Ciao a tutti! Di seguito il primo capitolo con cui iniziamo ufficialmente l'avventura di Frostbite (Morsi di Ghiaccio nell'edizione italiana) dal punto di vista di Dimitri. Come per "Vampire Academy (Dimitri POV)", di cui questa storia è il seguito, si tratta della traduzione dall'originale inglese scritto da Andrea, ovvero Gigi256.

Questa storia piena di emozioni vi terrà sulle spine grazie anche alle interazioni tra Dimitri e Adrian e alla relazione del nostro Dhampir con Tasha, con cui Andrea si è divertita molto. Spero piaccia anche a voi!

Compatibilmente con i miei impegni, cercherò di pubblicare nuovi capitoli appena possibile, ma commenti e opinioni sono sempre ben accetti.

L'idea originale e i personaggi di Frostbite appartengono a Richelle Mead. Tutto il resto è di Gigi256.

Buona lettura! :)


La sua pelle era così incredibilmente liscia sotto i miei polpastrelli. Ed era ancora meglio sotto le mie labbra. Le baciai la guancia, la gola, la clavicola. Ero sempre più incoraggiato da ogni piccolo sospiro che faceva. La sua schiena si inarcò, spingendomi più vicino al suo petto. Le sue reazioni fisiche rispecchiavano le piccole suppliche nella sua voce.

"Dimitri."

Il modo in cui pronunciava il mio nome mi entusiasmava, mi faceva sentire come se stessi volando.

Ma questo era ancora di più, era indescrivibile. Il suo corpo era premuto contro il mio mentre mi inginocchiavo sul letto, le sue gambe a cavalcioni sulle mie. Le mie mani sfioravano le sue cosce, i suoi fianchi, la sua vita. Alla fine, posai una mano sulla parte bassa della sua schiena, permettendo alle mie dita di esplorare esitanti la pelle sotto l'elastico della sua biancheria di pizzo. L'altra si aggrovigliò audacemente nei lunghi capelli scuri vicino alle sue scapole.

Nessuno di noi vinse la lotta per il dominio. Non ce n'era bisogno. Mi sentivo potente quando il mio tocco faceva contorcere il suo corpo in risposta. Ma sinceramente, ero alla sua mercé. Avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa e io sarei andato fino ai confini della terra per darle prova dei miei sentimenti.

Questa era passione. Questa era devozione. Questo era amore.

Abbassai leggermente la testa, pronto a cedere al suo desiderio inespresso. Mentre la mia mascella ruvida sfiorava la morbidezza del suo seno, emise un piccolo gemito, gettando indietro la testa nell'estasi dell'attesa. Il movimento improvviso provocò un mio gemito di piacere mentre i suoi fianchi premevano contro i miei.

"Roza," sussurrai. "La mia Roza."

La crudele realtà mi svegliò dal mio sogno. La piccola sveglia suonava in tono accusatorio dal comodino, come se conoscesse le immagini della mia incoscienza e fosse determinata a rimproverarmi.

La mia pelle era ricoperta da un sottile strato di sudore che si raffreddò rapidamente e il mio respiro era pesante come se avessi appena corso una maratona. Svegliarsi con questi due disagi fisici stava diventando una routine. Il mio sonno era spesso saturo di incubi in cui guardavo Rose morire. A volte era per mano di Victor. Altre volte, era per mano di uno Strigoi. Ma la sua morte era sempre colpa mia. Arrivavo sempre in tempo per vederla assassinata, ma sempre troppo tardi per salvarla.

Il terzo segno fisico dell'immaginazione iperattiva di quella notte era invece un vergognoso promemoria dell'altro tipo di sogni che sembrava tormentarmi. Purtroppo, ormai sognavo di Rose da un be po' di tempo. Tutto era iniziato poco dopo averla incontrata ed essere diventato il suo mentore. Tuttavia, questi sogni avevano preso una nuova e sorprendente svolta dopo che circa un mese prima eravamo caduti vittime di un incantesimo di lussuria. Dove una volta avevo immaginato il tocco dei suoi capelli o il sapore delle sue labbra, ora fantasticavo sul ricordo del suo corpo sopra il mio. Per fortuna, avevo spezzato l'incantesimo prima che ci spingessimo troppo oltre, ma il ricordo di quella notte mi perseguitava ancora.

