"Non lasciate che si parlino", avvertii mentre salivamo sull'aereo. Le due adolescenti stavano approfittando di ogni momento per discutere della loro situazione. "Se passano cinque minuti insieme, prepareranno un piano di fuga."
Rose mi fulminò con lo sguardo e sapevo di aver avuto ragione. Fortunatamente, una volta che eravamo in volo le loro opzioni sarebbero passate da limitate a inesistenti. Indipendentemente da ciò, tenerle separate avrebbe ridotto la loro motivazione nel causare problemi. Nonostante fossimo ancora all'erta, io e il mio team eravamo in piedi da quasi 30 ore e potevamo approfittare di quel poco di riposo che l'aereo offriva. Il nostro volo sarebbe durato circa due ore prima di atterrare nel vuoto del Montana.
Mi sedetti accanto alla principessa; la paura si irradiava da lei. Stringeva una bottiglia d'acqua come un'ancora di salvezza. Il suo corpo si irrigidì mentre i suoi occhi saettavano intorno all'aereo. Feci del mio meglio per rassicurarla silenziosamente che non intendevamo farle del male, e quando non funzionò presi il mio malconcio tascabile Western. Ero ben consapevole che la presenza di un tutore addestrato (specialmente un grosso, sconosciuto guardiano maschio) potesse intimidire, tuttavia doveva essere cresciuta circondata da guardiani da tutta la vita. Non riuscivo a capire perché adesso fosse così spaventata.
Quando è diventò chiaro che la principessa Vasilisa non si sarebbe rilassata, tornai dove era seduta Rose. Mi ignorò mentre mi sedevo accanto a lei, fissando ostentatamente fuori dal finestrino. Dopo pochi istanti ruppi il silenzio. "Avevi davvero intenzione di attaccarci tutti?"
Non rispose.
"Agire così ... proteggerla in quel modo ... è stato molto coraggioso." Aspettai una reazione ma non ne ricevetti alcuna. "Stupido, ma comunque coraggioso. Perché ci hai provato?" Forse non era professionale da parte mia lodare la sua assurda bravata e mettere in dubbio le sue motivazioni, ma la curiosità ebbe la meglio su di me.
Mi guardò attraverso quei capelli scuri prima di scostarli e incontrare senza paura il mio sguardo. Non mi aspettavo una tale sicurezza considerando la situazione. Il mio battito accelerò per la sorpresa, ma non tanto quanto fece per la sua risposta. "Perché sono la sua guardiana."
Si voltò di nuovo verso la finestra, gli occhi guizzarono verso la Principessa solo per un momento. Continuai a fissarla. Parlò con una tale confidenza, una tale dedizione e devozione, che potrei affermare che credeva a quelle parole con ogni grammo del suo essere.
Avevo a che fare con gli adolescenti del campus ormai da quasi un anno. Tutto il loro mondo era costituito da ormoni, drammi, balli e compiti. Non erano egoisti in senso stretto, ma era chiaro che dovevano ancora comprendere appieno lo spirito di abnegazione che comportava la loro futura professione. Rose... capiva. Inoltre, sembrava accettarlo e raccogliere la sfida. Non avevo mai incontrato qualcuno giovane come lei che condividesse la mia stessa dedizione a questa professione. Questo fatto mi intrigava. Lei mi intrigava. Sapevo che aveva un potenziale straordinario come guardiano. Una volta completamente addestrata, mi sarei sentito sicuro ad averla come partner. Sebbene ovviamente le mancasse l'autocontrollo necessario, volevo assicurarmi che si diplomasse e si unisse ai nostri ranghi.
Tuttavia, la sua risposta mi lascò anche senza parole. Non sapendo come rispondere e sentendo l'inizio delle operazioni di atterraggio, mi alzai e tornai verso la parte anteriore dell'aereo. Feci gli ultimi preparativi per il nostro sbarco e arrivo all'Accademia. Saremmo arrivati intorno al tramonto, l'inizio della giornata vampiresca. Il nostro tempismo non era l'ideale poiché avremmo certamente avuto spettatori, ma non aveva senso ritardare il compimento della nostra missione.
La St. Vladimir's Academy era uno dei più grandi istituti dedicati alla nostra specie: i Moroi, vampiri mortali e i Dhampir, metà umani e metà Moroi che idealmente promettono di proteggerli. Certamente era più grande della St. Basil, la scuola in cui mi ero diplomato. La St. Vladimir è stata modellata su scuole più vecchie (come la mia) che vantavano un'architettura gotica impressionante che sembrava più appropriata per una chiesa o forse per un college che per una scuola superiore privata.
