Morrigan fissava la distruzione e il mare di corpi davanti a lei con sguardo vuoto, insensibile fino alla sua stessa anima. Lacrime scorrevano sul suo volto sporco e ammaccato senza che se ne accorgesse mentre i suoi amici e la sua famiglia la fissavano dal pavimento con occhi spenti, i loro corpi dilaniati e ricoperti di sangue. In lontananza poteva udire i ruggiti di vittoria dei suoi nemici e le urla degli innocenti che erano rimasti bloccati tra le due fazioni in attesa di un esito.

Ma non aveva la forza per preoccuparsene mentre continuava a piangere per i fratelli e le sorelle che l'avevano accolta quando era rimasta sola e distrutta; le avevano insegnato tutto quello che sapevano, che le erano stati accanto nei momenti difficili, accompagnandola e stando al suo fianco in tutte le battaglie, e che l'avevano aiutata in tutti i modi possibili, anche a loro spese. Il suo cuore sanguinò un dolore agrodolce mentre si ricordava tutti i momenti passati insieme, le risate, gli scherzi, le serate tranquille passate a chiacchierare e a coccolarsi a vicenda. Sentì la sua anima frantumarsi e il suo corpo ondeggiò pericolosamente mentre ricordava la sua anima gemella e il loro bambino che era stato loro strappato via ancor prima che potesse nascere.

Un grido strozzato lasciò le sue labbra mentre ricordava quanto si fosse sentita sicura e amata per la prima volta nella sua vita mentre il suo bond la teneva tra le sue braccia. Si erano amati incondizionatamente, tanto che all'inizio si era chiesta se fosse tutto un sogno; era la persona con cui aveva attraversato e condiviso le sue gioie e dolori, le risate e la rabbia, che come lei aveva imparato a vivere nuovamente, ed insieme si erano costruiti tutto ciò che non avevano mai avuto e avevano sognato di avere. Il suo leth-sheise che gli era stato portato via solo poche ore prima, proprio sotto i suoi occhi senza che lei potesse fare nulla, incatenata e totalmente impotente nella presa del nemico, e che l'aveva finalmente spezzata a tal punto che non aveva più alcuna parvenza di controllo e cura per ciò che accadeva a lei e a ciò che la circondava.

Le sue gambe cedettero mentre le sue ferite la raggiungevano, e si lasciò cadere accanto alla forma spezzata di sua sorella, le sue dita che sfioravano i lineamenti pallidi e freddi, mentre abbandonava la debole presa su qualsiasi cosa avesse afferrato come supporto accanto a lei. Poteva sentire la morte avvicinarsi a lei e sorrise con la consapevolezza che presto sarebbe stata riunita al suo amore e alla sua famiglia, anche quella che aveva forgiato e perso molto tempo prima. Non poteva più aspettare.

Mentre l'oscurità iniziava ad invadere la sua vista si concesse alcuni istanti per chiedersi e desiderare. Si chiese cosa sarebbe successo se avesse visto prima le macchinazioni e le bugie; cosa sarebbe successo se avesse accettato e abbracciato completamente la sua eredità fin da subito. Se avesse avuto più tempo per correggere gli errori, più tempo con la sua famiglia, aver scoperto tutto prima. Come avrebbe voluto aver protetto il suo leth-sheise, così come l'aveva protetta.

Sentì la pace della morte offuscare i suoi sensi, e percepì a malapena l'energia che cresceva nel suo petto, infuriando contro le sue ferite e il legame dell'anima spezzato, allungandosi e tirando in un ultimo e disperato tentativo di esaudire i suoi desideri. Tuttavia respinse la poca consapevolezza di ciò mentre alzava lo sguardo per notare che ora i suoi nemici erano tornati e trascinavano dietro di loro due forme quasi irriconoscibili ma a lei molto familiari. I suoi occhi di smeraldo incrociarono quelli morti di due dei suoi semi figli, e qualcosa in lei scattò nuovamente mentre la sua eredità si incendiava di rabbia e odio.