Era già abbastanza vergognoso avere questi pensieri (per quanto fossero spontanei) quando ricoprivo una posizione di autorità su di lei. Ma dovevo anche fare i conti con il fatto che la nostra differenza di età praticamente mi rendeva un pedofilo. Non ero molto più grande di lei, solo sette anni, ma era più che sufficiente considerando che lei aveva diciassette anni ed era ancora minorenne.

Senza contare che l'attrazione che provavo per lei, che provavamo l'uno per l'altra, era in diretto conflitto con il mio dovere. Lo stesso compito per il quale stavo addestrando Rose. Un giorno saremmo stati partner. Non in senso romantico, ma in quello professionale. Entrambi dovevamo fare la guardia alla Principessa Vasilisa, l'ultimo Moroi rimasto della dinastia Dragomir.

Lei avrebbe sempre dovuto venire prima per tutti e due. Entrambi lo sapevamo ed entrambi lo rispettavamo. Tuttavia, conoscere e rispettare quel principio non era così facile come vivere in base ad esso. In effetti, era quasi impossibile.

Ogni momento che passavo con lei sembrava solo avvicinarci. Mi capiva meglio di chiunque altro avessi mai incontrato. Anch'io la capivo. La nostra attrazione e i sentimenti che si svilupparono insieme ad essa erano forti, inflessibili e reciproci. Il destino era un'amante crudele; costringendoci insieme con la promessa che non avremmo mai potuto stare veramente insieme.

Mi alzai dal letto, sperando che lo shock di una doccia fredda mi avrebbe liberato dagli effetti persistenti del mio letto caldo. Prima di infilarmi sotto l'acqua, però, aprii il mio laptop per inviare un'e-mail veloce. Rose si sarebbe svegliata presto per unirsi a me per il nostro allenamento mattutino, e dovevo assicurarmi che sapesse che i nostri piani sarebbero stati un po' diversi.

Avevo programmato di darle la notizia la notte precedente, ma sapevo che l'avrebbe innervosita e aveva bisogno di una buona notte di riposo. Ero riuscito a fare in modo che Rose sostenesse il suo esame di Qualificazione; uno dei test richiesti per diplomarsi, e che si era persa mentre lei e Lissa erano in fuga l'anno precedente. Sapeva che stava arrivando, ma il fatto che fosse oggi sarebbe stata una sorpresa. Sarebbe stata una sorpresa anche il fatto che avremmo passato quasi tutta la serata in viaggio per sostenere l'esame.

La mia rapida e-mail le diceva che gli allenamenti mattutini e pomeridiani erano stati annullati per permetterle di riposarsi un po' di più. Le dissi anche di incontrarmi al parcheggio vicino al cancello principale alle 6 del mattino, proprio quando il sole avrebbe iniziato a sorgere. Per il viaggio saremmo passati all'orario umano.

Sapevo che non sarei stato in grado di riposare più dopo il mio ultimo sogno, quindi andai in palestra per un po' di allenamento in solitaria. Mi sentivo solo. Ero così abituato ad avere Rose come mia compagna durante gli allenamenti, che mi sembrava sbagliato non averla al mio fianco. Successivamente feci una semplice colazione nella sala dei guardiani e non potei fare a meno di prendere alcune piccole prelibatezze per il nostro viaggio. In realtà erano per lei, ma mi faceva sentire un po' più sano di mente dire a me stesso che erano per entrambi. Non che avessi l'abitudine di mangiare buste multiple di patatine al formaggio aromatizzate artificialmente o soda ricca di zucchero. Preferivo la mia caffeina sotto forma di caffè nero.


Stavo aspettando in macchina solo da una decina di minuti quando vidi Rose che si precipitava verso di me. Per fortuna, aveva deciso di indossare qualcosa di semi-professionale: jeans neri, canotta bianca e un cardigan nero. Ricordava la tradizionale uniforme del guardiano senza sembrare che stesse giocando a travestirsi.