Camminammo verso l'edificio amministrativo mentre alcuni studenti iniziarono ad avvicinarsi notando il nostro gruppo. Gli studenti Moroi provenivano da un dormitorio, i Dhampir da un altro. Non era una grande folla. Ci lasciarono passare, ma non senza fissare le ragazze che erano esposte al loro scrutinio. Una parte di me simpatizzava con loro mentre osservavo gli altri studenti sussurrare e indicare. Diedi un'occhiata indietro.
La principessa Vasilisa teneva la testa bassa, evitando il contatto visivo con gli altri. Era alta, con la pelle pallida e capelli biondo chiaro. Il suo corpo era magro, sembrava quasi fragile. La sua altezza, la forma del corpo e la pelle erano tipiche dei vampiri Moroi. Gran parte del mondo umano considerava tali tratti come "idealmente belli" e potevano essere facilmente scelti come modelli, attori o ballerini. Anche se le apprezzavo, spesso trovavo che le loro caratteristiche fossero... quasi infantili. Molte donne Moroi mancavano di curve femminili e gli uomini Moroi non acquisivano mai grande definizione muscolare.
Rose d'altra parte, beh, non sarebbe mai stata scambiata per fragile; era potente. Anche mentre camminavamo, incontrava gli sguardi dei suoi compagni di classe senza indietreggiare. Era in netto contrasto con la Principessa in tanti aspetti. Una carnagione abbronzata, con lunghi capelli scuri quasi neri. Gli ultimi raggi di sole evidenziavano alcune tenui sfumature rosse. Anche se più bassa della Principessa, era comunque più alta della media per una femmina Dhampir. Era in forma, il corpo circondato da muscoli forti, ma c'erano anche curve evidenti sui fianchi e sul petto. Sembrava feroce, persino pericolosa. C'era bellezza e fiducia nel modo in cui camminava.
Si guardò intorno e poi si concentrò su di me. Distolsi velocemente lo sguardo.
"Ehi, Compagno."
Provai un leggero divertimento per il soprannome scelto, ma continuai a camminare senza rallentare il passo. La sentii camminarmi accanto. "Adesso vuoi parlare?" Chiesi.
"Ci stai portando dalla Kirova?" I titoli e le formalità non sembravano essere il suo punto forte.
"Dalla preside Kirova," la corressi, guardandola.
All'improvviso, vidi la principessa lanciare alla sua amica uno sguardo silenzioso e implorante. Era come se l'avesse implorata di non creare problemi. Il gesto fu inutile visto che Rose era di fronte a me, con le spalle rivolte alla sua amica. Tuttavia, Rose si voltò immediatamente per rispondere, come se potesse sentire quello che stava dicendo Vasilisa, anche senza che fosse stata pronunciata una parola.
Strano, pensai tra me e me. Non era la prima volta che notavo questa silenziosa comunicazione tra loro due. Mi chiedevo se fosse il risultato di un'amicizia forte e duratura ... o forse qualcosa di più unico.
"Preside. Come ti pare. Rimane una vecchia e saccente stro-" Lo sfogo di Rose si interruppe all'improvviso mentre entravamo in refettorio. La folla fuori non era niente in confronto a quella qui dentro. Era ora di colazione, quindi era presente quasi tutto il corpo studentesco. Fu crudele da parte nostra sottoporle a questo, tuttavia era il percorso più breve per la nostra destinazione. La principessa Vasilisa si fece ancora più piccola mentre Rose riacquistava rapidamente la calma e studiava gli altri studenti quasi con la stessa intensità con cui loro studiavano lei e la sua amica.
La breve passeggiata concluse rapidamente e presto entrammo nell'ufficio della Preside Kirova. Era più grande, Moroi, ma la sua presenza era intimidatoria come qualsiasi guerriero guardiano. I suoi occhi osservarono la mia squadra, congedandone la maggior parte prima di tornare sulle due giovani delinquenti. Alberta, il capitano dei guardiani della scuola e io presto fummo gli unici guardiani rimasti nella stanza. Facemmo un passo indietro per riprendere le nostre posizioni lungo la parete come richiesto dal nostro ruolo, e io feci un cenno al gentiluomo anziano che era seduto di lato.