"Andate al diavolo bastardi!" Ringhiò e la sua magia divampò nuovamente, insieme a un'energia sconosciuta ma che a lei sembrava marginalmente familiare, prima che l'oscurità e il gelo soffocasse ogni suo senso.


Anni di esperienza la portarono a ignorare il dolore lancinante che gli squarciava il corpo, usando invece gli altri suoi sensi per cercare di capire ciò che la circondava. Poteva sentire il pavimento duro che gli premeva contro la sua schiena, l'umidità e l'odore della muffa si mischiavano al suo sudore e al sangue che ancora filtrare liberamente dalle sue ferite mentre una fredda brezza alla sua sinistra le portava forti brividi che scuotevano la sua figura ammaccata. Le sue orecchie si contrassero al suono lontano di qualcuno che stava lavorando nelle cucine, mentre da sopra di lei poteva sentire i suoni di persone, conversazioni, musica e le risate inconfondibili dei bambini che giocavano.

Inconsciamente il suo corpo iniziò a rilassarsi al suono innocente, ma i suoi occhi si spalancarono quando il freddo metallo sfregò dolorosamente intorno al collo, ai polsi e alle caviglie. Ignorando il dolore e le vertigini che le offuscarono la vista si spinse in una posizione semi seduta, appoggiandosi all'angolo del muro contro il quale si era rannicchiata mentre la sua vista si schiariva, permettendole di vedere le larghe e pesanti bande di ferro e argento che avevano caratterizzato la maggior parte della sua infanzia e le cui rune l'avevano tormentata per il resto della sua vita, scolpite permanentemente sulla sua pelle.

"No… nonono." La sua vista si offuscò e il suo corpo iniziò a tremare mentre lo shock e il panico la raggiungevano, ma proprio quando era sul bordo dell'incoscienza la percezione di un'altra persona nella stanza la mantenne vigile.

"Va tutto bene leanabh, sai che non ti farei mai del male." La voce femminile era ferma ma dolce, e dolorosamente familiare, portandola ad alzare lo sguardo per incontrare gli occhi color ametista della figura semi eterea che si era accucciata a pochi passi da lei. Nonostante la sua attuale situazione, Morgan si rilassò mentre studiava la sua omonima. Non era cambiata molto dall'ultima volta che l'aveva vista, il suo volto ancora giovane, regale e senza tempo, i capelli debbano, che gli scorrevano fluentemente sulla schiena, facevano risaltare la sua pelle pallida e il suo portamento era ancora aggraziato ed elegante come la prima volta che l'aveva incontrata.

"È questa la mia eterna punizione per il fallimento? Per aver rifiutato quello che ero?" Il suo tono era vuoto, i suoi occhi vitrei mentre li abbassava nuovamente versi il freddo metallo che gli stingeva i polsi sottili.

"No, assolutamente no beag. In effetti è tutto il contrario." La confusione riempì lo sguardo della ragazza mentre osservava ogni mossa del suo antenato, che le si avvicinò con cautela per inginocchiarsi difronte a lei e prendendole delicatamente le sue mani ammaccate e fragili tra le sue fredde e semi tangibili.

"Questa è una nuova possibilità, la tua magia e la tua eredità hanno risposto ai tuoi desideri. Siamo state convocate per darti il sostegno finale di cui avevi bisogno." Mentre parlava le sue eleganti dita tracciavano le rune incise nel metallo, invertendone l'ordine e facendole brillare di una tenue energia viola. In pochi secondi le bande si spezzarono e liberarono le sue caviglie, cadendo innocuamente sul pavimento di pietra con un leggero clangore.

"Non riesco a liberarti dagli altri, ma posso rompere facilmente le catene e portarti da qualcuno che. . ."

"C-cosa intendi p-per n-nuova possibilità?" I suoi occhi di smeraldo si spostarono con confusione tra i suoi piedi ormai liberi e la donna difronte a lei.