"Lo so, lo so. Scusa, sono in ritardo."

Sorrisi in risposta. Avevo organizzato tutto con un po' di anticipo per poter arrivare in tempo a destinazione perché il "Fuso Orario di Rose" sembrava sempre essere circa quindici minuti indietro rispetto al resto del mondo. Notai che era già un po' nervosa per il test imminente ed ero grato di aver aspettato fino all'ultimo minuto per dirglielo in modo che non avesse più tempo del necessario per agitarsi. La Qualificazione non era un classico test, era più simile a un colloquio. Ricordo che era stato molto più snervante della maggior parte degli esami che avevo sostenuto a scuola, semplicemente perché era molto diverso da quello a cui ero abituato. Piuttosto che mettere alla prova le tue capacità di guardiano, era stato sviluppato per mettere alla prova il tuo impegno. Guardiani di alto rango venivano per incontrarsi uno ad uno con i novizi, discutendo del loro futuro mentre valutavano il loro carattere e la loro dedizione. Anche se rare, le occasionali storie di qualcuno che non passava erano come una leggenda metropolitana che passava di classe in classe. Sapevo che Rose sarebbe andata bene, ma sapevo anche che le mie rassicurazioni non avrebbero potuto calmarla del tutto finché non avesse saputo che era passata.

All'improvviso, Rose sembrò accorgersi che eravamo solo io e lei in macchina.

"Chi altro viene?"

Ci volle quasi tutta la mia forza di volontà per non sorridere come uno stupido. Invece, feci del mio meglio per sembrare completamente indifferente al fatto che saremmo stati soli per quasi tutta la giornata.

"Solo tu e io" risposi con calma con una piccola scrollata di spalle mentre mi avvicinavo per aprirle la portiera del passeggero.

Guardandola vidi una piccola espressione di sorpresa nel suo volto. Non sembrava turbata da quell'informazione.

"Quanto è lontano?" Potevo sentire la sua voce lottare per mantenere un tono uniforme, e sapevo che era felice quanto me della prospettiva di un po' di tempo insieme, anche se nessuno dei due lo avrebbe ammesso all'altro.

"Cinque ore."

"Oh." La sua voce si abbassò leggermente per la delusione mentre si sedeva sul sedile del passeggero. Certo, non era un tempo esageratamente lungo ma era meglio di niente. Onestamente, quello sarebbe stato il tempo più lungo che avessimo mai trascorso da soli insieme, soprattutto senza la possibile interruzione da parte di altri studenti o del personale dell'Accademia. Tuttavia, potevo capire la sua delusione. La mia mente tornò al sogno della notte precedente e a tutte le possibilità che potevano aspettarci con un viaggio notturno. Scossi la testa per liberare la mente da quella linea di pensiero, senza dubbio sarebbe stato meglio per entrambi. Non avrei mai dovuto considerare quel genere di pensieri nella mia immaginazione, tanto meno desiderare un'opportunità per metterli in azione.

Chiusi la sua portiera, forse un po' più forte di quanto avessi voluto a causa della mia frustrazione, ed entrai in auto. Aveva già trovato un paio delle ciambelle che avevo portato prima ancora che infilassi la chiave nell'accensione. Mi lanciò un sorriso raggiante in silenzioso ringraziamento prima di dare il suo primo morso e io repressi un altro sorriso di soddisfazione sapendo che anche se non potevo darle tutto quello che voleva e tutto quello che sentivo meritasse, avrei comunque potuto renderla felice.

Le strade erano ricoperte da un sottile strato di neve fresca e nell'ultima luce del giorno era leggermente difficile da vedere, ma non ostacolò troppo il nostro viaggio. Potevo praticamente sentire la tensione che si irradiava da Rose. Era costantemente irrequieta, sia che mordicchiasse il suo cibo mentre guardava fuori dal finestrino sia che si torcesse le mani mentre cercava di respirare profondamente. Mi arrovellai il cervello alla ricerca di un modo appropriato per rassicurarla e calmarla, ma per quanto tentassi non riuscii a trovare nulla.

