prova Javier" Javier si grattò i baffi "Lei sapeva di questo?"
"No, l'ho visto solo ieri, lui veniva spesso in Colombia mi diceva che doveva incontrare acquirenti per delle azioni. Una sera verso le dieci ero andata a letto ma venni svegliata dalla conversazione accesa tre Dave e un tale, non si chi fosse ma quando mi precipitai allo spioncino vidi un ragazzo piuttosto bruttino direi, riccio e di media statura".
"Hai idea di che discutevano"
"No, parlavano spagnolo, non conosco la lingua"
"Benvenuta nel club" rispose Steve "Dalla descrizione sembrerebbe La Quica!". Javier imprecò, fissò Josie negli occhi le prese la mano tenendola tra le sue "Noi ti proteggeremo, fidati". Guardando i suoi occhi bruni, le sue parole, sentiva che poteva fidarsi. "Raduna tutte le tue cose, ti portiamo via".
Prese il borsone ficcandoci a casaccio tutta la roba "Sei pronta?"
"Si" Javier prese il borsone "La prendo io".
In strada Javier la teneva per mano, restando vigile con lo sguardo "Steve, una macchina sospetta. La Renoult Blu alla mia destra" Steve tossì voltandosi leggermente col capo. Aprì il Baule della sua Jeep "Presto Sali" spalancò la portiera del passeggero rivolto verso la strada. La macchina blu rientrò nella corsia "Javier a terra" Javier strinse Josie a petto cadendo a terra. Steve sparò colpi contro la macchina in fuga rompendo solamente i vetri, portò le mani ai lati della testa imprecando. Il corpo di Javier gli fece da scudo trattenendola sotto di se, arrossì sbirciando il corpo dalla fessura della camicia sbottonata, strizzò gli occhi per non guardarci dentro "E' tutto finito adesso"
"Scusa" si levò dal suo corpo "Tutto ok?"
"Ora si"
"Sei riuscito a colpirli?"
"No!Dannazione"
Javier imprecò a sua volta "Dobbiamo portarla alla casa rifugio" raccolse gli occhiali da sole caduti mettendoseli in volto "Aspetteremo la risposta dei federali".
Javier e Steve scortarono Josie nella casa rifugio, puzzava di chiuso e polvere, non era un appartamento di lusso ma almeno c'era la cucina, un soggiorno, un bagno e la cera da letto. Di certo non era una stanza d'albergo a cinque stelle. "Non è dei migliori ma ci staremo per poco tempo". Era in disordine dall'ultima volta che venne usata. Josie non sopportava il disordine, prese l borsone dal pugno di Javier sistemandola sul letto, si rimboccò le maniche sistemando la casa rendendola più accogliente. Nella camera da letto c'era una radio, provò la sua funzionalità, inserì la musicassetta girando la rotella del volume. "Questa si!" alzò il volume "There's trouble on the street tonight. I can feel it in my bones….." Si buttò sotto la doccia per levarsi il caldo della Colombia dal corpo, il vapore caldo dell'acqua la rilassava.
"Tommy Shaw sotto la doccia" commentò Javier fumando la sigaretta in tranquillità sdraiato sul divano
"Non è Tommy Shaw"
"Ne sei certo?"
"E' Glenn Frey! Smuggler's Blues"
Javier scambiò un' occhiata aggrottando la fronte.
Le forme tondeggiati si scuotevano a ritmo di musica rimbombanti nelle orecchie, ballava nella camera da letto in mutandine e in top rosa. La musica alta nelle orecchie le impediva di sentire Javier Pena chiamarla, la osservava ballare sulla soglia ella porta, il bacino elastico verso destra e sinistra, fu attratto dal suo tonico ed elastico corpo, ma la differenza di età era elevata per loro. Il suo primo pensiero era di stringerla a se distendendola sul letto, scosse il capo passando al pensiero successivo, era troppo giovane per lui ma poteva sempre guardarla.
Javier le porse una mano sulla spalla facendola sobbalzare dalla paura, gemette un urlo tirando in basso il top coprendo il linguine, il suo viso arrossì "Potevi palesare la tua presenza!"
"Ti ho chiamata un sacco di volte" le tolse dalle orecchie le cuffie con la musica alta risuonante
"Scusa!" tolse il jack dalla radio, tolse la musicassetta appoggiandola sul tavolino della camera
"Steve è tornato con la cena"
Imbarazzata annuì, uscito dalla camera fece un sospiro indossò il pantaloncini corti pronta per cenare.
Steve posò le scatole di pizza sul tavolo assieme alle bottiglie di birra e della coca cola per Josie, dopo cena non se la sentiva di continuare a studiare, cercò nei cassetti del soggiorno dei giochi da tavolo come indicato da Javier "Prova nel cassetto ultimo, dovrebbe esserci il Monopoly lasciato li dall'ultima volta" . infatti era così , il gioco era ancora li, adagiò il tabellone sul tavolo disponendo le pedine sul "via", consegnò i soldi come scritto iniziando la partita.
Su due partite consecutive Rosie le vinse "Weee, ho vinto di nuovo!"
"Non ci gioco più con te" brontolò Steve, scolò l'ultimo sorso di birra "Sperò che non ci sia la terza partita"
"No tranquilla, sono stanca"
Javier guardò l'ora sul polso "Ecco appunto, dormi un po', ti sveglio quando è ora di andare". Si infilò il pigiama, si lavò i denti andando a letto.
