Ciao a tutti! Ecco il primo capitolo della serie Vampire Academy completamente riscritta dal punto di vista di Dimitri. Tutti gli episodi sono stati scritti da Andrea (Gigi256, date un'occhiata al suo profilo), l'autrice statunitense che mi ha gentilmente dato il permesso di tradurli in italiano dall'originale inglese.

Non chiederò mai di raggiungere un certo numero di commenti in cambio della pubblicazione di un nuovo capitolo, cercherò anzi di postare nuovi capitoli tradotti appena possibile, compatibilmente con i miei impegni personali. Ma avrei comunque piacere di conoscere le vostre impressioni.

Tra tutte le fanfiction del genere da me lette, questa spicca sicuramente per capacità di scrittura, attinenza con lo spirito dei personaggi creati dalla Mead e approfondimento psicologico. Spero quindi che piaccia a voi tanto quanto è piaciuta a me.

L'idea originale e i personaggi di Vampire Academy appartengono a Richelle Mead. Tutto il resto è di Gigi256.

Buona lettura! :)


Stavo lì ad osservare la finestra. Sapevo che le nostre informazioni erano corrette, finalmente avevamo una location sicura. Ne eravamo al corrente da qualche settimana, ma le lungaggini burocratiche e la pianificazione ci avevano trattenuti fino a quel momento. Ora, fermi nell'aria fredda dell'autunno di Portland, aspettavamo il momento giusto per prelevarle.

Nonostante l'immobilità, sentivo il mio sangue pompare, il mio cuore battere più forte di quanto avesse mai fatto da mesi. La mia nuova vita, quella che avevo vissuto nell'ultimo anno, era monotona. Non era esattamente ciò per cui mi ero allenato, ma gli ordini erano ordini. Tornare sul campo mi faceva sentire di nuovo vivo.

Mi rifugiavo nell'ombra, vicino uno degli alti alberi che fiancheggiavano la strada. Avevo una perfetta visuale sulla loro finestra e stavo inoltrando informazioni mentre pianificavamo la nostra prossima mossa. C'erano altre persone nell'appartamento e le scartoffie per coinvolgere gli Alchimisti erano state un incubo. Sarebbe stato più facile farle uscire allo scoperto che fare irruzione. A quest'ora della notte, comunque, era improbabile che lo facessero.

Un urlo irrequieto e un crepitio provenienti dalla stanza dei nostri obiettivi mi misero in allerta. Erano deboli ma tuttavia udibili per me e per alcuni membri del mio team. Nonostante l'oscurità della notte, vidi un'ombra attraversare la finestra. Istintivamente, raggiunsi la fredda impugnatura dell'arma alla mia cintura. Come leader della missione, era mio compito agire in fretta. Un attacco da parte di un nemico più grande non era qualcosa che si potesse ignorare, ma qualcosa mi trattenne. Nonostante l'urlo della ragazza, non avvertivo alcuna minaccia immediata. Le urla si erano fermate ma potevo sentire i rumori di una conversazione. Notando la postura di attacco di alcuni compagni feci loro segno di restare fermi. Obbedirono immediatamente confidando nel mio giudizio.

Un attimo dopo, una lampada illuminò la stanza. Una giovane donna dai capelli scuri era in piedi accanto alla finestra in piena vista. Dai file, sapevo che doveva essere Rose Hathaway. Forse non era il nostro obiettivo principale, ma era un buon indicatore che Vasilisa Dragomir era nelle vicinanze. Rose stava parlando con qualcuno fuori dal mio campo visivo, presumibilmente Vasilisa. All'improvviso, con un movimento dei suoi capelli scuri, una seconda figura apparve nella finestra. Questa volta una ragazza pallida, alta, bionda. Era di fronte a Rose, che ci dava le spalle. Era facile da identificare.

Spostai la testa con noncuranza per parlare nel sistema radio. "Obiettivo confermato. Restate in attesa..."

Vasilisa si chinò sulla sua compagna, la bocca premuta contro il collo di Rose. Ad occhi ignari, poteva sembrare un bacio. La verità era più inquietante ma non per questo meno intima. Rose inclinò la testa all'indietro, senza dubbio in risposta al flusso di endorfine che le riempivano il sistema sanguigno.

I miei compagni e io voltammo le spalle alla vista. Alcuni tacquero, altri mormorarono disgustati. La mia iniziale reazione al tabù si trasformò in qualcosa di vicino all'ammirazione. Sebbene andasse contro ogni consuetudine nella nostra società, Rose stava assicurando la vita di Vasilisa. Stava proteggendo la sua amica, anche a costo delle proprie forze, della propria reputazione. Non molti di quelli che in quel momento la guardavano avrebbero fatto lo stesso.

Trascorse solo un minuto prima che la bionda si tirasse indietro. Potevo scorgere appena il sangue che le macchiava le labbra. Vasilisa si voltò e lasciò la stanza mentre Rose si appoggiava al letto per sostenersi. All'improvviso, Rose si alzò e guardò fuori dalla finestra. In quel momento, uno dei vicini lampioni spenti improvvisamente si accese. Quel cambiamento imprevisto fu sufficiente per attirare la sua attenzione e per rivelare la mia posizione, ora esposta.