"Di solito non vengono loro in Accademia?" Ruppe il silenzio, iniziando a parlare così bruscamente che mi ci volle un minuto per capire cosa stesse chiedendo. "Voglio dire, non che mi dispiaccia l'idea della scampagnata, ma perché stiamo andando noi da loro?"

"In realtà, stai andando da un lui, non da dei loro. Dato che si tratta di un caso eccezionale e ci sta facendo un favore, siamo noi a fare il viaggio."

"Chi è?"

Sorrisi apertamente, un po' orgoglioso di essere stato in grado di garantire questo particolare guardiano per la sua Qualificazione. "Arthur Schoenberg."

"Che cosa!?" La sua testa scattò verso di me e la sua voce squittì leggermente mentre cercava di riprendere fiato.

Feci una piccola smorfia, rendendomi conto che invece di rassicurare i suoi nervi, probabilmente li avevo solo peggiorati dieci volte. Era naturale che avesse quella reazione, ma avevo parlato stupidamente senza pensare. Arthur era estremamente conosciuto e rispettato tra i guardiani, ricoprendo anche la posizione di capo nel Consiglio dei guardiani per un po' prima di ritirarsi per proteggere una delle famiglie reali dei Badica di più alto rango.

"Non... non c'era nessun altro disponibile?" Sembrava così piccola, mentre praticamente implorava per un'altra opzione. Avevo fiducia in lei e sapevo che sarebbe andata bene, ma avevo bisogno che lei lo capisse.

"Andrai benissimo. Inoltre, se dovessi fare una buona impressione su Art, sarebbe un'ottima raccomandazione da inserire nel tuo curriculum."

Fece un piccolo sbuffo e scosse la testa incredula. Nell'auto cadde di nuovo il silenzio ma ad ogni sguardo che le lanciavo, vedevo i suoi nervi crescere. Eravamo partiti da meno di mezz'ora e a questo ritmo si sarebbe fatta venire un infarto prima che fossimo arrivati a metà strada. Alla fine, la vidi mordersi lentamente il labbro inferiore e giocherellare distrattamente con le punte dei capelli; segno che si stava avvicinando al punto di rottura.

Potevo capire la sua esitazione. Le sue capacità erano impeccabili ed era già migliorata notevolmente durante i nostri corsi di formazione. Tuttavia, aveva un passato di cui tenere conto. Anche se alla fine aveva avuto ragione nel suo istinto di portare la principessa Vasilisa lontano da scuola nel tentativo di proteggerla da Victor Dashkov che aveva intenzione di usare la principessa per i suoi contorti progetti, era comunque colpevole del fatto di aver privato di un'adeguata protezione l'ultima discendente di una casata reale Moroi. Questo, insieme alle altre piccole macchie nella sua storia accademica, era sufficiente per innervosire qualsiasi studente.

Quello che non sapeva era che quando avevo organizzato il test di Qualificazione con Art, gli avevo inviato il suo curriculum scolastico. Era già ben consapevole del suo passato e della sua reputazione ed era comunque disposto a vederla. In realtà era uno dei motivi per cui l'avevo specificamente cercato per mediare l'esame. Il guardiano Schoenberg era qualcuno che pensava e prendeva decisioni oltre le linee imposte da regole e tradizione. Capiva che la dedizione non significava essere perfetti, ma avere la volontà di andare oltre i limiti della perfezione per trovare la strada per il successo. Sebbene Rose fosse un'incognita con una reputazione di insubordinazione, mi ero reso conto che raramente faceva qualcosa di avventato senza avere una ragione precisa. Di tanto in tanto quelle ragioni erano il risultato della distorta "logica alla Rose", ma non metteva mai sé stessa o gli altri in pericolo senza motivo. Avevo fatto del mio meglio per spiegarlo anche ad Arthur, assicurandogli che molti dei problemi che affliggevano la prima metà della sua carriera accademica erano problemi del passato, e la sua dedizione alla sua formazione e al suo incarico era maggiore della maggior parte degli studenti che avevo visto. Ancora una volta, mi ritrovai a difendere lei, la sua educazione e la sua futura carriera esattamente come la prima volta che ci eravamo incontrati. Prima di accettare di fare la Qualificazione con Rose, Art mi aveva già assicurato che era disposto ad ignorare il suo passato, semplicemente per via della mia fede in lei.