Dormiva profondamente, Javier entrò in camera, si sedette sull'angolo del materasso, le toccò dolcemente il viso levando una ciocca dall'occhio, sembrava un angelo, bordi ben definiti, avvicinò il viso al suo sussurrando di svegliarsi, non potè resistere, appoggiò le labbra alle sue. Aprì gli occhi trovando il viso di Javier incollato al suo, sentì il tocco delle labbra morbide "Ora so cosa provò La Bella Addormenta …."
"Io…. Sono venuto ad …. È ora di andare" le guancie di Javier arrossirono
Rise sotto i baffi, si stirò la pelle restando a letto qualche attimi, lui rimase con la schiena contro il muro fuori dalla camera, si toccò le labbra con le dita realizzando l'accaduto.
Il jet privato l'attendeva con agenti federali "Questo è un addio!"
"Con loro sarai al sicuro, avrai una nuova identità"
"Ma come farò con gli studi?"
Javier la prese per le braccia guardandola negli occhi "A questo penseranno loro" allargò le braccia stringendo Josie a se, prese la musicassetta infilandola nel taschino della camicia azzurra "Ti piacerà". Si fiondo tra le braccia di Steve "Grazie, chiamami quando vorrai essere battuto di nuovo a Monopoly"
"AH-AH-AH"gli baciò la guancia, prese il borsone seguendo i federali sul jet. Javier non si affrettò a lasciare la pista, restò immobile li dov'era finche non sparì nel buio della notte.
"Andiamo Javier" si accese una sigaretta, prese dal taschino la musicassetta leggendo la targhetta "Miami Vice Hits" alzò il sopracciglio sorridendo, sulla jeep inserì la musicassetta nel lettore apposito, la musica che uscì era Going Under dei Devo, Steve alzò il volume girando la rotella "Non sapevo che amavi questo genere". Javier esclamo con scetticismo "Pfui. Me lo ha dato Josie".
Trascorsero diversi mesi, Javier stava compilando il rapporto alla scrivania con la sigaretta tra le labbra, Steve lo guardava battere a macchina "Non hai nient'altro da fare che continuare a fissarmi?"
"Sei silenzio da tutta mattina, anche dopo aver requisito un'intera partita di droga di Escobar, dovresti festeggiare"
Javier alzò lo sguardo sul collega "Non c'è tempo per festeggiare". Steve alzò gli occhi al celo, tirò fuori dal cassetto una busta "So che non dovrei farlo e se mi beccassero finirei in guai grossi, ma è giusto che tu la abbia". Le dita si arrestarono sui tasti "Di che stai parlando?". Con la mano fece scorrere la busta "Un'amica di Connie ha fatto in modo che tu l'ha avessi".
Prese la lettera lasciando cadere la schiena sulla sedia
"Caro Javier
Sto molto bene e spero anche te, le cose vanno molto bene, mi sono laureata ed ora inizierò il mio periodo di apprendistato come apprendista chirurgo. Ti scrivo solo ora e non credo che portò in futuro ma sappi che non devi preoccuparti di nulla, sei stato un vero amico.
Con affetto Rosie".
Allegato alla lettera una sua foto con la toga da laureata "Connie mi ha detto che questa sua amica la seguirà durante il periodo di apprendistato".
Era passato del tempo dalla morte di Escobar e dalle dimissioni dalla Dea. Con suo padre seduti ad un tavolino rosso presso un locale parlavano del più e del meno, l'interesse verso le parole del padre svanì dal suono della campanella sulla porta del locale. Entrò un ragazzotto seguito da una bella ragazza al fianco, la riconobbe, una Josie cresciuta, la fissò con sguardo sbalordito, i suoi occhi bruni non calarono "Torno subito".
Si alzò senza staccare gli occhi da lei, aspetto di vederla staccata dal ragazzo "Josie"
Si girò udendo il suo nome "Javier?!" le sorrise imbambolato su lei
"Nessuno mi chiama più così da tempo" ricambiò il sorriso cadendo tra le sue braccia "Mi sei mancato tanto"
Le poso il mento sui suoi capelli "Anche tu" mormorò alzò il viso commosso "Ora sono sposata" indicò lo sposo "Lui è Bryan mio marito, ci siamo sposati da poco". Rimase ancor più sorpreso "Ne sono felice" Bryan li raggiunse "Javier lui è Bryan. Bryan lui è un mio vecchio amico Javier" si strinsero la mano "Vi lascio parlare da soli" il classico ragazzo sempliciotto gentile con camicia e jeans.
"Non lavori più nella Dea?"
"No, ho chiesto le dimissioni"
"Alla fine lo avete preso Escobar e soprattutto i fratelli Rodriguez"
"Un gioco da ragazzi" rise gioiosamente gli strinse la mano, prima di separare le loro strade, "Javier, mi sono affezionata a te come non ho mai fatto con nessuno" gli occhi di lui divennero lucidi "Lo stesso per me" le sua voce si spezzò lasciandola andare "Qual è il tuo nome ora" si voltò "Annabel". Mostrò un sorriso triste, al tavolo il padre era decisamente curioso "Chi era quella?"
"Una vecchia amica" i suoi occhi erano lucidi e rossi. Si rese conto che non l'avrebbe mai più rivista rassegnandosi, chiesero il conto alla cameriera al loro tavolo "Lo hanno lasciato per lei" un foglietto piegato con scritto un numero di telefono "Se ti va di parlare io ci sarò sempre" il viso si illuminò, alzò lo sguardo sul padre "Torniamo al lavoro?".