"Sei tornata indietro mo chiallain. Hai l'occasione per ricominciare, rimediare ai torti subiti, migliorare le cose. . ." Il silenzio della cella fu spezzato da un singhiozzo soffocato che scaturì dalle labbra screpolate della giovane donna. Senza esitazione la donna più anziana tirò la ragazzina tra le sue braccia, cullandola dolcemente e lasciandola piangere e urlare tra le sue braccia, fino a che non cadde in un sonno irrequieto, con il volto nascosto contro la sua spalla. Dopo di che l'antenato non perse tempo a smaterializzarli via, allontanando la sua erede da quella buia cantina di prigionia e dolore.


Il vicolo era tranquillo al chiaro di luna. La strada era deserta e le ombre si allungavano alla luce degli uffici della banca, l'unico edificio ancora aperto nonostante fosse quasi mezzanotte passata. Per questo quasi nessuno vide la figura semi trasparente apparire con un fagotto coperto cullato attentamente tra le sue braccia. Gli unici ad assistere a questo strano evento furono le due guardie solitamente stoiche della banca, che si scambiavano un'occhiata fugace la figura si diresse verso la Gringott, fermandosi a pochi passi di distanza e dando loro un rispettoso inchino.

"Porgo i miei saluti alla nazione Goblin, che i vostri nemici possano cadere sotto le vostre lame." Ancora una volta le due guardie rimasero stordite dal livello di rispetto che la donna mostrava loro. La maggior parte dei maghi e delle streghe erano diventati troppo arroganti per mostrare anche solo la minima traccia di rispetto e cortesia verso gli altri popoli magici, ma come l'esempio difronte a loro, rimanevano ancora le rare eccezioni all'ignoranza generale.

"E che la vostra magia possa prosperare. . .Cosa può fare la Gringott per voi?" In fine uno dei due guerrieri si fece avanti, i suoi occhi che studiavano attentamente la figura davanti a loro, cogliendo la semi trasparenza della donna, ma come il resto del suo popolo, era ben consapevole dei danni che poteva recare l'ostacolare del volere delle entità superiori. Quando i segni di Lady Magic o Lady Death si mostravano, in rare occasioni, era quasi inaudito trovare qualcuno che andasse apertamente contro il loro volere.

"Chiedo l'assistenza dei vostri guaritori per la mia erede. Temo di non avere molto più tempo da dedicare a lei, quando mi dovrò ritirare sarei molto più tranquilla nel sapere che si trova sotto le vostre cure e attenzioni." Lo spirito lanciò una rapida occhiata al fagotto tra le sue braccia, e solo allora le due guardie si accorsero che una giovane ragazza giaceva priva di sensi e ammaccata conto il suo petto, il respiro superficiale, la pelle pallida e le labbra che iniziavano a mostrare una leggera sfumatura blu nonostante fosse avvolta strettamente in un lungo mantello nero, con una triquetra intrecciata a una falce di luna ricamata in argento.

"Certamente mia signora." La seconda guardia guardò con confusione il comportamento del suo compagno cambiare radicalmente mentre scortava la donna all'interno dell'edificio, dove avrebbero trovato l'aiuto necessario. Sapeva di aver perso qualcosa, ma si fidava del suo compagno d'armi, per questo ignorò la sua curiosità e torno a vegliare sulle grandi porte d'ingresso, totalmente ignaro dell'inizio degli eventi che da lì a poco avrebbero sconvolto completamente la Magica Gran Bretagna.


A miglia di distanza, il libro mastro della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts brillò di un tenue bagliore dorato mentre al suo interno un nome veniva modificato, ma nessuno se ne sarebbe accorto almeno fino all'anno successivo, quando le lettere destinate alla ragazza in questione non sarebbero riuscite a raggiungerla, costringendo un membro del personale ad indagare per capire cosa stesse succedendo e per andare a consegnare la lettera personalmente al destinatario.


Quindi questo è il primo capitolo, che ho dovuto modificare e poi cancellare e ripubblicare perché ho avuto qualche problema con il caricamento dei file. Detto questo spero che vi sia piaciuto, i commenti sono sempre ben accetti e vi comunico che nessuno dei personaggi mi appartiene, se non Morrigan, e l'unica cosa di cui sono responsabile è quella di giocare con i personaggi e la trama.

Leth-sheise: Amata

Leanabh: Baby

Beag: Piccola

Mo chiallain: Mia cara