Mi guardò negli occhi e io mi ritrassi lentamente, evitando il contatto visivo diretto. Speravo pensasse che fossi semplicemente uno studente universitario festaiolo che passava di lì, non una minaccia. A soli 24 anni, era una teoria plausibile per spiegare la mia presenza vicino al campus del college.

Tuttavia non fui così fortunato.

Si allontanò dalla finestra, afferrando frettolosamente alcuni oggetti prima di lasciare la stanza. C'eravamo, stavano per scappare. Se le avessimo perse adesso, chi sapeva quando le avremmo ritrovate?

Parlai di nuovo alla radio: "Ci siamo squadra, facciamo la nostra mossa. Voglio sapere immediatamente quando mettono piede fuori di casa".

Entro un minuto, udii il crepitio di un'altra voce attraverso la trasmittente: "Signore, sono uscite dal davanti, si dirigono a est verso Brown".

Riorganizzai la mia squadra, pianificando di circondare le ragazze e bloccare le loro vie di fuga. Ero posizionato davanti a loro per tagliargli la strada, con altri compagni appostati per accerchiarle da dietro. Non sarebbe stato necessario usare la forza.

Le individuai immediatamente. Lo spettacolo sarebbe stato quasi comico se il momento non fosse stato così serio. Vasilisa, a piedi nudi, sembrava essere l'unica cosa a sostenere Rose mentre fuggivano. In genere ti aspetteresti l'esatto contrario. Rose guardò nella mia direzione diverse volte; si stava dirigendo verso la Honda verde dietro cui mi trovavo.

Quando furono a circa tre metri da me, mi alzai e uscii allo scoperto. Le ragazze si fermarono, momentaneamente scioccate. Al momento giusto, gli altri uomini della squadra entrarono nel loro campo visivo, bloccando tutte le vie di fuga. Rose li guardò brevemente, poi tornò a concentrarsi su di me. Non so se mi considerasse il leader del gruppo, la minaccia maggiore (considerando anche la mia altezza e corporatura), o semplicemente l'unica cosa che si frapponeva tra lei e il suo mezzo di fuga, ma una cosa era certa, mi fissò con feroce determinazione. Non sarebbe caduta senza combattere.

Era debole, in inferiorità numerica e poco addestrata per ciò che sembrava pronta ad affrontare. Tuttavia, spinse in modo protettivo Vasilisa dietro di lei. "Lasciala stare", la sua voce era quasi un ringhio, "non toccarla".

Feci un passo lento verso di loro, mantenendo il volto inespressivo e le mani in vista per dimostrarle che non intendevo farle del male. "Non ho intenzione di-"

Balzò verso di me. Era una mossa elementare, però non me l'aspettavo vista la debolezza della ragazza. L'avevo sottovalutata. La mia sorpresa non fu però sufficiente ad impedirmi di contrastare una manovra così goffa. Era più debole di quanto mi aspettassi e il mio semplice blocco la fece barcollare. Perse l'equilibrio e cominciò a cadere. Rapido come il mio movimento iniziale, le presi l'avambraccio, rimettendola in posizione verticale.

Mi guardò furiosa prima che notassi i segni sul suo collo. Ancora una volta, rimasi sbalordito di quanto fosse disposta a fare per proteggere la sua amica. Non solo per ciò a cui avevo assistito attraverso la finestra, ma anche per come si era coraggiosamente buttata in quella che sapeva sarebbe stata una battaglia persa. Era già disposta a dare la vita per concedere a Vasilisa qualche momento in più per scappare, per vivere. Incrociai il sui occhi ancora una volta. Vidi il fuoco dentro di loro e la ammirai per questo. Aveva il potenziale per diventare una grande guardiana. Speravo solo che ci fosse ancora una possibilità per lei.

Quando notò ciò che stavo fissando, si toccò la ferita e il sangue le macchiò la punta delle dita. Si aggiustò i capelli per coprire i segni prima di allontanarsi dalla mia presa. La lasciai andare. Sarebbe stato facile trattenerla, ma mi lasciò senza parole il vederla pronta a riprendere il combattimento. Si preparò per la mossa successiva quando una mano pallida si protese per afferrare la sua.

"Rose," la voce femminile era appena un sussurro, "non farlo".

Come spinta da una forza invisibile, Rose rilassò la sua postura. Non era esattamente un segno di sconfitta, quanto di rassegnazione. La guardai ancora per un momento per essere sicuro che non colpisse di nuovo, prima di concentrarmi sulla persona dietro di lei. Ricordi protocollo ed etichetta: inchinarmi in segno di rispetto.

"Il mio nome è Dimitri Belikov", i loro occhi si spalancarono, forse in reazione al mio accento russo poiché non avevano motivo di riconoscere il mio nome. "Sono qui per riportarla alla St. Vladimir's Academy, principessa."