"Vasilisa" disse. Il principe Victor Dashkov sembrava molto più vecchio di quanto fosse in realtà, a causa di una malattia debilitante. Una volta aveva l'opportunità di guidare il mondo Moroi, ma ora era impossibile a causa della sua salute. Provai una fitta di pietà per il gentiluomo; sembrava buono ed affabile.
Rose si irrigidì per lo shock quando notò il vecchio e la principessa corse da lui per un abbraccio. "Zio," mormorò Vasilisa. Era chiaro che entrambe le ragazze erano un po' sconcertate dal suo aspetto. Senza dubbio era passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'avevano visto e la sua salute peggiorava rapidamente.
Il principe Dashkov ruppe delicatamente l'abbraccio, sorridendo mentre parlava alla principessa. "Non hai idea di quanto mi renda felice vederti sana e salva, Vasilisa." Spostò lo sguardo su Rose, ancora in piedi a pochi passi di distanza. "E vedere te, Rose."
Rose annuì cortesemente in risposta. Era il primo segno di rispetto che avevo visto dalla ragazza. Abbassò gli occhi pensierosa mentre Vasilisa parlava ancora un momento con suo zio, sebbene il termine fosse più un segno di rispetto tra le famiglie reali piuttosto che un'indicazione di una relazione reale.
Con risolutezza, la direttrice Kirova prese il controllo della situazione. Victor riprese il suo posto in un angolo della stanza, le ragazze si sedettero sulle sedie di fronte alla scrivania della direttrice e la direttrice stessa dominava la scena all'estremità della stanza. Come sempre, io e la Guardiana Petrov stavamo sull'attenti verso il fondo. Era il momento della predica.
Iniziò rimproverando la principessa Vasilisa. A ogni accenno alla sua mancanza di responsabilità, al suo comportamento sconsiderato e al modo egoistico in cui si era messa in pericolo, la principessa sembrava ritirarsi ancora di più nella sedia. Era ovvio che si vergognava di aver messo in gioco sé stessa, l'ultima discendente della famiglia reale dei Dragomir.
Rose, invece, sembrava annoiata. Presto si distrasse e iniziò a guardare fuori dalla finestra. Se non l'avessi ritenuto impossibile, avrei pensato che stesse considerando una via di fuga.
"E tu, signorina Hathaway," Rose tornò a concentrarsi mentre la Preside Kirova le parlava con molto più veleno di prima. Era ovvio che avessero un rapporto tutt'altro che amichevole. "Hai infranto la più sacra delle promesse della nostra specie: la promessa di un guardiano di proteggere un Moroi. È un grande atto di fiducia. Una fiducia che hai violato portando egoisticamente via la principessa da qui. Gli Strigoi sarebbero deliziati all'idea di mettere fine alla dinastia dei Dragomir; tu gli hai quasi permesso di farlo."
Trasalii internamente. Gli Strigoi, il nemico comune del nostro popolo, erano una forza da non sottovalutare. Erano i vampiri degli incubi dei bambini. Non morti, immortali, potenti ma senza anima. Uccidevano senza pensarci due volte. Il loro numero stava aumentando ed erano diventati più audaci con il passare del tempo. Erano disposti a uccidere chiunque: umano, Dhampir o Moroi. Amavano particolarmente prendere di mira la loro controparte vampiresca mortale. Ancor di più se si trattava di un Moroi di stirpe reale.
La mia mente tornò alla notte in cui trovai il mio precedente Moroi, Ivan Zeklos, a faccia in giù in una pozza di sangue dopo un attacco di Strigoi. Il mio partner, il guardiano Radu, gli giaceva scomposto accanto. Il suo collo era spezzato e i suoi occhi mi fissavano, senza battere ciglio. Avevo preso solo poche ore di permesso per occuparmi di una questione personale insignificante, ma la mia breve assenza costò la vita a entrambi gli uomini. Il mio egoismo aveva ucciso i miei amici. Erano passati 18 mesi, ma mi sembrava ieri.
La voce della principessa interruppe il mio flashback. "Rose non mi ha rapito." La sua voce era insistente, ma straordinariamente ferma. "Volevo andarmene. Non date a lei la colpa."
La direttrice Kirova si mise a camminare per l'ufficio, schioccando la lingua incredula ed esasperata. "Signorina Dragomir, per quanto ne so, avresti anche potuto orchestrare tu l'intero piano, ma ciò non toglie che fosse una sua responsabilità assicurarsi che tu non lo mettessi in atto." Posò di nuovo le mani sulla scrivania, quasi sfidando Rose ad opporre resistenza. "Se avesse fatto il proprio dovere, ti avrebbe tenuto al sicuro."