Tuttavia, un po' di nervosismo tendeva ad aiutare la concentrazione in situazioni come quelle, quindi per il momento tenni nascosta quella piccola informazione. Tuttavia non volevo che il nervosismo la divorasse, quindi le offrii alcune parole di conforto.

"Andrà tutto bene" ripetei per quella che doveva essere la terza volta negli ultimi dieci minuti. "I punti a tuo favore sono più di quelli negativi."

Con insolita timidezza, mi guardò di rimando. Sentii il mio respiro affannarsi leggermente quando i suoi occhi incontrarono i miei e sentii la voglia di tenerla tra le mie braccia. Quell'impulso era diventato più frequente ed era sempre più difficile ignorarlo ogni giorno. Volevo far scorrere le mie dita tra i suoi capelli, volevo che sentisse come il mio cuore batteva ogni volta che le ero vicino, volevo sentire il sorriso sulle sue labbra quando la baciavo. Diamine, a questo punto mi sarei accontentato anche solo di tenerle la mano nella mia. La vidi posata sulla console centrale tra di noi, sarebbe stato fin troppo facile allungarsi e prenderla. Prima che potessi farlo, però, si spostò e distolse di nuovo lo sguardo.

"Grazie, coach." La sua voce assunse un tono stuzzicante mentre si rannicchiava sul sedile e si avvolgeva la giacca intorno al corpo. Tuttavia, fu un brutale promemoria di quello che ero per lei. Ero un allenatore, un mentore, un insegnante. Forse avremmo finito per essere partner e amici mentre lavoravamo fianco a fianco per proteggere Vasilisa dopo il suo diploma, ma non saremmo mai stati nulla di più. Non avremmo mai potuto essere nulla di più.

"Sono qui per aiutarti." Mantenni la voce leggera e rilassata, ma dentro sentii un'altra pugnalata al petto. Almeno quel giorno, avremmo potuto goderci la reciproca compagnia senza la pressione aggiuntiva dell'Accademia. Non era esattamente quello che volevo, ma era meglio di niente ed ero felice di prendere quel poco che potevo ottenere.

Almeno così pensavo, finché non parlò di nuovo. Il tono nella sua voce era di nuovo provocatorio, ma aveva una nota pericolosamente seducente che mi terrorizzava e mi eccitava allo stesso tempo.

"Sai cosa sarebbe davvero d'aiuto?"

"Hmm?" Una parte di me era ansiosa di sentire cosa avrebbe detto, l'altra parte lo temeva...

"Se smettessi di ascoltare questa musica penosa e mettessi su qualcosa che è uscito dopo la caduta del muro di Berlino." La risata nella sua voce era contagiosa e presto mi sentii seguire il suo esempio.

"La materia in cui vai peggio è Storia, eppure sembri sapere tutto sull'Europa dell'Est."

"Ehi, ho bisogno di materiale per le mie battute, Compagno." Sbuffai al ridicolo soprannome, ma ammisi silenziosamente che mi piaceva. Lo usava solo durante i suoi momenti di spensieratezza, e se questo era ciò che serviva per alleviare un po' del suo stress, allora potevamo giocare a quel gioco in due.

Sorridendo al pensiero, raggiunsi il quadrante della radio, saltando di alcuni canali fino a raggiungere una delle tre stazioni di musica country disponibili in quell'area.

"Hey!" Mi diede scherzosamente uno schiaffo sul braccio: "Non è quello che avevo in mente".

Feci del mio meglio per trattenere le risate alla sua reazione, e riuscii a malapena a farlo. "Scegli. O l'una o l'altra."

Per un attimo mi fissò un po' scioccata, come se le avessi chiesto di scegliere se tagliarle la gamba sinistra o quella destra. Alla fine, con un sospiro drammatico, fece la sua scelta.

"Torna alla roba anni '80."

Cambiai di nuovo canale, godendomi la mia piccola vittoria mentre lei metteva il broncio sul sedile. Tuttavia, meno di un minuto dopo, canticchiava "Video Killed the Radio Star".