Rose si alzò di scatto dalla sedia e si trovò faccia a faccia con la preside. Alberta e io cambiammo posizione, pronti a trascinare via la ragazza furiosa se avesse provato ad attaccare. "Io ho fatto il mio dovere!" sembrava che per il momento sarebbe rimasto uno scontro verbale, anche se i toni erano piuttosto accesi. "L'ho fatto per la sua sicurezza! L'ho tenuta al sicuro quando nessuno di voi ..." fece un ampio gesto percorrendo la stanza, in particolare verso noi guardiani, "avrebbe saputo farlo. L'ho portata via per poterla proteggere. Ho fatto ciò che dovevo." Il suo sguardo torvo tornò sulla preside. "Voi di certo non l'avreste fatto."
La direttrice Kirova incontrò il suo sguardo senza battere ciglio. Il momentaneo scontro di urla divenne una gara di sguardi. Lentamente, con calma, parlò. "Signorina Hathaway, mi perdonerai se non sono in grado di comprendere in base a quale logica proteggerla significhi portarla via da un ambiente strettamente sorvegliato e difeso con la magia." Sputò le ultime parole come se fossero veleno. "A meno che non ci sia qualcosa che non ci stai dicendo."
Rose si morse il labbro e poi fece un passo indietro in segno di sconfitta. La conoscevo a malapena, ma anche io potevo vedere che non era tipico del suo carattere. Stava nascondendo qualcosa.
La direttrice Kirova ricominciò, questa volta con una ritrovata fiducia nella vittoria, continuando a passeggiare vicino alla finestra. "Capisco. Molto bene, allora. Secondo la mia valutazione, l'unica ragione per la quale siete partite – tralasciando la novità dell'impresa in sé, ovviamente – era di evitare le conseguenze di quell'orribile e devastante prodezza compiuta poco prima della vostra sparizione."
"No, non è -" la sua disperata difesa fu interrotta.
"E questo non fa che rendere la mia decisione ancora più semplice. In qualità di Moroi, per garantire la sua incolumità la principessa dovrà restare all'Accademia", si fermò e guardò direttamente Rose. Un piccolo sorriso appena percettibile le attraversò il viso, "ma non abbiamo tali obblighi nei tuoi confronti. Verrai allontanata quanto prima."
La stanza cadde nel silenzio mentre i nostri respiri e il nostro cuore si fermavano, anche quello mio e di Alberta. Rose, invece, sembrava congelata nel tempo. "Io cosa?" Il potere che l'aveva circondata dal momento in cui avevo posato gli occhi su di lei sembrò svanire all'istante. Per una volta sembrava fragile e quasi infantile.
All'improvviso, la principessa si alzò dalla sedia. Il coraggio che aveva lasciato Rose così rapidamente sembrò riempire Vasilisa. "Non può farlo! Lei è il mio guardiano!"
"Non è nulla del genere", ribatté la Preside, "soprattutto perché non è affatto una guardiana. È ancora una novizia."
"Ma i miei genitori-"
"So cosa avrebbero voluto i tuoi genitori, Dio conceda pace alle loro anime, ma le cose sono cambiate. La signorina Hathaway è sacrificabile", molti di noi trasalirono all'uso di quel termine. "Non merita di essere un guardiano e se ne andrà."
Rose fissò il giudice che le indicava il suo destino. Sembrava persa, ma mentre parlava quella confusione si trasformò di nuovo in rabbia. "Dove mi manderete? Da mia madre in Nepal? Almeno lo sa che me ne sono andata? Oppure mi manderete da mio padre?" L'ultima parola era glaciale. La maggior parte dei Dhampir non conosceva la propria linea paterna e quelli che la conoscevano spesso non avevano un buon rapporto con il padre. Quando Rose parlò di nuovo, la sua voce era irriconoscibile. "O forse volete mandarmi via per farmi diventare una sgualdrina di sangue." Alberta e la principessa inspirarono improvvisamente, il rumore assordante nella stanza altrimenti silenziosa. "Provateci, e ce ne saremo andate prima che questa giornata sia finita."
"Signorina Hathaway, hai superato il limite," sibilò la preside.
Francamente, pensavo fossero entrambe fuori luogo. Non spettava a me dire una cosa del genere, ma almeno Rose aveva la scusa della paura e della giovinezza dalla sua parte. La direttrice stava ovviamente cercando un motivo per buttare fuori la ragazza, e questa era un'ottima opportunità per farlo. Per quanto ci fosse un buon motivo per farla andare via, sapevo che dovevo trovarne un altro, migliore, per aiutarla a restare. Rose, sebbene selvaggia e irascibile, aveva il potenziale per essere una grande guardiana. Eravamo a corto di risorse e cacciare via qualcuno con talento non era un'opzione saggia. Ma lei aveva più che semplice talento, l'avevo intuito...
"Hanno un legame." La mia voce ruppe la tensione nell'aria. Rimasi dov'ero, ma mi ricomposi con cura mentre tutti gli occhi si voltavano su di me. Mi concentrai su Rose, sperando – no, desiderando - che fosse vero, "Rose sa cosa prova Vasilisa. Non è vero?"
La direttrice Kirova fu colta alla sprovvista e mentre guardava disperatamente tra me e le due ragazze, sentii un'ondata di gioia per la mia piccola vittoria. "No..." iniziò, ancora insicura ma sbalordita dalla possibilità, "è impossibile. Sono secoli che non accade."
"È evidente", risposi. Sembravo più fiducioso di quanto fossi in realtà, ma né Rose né la principessa protestarono contro l'accusa, quindi continuai. "L'ho sospettato fin da quando ho cominciato a sorvegliarle." Rose distolse lo sguardo. Il suo segreto era stato scoperto. Avevo ragione.
"Questo è un dono", mormorò stupito il principe Victor Dashkov. "Una cosa rara e meravigliosa."
"Si racconta che i migliori guardiani abbiano sempre avuto quel legame." La mia voce era calma e stabile, ma dentro di me la imploravo di vedere il potenziale di questa ragazza. Invece, la preside scacciò via la possibilità di qualcosa di grande e continuò con una gretta indignazione.
"Storie vecchie di secoli!" Esclamò, alzando le mani in aria. "Non starai per caso suggerendo di permetterle di restare all'Accademia dopo tutto quello che ha combinato?" La sua voce mi ha sfidò.
Con calma, scrollai le spalle cercando di dissipare la sua rabbia. "Può anche essere selvaggia e irriverente, ma se ha un potenziale-"
Una testa piena di capelli castani si voltò di scatto verso di me. "Selvaggia e irriverente?" Fantastico, avevo disarmato una bomba solo per innescarne un'altra. "E tu, comunque, chi diavolo saresti? Manodopera in subappalto?"
"Il guardiano Belikov è il guardiano della principessa ora", ha dichiarò la Kirova, apparentemente felice che Rose abbaiasse conto qualcun altro, tanto per cambiare. "Il guardiano incaricato."
"Per proteggere Lissa vi servite di manodopera straniera a buon mercato?" Il commento aveva lo scopo di pungere, ma finì per sembrare infantile a chiunque conoscesse la mia reputazione.
La direttrice Kirova stava raggiungendo il limite di sopportazione. "Vedi? Del tutto indisciplinata! Qualunque legame psichico e tutto il potenziale ancora molto grezzo del mondo non potrebbero compensare una cosa simile. Un guardiano senza disciplina è peggio di non essere affatto un guardiano."
Potevo essere d'accordo con lei su questo punto, ma non era una scusa sufficiente per buttarla fuori, soprattutto perché c'era una soluzione molto più vantaggiosa. "Allora insegnatele la disciplina. Le lezioni sono appena iniziate. Rimettetela a studiare e tornate ad addestrarla."
"Impossibile. Rimarrà comunque indietro col programma rispetto agli altri, non c'è speranza." Di nuovo, questo era vero ma non era qualcosa che non potesse essere risolto.
"No, non succederà!" Ignorammo Rose. Il suo destino era nelle mie mani ed era meglio per lei lasciarmi gestire la cosa. Fortunatamente, lo capì immediatamente. Continuai a discutere contro i punti deboli della Preside fino a quando non mi intrappolò inaspettatamente contro un metaforico muro.
"E chi la seguirà nel suo programma supplementare? Tu?"
"Be', non è proprio quello che io-" esitai.
La soddisfazione sul viso di Kirova era evidente e spiacevole. "Già. Proprio come pensavo."
C'eravamo. Avevo una decisione da prendere. Avrei potuto assumermi quella responsabilità o abbandonarla ad affrontare il mondo senza alcun sostegno. La scelta non fu esattamente una decisione ardua. Ero stato addestrato per proteggere i Moroi, ma non era nella mia natura permettere che qualcosa di orribile accadesse a qualcuno. Guardai Vasilisa. Non ero adatto ad essere un insegnante. Il mio ruolo all'Accademia era più un passatempo in attesa di diventare il suo guardiano ufficiale sul campo. Anche se fare da mentore a Rose non sarebbe stato di ostacolo alla mia carriera, non si supponeva neanche che dovesse farne parte. Oppure sì?
Il mio sguardo si spostò su Rose. Vidi l'ultimo barlume di speranza nelle profondità dei suoi occhi. Sapevo che Vasilisa alla fine avrebbe avuto un'altra guardia oltre a me. Rose sarebbe stata la scelta ideale se fosse stata addestrata adeguatamente. Come suo mentore, potevo essere sicuro che lo fosse. Ma questa ragazza selvaggia sarebbe valsa la pena o sarebbe stata la mia morte? Riflettei solo un altro momento prima che immagini delle mie sorelle mi attraversassero la mente. Farei qualsiasi cosa per proteggerle. Farei qualsiasi cosa per proteggerla.
"Sì." Dissi con convinzione. "Posso fare da mentore a Rose. La seguirò negli addestramenti che si aggiungeranno a quelli già in programma."
"E poi cosa?" la voce della Preside si tinse di rabbia per la battaglia persa. "Se la caverà senza alcuna punizione?"
"Trovate un altro modo per punirla. Il numero dei guardiani si è così assottigliato che perderne un altro è un rischio. Soprattutto una ragazza." Ancora una volta, mi venne in mente la mia famiglia: mia madre, le mie sorelle. L'atmosfera divenne tesa quando la Preside Kirova tentò di controbattere.
I suoi sforzi furono vani quando una voce gentile ma ferma parlò dal lato della stanza. "Sono propenso a dirmi d'accordo con il guardiano Belikov. Mandare via Rose sarebbe un peccato, uno spreco di talento." Feci un cenno di gratitudine al principe per il suo sostegno.
La direttrice Kirova ci squadrò tutti, apparentemente ancora alla ricerca di un modo per liberare la sua scuola da Rose. Incrociò lo sguardo di Vasilisa solo per un momento, ma la ragazza si lanciò nell'ultima supplica. "La prego, signora Kirova. Permetta a Rose di restare." Alle sue parole, le spalle della Preside si rilassarono e i suoi occhi persero la scintilla della lotta. Accettò la sconfitta.
"Se la signorina Hathaway rimane, ecco quali saranno le condizioni." Si rivolse a Rose, "la tua permanenza alla St. Vladimir è esclusivamente a titolo di prova. Se oltrepasserai il limite una sola volta, sarai fuori. Frequenterai tutte le lezioni e gli addestramenti previsti per i novizi della tua età. E inoltre ti allenerai col Guardiano Belikov in ogni momento libero. ... prima e dopo le lezioni. In più, ti sarà proibita ogni attività sociale, fatta eccezione per i pasti, e rimarrai nel tuo dormitorio. Se mancherai di sottostare a una sola di queste condizioni verrai… cacciata."
Rose proruppe in una risata, ovviamente seccata per non avere possibilità di una vita sociale. "Bandita da tutte le attività sociali? State forse cercando di tenerci separate? Avete paura che scapperemo di nuovo?" Temevo che tutto potesse finire prima di iniziare.
"Sto prendendo delle precauzioni. Come sicuramente ricorderai, non sei mai stata adeguatamente punita per aver distrutto delle proprietà della scuola. Hai un grosso debito da saldare. Ti viene offerto un accordo generoso. Ti suggerisco di non lasciare che il tuo caratteraccio lo comprometta. "
Rose aprì di nuovo la bocca, guardandosi intorno in cerca di supporto, ma i suoi occhi incontrarono i miei. Ero in piedi in posizione di guardia, con il viso privo di emozioni, ma speravo che riuscisse a capire ciò che silenziosamente cercavo di comunicarle. La pregai di smetterla di resistere e di accettare l'offerta con grazia. So che i miei pensieri rispecchiavano l'emozione che Vasilisa cercava di trasmetterle attraverso il loro legame. Rose abbassò gli occhi per un momento prima di lanciare uno sguardo alla Preside.
"D'accordo. Accetto."
